<
Insomma, questa
avventura nello spazio non si è conclusa nel migliore dei
modi… >
<
Tsk! Indovinate di
chi è la colpa!? >
<
Gintoki, finiscila
di lamentarti. È successo, basta! Sakamoto non partecipa
nemmeno al
riassunto!! >
<
Non capisci
Shinpachi! È una questione di principio!! >
<
Proprio tu parli
di principio, hai davvero una gran faccia tosta! >
<
Non litigate!
Shinpachi, fa parlare Gin! >
<
Coosa?! E perché
dovrei?! Il riassunto l’ho sempre fatto io, è una
parte che mi spetta di
diritto!! >
<
Te l’ho già detto,
tua voce brutta e stridula! Pure Sadaharu ha voce più
migliore di tua! >
<
Eh no!! Sadaharu
no!! >
<
Si dice migliore,
non più migliore! Se proprio vuoi, dì
più bella! >
<
Proprio tu fai da
maestro, Gin… >
<
Qualcosa da
ridire, spalla? >
<
Aaah, fatela
finita! Quanto la tirate lunga! E poi c’è un altro
fermo immagine?!? Non c’è
proprio fantasia in questa storia!! >
<
Hijikata!! >
<
E tu che diavolo
ci fai qui?! >
<
Partecipo alla
prossima scena… >
<
E io che credevo
di essermi liberato di te una volta per tutte. >
<
Non accadrà mai,
idiota. >
<
È tutto da
vedere… ehi,
ma fumi anche qui!! Nel
fermo immagine!! >
<
Hijikata, sei
impossibile! >
<
Drogato! >
<
Ehi!! Cosa diavolo
volete da me?! È vietato fumare ora? Guardate che vi
ammazzo!! Finita questa
storia vi ammazzo!! >
<
Stai impestando di
fumo tutto il bel panorama di Edo! >
<
Bel panorama… è il
vostro squallido quartiere. >
<
La tua anima è
squallida… >
<
La tua vita è
squallida, Sakata!! >
<
Basta!! Mi avete
rotto voi due!! Non intromettetevi più nei miei riassunti e
ora andiamo avanti
con la storia!! >
<
……… >
<
… scusa. >
La
Yorozuya si incontrò
con il vicecomandante della Shinsengumi e il suo secondo in un modesto
locale
di Kabuki-cho.
-Allora,
com’è andato il
viaggio nello spazio?- domandò Okita.
-Non
fare domande inutili,
Sogo. Non hai seguito il riassunto?-
-No
Hijikata, avevo da
fare.-
-Sfido
chiunque a capire
qualcosa da quel riassunto…- commentò Shinpachi
-Comunque, è stato del tutto
inutile, nessuno è riuscito a decifrare quel messaggio.-
-Mh,
a proposito.- iniziò
Gin posando il cucchiaio nella coppa mezza vuota di parfait al
cioccolato
-Abbiamo
incontrato i
banditi amanto che ci han fatto perdere il treno per Nagoya.-
-Ah
sì?- si interessò
Toshi.
-Ce
l’avevano proprio con
voi!! Vi han seguito addirittura nello spazio!-
-Si
fanno chiamare ‘Shi to
hakai’ e lavoravano per qualcuno che non ci vuole tra i
piedi.- continuò il
tuttofare.
-Da
come parli deduco che
li avete sistemati a dovere.-
-Tutti
tutti!!- esclamò
Kagura alzando la faccia impiastricciata di panna e gelato.
-Chi
li ha mandati?
Takasugi?- chiese Okita.
-No,
non è il tipo… anche
se Katsura mi aveva detto che si era alleato con gli
Harusame…- aggiunge
soprapensiero Gintoki.
Tutti
si voltarono verso
di lui, tranne Kagura, troppo occupata a mangiare.
-Cosa…?!-
-E
ce lo dici adesso!!??-
sbraitò Shinpachi.
-Eh?
Be’, non credevo fosse
così importante! Infondo non li abbiamo più
incontrati, no?!- ribatté lui.
-…..
quel tizio ha frequenti contatti con Katsura
Kotaro, il terrorista capo
del gruppo Joi, e ne parla come se fosse la cosa più
naturale di questo mondo.-
pensò sconcertato Hijikata, coprendosi il volto con una
mano.
