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Autore: Panda_chan    18/01/2012    9 recensioni
Una raccolta di 12 one shot, una per ogni mese, con protagonisti Sasuke e Sakura.
Ultimo capitolo! :D
Dicembre, Natale: Incurante delle richieste dei suoi genitori, ha snobbato il pranzo della famiglia – un po’ più povero, quest’anno, per ovvie ragioni – e quasi senza salutare si è fiondata fuori casa.
Nessuno le ha chiesto dove andasse. Lo sanno tutti, in ogni caso.
E disapprovano.
Ma a Natale tutti devono essere più buoni, giusto?
Allora quella è la sua buona azione.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Alloooora, l’ispirazione parrebbe essere tornata (ho dovuto prometterle dei cioccolatini, ma sorvoliamo) e speriamo abbia fatto un buon lavoro con l’ideuzza che avevo in mente – non garantisco nulla però, sa essere davvero ingrata. Ù_Ù
Questa volta mi cimento in un ibrido, nel senso che ho inserito nella solita one-shot parole dalla colonna sonora di un film d’animazione – e vi dirò dopo il titolo, vediamo se lo riconoscete prima. XD
Idealmente il tutto è ambientato dopo la battaglia con Madara – ipotetica anche quella, nel senso che non ho ancora capito dove andrà a parare il caro Kishi, quindi la situazione è inventata di sana pianta –, Konoha è semidistrutta e in via di ricostruzione, i nostri sono tutti più o meno vivi ma malconci, Sasuke è al villaggio in attesa di giusto processo, e si aspetta di vedere come andrà a finire, insomma.
Che altro aggiungere… Spero che vi piaccia e buona lettura!

 

Novembre

 

Il clima novembrino è gelido e impietoso, e Sakura ne ha la conferma non appena mette il naso fuori di casa.
Certo, è ben coperta e intabarrata quanto glielo permettono le fasciature e le medicazioni che ha sparse per tutto il corpo, ma sente distintamente refoli di aria gelata che si infilano tra le fessure dei suoi vestiti, e rabbrividisce appena.
Come ogni volta che è uscita nelle ultime settimane, cerca di non guardarsi troppo intorno, ma come ogni volta alla fine non riesce a camminare con lo sguardo a terra e alza gli occhi al paesaggio circostante.
È trascorso circa un mese e mezzo dalla fine della guerra, ma lei ancora non si capacita di come Konoha possa essere ridotta in quel modo; o meglio se ne capacita, ma non ci può credere.
Le macerie sono ovunque.
Gli edifici ritenuti pericolanti sono stati debitamente isolati con tanto di cartello, ma la loro presenza incombente non può essere cancellata; molte altre costruzioni, invece, hanno semplicemente ceduto alla potenza dei colpi spaventosi che sono stati lanciati da entrambe le parti, quando la battaglia è infuriata anche dentro il Villaggio.
Sakura è abituata ad una Konoha brulicante, viva, ricca di strade che danno sugli usci di tante case e guardare, adesso, un deserto di macerie le fa male al cuore.
Ma pensa che dopotutto la sua casa è stata dichiarata ancora abitabile e almeno non deve vivere in uno dei capanni di legno che il maestro Yamato ha tirato su in fretta e furia per i molti senzatetto.
Questo pensiero è confortante, come è confortante rendersi conto che nonostante qualche ammaccatura lei è già a buon punto della convalescenza, mentre molti altri non hanno avuto questa fortuna e si trovano all’ospedale provvisorio che Tsunade sama ha improvvisato dopo la distruzione di quello vero: Lee, per esempio, che ha combattuto valorosamente ma non ha potuto respingere le arti magiche e illusorie degli avversari, e versa in uno stato di prostrazione che lo costringe a letto; Kiba, che ha lottato con la ferocia che lo ha sempre contraddistinto ma che non ha potuto opporsi alla superiorità numerica schiacciante dei nemici che lo hanno attaccato; e anche Naruto, che è tenuto in costante osservazione da Tsunade stessa per via dei danni che ha patito a causa di Kyuubi, risvegliata dallo Sharingan di Madara.
Pensare ai suoi amici e soprattutto al baka ridotti così getta Sakura in uno stato d’ansia misto a senso di colpa e lei adesso necessita di lucidità, quindi decide, almeno per questo pomeriggio, di non pensarci.
Domani andrà a trovarli tutti e aiuterà la maestra ad occuparsi di loro, decide.
Nel frattempo, però, procede per una strada conosciuta ma ormai irriconoscibile alla volta di una meta ben precisa, sempre stringendosi nel cappotto per cercare di evitare di prendere freddo, e il rumore delle sue scarpe si sente appena sovrastato da quello di chi lavora, in ogni parte di Konoha, per ricostruirla com’è stata.
Passando davanti a delle persone che scavano una fossa comune per i ninja rimasti sconosciuti proprio nel parchetto dove lei giocava da piccola la situazione pare sfuggirle di mano e un singhiozzo le scappa dalle labbra serrate, ma lei cerca di non lasciarsi sopraffare e la sua mano guantata si posa sulla bocca, cercando di arrestarne il tremito.
Non può lasciarsi andare alla disperazione, o la sua vita non potrà davvero più tornare com’era prima di quella guerra assurda, prima del tradimento di Sasuke.
Con uno sforzo titanico si costringe a pensare che tutto si risolverà per il meglio.

