6 CAPITOLO
Tasmin imparò a conoscere appieno le
caratteristiche umane di Cassandro, solo quando le
loro vite si erano separate e sembravano non volersi ricongiungere più; non gli
aveva perdonato quello che aveva fatto alle sue spalle e come l’aveva raggirata
per avere soltanto un po’ di potere per gratificare il suo ego e l’ambizione
della sua famiglia.
Per questo in molti mesi, i due non si parlarono né prendevano occasione per attaccare discorso: quando Tasmin scorgeva Cassandro a qualche metro da lei che parlava con dei soldati, delle donne o con degli amici, non scappava come avrebbe fatto in precedenza con le guance arrossate o le gambe tremanti; restava un attimo a fissarlo con sguardo duro e serio poi quando lui alzava il sguardo e notava la sua presenza, Tess di rimando girava la testa con un sorriso annoiato e se ne andava da dove era venuta per non dargli la speranza che magari lei lo seguisse o si penasse nel vederlo con qualche donna.
Questo era quello che faceva lei.
Ma quando era Tasmin a camminare in modo distratto tra la folla, quando non si accorgeva della presenza di qualcuno dietro di lei o cominciava a leggere immergendosi nei suoi pensieri e tralasciando la realtà, Cassandro le perforava la schiena col suo sguardo magnetico e spiava quel bellissimo volto che aveva invaso i suoi sogni più segreti negli ultimi mesi. Poteva soltanto fare così, fissarla con occhi glaciali e penetranti, quando lei non se ne accorgeva e basta.
Il suo enorme orgoglio gli impediva ad andare da lei a scusarsi o a cercare di giustificarsi… giustificarsi per cosa poi? Pensava lui. Non aveva preso nessun impegno scritto con lei e non aveva recato alcun danno all’impero di Alessandro facendo nominare il fratello Poliperconte, come vice del re a Pella.
Per Cassandro la sua coscienza era perfettamente pulita, e anche se anche non lo era effettivamente, per lui era meglio pensare che lo fosse.
Non poteva trivellarsi il cervello per stupidi sentimenti e lasciar perdere quello che da sempre ambiva e che con fatica stava costruendo, pezzo dopo pezzo… Un giorno lei sarebbe tornata da lui quando sarebbe stata pronta, e così Cassandro non passava giorni a rodersi il fegato o a piangersi addosso, perché sapeva che la fortuna o il destino avrebbero fatto il loro corso.
Qualche volta però si sentiva solo.
Nel frattempo Alessandro aveva invaso tutto l’Asia Occidentale, eliminando ogni possibile re che lo contrastava. Per festeggiare le sue enormi conquiste, ritornò per qualche giorno a Babilonia col suo esercito per preparare un banchetto così sfarzoso da far invidiare Zeus in persona.
A capo tavolo c’era ovviamente il re e questa volta aveva permesso alla sorella di stare all’altro capo tavola per farla contenta e così avrebbe avuto più spazio e libertà nel parlare con gli altri soldati o donne di corte; ma anche se Tasmin cercava di restare dentro le conversazioni e chiacchierare allegramente, sentiva il peso degli occhi di Cassandro su di sé, che la osservavano ogni minuto.
Tasmin blaterò fra i denti pensando che poteva trovarsi benissimo un’altra donna da guardare e che ne sarebbe stata lieta per questo, ma non poté non udire qualche secondo più tardi la sua voce affascinante alterata da qualche goccio di vino che gridava ai quattro venti, aneddoti del suo passato e qualche particolare divertente.
Tutti pendevano dalle sue labbra e lo ammiravano per ogni cosa: dalla sua abilità nel campo di battaglia, alla sua intraprendenza, alla sua maestria nello stare a cavallo e al fascino che emanava sul gentil sesso.
Tutte queste caratteristiche, unite all’alone di mistero che lo circondava, costituivano gli ingredienti principali del suo fascino irresistibile; sebbene mai nessuno era riuscito a comprendere veramente cosa si celasse dietro quei suoi occhi verdi e quel sorriso smagliante.
Cassandro teneva i propri demoni ben celati dentro di sé.
Alla fine della serata la maggior parte dei presenti era ubriaca fradicia e faticava a reggersi nelle sedie, per cui vennero portati a forza nelle loro stanze a smaltire la sbornia, e anche Alessandro si ritirò col suo fedele Efestione.
