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Autore: _FairyGirl_    18/01/2012    4 recensioni
Il seguito di 'Io Renesmee Cullen'. La vita di Renesmee nella piccola cittadina di Forks con nuovi incontri, nuove emozioni, dolori e gioie da affrontare. La ricerca del suo io ormai è terminata ora dovrà affrontare qualcosa di molto più importante che potrebbe cambiarle la vita per sempre...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Un anno.
Un anno è tanto eppure per noi creature così rare, il tempo non vuol dire assolutamente nulla. Anche se, nell’ultimo periodo mi è sembrata l’unica cosa sicura nella mia vita. Gli esami per il diploma si sono avvicinati in un lampo e in un lampo mi sono ritrovata a leggere, studiare, prendere appunti, ancora studiare e…studiare! Ne ho fin sopra i capelli. A scuola, tutti non fanno altro che parlare di questi esami e di quanto siano preoccupati. Devo ammetterlo, ho una paura folle di questi esami. Non che non sappia le cose, quello non mi preoccupa, sono più in ansia per quello che rappresentano gli esami. In realtà io non dovrei essere già a questo punto della storia. Dovrei raccontarvi qualcos’altro, qualcosa che è avvenuto sei mesi dopo l’incontro con i genitori di Jayson e Violet e la partenza di Jake. Qualcosa che mi ha scombussolato la vita, di nuovo. Qualcosa che mi ha portato ad affrontare gli esami anche se mi manca in realtà ancora un anno di scuola. E quindi, come tutte le storie che si rispettino, è giusto partire dal principio.
 
Era una fredda sera di dicembre. Ero seduta alla mia scrivania e stavo, come ogni sera, scrivendo una lettera a Jake. Una lettera che non avrei mai spedito (anche perché non sapevo dove Jacob si trovasse) ma che, scriverla, mi avrebbe aiutato ad affrontare meglio la sua al lontananza. Jayson sapeva quanto soffrissi di questa faccenda. Non facevo altro che parlargliene. Il mio miglior amico di qua, il mio miglior amico di là, la sua partenza, la colpa che mi sentivo addosso, il male che gli avevo fatto…
Non era facile affrontare tutto questo. Vivere ogni giorno con questi pensieri e questi pesi addosso. Jayson era sempre molto paziente. Mi ascoltava, mi consolava e continuava ad amarmi. Ma forse anche per lui, era diventato troppo e per la prima volta discutemmo. Non l’avevamo mai fatto prima. Fu orribile. E la cosa che più mi irritava era che lui era rimasto pacato, con i nervi saldi mentre mi diceva di smetterla di preoccuparmi di Jake e di riprendermi la mia vita, mentre io ero accaldata e irritata. Gli rispondevo che era più forte di me e che per quanto non lo volessi io e Jacob eravamo legati. Mi lasciò da sola in camera tra le lacrime. Non l’aveva mai fatto prima. Lui di solito era quello che mi asciugava le lacrime o che mi consolava, quella volta non lo fece perché la causa del mio malessere era proprio lui. Appena mi lasciò da sola, avrei voluto rincorrerlo e chiedergli perdono ma non lo feci. Rimasi accasciata per terra mentre mia madre entrava in camera e cercava di consolarmi. Appena mi fui calmata mi sedetti alla scrivania e cominciai a scrivere una lettera a Jacob. Promisi a me stessa che sarebbe stata l’ultima. Avrei messo un punto a tutta quella faccenda. Mentre la richiudevo per bene e la sistemavo in mezzo alle altre che tenevo nel mio cassetto, sentii i miei genitori parlottare in salotto. Non aspettavamo nessuno. Sperai che fosse Jayson, forse era tornato indietro per fare pace con me.
Corsi, letteralmente, in salotto ma non fu Jayson quello che vidi. Due strane figure erano sedute sul divano. Una era una donna molto bella dall’aria gentile e l’altra era un ragazzo, sembrava giovane, con sguardo profondo e molto carino. Non sapevo chi fossero anche se, per qualche strano motivo, mi sembravano famigliari.
“Oh, Resm! Eccoti qui” disse mia madre venendomi incontro. “Sono venuti a trovarci Nahuel e Huilen, te li ricordi? Tanti anni fa è stato grazie a loro se i Volturi non ci hanno fatto guerra” mi spiegò mia madre mentre mi spingeva verso il divano. Più o meno quella storia me la ricordavo. Ero ancora piccola ma mi raccontarono che Nahuel era come me, un mezzo vampiro e che quel giorno le cose andarono per il verso giusto grazie alla sua testimonianza. I Volturi capirono che non ero pericolosa, che alla fine, ero quasi uguale a loro.
“Emm…più o meno” risposi mentre il ragazzo mi fissava. Si alzarono insieme dal divano e la donna mi sorrise.
“È un piacere rivederti Renesmee, sei davvero cresciuta e sei molto bella” mi disse cordiale.
“Grazie” risposi imbarazzata.
“Ciao” mi disse il ragazzo. “Confermo le parole di mia zia, ti ho visto quend’eri ancora molto piccola. Immagino che hai già superato la maturità”
“Credo di sì” risposi confusa dallo sguardo di quel ragazzo che non mi toglieva gli occhi di dosso. Sorrise.
“Resteranno con noi per un po’, non abbiamo mai avuto occasione di conoscerci realmente” intervenne mio padre.
“D’accordo, ma ora se volete scusarmi…ho parecchio da studiare” dissi salutando e dileguandomi da quella situazione scomoda. Prima di sparire sentii mia madre scusarsi per la mia freddezza e gli disse che stavo poco bene. Bè, in realtà era vero, la discussione avuta con Jayson mi aveva fatto venire la nausea. Quella sera andai a dormire presto. Mamma mi portò la cena in camera, io mi scusai con gli ospiti per non essere rimasta ma davvero lo studio mi stava uccidendo. Dissero di non preoccuparsi. Erano davvero gentili. Sentii parecchie volte mamma ridere e anche papà, probabilmente erano anche dei tipi simpatici.
Prima di andare a letto ero intenzionata a far visita a Jayson. Non mi aveva chiamata e non era neppure venuto per fare pace. Che se la fosse presa? Che non volesse più vedermi? Che mi avesse lasciata? Il panico si impadronì di me quando sentii bussare alla porta della mia camera. Ancora scombussolata andai ad aprire. Mi ritrovai davanti Nahuel.
“Scusa il disturbo ma…tua madre mi ha chiesto di chiedere a te per avere delle coperte”
“Dormi anche tu?” gli chiesi di getto.
“Già” rispose semplicemente. Aveva un bel timbro di voce: caldo e tranquillo. Mi ricordava vagamente quello di Jayson.
“Vieni, te le do subito” dissi facendogli segno di entrare. Mentre prendevo delle coperte pulite dal mio baule vidi che si guardava attorno curioso.
“Eccole” dissi andandogli davanti.
“Grazie” disse prendendole dalle mie mani. Mi fissò per qualche istante. Mi sentii andare a fuoco il viso. Strano, non mi era mai successo prima.
“Hai…bisogno di altro?” gli chiesi.
“No, no…grazie. Andranno benissimo” disse sorridente. Ricambiai con meno entusiasmo.
“Buona notte” aggiunse prima di andarsene.
Rimasi a fissare la porta chiusa come un ebete e poi quando mi risvegliai dai miei sogni andai subito a letto. Volevo dimenticare quella giornata.

 
 
  
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