 

 

Molte notti noi, pregammo senza chiederci
Se in quel buio fosse già la nostra verità.
Paura non avrai, la fede sa proteggerci
La speranza può cambiar la nostra realtà.

 

 

Camminando frettolosamente arriva al negozio di fiori dei genitori di Ino, e anche lì deve fare forza su se stessa per non scoppiare a piangere, vista la desolazione.
L’edificio è ancora in piedi, e i sopralluoghi non l’hanno dato per pericolante, ma i muri sono pesantemente crepati, i balconi delle finestre semidivelti e molti dei mattoni a vista sbreccati.
La porta, che un tempo era di un fine vetro smerigliato, è impolverata e una lunga spaccatura passa dividendo la vetrata in due.
Quella pare ancora mantenersi bene sui cardini, quindi Sakura si arrischia a spingerla, ed in effetti si muove, anche se con un cigolio da far paura.
Dentro è anche peggio di fuori, realizza osservando vasi, terra, concime, semi e corolle spezzate sparse dappertutto, ma non fa in tempo a pensarci troppo su perché si sente chiamare.
“Fronte Spaziosa!”
Paradossalmente, il nomigliolo le fa bene. È uno sprazzo di normalità in un dopoguerra surreale, e Sakura si sente sollevata.
“Ciao, Ino Pig.”
Quando la scorge, vede che anche Ino, come chiunque abbia combattuto, non è illesa: sul suo bel viso dalla pelle pallida sono sparsi molti graffi, il suo braccio ha una fasciatura stretta sul polso slogato, gli occhi azzurri sono cerchiati per la stanchezza, per lo spavento e per il dolore, e sembra che zoppichi un po’.
Eppure la guarda, ricambiata, e a ciascuna pare che l’altra non sia mai stata tanto se stessa come in quel momento.
“Ero venuta a vedere come stessi, e come fosse la situazione qui.”
Ino la omaggia di un sorriso stanco.
“Beh, potrei stare molto peggio, in effetti, ma qui non so cosa si potrà recuperare.” le risponde cominciando a raccogliere quei vasi che sembrano essere ancora quasi del tutto sani.
La mentalità medica fa breccia sulla mente ancora un po’ offuscata di Sakura, che vorrebbe dire alla sua migliore amica che con il braccio slogato non è il caso di mettersi a sollevare oggetti ma alla fine si trattiene.
Dopotutto nemmeno lei dovrebbe essere fuori dal letto e tantomeno fuori casa, ma non sopporta l’idea di rimanere ferma e immagina che per Ino sia lo stesso, così inizia, un  po’ dolorante, ad aiutarla.
“Non occorre, Fronte Spaziosa, posso fare da sola…”
“No, ti do una mano, non mi dispiace, davvero.”
Per un po’ non parlano, e ognuna cerca, per come le ferite glielo permettono, di raccogliere il salvabile e portarlo nel piccolo spiazzo retrostante il negozio, dove il padre di Ino passerà più tardi a controllare.
Sakura è felice che tutto si svolga in silenzio, perché non ha voglia di dialogare – sa benissimo che Ino la capisce anche senza parlare – e la situazione ha un che di familiare, così cerca di godersela.
E ci riesce anche, almeno fino a quando Ino non ha la bella idea di riprendere il discorso.
“Con Sasuke che cosa farai?”
Sakura non è contenta che lei abbia ripreso a parlare, ma d’altronde si aspettava che Ino, tutt’altro che stupida, le facesse la domanda che le ha appena rivolto. E' perfino ovvio, visto che oltretutto lei si è molto avvicinata a Shikamaru e ormai non ha più alcun interesse per Sasuke in quel senso.
