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Autore: F3LiCiA    18/01/2012    4 recensioni
Gerard detesta dover vivere in un mondo da condividere con miliardi di altre persone, persone che lo ritengono strano, perciò decide di disegnare il mondo come lo vorrebbe lui, lontano dai bulli che lo tormentano e da una famiglia che non lo capisce. Si chiude in se stesso, non lasciando entrare nessuno, finchè Sylvia non dimostra l'interesse di far parte di quel mondo.
Lui non si fida, perchè dentro di se immagina che quella che si spaccia per un alleata, in realtà potrebbe essere un'altra nemica...
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Gerard Way, Mikey Way
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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It Hurts like Heaven
18 Maggio 2004

Mi fermai, finalmente arrivato nel posto giusto. Ogni volta che ci tornavo sembrava più lontano dal parcheggio, oppure era il fatto che non ci tornassi da 10 anni in quel posto a distorcere la mia prospettiva.
"Sylvia Charlotte Evans..." mormorai tra me e me, leggendo la lapide. Non potevo ancora crederci, dopo 10 anni, che fosse veramente morta; una parte di me era ancora convinta che fosse tutto un sogno, e che da un momento all'altro mi sarei svegliato, di nuovo diciassettenne, pronto a una nuova deprimente giornata di scuola.
Però, dopo quel pensiero che mi aveva accompagnato per anni e che sarebbe rimasto con me fino alla fine dei miei giorni, arrivavano le immagini del meglio di quei dieci anni, e, quasi senza accorgermene, iniziai a parlare.
"Heylà... Non ci vediamo da un po' io e te, vero?" dissi, bloccandomi subito dopo, come per ascoltare una risposta che non sarebbe arrivata.
"Lo so che è una cosa orribile da dire, ma io devo davvero tanto alla tua morte, sai? Tu sei stata l'interruttore che mi ha fatto capire di avere qualcosa di speciale dentro di me, qualcosa che neanche tu avresti potuto distruggere... Avresti adorato il tuo funerale. Penso sia stato uno di quei funerali perfetti, dove tutti piangono e nessuno soffre."
Ridacchiai, ripercorrendo con la memoria tutta la settimana che aveva seguito la sua morte: tutti si struggevano per la fine di una vita così giovane, e così promettente, le lacrime scorrevano a fiumi, soprattutto da persone che l'avevano sempre detestata. Mi ricordai di aver pensato per giorni che, nel momento stesso in cui muori, tutti dimenticano il male che feci e lo rimpiazzano con il bene che avresti potuto fare, rendendoti un santo.
Poi ripensai a Liz, la sua migliore amica, che non aveva versato una lacrima al funerale, e neanche nei giorni seguenti, e mai dopo la chiamata con cui l'avevano avvisata: nel pensarci, il suo sguardo si perdeva solamente nel vuoto, ma non lasciava mai trasparire le emozioni che affioravano inesorabilmente con il suo ricordo.
"I tuoi genitori sono quelli che mi hanno stupito di più. Erano così... Composti, nel vederti essere sotterrata per sempre. Loro non piangevano, almeno credo... Sono stato messo così lontano da loro da poter distinguere a malapena i loro volti, probabilmente loro credevano veramente che fossi stato io a ucciderti."
I miei pensieri tornarono a Liz, a come si era chiusa in se stessa dopo la morte di Sylvia, a come ci eravamo avvicinati, a come era stata contenta quando eravamo andati insieme al concerto degli Iron Maiden.
Passai i trenta minuti successivi a raccontarle dei dieci anni passati, della band che avevo formato, i My Chemical Romance, e di come avessi pensato anche a lei scrivendo il primo album.
"Ti ricordi Mikey, mio fratello? Bè, suona il basso nella mia band, ora. E ho conosciuto questi due chitarristi, Ray e Frank, e... Bè, ora siamo una band!" dissi, sorridendo pensando ai miei compagni.
"Oltre alla band, ho frequentato la Visual Art Academy, nella Grande Mela! ... Oltre a questo, non so proprio cosa dirti, la mia vita è andata avanti come quella di ogni altra persona, ma sarebbe stato bello vedere cosa sarebbe successo se tutto questo non fosse mai accaduto. Non sarei la stessa persona che sono ora, probabilmente sarei lo stesso ragazzo asociale che ero quando frequentavamo la scuola."
Tirai fuori dalla tasca della giacca una lettera, e la appoggiai sulla lapide.
"Ho scritto questa, visto che ci sono alcune cose che non si possono dire ad alta voce ad una morta. E... Questo è un ritratto che ti feci il primo giorno in cui mi parlasti, e neanche questo dovrebbe essere appeso in pubblico, diciamo" aggiunsi, sventolando il pezzo di carta tutto stropicciato e strappato, su cui anni addietro avevo fornito la mia visione del suo corpo morente.
Sentii dei passi dietro di me, poi una mano mi toccò la spalla e vidi vicino a me una massa di capelli rossi a cui mi ero ormai abituato.
"Tesoro, Sammi si sta innervosendo, credo sia meglio tornare a casa e metterlo a dormire il prima possibile" mi disse Liz, fissandomi con i suoi occhi grigio-verdi. Non guardò neanche la lapide della sua amica, e sapevo perchè: il dolore era ancora forte, e lei non era ancora completamente pronta ad affrontarlo, ma andava bene così, tutti hanno i propri tempi.
"Sì, arrivo subito" le risposi, voltandomi per guardarla. Mi girai di nuovo verso la lapide.
"Visto? Ti devo proprio tutto" mormorai con un sorriso, per poi seguire mia moglie verso la macchina, pronto a tornare a casa.


Cara Sylvia,
Sono passati dieci anni da quando ho visto il tuo volto per l'ultima volta, quando ti hanno calata in un buco circondato dai fiori, e, credici o no, devo ammettere che mi manchi. Perchè, anche se quelle poche volte in cui mi hai parlato erano solo per prendermi in giro, in fondo io ti capisco. Avevi bisogno di sentirti potente, desideravi marchiare a fuoco la vita di qualcuno, positivamente o negativamente.
Però, vedi dove ti ha portato questo tuo bisogno di condizionare la vita degli altri?
Non lo trovi  ironico? Per rendermi la vita in inferno, hai finito per porre fine alla tua, inutilmente.

Sappi che non provo rancore, anche se mi da fastidio che tu, dieci anni fa, sia riuscita ad imbrogliarmi... In realtà, io ti sono grato, perchè vedi, quando sei morta, per una serie di eventi fortuiti, io sono diventato la spalla su cui piangere di Liz, anche se piangere mi sembra un termine poco azzeccato. E da suo amico, sono diventato il suo fidanzato, e da fidanzato, marito.
Ora abbiamo anche una figlia, si chiama Samantha Charlotte Way. Liz ha insistito per darle il tuo stesso secondo nome.
In ogni caso, spero tu sappia che ti rispetto, ora che so cosa hai dovuto passare nella tua famiglia, e che ti sono grato per aver cercato di rovinarmi la vita.
Riposa in pace,
Gerard.

The End

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Finalmente! Ce l'ho fatta a finire questa Fan Fic!!
Spero vi sia piaciuta, in caso contrario sentitevi liberi di minacciarmi con un messaggio per farvi dire cose che volete sapere e che magari ho lasciato in sospeso.
E se vi E' piaciuta... Bè, allora ho fatto bene il mio lavoro. :)
Grazie mille a chiunque abbia seguito la storia, e scusate se la fine non è come ve la aspettavate, ma sono stata folgorata da quest'idea e non potevo lasciarla sprofondare nel mio dimenticatoio.
Alla prossima,

F. <3


   
 
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