Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |       
Autore: kiku_san    18/01/2012    1 recensioni
Primavera 1945.
Lui e lei, in un un mondo che ha deciso di risolvere ogni problema con l’odio.
Lui e lei fin dall'inzio avversari inconsapevoli, in balia di un destino che ha giocato con le loro vite, che ha stravolto ogni loro azione.
Lui e lei, carnefice e vittima tra l’orrore che sommerge ogni umanità, tra la pazzia che nega ogni ragione.
Lui e lei che rivendicano prima della fine, il potere del desiderio e del sogno, la forza della disubbidienza.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


La casa delle bambole.


CAPITOLO 1

Sarah guarda fuori dai vetri appannati, con una mano toglie il vapore condensato, formando un piccolo oblò dal quale può spiare la vita del campo. La pioggia cade fine fine, quasi invisibile, gelata. Il terreno è ridotto ad un pantano dove arrancano figure tetre, morti viventi che trascinano le loro ossa ricoperte da una divisa a strisce, con la forza della disperazione. Le baracche sono masse scure in fondo, allineate con precisione quasi maniacale. Tra la pioggia e una leggera nebbia che sembra penetrare dovunque, Sarah riesce a tratti a scorgere il recinto di filo spinato e la torretta di guardia dove, quando scende il buio, un potente riflettore illumina ad intermittenza tutta l’area e penetra anche attraverso i vetri appannati e lampeggia sui suoi occhi chiusi.
“Cosa stai pensando?” Esther si avvicina e le tocca una spalla, “E’ meglio non guardare per troppo tempo fuori, dai retta a me.”
“Già” mormora Sarah staccandosi dai vetri.
“Pensa che potresti essere lì a scavare fosse, con le mani piagate, un pezzo di pane fatto con la segatura e una brodaglia fangosa per cibo e come uniche compagne il freddo, la fame e la stanchezza.”
“Già” ripete Sarah.
“L’unica prospettiva che quelle là fuori hanno è di morire e di andare a riempire le fosse comuni…Pensa che tu sei fortunata a stare qui.”
“Già” è l’unica parola che riesce a dire.
“Non dobbiamo lamentarci, stiamo al caldo, abbiamo letti e non pagliericci pieni di pidocchi. Ci laviamo, abbiamo vestiti, buon cibo, visite mediche…Dobbiamo solo resistere….Un giorno finirà” Esther sussurra le ultime parole.
Sarah si volta di scatto e la guarda negli occhi: “Non finirà mai” e la sua voce ha un tono disperato ma duro, “Non potrà mai finire.”
Sarah si accosta di nuovo ai vetri, ma ora non guarda più fuori. I suoi occhi vedono il passato. Il rastrellamento improvviso, tanto tempo fa, da non riuscire più a tenerne il conto.
Sarah ricorda la sua vita dorata, fatta di scuole prestigiose, lezioni di piano, feste, come se non le fosse mai appartenuta. Non vuole ricordare il padre, la madre, il fratello dei quali non ha avuto più notizie, separati dopo essere stati scaricati come bestie dai vagoni piombati.
Ricorda solo che i suoi diciotto anni sono stati frantumati all’improvviso, due anni prima.
Ora Sarah si guarda attorno, accanto a lei altre ragazze in vestaglie leggere si stanno truccando e profumando. Fra poco gli ufficiali arriveranno e avranno voglia di divertirsi. Avranno voglia di scrollarsi di dosso la pioggia, il grigio, il fango, la morte e il dolore che, anche se non ti appartengono, ti si appiccicano addosso.
Si berrà, si canterà, le chiederanno di suonare quel vecchio piano e si farà sesso.
Sarah spera che il comandante del campo Weiter abbia qualche impegno; odia tutto di lui: la sua carne bianca e molliccia come una medusa, i suoi occhietti porcini, il suo sudore quando gode, il suo sorriso crudele quando la fa soffrire.
Spera che il tenente Lehman la scelga. Il tenente è carino ed è spesso di buonumore, a volte le porta persino dei regalini.
Sarah guarda un’ultima volta fuori. Ormai il campo è vuoto, le prigioniere sono state rinchiuse nelle baracche. Il faro scandaglia i ripostigli più remoti ed oscuri. Il buio è calato all’improvviso.
Passi pesanti di stivali, risate sguaiate.
Sarah non è convinta che sia meglio essere lì piuttosto che in una baracca a morire di fame, ma lei non ha mai saputo realmente cosa significa avere fame, sete, se non per un paio di giorni durante il viaggio da Berlino al primo campo di prigionia dove è stata portata in vagoni piombati e quest’esperienza le è bastata.