-Conoscete
pure i pirati
dello spazio?!- si meravigliò Sogo.
-Sì,
una volta siamo stati
implicati in una brutta faccenda cn quei loschi tipi.- disse Shinpachi.
-E
come solito è toccato a
me risolvere tutto!!- Gin diede un pugno in testa al ragazzo seduto
accanto a
lui.
-Ahio!
Non ci siamo certo
fatti prendere apposta, che credi!! Ci avevano pure drogati quella
volta, nn è
stata una passeggiata!-
-Oh
no, nemmeno per me!!
Sai che volo mi ha fatto fare quel fanatico cos player!? Mi ero fatto
molto,
molto male!!!- ribatté Gin trattenendo la testa
dell’altro quasi contro il
tavolo.
-Allora
eri tu il samurai
che ha aiutato Katsura contro gli Harusame!! Incredibile!!-
esclamò Sogo sempre
più stupito.
-Sentite
un po’ voi, non
mi importa nulla degli Harusame al momento! Credo che questa faccenda
sia
decisamente più importante!!- sbraitò Hijikata
picchiando un pugno sul tavolo
per attirare a sé l’attenzione e farli stare zitti
-Aaah…- sospirò -Noi abbiamo
parlato con lo Shogun.-
Shinpachi
si sistemò per
bene gli occhiali sul naso -Com’è andata?-
-Abbastanza
bene, diciamo
così…- il vicecomandante si accese una sigaretta
-Abbiamo tenuto la bocca
chiusa su Takasugi, ma… ho la sensazione che lo Shogun
sappia qualcosa.-
Gintoki
ascoltò
attentamente -Quindi?-
Toshiro
alzò le spalle
indifferente -Quindi nulla… non so dirti cosa ci nasconde.-
-Uff,
sei inutile
Hijikata!!-
-Ehi,
io ti sto aiutando!!
Guarda che potrei benissimo fregarmene, il mio compito è
finito più di una
settimana fa!!-
-Non
avete scoperto
nulla…?- continuò Shinpachi, ignorando le
frecciate che si mandavano Gintoki e
Hijikata.
Sogo
scosse il capo -Nulla
di che… non so se vi interessa, ma quando siamo usciti dal
castello abbiamo
incrociato un Tendoshu.-
-Eh?
Un Tendoshu…? Scusa,
ma questo cosa c’entra?-
-E
io che ne so… non avevo
altro da dire.-
-……..-
Shinpachi rimase
spiazzato.
Gin
interruppe la
discussione, interessandosi alle parole di Okita. -Tendoshu hai detto?
Non sono
quelli del Bakufu?-
-Sì,
loro. Ormai comandano
quelli a Edo, non lo Shogun…-
Gintoki
restò in silenzio,
con lo sguardo perso nel vuoto.
-…
ti sei incantato, Gin?-
Kagura gli passò una mano davanti alla faccia.
-È
caduto in catalessi.
Troppi zuccheri…- disse pacato Toshi
-Ma
non si cade in
catalessi per troppo zucchero!!!!- sbraitò Shin.
-Nh…?
Che c’è?-
-Tu
incantato, Gin.-
-Aah,
basta.- il samurai
si alzò -Sono stanco, torniamo a casa.-
-Ma….
va bene.- acconsentì
dopo Kagura.
-Ci
vediamo, Hijikata.-
salutò Shinpachi seguendo i suoi amici. -Grazie ancora.-
-Vedete
di non cacciarvi
in situazioni più grandi di voi.-
-Troppo
tardi, tossico!-
gli rispose Gin uscendo dal locale.
-Bastardo!!!-
gridò il
vice verso la porta. -Tsk… deve sempre avere
l’ultima parola!-
-Ammettilo
Hijikata, anche
tu ti preoccupi per loro!- lo punzecchiò Okita.
-Neanche
un po’!!!
Sparisci se non vuoi morire, Sogo!!-
-Va
bene, va bene! Come
sei irascibile, Hijikata!- si alzò dal tavolo -Davvero,
dovresti andare da un
analista… fanno miracoli!-
-Te
ne vuoi andare!!??-
Toshiro gli lanciò dietro il posacenere, mancandolo per un soffio, ma
facendolo scappare a gambe
levate in strada. -Uff… - sbuffò.
