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Autore: sonnysh    18/01/2012    3 recensioni
[...]Gli occhi nocciola del bambino, che nel frattempo si era precipitato correndo verso di lei, la raggiunsero e li trovò così vicino da spaventarsi, quasi, - lei non aveva paura di niente – lui dal suo canto l’aiutò a tirarsi su senza dire una parola guardandola timoroso che si mettesse a piangere
[...]
sussurrò quelle parole che sapeva non avrei potuto ignorare, che mi avrebbero inevitabilmente incatenata a lui ancora di più. «Non mi lasciare, dimmi che rimani.»
Diedi un ultimo sguardo al ragazzo addormentato in mezzo alle lenzuola aprii la porta e mi diressi verso la mia stanza. «Ti amo, Nicholas.» e la chiusi alle mie spalle.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***

Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle mi infilai nel letto, quel ragazzo mi stava facendo saltare letteralmente i nervi, sapevo cosa voleva da me ma se sperava di ottenerla tanto facilmente si sbagliava di grosso.

Odiavo quando mi metteva i piedi in testa e sin da bambina fino a quando non ero io a vincere o a eccellere in qualsiasi cosa facevamo non smettevo di provarci e riprovarci, la maggior parte delle volte finiva che lui si arrendeva e me le dava vinta.

“ Solo perché altrimenti non mi lasci più in pace ” mi diceva prima di darmi un bacio sulla guancia e propormi di fare qualcosa di più tranquillo e che non comprendesse sfide o vincitori, allora era tutto più facile adesso il premio in palio sapeva solo lui qual’era.

O meglio io cercavo di ignorarlo visto che dai suoi comportamenti avevo ben capito cosa voleva, ma se aveva Cornelia perché voleva anche me? Puro divertimento o lei era un mezzo per arrivare a me, o ancora io servivo per arrivare a qualcun altro o qualcos’altro.

Dannato ricciolino ora per colpa sua mi ritrovavo a passare la notte insonne, mi girai verso la radiosveglia affianco al comodo letto di legno di cui era dotata la mia stanza e guardai l’ora, era notte inoltrata e non avrei corso il rischio di incontrare nessuno se mi sarei andata a fare una camomilla per placare un po’ tutti quei pensieri che continuavano a vorticarmi in testa.

Scesi al piano di sotto, l’albergo in cui alloggiavamo disponeva di un ampio salone dove c’era a disposizione un angolo adibito alle bibite, mi avvicinai e misi a scaldare dell’acqua per la mia tisana quando sentii aprirsi la porta che conduceva all’interno e con essa un ondata di aria gelida, rabbrividii.

«Scusami non ci fossi tu, cioè volevo dire non pensavo ci fosse qualcuno. »

Notai l’imbarazzo nella sua voce quando entrò, Darren era timido e spostò immediatamente lo sguardo da me e il mio pigiama invernale alla finestra fingendo di guardare oltre lo spesso manto di neve che cadeva fuori, non mi ero accorta prima che stava nevicando abbastanza forte.

Gli feci cenno di niente e chiesi cortesemente se anche lui gradiva una tazza di camomilla, felice di aver superato il momento di imbarazzo fece cenno di sì e si tolse il giubbotto bagnato per posarlo vicino al camino in modo da farlo asciugare.

«Vuoi farmi credere che tu ti alzi nel pieno della notte per fare tisane? »

Sorrisi, da quando si era seduto per terra in attesa che l’acqua che avevo messo nel bollitore raggiungeva la temperatura giusta per la camomilla mi aveva fissato in silenzio fino a quando, preso un po’ di coraggio, avevo sentito quella domanda.

«Non riuscivo a prendere sonno, e tu invece cosa facevi lì fuori uomo delle nevi? »

Lo pizzicai un  pochino anche per metterlo un po’ più a suo agio, era un bravo ragazzo e avevamo passato un bel pomeriggio insieme non capivo perché fosse tanto teso e soprattutto sorpreso quando aveva visto me nella stanza, non stavo facendo niente di male.

«Stesso motivo ma metodo alternativo. »

Spensi la fiamma e tolsi il bollitore dal fuoco versando l’acqua in due tazze da tisana, presi le due bustine e mi diressi verso di lui, non avevo capito bene a cosa si riferiva ma visto che non aggiungeva altro e la nostra conoscenza non era così approfondita preferii non chiedere e gli porsi invece la tazza fumante.

Finita di bere la camomilla riportai la tazza nel lavandino annunciando che finalmente potevo andare a dormire, notai un briciolo di tristezza nei suoi occhi quando pronunciai quelle parole ma mi sorrise e mi diede la buona notte, era veramente un bravo ragazzo.

«Se continua a nevicare così questa sarà l’unica notte che passeremo qua. »

Ritornai in camera mia pensando al fatto che sarebbe stato veramente un peccato dover tornare a casa così presto, ma era totalmente inutile rimanere lì se non potevi nemmeno mettere un piede fuori dalla porta e soprattutto non potevi sciare e seguire i corsi.