Sarah si passa la spazzola sui lunghi capelli ramati e lisci e così morbidi e lucidi da sembrare seta. Si passa il rossetto sulle labbra carnose.
Indossa biancheria intima seducente.
Gli ufficiali del campo entrano tutti insieme.
Sarah sorride, il comandante non c’è.
Il tenente Lehman getta il cappello su un divano e comincia a slacciarsi la giubba, ride con l’amico Schafer che è raro vedere nel bordello.
Le fa un cenno e Sarah gli si sdraia accanto, portando due bicchieri e una bottiglia.
Lui beve, poi comincia a spogliarla.
Sarah ha un corpo che fa impazzire gli uomini: alta, snella, seni perfetti sodi e tondi, fianchi morbidi, ventre piatto, gambe lunghe, mani delicate, dita affusolate, pelle lattea e liscia, dolce da sembrare panna. Gli occhi allungati sono pozzi pieni di mistero e d’ombre. Gli zigomi alti le danno un’espressione altera che contrasta con il sorriso dalla grazia infantile.
Il tenente Lehman le sta slacciando il reggiseno. Si blocca sentendo la porta aprirsi di botto.
Sarah alza gli occhi e smette di accarezzare i capelli lisci del suo partner.
Il comandante Weiter entra e si dirige verso il tavolo, dove si stappa una bottiglia di vino della Mosella e ne ingurgita due calici pieni, uno dietro l’altro.
Georg Lehman si alza e si avvicina a Weiter, cercando con gli occhi Schafer che è più capace di lui di trovare le parole giuste quando il comandante è incazzato, ma quell’idiota non si vede.
Starà scopandosi Esther, l’unica puttana ebrea con la quale a volte decide di fare sesso.
Si avvicina esitante: “C’è qualcosa che non va comandante?”
Weiter si stacca dal bicchiere, lo guarda con disprezzo: “Secondo lei tenente?”
Georg Lehman abbassa lo sguardo, si accorge di essere a piedi nudi e s’imbarazza ancora di più.
Altri ufficiali si stanno avvicinando con aria attenta. Di questi tempi ci si può sempre aspettare brutte notizie: la guerra va male, le città della grande Germania sono ridotte a cumuli di rovine a causa dei bombardamenti nemici, ma tutto questo non si può dire, sarebbe considerato disfattismo, tradimento, propaganda comunista.
“Domani arriva un ufficiale delle SS-TV. Himmler in persona sta mandando i suoi ufficiali più fidati perché ispezionino i campi e gli facciano una relazione. In alcuni campi la situazione non sembra essere gestita con la dovuta efficienza. Domani tutto deve essere in perfetto ordine, i rapporti aggiornati e corrispondenti alle direttive. Non voglio passare dei guai per colpa di qualcuno di voi, intesi.”
Gli ufficiali scattano sull’attenti.
“Si sa che ufficiale verrà inviato?”
Weiter fulmina con lo sguardo Lehman.
“Il capitano Kraus.”
“Merda” fischia tra i denti il tenente.
“Secondo lei perché altrimenti sarei preoccupato, quello è un …” Weiter si morde la lingua e si versa un’altra coppa di vino. Meglio non parlare troppo.
“Kraus ha fatto una carriera rapidissima, dicono che sia molto giovane ma nonostante ciò è stato uno degli uomini di fiducia di Heydrich e adesso si dice addirittura di Himmler.”
Il sottotenente Schafer esce proprio in quel momento da una camera, è vestito di tutto punto, saluta impeccabile il comandante.
L’attenzione di Weiter è ora attratta da Sarah che si sta chiudendo la vestaglia per coprire i seni nudi.
Si lecca le labbra con aria viscida.
Lehman si affretta a raccogliere le sue cose e a sparire con una smorfia di rabbia trattenuta.
Sarah si avvia verso la sua camera, Weiter l’abbraccia, le sue mani sono come tentacoli urticanti, si infilano dappertutto e dappertutto fanno male.



In alcuni campi di concentramento nazisti le donne più belle e più giovani, rischiavano di essere selezionate per i bordelli. L’espressione "Casa delle bambole" è il modo in cui le prigioniere chiamavano il luogo in cui si trovavano le donne "fortunate" che avevano a disposizione cibo in abbondanza, riparo dai freddi invernali e la possibilità di portare avanti l'illusione di poter scappare dalla tragedia europea. Un’invidia senza fondamenti, che non aveva conoscenza di tutto il retroscena mostruoso che quelle ragazze erano costrette a vivere.
  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: kiku_san