Tasmin non poté non lanciare un occhiata eloquente ai due amici e scosse leggermente la testa… ma in fondo chi non aveva i suoi segreti? Se suo fratello era felice così…
Tess era rimasta così tanto a pensare, che non si accorse che la tavola era quasi tutti sgombra ed era rimasta solo lei. Fuorché uno.
Sentì un rumore di vasellame e Tasmin sollevò lo sguardo, stupita di vedere che Cassandro stava venendo verso di lei con piatti e bicchieri. Per poco lei non si strozzò col vino che aveva appena bevuto.
Sotto il suo sguardo allibito, Cassandro trasportò tutto nel posto accanto al suo, poi si sedette.
“Ti vedevo leggermente annoiata prima mentre io invece facevo ridere i miei amici con stupidi episodi del passato. Spero non ti abbia turbata” sussurrò lui a bassa voce.
Tasmin accennò a un sorriso tirato:
“Non vedo perché dovrei turbarmi per i tuoi teatrini. Non li trovavo divertenti tutto qui.”
Cassandro prima l’analizzò attentamente poi sospirò rumorosamente, distogliendo lo sguardo:
“Non dirmi che ce l’hai ancora con me Tess per quel fatto…! Cos’è che ti ha scandalizzato tanto? Che mio fratello sia stato scelto al posto tuo forse?” recriminò Cassandro con tono duro.
Lei lo trafisse con lo sguardo:
“Non rivolterai la frittata a tuo piacere Cassandro, sappiamo tutti che le tue intenzioni non sono per niente onorevoli e ti interessano soltanto i tuoi porci comodi” così dicendo sbatté le posate sopra il tavolo e arretrò la sedia, per andarsene, ma Cassandro la afferrò per il polso e la obbligò a stare immobile:
“Resta qui” rispose lui digrignando come un serpente mentre i suoi occhi apparivano quelli di un assatanato.
Lei la guardò fortemente turbata per quel suo aspetto infernale e rimase seduta sulla sedia, non osando muovere un muscolo. Aveva smesso di respirare ma comunque sostenne il suo sguardo, fino a quando lui non tolse la forte presa sul suo polso e mostrò un espressione più serena sul volto:
“Ammettiamo che tu abbia ragione, che io abbia architettato un complotto contro tuo fratello! Quale vantaggio ne trarrei io? Non sono uno stupido, Alessandro è un ottimo re, ci serve e fa straripare le nostre casse con le sue conquiste… è vero volevo ottenere una piccola fetta del suo potere… allora? Davvero non te l’aspettavi Tess?” mormorò lui saccente.
Tasmin sorrise ammorbidendo la tensione che alleggiava in quella sala:
“Ammettiamo che io ti creda… comunque non cambia quello che io penso di te nella sfera personale. Ho capito che tra di noi non può esserci niente… ti saluto Cassandro” questa volta non si fece fermare e si alzò velocemente dalla sedia, per andare verso le scale e scendere verso le sue stanze.
Cassandro però non mollò e la seguì:
“E adesso cosa dirai? Che ti ho circuita per far in modo che io e te ci sposassimo così sarei entrato nella casata reale?” mormorò ridendo.
Tasmin lo guardò profondamente delusa per il tono
sfrontato con cui le parlava, soprattutto se parlavano di quello che era
successo fra loro due… quella notte doveva contare
così poco per lui per riderci sopra così.
E ancora ne fu ferita per la sua falsa attenzione e cortesia.
“Perché non mi lasci in pace e basta? Sono
sicura che a corte ci saranno altre donzelle pronte ad accoglierti nel proprio
letto” affermò alzando lo sguardo verso di lui.
Cassandro sorrise lievemente, ma i suoi occhi
rimanevano sempre cupi:
“La tua solita mania di vedere complotti
dove non ce ne sono…! Però è ammirevole, stai
cercando di proteggere tuo fratello, la tua famiglia…
Tipico.” Rispose schernendola.
“Ma cosa ne sai tu scusa? Per te non hanno
mai contato valori come l’amicizia, l’onestà o la famiglia! Sei così meschino
che non te ne importa neanche di loro! Cosa ne potresti sapere?” gli urlò con
disprezzo.