Una
cameriera gli si
avvicinò -Scusi signore, avete finito?-
-Eh?
Sì, certo…-
-Allora
ecco a lei.- e con
un bel sorriso gli porse il conto.
Toshi
restò in silenzio
alcuni secondi a fissare il foglio di carta stampato a macchinetta con
tutti
quei numeri. Una vena in fronte cominciò a pulsargli sulla
fronte -…… che figli
di… mi hanno fregato!!!!-
-Ora
cosa facciamo, Gin?-
domandò Shinpachi poco dopo aver lasciato il bar.
-Ce
ne torniamo a casa…-
rispose con la più totale indifferenza massaggiandosi il
collo.
-E
con quel codice?-
-Mettiamo
annuncio!
Qualcuno si farà vivo!-
-Sì,
bell’idea Kagura.-
commentò con sarcasmo Shinpachi -Così ci
ritroviamo il Kiheitai sotto casa!!-
-Io
almeno proposto!!-
Gin
sbuffò -Tanto dovremmo
batterci ancora contro si loro, è inevitabile. Un classico
di manga e anime.-
-Preferirei
comunque
evitarlo…-
-Come
ponti sospesi nel vuoto,
Gin?-
-Esatto
Kagura! In ogni
manga prima o poi i protagonisti devono raggiungere un luogo isolato
collegato
con il resto del mondo solo tramite un ponticello di legno marcio e
corda,
striminzito, vecchio di due secoli, che resta intatto fino a quando tu
non ci
metti il piede sopra e inevitabilmente si disintegra facendoti
precipitare nel
vuoto!!!-
-Significa che anche noi
precipiteremo nel vuoto!!??- gridò
Shinpachi
-Non
disperare, ragazzo! I
protagonisti fortunati trovano sempre il modo per salvarsi!-
sentenziò Gin arrivato
all’agenzia tutto fare, iniziando a salire le scale seguito
dai due.
-Ti
pare che noi siamo
fortunati, Gin?!?-
Prima
di entrare in casa
Gintoki si bloccò davanti all’ingresso
-Ehi… la porta è socchiusa.-
-E
allora? Ti sarai dimenticato
di chiuderla, oppure Otose e Chatrine stanno cercando qualche spicciolo
per
l’affitto.- spiegò Shinpachi che non era per nulla
turbato.
-Aah!!
Se ci sono ladri?!-
-Kagura
potrebbe aver
ragione!- subito Gin brandì la bokuto appiattendosi contro
la parete,
-Magari
essere in tanti!-
Kagura lo imitò -E stanno soqquadrando tutta casa!!-
-Si
dice mettere a
soqquadro!! E poi mi spiegate cosa c’è
là dentro da rubare?!- sbraitò Shin
-State esagerando, come sempre!!-
-……
il latte alla
fragola.-
-Eh?-
il giovane Shimura
guardò perplesso Gin che era diventato improvvisamente serio.
-Potrebbero
rubare il
latte alla fragola.-
-O
i miei sukombu!-
-Oddio
no…- Gin serrò la
presa sulla spada di legno -Tutti i miei numeri di Jump!!-
-Ma le sentite le cretinate
che dite!!?? Solo a voi importa di
quelle cose!!-
Kagura
guardò seria
Shinpachi -Anche tu hai cose preziose in casa.-
-…
eh? Cosa?-
improvvisamente Shinpachi realizzò -I miei CD di Otsu!!!-
-Bravo,
vedo che tu
arrivato finalmente!-
-Per
non parlare di
Sadaharu… è grande e grosso ma dei criminali
professionisti potrebbero essere
riusciti a neutralizzarlo! O peggio!! Lo porteranno con loro nei
prossimi
furti!!- continuò Gin lasciando vagare la fantasia.
-Sadaharu!!!-
esclamarono Kagura e Shinpachi colti dal terrore.