La luce del sole mi sveglio praticamente all’alba ma rimasi sotto le coperte fino a quando non vennero a bussare alla mia stanza per avvisarmi di dirigermi in salone per la colazione, mi vestii velocemente e mentre prendevo il telefono dalla scrivania trovai sopra una rosa bianca.

Non avevo certo raccolto nessun fiore il giorno prima e tantomeno l’avevo lasciato sulla scrivania affianco al libro che mi ero portata da leggere in vacanza, ma allora chi l’aveva portata là, e soprattutto perché l’aveva fatto?

Bussarono nuovamente alla porta e spaventandomi feci cadere a terra il fiore, l’avrei riposto dentro un bicchiere con un poco d’acqua quando sarei tornata dalla colazione anche perché dovevo chiedere il tutto al personale della piccola mensa della locanda dove ci trovavamo.

Come previsto il tempo era peggiorato tanto da rendere impossibile a tutti di uscire e praticare qualsiasi attività all’aperto e di comune accordo decidemmo che saremmo partiti prima di pranzo, era un peccato ma almeno non avremmo passato quel che rimaneva delle nostre vacanze chiusi in una baita di montagna al freddo.

Tornata in camera presi a fare i bagagli e riordinare la mia roba per prepararmi alla partenza, quando fu il momento di mettere via i libri e il computer che avevo portato con me notai che la rosa era stata raccolta da terra e messa dentro un piccolo bicchiere, sotto di esso c’era un foglietto bianco piegato a metà.

“ Perdonami ”

Era tutto ciò che c’era scritto in una pagina, mentre nel retro c’era un’altra breve scritta che mi fece intuire da chi fosse stato fatto tutto quel casino e soprattutto chi era entrato in camera mia di nascosto per ben due volte.

“ Buongiorno, raggio di sole “

Raccolsi i due biglietti, gli piegai e li misi all’interno del libro che stavo leggendo per fungere da segno. Nonostante i suoi notevoli sforzi non bastava certo una rosa e un foglio con tre parole messe in croce a farmi sbollire la rabbia provocata dal suo comportamento della sera precedente, se pensava di cavarsela così era più stupido di quello che pensassi.

Tornai a casa e per fortuna durante tutto il viaggio non gli parlai né incrociai il suo sguardo, non ero ancora pronta ad affrontare una “guerra” del genere e soprattutto non davanti ai nostri compagni di scuola, parlai invece con Darren che un po’ titubante mi chiese se avrebbe potuto rivedermi anche una volta tornati a casa; accettai contenta ero sicura fosse una persona per bene e volevo conoscerla meglio.

Mi diressi direttamente a casa, disfai le valigie e ordinai qualcosa al ristorante messicano sotto casa e solo allora mi concessi un bagno rilassante; non feci in tempo ad immergermi nell’acqua che il telefono di casa squillò, mi alzai di malavoglia e andai a rispondere

« Finalmente, è la quindicesima volta che provo a chiamare. »

Non riconobbi la voce che aveva parlato dall’altro capo del telefono e dubbiosa cercai una vestaglia per coprirmi, se quella persona mi aveva chiamato per così tante volte ero sicura che mi avrebbe tenuta per un po’ di tempo al telefono.

«Mi scusi, ma con chi parlo? »

«Questo non è importante, lei è la signorina Sapphire Abrams? »

Rabbrividii a sentire quel nome, era il nome di mia madre che io avevo deciso di fare registrare come mio secondo nome dopo l’incidente che la coinvolse qualche anno fa, l’unico che sapeva quel particolare era niente meno che

«Signorina c’è ancora? Chiamo per conto di suo padre.»

Mio padre. Appunto. Fui sul punto di riattaccare quando il mio interlocutore disse le parole che mai mi sarei aspettata di sentire in vita mia, sentii una fitta al cuore e chiusi la chiamata con gli occhi pieni di lacrime, gliel’avrei fatta pagare cara una cosa del genere.


***


in quante mi odiano? chiedo perdono in tutte le lingue del mondo
purtroppo sono rientrata nemmeno una settimana fa, ma non ho avuto tempo
sono sommersa da verifiche e interrogazioni e devo recuperare il tempo perso
ragion per cui aggiorno solo ora, scusatemi tanto.
Questo capitolo non è tra i migliori, ma è tra quelli "chiave" 
so che avreste preferito una scena solo con Nicholas e Shea ma avevo bisogno
di questo per creare altre occasioni interessanti *bhuahah*
ok no mi faccio seria, spero abbiate gradito il capitolo
se trovo 5 recensioni entro venerdì posto un nuovo capitolo
questa settimana stessa, vi va come patto? che meschina che sono D:
a presto, sonny


 


p.s. ci tenevo tanto a precisare una cosa, la scena della rosa con biglietto non sarà la prima volta che capiterà perchè è tra le cose prese dalla storia mia reale. Ci tenevo a precisarlo perchè non volevo che poi lo prendevate come "ripetizione" o "mancanza d'idee" 

  
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