Lui la trafisse con lo sguardo, restando
immobile ma Tasmin notò che le sue mani stavano
tremando leggermente, come se volesse scaraventarsi su di lei.
“So quanto basta” mormorò duramente come se
sputasse veleno.
Tess restò un attimo a guardarlo confusa,
temendo che avesse detto troppo, e allora si girò per tornarsene in camera e
chiudere quella discussione.
Ma all’improvviso si sentì presa saldamente
per i fianchi e Cassandro la fece girare verso di
lui, quasi violento; Tasmin fu allibita per quel
gesto soprattutto perché l’uomo prima era lontano a qualche metro da lei, e ora
era lì di fronte a lei, con le loro labbra dolorosamente vicine.
Tasmin si irrigidì e cercò di indietreggiare da
lui per non stargli così vicino, ma Cassandro le
circondò la schiena con le sue forti braccia e lei dovette cedere debolmente,
visto che non voleva fare degli schiamazzi per attirare l’attenzione.
Sembrava come un animale in gabbia e Cassandro era il suo aguzzino.
“Rilassati” le sussurrò con voce
carezzevole, mentre la ragazza si sentiva già stordita sentendo il suo respiro
sulle labbra. Cassandro posò la mano sulla sua
guancia, dove Tasmin si sentì scottare come un ferro
incandescente per quel tocco.
Ma quando vide Cassandro
avvicinarsi troppo, ebbe il buonsenso di girare il volto per impedirgli di
baciarla e infatti Cassandro finì per sfiorare solo
le sue guancie, ai lati della bocca.
Tess aveva il respiro accelerato e faceva
fatica a gestire quella situazione. Come sempre, quando si trovava vicino a lui
e ancora una volta si maledisse per essere così vulnerabile con quell’uomo.
Deglutì fortemente e disse, cercando di non
girare la testa:
“Scusami devo andare da mio fratello a
parlargli” Si inventò una scusa e cercò di sbloccare la presa di Cassandro sui suoi fianchi e sperò di esserci riuscita, ma
lui la riprese ancora sotto la sua vista penetrante, come se volesse
imprigionarla sotto una campana di vetro. Tasmin
sbuffò esasperata mentre le labbra di Cassandro si
inanarcarono in un sorriso inquietante:
“Sai perché mi fai impazzire? Perché ti
preoccupi sempre degli altri…” mormorò lui
accarezzandole il collo e abbassando lo sguardo per ammirare il suo corpo.
Tasmin invece rimase a guardarlo nel viso
pensando che allora era vera la diceria che gli opposti si attraggono, visto
che a lui non importava di niente e di nessuno. Sotto quel punto di vista non
potevano essere più diversi.
“Invece era solo un pretesto per andarmene”
rispose lei sincera.
A Cassandro
scappò una sonora risata e tornò a fissarla in viso:
“Beviamo qualcosa prima.” insistette
ancora.
“No. Non voglio nulla…”
rispose Tess agitata, sentendosi mancare l’aria. La
presa di Cassandro era troppo forte e i suoi occhi le
stavano perforando il cuore; non riusciva più a sostenere la sua presenza attraente
così vicina alla sua, senza esserne sottomessa.
Allora cercò di liberarsi con più grinta
dalla sua presa, muovendolo anche a parole:
“Cassandro mi
sento presa, lasciami per favore!”
Questa volta lui la lasciò andare senza
resistenze, continuando a fissarla. Perché le faceva questo? Perché continuava
ancora a giocare con lei?
Con agilità, Tasmin
si introdusse svelta nelle sue stanze e chiuse bene a chiave per impedire a
chiunque di entrare.
Cassandro invece era rimasto a fissare la porta,
dove si era richiusa Tasmin, e solo dopo qualche mezz’ora
lei sentì i suoi passi allontanarsi.
Alessandro il giorno dopo decise di
ripartire nuovamente verso un paese orientale che aveva conquistato da poco e che
offriva i maggiori fasti orientali: la Batcra.
La sorella lo venne a sapere solo all’ultimo,
perché aveva lasciato la reggia imperiale per dirigersi verso le stalle dove
riposavano i cavalli; non era praticità da principessa ma Tasmin
aveva ereditato da sua madre, unica cosa per cui ne andava fiera, l’amore per gli
animali e adorava curarli e nutrirli. Ovviamente la regina Olimpiade si
interessava solo e unicamente di serpenti, Tasmin
invece rivolgeva la sua attenzione verso animali più nobili e maestosi come i
cavalli.