-Ora
basta!!- Kagura
scansò Shinpachi e con un calcio volante sfondò
la porta d’ingresso -Giù le
mani da Sadaharu!!!-
-Kagura!!-
-Aspetta!!-
-Yaaah!!!-
la ragazza
entrò di volata in casa, atterrando con il poderoso calcio
uno degli intrusi.
Gin
e Shinpachi la
raggiunsero subito -Kagura!-
-Tranquilli,
l’ho steso!-
poi si guardò attorno -Dove sei Sadaharu!?- e
andò a cercarlo.
I
due samurai guardarono
la persona stesa a terra.
-…
Gintoki, ma questo…-
-…
è Zura!!-
-Certo
che siete proprio
tre scemi-. Commentò Katsura seduto su uno dei due divani,
accanto ad
Elizabeth, con una borsa del ghiaccio in testa.
-Ah
sì?! Siamo noi gli
scemi, eh?! Mai sentito parlare di proprietà privata??-
sbraitò Gintoki seduto
con Shin e Kagura sul divano di fronte.
-Vi
stavamo aspettando.-
-Restare
fuori no eh?!?-
inveì Shinpachi -Non si entra nelle case altrui
così!!-
-Quanto
la fate lunga! È
più di una settimana che vi cerco, che fine avete fatto, si
può sapere?-
-Abbiamo
avuto un lavoro
impegnativo.- spiegò Gin -Anzi, non abbiamo ancora finito,
per cui non rompere
Zura!-
-Non
sono Zura, il mio
nome è Katsura!! E che lavoro sarebbe che vi occupa
così tanto tempo?-
Gintoki
sbuffò -Nulla di
interessante… lo Shogun ci ha chiesto un favore.-
Zura,
stupito, si sporse
in avanti -Lo Shogun?!? Lavorate per lo Shogun?!-
-Solo
perché paga bene!-
disse Kagura.
-Gintoki,
da te non me
l’aspettavo proprio…-
-Hai
sentito Kagura, no?
Paga bene.-
-Posso
sapere cosa vuole
lo Shogun da voi?-
-Ci
ha detto di trovare
spada Kusanagi!- rispose prontamente Kagura.
-Zitta!!-
sbraitarono Gin
e Shinpachi.
Katsura
assunse
un’espressione pensierosa -Kusanagi… la spada
divina?-
-See,
see… e devo dire che
per essere solo una leggenda ci sta causando non pochi problemi.-
-Cosa
ci vuole fare
Tokugawa con quella spada, Gintoki?-
-Ha
detto che vuole
riscattare il potere dei samurai.-
Lo
guardò sorpreso -Lo
Shogun ha ancora il suo onore… be’, non
l’avete ancora trovata?-
-Secondo
te saremmo qui?!-
gli fece notare con poco tatto il tuttofare -Per fartela breve nella
copia
custodita a Nagoya abbiamo trovato uno strano indizio.-
-Sarebbe?-
Gin
gli porse il frammento
cartaceo -Questo qui.-
-È
scrittura amanto? Non
sapete cosa ci sia scritto?-
-No,
non siamo riusciti a
decifrarla.- spiegò Shinpachi.
Zura
lo osservò meglio
-Sembra strappato.. il messaggio, o qualsiasi cosa sia, sembra
interrotto.-
-Sì…
l’altra parte ce l’ha
Takasugi.-
-E
ora cosa c’entra
Takasugi?!?- sbottò sempre più confuso Katsura.
-Anche
lui sta cercando
quella spada.-
-Questa
storia è sempre
più complessa. Avevo sentito che Takasugi era occupato in
qualcosa di grosso
con i suoi uomini, ma non avrei mai pensato che si fosse messo a dare
la caccia
ad una leggenda.-
-È
molto probabile che
anche lui lavori per qualcuno.- disse Gin.
-Solo
che non sappiamo
chi…- disse Shinpachi.
Katsura
posò il foglietto
sul basso tavolino -Magari lui ha tradotto il resto del
messaggio…-
-Qualsiasi
cosa ci sia
scritta, Takasugi cercava proprio questo.-
-Infatti,
Shinpachi.-
-Non
avete altra scelta,
allora.- Zura incrociò le braccia al petto -Incontratevi con
Takasugi e
risolvetevela voi.-
-Secondo te ci da retta!?!-
sbraitarono i tuttofare.