“Sakura?”
Silenzio.
Sakura non sa cosa farà, per il semplice fatto che ancora non ha deciso come va considerato, Sasuke.
Pensa di svicolare prendendo tempo, così magari ci penserà su.
“E non credere di appiopparmi una di quelle tue risposte idiote, capito, non mi freghi. Non ci vuole un genio per capire che gli muori ancora dietro  esattamente come il primo giorno, quindi dimmi cosa pensi di fare.”
No, d’accordo. Magari può scamparla con chiunque, ma con Naruto e Ino sicuramente no.
Allora decide per la verità.
“Non so, Ino. Non so neanche cosa farò se dovesse superare il processo, tornare in ospedale per la riabilitazione e io me lo trovassi davanti. Non ne ho idea perché sì, è vero, sono ancora innamorata di lui come il primo giorno, ma non credo che abbia nemmeno senso avvicinarlo ora.”
“E perché mai, di grazia?”
“Perché non mi ascolterebbe nemmeno. Non ha per nulla superato il trauma della verità su Itachi, e per di più sta per affrontare un processo. Sai bene che se i due consiglieri anziani otterranno la pena che vogliono lui sarà condannato a morte.”
“Tsunade hime non permetterebbe mai un’esecuzione, Sakura. È la tua maestra, dovresti saperlo.”
“In ogni caso potrebbe al massimo ottenere la prigionia a vita. Di sicuro non ci andranno leggeri.”
“Non ho ancora capito cosa c’entra tutto questo con voi, Fronte Spaziosa.”
C’entra, Ino Pig” ribatte Sakura stancamente. “C’entra perché lui ha tutte queste cose per la testa e in più mi ha già detto e dimostrato che non mi vuole intorno. Non credo sia il momento.”
Ino la guarda, un po’ derisoria un po’ esasperata.
“Secondo me in tutto questo tu hai sbagliato la tempistica, Sakura. Tu dei momenti giusti non capisci proprio niente. Gli hai detto troppo tardi che l’amavi, quando lui aveva già imposto a se stesso di non ricambiarti. E gliel’hai ripetuto in un momento in cui non era in sé. E adesso, quando sarebbe esattamente la condizione perfetta per farlo, vuoi lasciarlo andare.”
“Non ho detto che voglio lasciarlo andare.”
“No, ma sarà la conseguenza delle tue azioni, se non ti dai una mossa ora. Se non lo chiudi adesso, il baratro che vi separa diventerà davvero troppo profondo per essere colmato, e allora neanche tutto il tuo amore e la sua cocciutaggine potranno riavvicinarvi.”
Sakura abbassa la testa, confusa.
Sente ancora la voce di Ino vicino a sé.
“Vai da lui.”
Il sussurro che Naruto le ha rivolto prima di perdere i sensi le risuona ancora nella mente.
Adesso non perdere d’occhio il teme finché mi riprendo, e cerca di non fartelo scappare di nuovo.
Ino evidentemente coglie la sua indecisione, perché ritorna alla carica: “Avanti, Sakura, non puoi andare avanti così. Anche se dovesse sbatterti la porta in faccia senza nemmeno guardarti, almeno sarà qualcosa.”
“Non credo che-”
“E credici, invece, ritrova un po’ di fiducia in te stessa. Hai una fronte così grande che un po’ di fiducia deve pur esserci rimasta da qualche parte, in quella testa.”
Sakura guarda la sua migliore amica, e lungi dall’essere offesa sente un fiotto di gratitudine.
Sarebbe persa senza Ino.

