Hermione si rigirava da ore nel suo letto, incapace di prender sonno.

Accanto a lei, deboli fruscii e respiri sommessi testimoniavano che Ginny, nel letto di fianco al suo, al contrario di lei, stava già dormendo da un bel pezzo…

Non posso continuare ad agitarmi in questo modo… finirò per svegliarla pensò Hermione, tornando supina per l’ennesima volta, e sbuffando; i suoi occhi si fissarono per un attimo sul soffitto buio, e un lieve sospiro le sfuggì dalle labbra: mi sento così sola, qui…

Quest’ultimo pensiero fu formulato del tutto inconsciamente; un secondo dopo, si riscosse, chiedendosi lei stessa perché avesse detto… o meglio, pensato ciò che aveva appena pensato.
Si sollevò di scatto a sedere: meglio che vada a farmi una camomilla…

Buttò le gambe giù dal letto, tastando qua è là la moquette ruvida e consunta del pavimento alla ricerca delle pianelle, le infilò e si alzò in piedi, afferrando una camicia a quadri dal mucchio di vestiti abbandonati sulla tastiera del letto, - fossi in camera mia, non tollererei un disordine del genere… ma in camera di Ginny è più che naturale! -, e uscì di camera senza far rumore, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle; prese le scale che scendevano i numerosi piani sbilenchi della Tana e, finalmente, arrivò in cucina.

Ma, con suo sommo stupore, trovò la luce – un fioco lumino appeso al muro con del fil di ferro – accesa, e qualcuno già seduto al tavolo, che sembrò sorpreso quanto lei di vederla.