-Non
so se te ne sei reso
conto l’ultima volta, ma quello lì non si fa tanto
scrupoli a staccarci la
testa!!-
-Scusa
tanto, Gintoki!! La
mia era solo un’idea!!-
-Invece
che sparare
cretinate tieni la bocca chiusa!!-
-Tu
sei l’ultimo che deve
farmi la predica! Io le cretinate le dico, tu le metti in pratica!!-
-Allora
lo ammetti!!-
-Ma
mi stai a sentire?! Ti
insulto e non dici nulla!!-
-Ormai
ho deciso di
ignorarti, Zura!-
-E
perché continui ad
urlare?!? E poi il mio nome è Katsura, non Zura!!-
Mentre
i due se ne
dicevano di ogni, Elizabeth attirò l’attenzione di
Kagura e Shinpachi con un
cartello
I
ragazzi si scambiarono
uno sguardo perplesso.
-Una
matita? Va bene, un
attimo solo.- Shinpachi si alzò andando a prendere una
matita dal portapenne
sulla scrivania e la portò ad Elizabeth -Ecco!-
-Lei
la impugnò e avvicinò
il pezzetto di carta sul tavolo, tutto sotto lo sguardo confuso dei
ragazzi.
Restò
un istante in
silenzio ad osservare la scrittura incomprensibile, poi, come colta da
un
improvviso lampo di genio, si mise a scribacchiare.
-Nh?-
-Schinpachi…
cosa sta
facendo?-
-Io…
non lo so. A meno
che…- anche il ragazzo venne colto da un lampo di genio
-Ah!! Gin!! Gintoki!!-
lo chiamò a gran voce per farsi sentire oltre il litigio con
Zura.
-Che
c’è?!- sbraitò
irritato.
-Elizabeth!!-
Gin
e Katsura si voltarono
verso l’animale amanto rimanendo immobili a fissarla.
-E-elizabeth…
tu…- Zura
era senza parole.
Appena
finì di scrivere
porse il foglio di carta al capo tuttofare al quale si affiancarono
subito Shin
e Kagura.
-Che
ha scritto?!- chiese
trepidante Kagura.
-È…
una coordinata, anzi
mezza…-
Katsura
guardò incuriosito
Elizabeth e poi Gintoki -Una coordinata? E di cosa?-
Gintoki
lo guardò
sconcertato -Zura, non fare domande stupide!-
-Ehi,
ehi, aspettate un
momento! Noi ci siamo fatti mezzo universo precipitando su un pianeta
alieno,
abbiamo combattuto contro una dannata banda criminale
spaziale… e adesso
scopriamo che l’unica in grado di tradurre quel messaggio
è Elizabeth!!??!!-
-Shinpachi,
fossi in te mi
stupirei poco.- disse Gin.
-Ma
non ha senso!!
Comincio a pensare che l’autore ci prova gusto a metterci nei
casini!!-
-Ma
dai?!- fecero coro Gin
e Kagura.
-Uffa…-
Shinpachi si
lasciò andare sul divano ormai depresso.
-Ora
dobbiamo capire cosa
indicano queste coordinate.- Gin si volse all’amico -Zura,
hai una mappa?-
-Gin,
non fare domande
stupide!- rispose rinfacciandogli le sue stesse parole.
-Già,
da te pretendo
troppo…-
-Quella
può essere
coordinata di tesoro nascosto!!- esclamò Kagura.
-Non
dire fesserie,
ragazzina!- sbottò Katsura -Cosa centra un tesoro con la
spada Kusanagi?!-
Improvvisamente
Gin e Shinpachi
vennero colti da un’idea lampo, nel più puro stile
‘Detective Conan’ -Ma certo,
un tesoro!!-
-Eh?-
Kagura li guardò
confusa -Ho ragione?-
-Sì!