 

 

Questo è il tempo in cui sperare non è facile
E la gioia che c'è in noi nel vento vola via
Ed ora sono qui, il cuore è così fragile
Cerco in me la forza che io non ho avuto mai.

 

 

Esce dalla porta sgangherata del negozio, Sakura, e si stringe di nuovo nel giaccone, arrancando tra i frammenti di qualunque cosa che ingombrano la strada.
Adesso il freddo di novembre non lo sente nemmeno più, pervasa com’è da uno strano misto di eccitazione, euforia, aspettativa, timore.
Sa che non sarà facile e ha già messo in conto che l’esito dell’impresa è tutt’altro che scontato e non pende per nulla a suo favore, ma le parole di Ino e il ricordo di quelle di Naruto l’hanno rinfrancata.
Dopo circa dieci minuti si ritrova davanti all’entrata del quartiere degli Uchiha, e per la prima volta da quando ha lasciato il negozio di Ino di ferma, per osservare quali sono state lì le conseguenze del conflitto.
La sua posizione periferica, tanto odiata dai suoi membri, è stata la salvezza del quartiere degli Uchiha.
Lì Madara non è arrivato – o più realisticamente non ha voluto mettere piede – così solo le abitazioni più esterne sono state toccate dalla battaglia, e neppure con danni così gravi.
Certo, ci sono un paio di tetti sfondati e di pareti tirate giù, ma rispetto al resto non è niente di che e comunque a Sasuke non deve interessare molto, visto che, nota Sakura, la sua casa è assolutamente intatta.
La ragazza entra nel quartiere, e arriva davanti all’abitazione di Sasuke.
Naturalmente, trattandosi di un pericoloso criminale, traditore, recidivo e per di più non pentito, la villetta è presidiata da una squadra speciale al gran completo che sorveglia l’esterno, e mantiene oltretutto attiva una barriera che avvolge tutto l’edificio impedendo la fuga da qualunque parte – tunnel sotterranei scavati nel pavimento compresi.
Sakura sospetta che tutto ciò sia un tantino esagerato, visto che non vede come Sasuke possa scappare, ferito e praticamente cieco com’è, ma d’altronde è naturale che la hime e i consiglieri non vogliano rischiare.
Mostra un documento di riconoscimento a quello che le pare il capitano della squadra, che apre per lei un varco nella barriera e le permette di entrare, così lei ci passa attraverso, aspetta che glielo richiudano alle spalle, arriva davanti all’uscio, e lì si ferma.
Per un attimo si sente indecisa, poi stabilisce che non ha senso rimanere lì impalata, e allora si fa coraggio e bussa con forza, annunciando “Sasuke, sono Sakura” con una voce che le pare un po’ stridula.
Lui ci mette un po’ ad aprirle la porta, come se avesse fatto con estrema calma, e quando ha aperto completamente la guarda.
Sakura a quel punto non può farci niente: ammutolisce, semplicemente, rimanendo ferma a contemplarlo.
I suoi occhi sembrano più freddi della temperatura esterna, che pure è gelata, la sua espressione è rigida, o forse sarebbe il caso di dire che non ha un’espressione.
La bocca è stirata in una linea orizzontale severa, dura, impietosa.
Tutto in lui pare urlare ostilità, ma Sakura non riesce a pensarlo diverso dal Sasuke che ha sempre amato.
Dicono che dopo tutto quello che ha passato è un altro, ma a lei pare sempre lui, sempre Sasuke.
