Scritta per il concorso AU
senza bacchetta: 383) O se ne va quella carta
da parati, o me ne vado io.
(Oscar Wilde))
Carta
da parati
«O
se ne va quella
carta da parati, o me ne vado io».
Xenophilius
Lovegood
alzò il naso completo di occhiali dal tavolo da lavoro e
scrutò sorpreso la
moglie, che gli stava di fronte con le mani sui fianchi divenuti molto
abbondanti. «E
perché?» chiese
candidamente.
«Mi
hai sentito»
ripeté la donna arricciando il naso. «O fuori lei,
o fuori io».
«Perché
dovrei
liberarmene, Lucretia? Ricorda che il color senape facilita i processi
creativi» replicò Xenophilius. «E poi
gli gnomi portano fortuna, lo sai
anche...»
«Non
questi» lo
interruppe la moglie. «Hanno un’aria... malvagia,
sì. Non mi piacciono quei
sorrisi falsi, come se sapessero qualcosa che noi non sappiamo.
Qualcosa di
brutto». Mentre parlava, la sua mano scivolò verso
la pancia, quasi a
proteggere l’esserino che l’avrebbe abitata per
qualche giorno ancora.
«D’accordo,
non è
bellissima» ammise lui. «Ma è solo
carta, che male può fare?»
«Sarà
solo carta»
insistette Lucretia, «ma non mi piace».
«Beh,
vorrà dire che
la toglierò» garantì Xenophilius
conciliante, aggiustandosi gli occhiali e tornando
a concentrarsi sul marchingegno che stava creando, una sorta di
elicotterino
tascabile per raccogliere la frutta dagli alberi. Ascoltò i
passi della moglie
allontanarsi su per le scale del piccolo seminterrato e attraverso il
corridoio, sicuro che lei si fosse voltata a guardarlo con
esasperazione mista
ad affetto prima di lasciare la stanza – lo faceva ogni volta
– ma soprattutto
convinto che non avrebbe messo in pratica la sua minaccia: aveva
sopportato le
viti tra le lenzuola, gli esperimenti in cucina e le pile di rottami in
giardino, oltre ad innumerevoli piccoli incidenti, e nonostante tutto
non s’era
mai pentita di aver scelto lui, di sceglierlo ancora ogni giorno.
Si
voltò per
prendere un cacciavite dalla cassetta degli attrezzi e il suo sguardo
incrociò
quello di uno degli gnomi, che sorrideva sornione dalla carta
giallognola.
«Domani te ne vai» dichiarò deciso, e si
sentì di colpo più leggero e di buon
umore, come se avesse preso una risoluzione d’importanza
vitale; riprese a
lavorare fischiettando e continuò fino a quando Lucretia lo
chiamò per la cena.
Pochi
giorni dopo,
la loro casa diede il benvenuto alla piccola Luna e Xenophilius si
trovò ben
presto a passare più tempo accanto al suo lettino che nel
proprio laboratorio.
Bisognava insegnarle a parlare, a camminare, a mangiare da sola, a
vestirsi, ad
allacciarsi le scarpe, a tracciare le prime lettere incerte con un
pastello a
cera… e così Luna compì un anno, poi
due, poi cinque, poi otto, e la carta da
parati rimase saldamente al proprio posto.
Era
lì anche un cupo
pomeriggio di novembre, quando un’inutile ambulanza
portò via il corpo quasi
irriconoscibile di Lucretia. I visi degli gnomi erano anneriti
dall’esplosione
che aveva consumato il suo ultimo esperimento di chimica, infrangendo
le
boccette colorate che piacevano tanto a Luna e che quella volta avevano
tradito
la padrona abituata a maneggiarle con disinvolta sicurezza.
Seduto
sui gradini
di un seminterrato divenuto all’improvviso troppo vuoto,
Xenophilius guardò il
sorriso artificiale della carta da parati deformarsi in un ghigno di
trionfo
davanti ai suoi occhi stanchi.
Alla fine aveva vinto lei.
Non ho mai scritto della famiglia
Lovegood e quella citazione me ne ha fornito l'occasione: in un'AU
priva di magia, Xeno è uno scombinato inventore, la moglie
un'abile chimica e Luna una normale bambina... quanto può
essere normale la figlia di Xeno, naturalmente.
Della signora Lovegood non sappiamo
nemmeno il nome; secondo Luna era una strega molto dotata, che amava
sperimentare nuove pozioni, ed è stata proprio la sua
passione a ucciderla.
La carta da parati è
normale carta da parati, a meno che non vogliate leggerci uno spunto
horror. Nel caso vi venisse in mente una dannata vecchia casaccia in
Neibolt Street o una villa dal pessimo carattere ubicata a Dutch Hill,
datevi una pacca sulla spalla perché l'ispirazione mi
è venuta da lì.
Il concorso è stato annullato perché eravamo in
due (l'altra era Only_me), ma Roe è stata così
gentile da giudicarci ugualmente:
Seconda classificata: Carta da parati di Lizzyluna
Grammatica: 10/10
Stile e lessico: 10/10
Originalità: 10/10
Giudizio Personale: 4/5
Utilizzo citazione: 7/7
IC dei personaggi: 2/2
Tempi di narrazione: 3/3
Totale: 46/47
Innanzitutto grazie. Grazie davvero di aver partecipato e soprattutto
per i personaggi che hai scelto. Non sono soliti, è una
coppia canon ma non è la solita Drarry o
Dramione (oramai queste due sono ai limiti del canon per
quanto spopolano) o Harry/Ginny o Draco/Astoria di cui il fandom
è pieno. Grazie per la scelta della coppia che alla fine ti
ha premiata in originalità, facendoti prendere il massimo in
questo campo. Alla tua bravura invece devi dire grazie per il punteggio
pieno nei primi due campi: non avendo trovato errori di alcun genere,
non ho punto toglierti punti, complimenti! :) Per l’IC dei
personaggi, l’utilizzo della citazione e i tempi di
narrazione si fa lo stesso discorso: complimenti, sei stata davvero
brava! Per quanto concerne il giudizio personale, che poi sarebbe
più corretto definire “gradimento
personale” sono rimasta palesemente perplessa sul
comportamento degli gnomi. Semplicemente non l’ho capito. Ma
sarà che sono tarda io, la fic nel complesso è
davvero carina. Complimenti davvero e alla prossima, se le nostre
strade si intrecceranno ancora.
Indovinate in quale punto della lettura mi
è sfuggito uno
sghignazzo diabolico alla Pennywise il Pagliaccio Ballerino?