Si fece aiutare dalla fida Luna, la cui
famiglia in passato allevava cavalli e praticava gli antichi e segreti rituali
conosciuti, come quello di parlare con loro.
Una volta aveva cercato di farlo imparare
anche a Tasmin, e quasi la ragazza ci era riuscita ma
non era brava come Luna che era leggendaria a offrire l’amore agli altri e
muoverli a gentilezza.
Mentre Tasmin
rideva e scherzava con lei, entrò Cassandro a portare
uno dei suoi cavalli nelle stalle e incominciò ad accarezzargli la criniera
come se volesse renderla lucida. Non aveva degnato di uno sguardo a nessuna
delle due donne; sembrava concentratissimo mentre si occupava del suo cavallo.
Luna titubante fece un inchino e se ne
andò, visto che non era buona cortesia che una serva osservasse un nobile nelle
sue attività senza prima avere il suo consenso; Tasmin
la guardò andar via leggermente delusa poi girò lo sguardo per osservare bene Cassandro.
Da quando anche lui possedeva l’amore per i
cavalli? L’aveva seguita apposta per dimostrare che anche lui aveva un cuore
oppure si annoiava?
Difficile dirlo, Cassandro
aveva un carattere mutevole e terribilmente lunatico. Involontariamente lei gli
lanciò un’occhiata maliziosa vedendo che era a torso nudo mentre ripuliva il
suo cavallo.
Osservò i muscoli che si flettevano e si
gonfiavano mentre strigliava l’animale con delicatezza e come le sue forte mani
toccavano il viso del cavallo per renderlo più calmo.
Tasmin distolse lo sguardo imbarazzata e ritornò
a fare quello che faceva prima, quando sentì la voce di Cassandro:
“Tra poco partiamo. Non penso che
ritorneremo qui se non fra qualche anno” mormorò con tono basso.
Senza rendersene conto, il cuore di Tasmin perse dei battiti pensando che non avrebbe rivisto
il fratello per così tanto tempo… conoscendolo
avrebbe avviato la sua folle ricerca della fine del mondo e ci sarebbe voluti anni… tanti anni. Ma quello che più la disturbava era il
fatto che non avrebbe rivisto nemmeno LUI. Si morse le labbra cercando di
scacciare quel pensiero frivolo, ma era davvero difficile visto che ce l’aveva
ora davanti e addirittura a torso nudo, mentre mostrava la sua bellezza
maschile.
Un pittore d’alto livello sicuramente gli
avrebbe fatto un ritratto con enorme piacere.
Tasmin rispose:
“E dove andate?” chiese fingendosi
indifferente.
“A Batcra, l’ultimo
paese che tuo fratello ha conquistato. Ma puoi stare tranquilla, Alessandro
vuole che tu venga con noi, che ci segui nei nostri pellegrinaggi”
Tasmin alzò lo sguardo sorpresa:
“Come fai a saperlo con certezza?”
“Me l’ha detto lui” rispose senza
guardarla.
Tasmin pensò con sospetto che magari fosse stato
proprio lui a convincere Alessandro a portarla con loro…
ma come avrebbe fatto senza scoprirsi?
“Non sei contenta? Finalmente ti muoverai
da questo palazzo barbaro” chiese lui in
tono ironico.
Tess alzò le spalle:
“Per me è uguale, viaggiare è sempre stata
una mia passione anche se l’Asia non mi attira poi molto come nel caso di mio
fratello”
Cassandro sorrise lievemente:
“Non pensare di ritornare a casa in
Macedonia, Tess. Non è nei piani di Alessandro
ritornarvi, e tu devi per forza seguirlo. Gli obblighi di un familiare fedele,
capisci?” mormorò guardandola come se volesse turbarla oppure sfidarla. Visto
che lei la sera prima aveva blaterato di affetti familiari, di onestà ecc ecc ora era lui che metteva alla prova la sua lealtà verso
Alessandro.