Rimangono fermi in quella situazione quasi comica per un paio di minuti, poi lui, in uno sprazzo sorprendente dell’antica boria – sembra quasi impossibile riconoscere in quel giovane uomo indifferente e scostante qualcosa del ragazzino frustrato e solitario che lei ha conosciuto – sbuffa appena appena, impercettibilmente, con vago sprezzo e irritazione distante, e le pianta negli occhi due iridi nere che sono il vuoto assoluto.
Che la annichiliscono, e le bloccano le parole in gola.
“Se devi venire per stare zitta e farmi perdere tempo, la prossima volta stai a casa, stupida.”
Sakura vorrebbe ribattere qualcosa, fermarlo, spiegargli che non è lì per stare zitta, che non è lì per niente. Ma non ci riesce.
E lui, lento, inesorabile, come se lo stesse facendo apposta, comincia a richiudere la porta, fino a che, completamente indifferente, non gliel’ha letteralmente sbattuta in faccia.
Allora la giovane fa un passo indietro, poi due, oltrepassa la barriera e saluta i ninja, arranca fino all’uscita del quartiere, e con calma cammina verso i vecchi campi da allenamento.
Non senza fatica – le rovine ci sono anche lì – raggiunge il campetto dove si sono riuniti per la ormai leggendaria prova dei campanelli, appena promossi genin.
Si lascia andare contro uno dei tre tronchi, si siede a terra e improvvisamente, come una diga in piena, scoppia a piangere.
Mentre singhiozza i pensieri si susseguono veloci e lei si dà della stupida.
Della stupida per aver osato sperare nonostante sapesse che non doveva metterci il cuore sopra, per aver creduto di valere più di quanto in realtà non valga per lui, cioè zero.
Non sa quanto rimane lì a piangere, magari cinque minuti, magari un’ora intera, persa nella rielaborazione del suo ennesimo fallimento,  ma ad un tratto sente che qualcuno si avvicina.
Non si volta subito, perché non le interessa chi è, ma quando una voce la chiama per nome non può fare a meno di girarsi, e allora vede il maestro Kakashi.
“Che cosa ci fai qui?” chiede stupita, guardandolo ad occhi sgranati.
“Passavo…” commenta lui vago, e lei sospira con un che di rassegnato. Se anche è lì apposta per consolarla, lei non ne avrà mai la conferma.
“Perché piangi?” le chiede poi, appena un po’ più presente.
Sakura allora si rende conto che ha bisogno di sfogarsi con qualcuno e che lui è la persona giusta, perché Naruto è ancora incosciente e perché Ino le urlerebbe addosso.
E anche con la sensazione di parlare all’aria – il maestro non è molto più partecipe – racconta l’accaduto, parla di Sasuke, del suo gelo, della sua frase.
Quando ha terminato si ferma, con un sospiro tremulo.
“Sono stata una stupida” conclude. “E che figura. Probabilmente tutti quelli che sono arrivati fin da lui hanno parlato, o fatto qualcosa, e io-”
“Di questo non sarei tanto sicuro, Sakura.” la interrompe il sensei con la massima noncuranza. “Non si è mai degnato di aprire la porta a nessun altro, prima di oggi, quindi non credo che abbia avuto a che fare con molta altra gente.”
Lei alza lo sguardo, stupita.
“Non… Non ha aperto…?”
“A nessuno” conferma Kakashi, placido. “Nemmeno a me, che sono passato ieri pomeriggio.” conclude, un po’ dolente. Non mostra la sua preoccupazione per l’allievo, né l’ansia che lo attanaglia per la sua sorte. Ma Sakura sa che anche lui è agitato per Sasuke.
“A…  Ah.” Riesce solo ad articolare, un po’ inebetita.