L’uomo non mutò espressione: anche se le
stava sorridendo, sembrava distante anni luce, come se fosse apatico e non
provasse alcuna emozione. A Tasmin pareva che avesse davanti un’altra persona,
non più l’uomo appassionato che l’aveva fatta fremere e tremare nei mesi
addietro e la notte precedente.
Tess in cuor suo sapeva che non avrebbe mai
capito quel suo carattere volubile, che peggiorava ogni volta che si parlava
della famiglia.
Era un debole segnale, ma Tasmin se ne era accorta che quando si parlava di quell’argomento,
Cassandro si innervosiva e cambiava radicalmente
umore.
“Verrò con voi a Bactra
o in qualunque altro posto, basta che possa avere accanto uno dei miei cavalli
e anche Luna. Solo questo chiedo” rispose finendo di ripulire il suo cavallo
prediletto.
Cassandro si comportò come se non avesse sentito la
sua risposta, ma poi alzò lo sguardo.
“Hai altre pretese?” le chiese con tono
vagamente annoiato. Si era di nuovo trincerato dietro la sua aristocratica
apatia.
Era assurdo, ma Tasmin
si sentì ferita sotto lo sguardo di quegli occhi verdi, freddi e indifferenti.
“Sai Cassandro,
non ti devi indurire l’animo solo perché tra di noi non ha funzionato come volevamo… forse era destino che succedesse. Mio fratello
dal canto suo si fida di te, anche se non so il perché. E visto che ieri sera
hai cercato di difendere il tuo onore e mi hai quasi convinta, direi che
possiamo ricominciare da capo… senza sotterfugi però
e neanche inseguimenti notturni.” Rispose sfoderando un sorriso audace, alzando
il sopracciglio leggermente.
Si stava comportando come a Pella, con fare capriccioso ma allo stesso tempo
diffidente, e sapeva che Cassandro ci sarebbe
cascato.
Ma non andò come lei sperava.
“Molto bene. Ho ascoltato il tuo punto di
vista, ma non so se lo accetterò” considerò lui, guardandola attraverso le
folte ciglia scure. Adesso avrebbe sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi
maliziosi, ma invece serrò le labbra come se trattenesse una rabbia sopita.
Tasmin lo guardò confusa non capendo questa sua
reazione:
“E ora perché sei arrabbiato?”
Cassando abbozzò un sorrisetto ironico: “Non
sono arrabbiato, Tess. Quando mi arrabbierò, ti
sicuro che te ne accorgerai”
Tasmin deglutì nervosamente, pensando che lui
fosse risentito o irritato per il fatto che lei lo avesse rifiutato la scorsa
notte, o lo avesse denigrato dicendo che non gli importava di nessuno, nemmeno
della sua famiglia.
Ma aveva sempre pensato che Cassandro fosse un uomo rude, ambizioso, poco incline alle
faccende sentimentali e di certo in passato non si sarebbe curato delle sue
affermazioni pesanti, perché di carattere lui era menefreghista. Cos’era
cambiato?
Lui finì il lavoro col cavallo e si diresse
verso di lei, tenendo uno straccio in mano col quale aveva ripulito l’animale.
Si guardarono entrambi negli occhi, ma il viso di Tasmin
era serio e indeciso, mentre quello di Cassandro
sembrava glaciale.
Ma poi le sorrise nuovamente, mentre le
loro spalle si incontrarono:
“Ti auguro fin da subito un bellissimo
soggiorno a Bactra. Dicono che sia un paese
magnifico, ricolmo di sorprese”
Detto questo, si dileguò velocemente e uscì
dalla stanza.
Tasmin invece restò in piedi nel centro della
stalla, a guardare un punto invisibile davanti a sé. Si accorse di tremare
pensando nuovamente al volto di Cassandro e alle sue
parole dure e fredde.
Sicuramente sarebbe successo qualcosa a Bactra. Non sapeva però se le sorprese che il destino aveva
in serbo per lei fossero positive o negative…
FINE CAPITOLO!
Perdonate la mia lunga assenza, ma sapete
com’è… la ricerca del lavoro, famiglia, amici e per
di più ho un’altra fanfic da scrivere….
E il tempo che mi rimane è poco! Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto,
e perdonatemi ancora se magari è stato un po’ noiosetto!
Ma vedrete dal prossimo cambieranno molte cose! Ehehe
Commentate!!