 

 


Vedrai miracoli se crederai
La fede non si può fermar
Quanti miracoli sono tra noi
E condividerli tu potrai,
Potrai se crederai

 

 

Il maestro le ha detto di ripassare magari domani, ma lei – assolutamente contro ogni logica e coerenza, lo deve ammettere – non può aspettare.
Non adesso che ha saputo che è stata l’unica a poterlo vedere dopo l’esilio forzato nella sua casa, l’unica a cui lui abbia concesso il beneficio di guardarlo direttamente in viso.
E cerca disperatamente di non illudersi ancora, ma adesso anche quella sua frase – Se devi venire per stare zitta... – pare acquisire tutt’altro significato.
Ignora deliberatamente, quando arriva al quartiere degli Uchiha, lo sguardo esasperato che la guardia le lancia, dato che deve aprire la barriera ancora a causa sua, e stavolta senza nessun indugio si lancia sulla porta, e bussa ancora ripetendo chi è.
Per tutto il tempo che lui impiega per aprirle di nuovo lei rimane con la preoccupazione di aver bruciato l’unica possibilità concessa, ma poi sente dei passi smorzati da dietro la porta e la vede aprirsi.
Ed è ancora lui.
Ma stavolta non gli permette di soggiogarla, e si costringe a rimanere ferma nella sua decisione nonostante lo sguardo infastidito di Sasuke che parrebbe volerla sbattere fuori dal quartiere seduta stante, ora.
“Io ti amo ancora.”
Le parole le sfuggono dalle labbra prima che lei possa anteporre qualcosa di sensato, ma le lascia andare senza aggiungere niente, perché alla fine è quello che voleva dirgli.
Lui la guarda, e non le risponde niente.
Rimane semplicemente in silenzio, limitandosi ad osservarla come se la vedesse per la prima volta, incurante del freddo invernale che sicuramente lo investe dalla porta aperta – e lui non ha un cappotto.
Poi alla fine le risponde.
“E perché mi dici questo, ora? Pensi che possa avere importanza?”
La voce pare ancora tagliente.
Sakura decide che adesso non le importa più.
“Perché tante cose sono cambiate, Sas’ke. Konoha è rasa al suolo, noi siamo diventati delle altre persone, il nostro team non esiste più, e tu tra un paio di giorni affronterai un processo che potrebbe sconvolgerti l’esistenza di nuovo. Ho creduto che ti avrebbe aiutato sapere che ci sono cose che non mutano con tanta facilità.”
Sasuke tace, ma lei non crede ci sia altro da dire; semplicemente lo guarda, accontentandosi di notare che i suoi occhi non paiono più così vuoti com’erano prima.
“Bene.”
Dopo averle sussurrato quella sola parola lui le chiude di nuovo la porta in faccia, come prima, ma lo sanno tutti e due che non è la stessa cosa.
E Sakura stavolta sorride, impalata davanti ad un uscio chiuso, felice anche di quel minimo passo avanti.
Sa che le cose hanno bisogno di tempo per poter cambiare il loro corso in meglio, e che prima di farlo devono peggiorare.
Non le importa, aspetterà.
Serena, si incammina di nuovo verso casa.
Perfino il gelo di novembre, ora, pare solo il preludio di una primavera mite.

 

**********

 

Tremendo questo novembre! Mi ha fatto sudare sette camicie! T.T
Ah, comunque la canzone è ‘Se crederai’ e il film è ‘Il principe d’Egitto’. :)
Spero che abbiate gradito! ^^
A presto!
Panda

  
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