In un certo senso è
proprio un tesoro che dobbiamo trovare!-
-Un
tesoro divino!!-
-Pensaci,
Zura! Cosa si sa
della vera Kusanagi?! L’ultima informazione che abbiamo!-
Il
samurai restò un attimo
in silenzio, ad occhi chiusi, riflettendo -La spada divina originale
venne
irrimediabilmente persa in mare nella battaglia Dan-no-ura tra il clan
Heike e
il clan Minamoto.-
Gin
sbandierò davanti al
volto dell’amico il pezzo di carta -E questo lo abbiamo
trovato nella copia
della spada custodita al tempio di Nagoya!- sfoggiando un sorriso
sornione.
-No,
impossibile! Non dire
cavolate, Gin! Quella… non può essere la
coordinata per trovare la vera
Kusanagi!!-
-E
perché no?- sorrise
Gintoki.
Katsura
rimase spiazzato;
non riuscì più a spiccicare parola di fronte a
quella rivelazione inaspettata.
-Gintoki…-
lo richiamò
Kagura.
-Cosa
c’è?-
-Se
spada si trova in mare
noi come la raggiungiamo?-
-Ehm…
a questo non avevo
pensato…-
Katsura
riacquistò la sua
solita sicurezza e guardò l’amico con un
sorrisetto spavaldo -A questo posso
rimediare io.-
Tempo
ventiquattrore e i
seguaci di Katsura Kotaro, capo del movimento Joi per
l’espulsione degli
amanto, procurarono al loro leader una sicura imbarcazione che
lasciò il porto
di Edo verso sud-est. Anche se la coordinata era incompleta, fu
abbastanza
facile capire dove dirigersi: la battaglia Dan-no-ura fu combattuta in
mare,
per cui l’originale spada divina, doveva trovarsi da qualche
parte nelle vaste
acque, indicata da quella coordinata approssimativa.
I
tre tuttofare stavano in
coperta, seduti su apposite panche, aspettando di concludere quel
viaggio.
-Non
avremmo dovuto
avvertire lo Shogun di questa scoperta? O almeno la Shinsengumi?-
chiese
Shinpachi a Gintoki.
Lui
continuava a fissare
l’acqua che si infrangeva contro la chiglia in legno,
spumeggiando -No… non fa
nulla.- poi volse lo sguardo alla ragazza accanto -Kagura non sporgerti
troppo
o finirai con il cadere in mare!-
-Non
cado!!- ribatté lei.
Katsura
li raggiunse
-Ammettilo Gintoki, non riesci a fidarti del tutto dello Shogun
Tokugawa.-
Il
tuttofare esitò un
attimo a rispondere -Non è questo… dello Shogun
posso anche fidarmi, ma è al
resto del Bakufu che non riesco a dare fiducia.-
Shinpachi
soppesò le
parole dell’amico -Il resto del
Bakufu…?-
-Ovvio,
ormai sono tutti
amanto quelli che controllano il nostro Paese!-
-Già…-
disse Kagura -I
Tenkoshu.-
-…
Tendoshu!!- la riprese Shinpachi.
-Quelli
controllano anche
la Shinsengumi. Avete collaborato con loro, no? sicuri di potervi
fidare?-
-Saranno
pure controllati
dal Bakufu Zura, ma loro rientrano in quel cerchio ristretto di persone
fidate.- rispose Gin con un mezzo sorriso.
Annuì
comprensivo -Va
bene, ho capito Gintoki.-
-Katsura…-
lo chiamò
Shinpachi, decisosi finalmente ad esporre quel pensiero che si portava
dentro
dall’inizio del viaggio -Non era necessario che venissi anche
tu. Insomma,
grazie per l’imbarcazione, però non sei coinvolto
in questa faccenda, e…-
-E
poi c’è Takasugi.- lo
precedette -Non devi preoccuparti, Shinpachi. Non l’ho mai
considerato un mio
compagno al tempo della guerra e di sicuro non inizierò ora.-
Gintoki
alzò una mano
distratto, ritornando a fissare le onde -Vale anche per me.-
Shinpachi
lo guardò
gravemente. Non era molto convinto di quell’affermazione.
Un
marinaio si avvicinò al
gruppo -Katsura!!-
-Cosa
c’è?-
-Abbiamo
quasi raggiunto
la coordinata che ci hai dato, anche se non è
precisa…-
-Bene,
è una buona
notizia, no? Perché sei così agitato?-
-Sulla
traiettoria c’è una
piccola isola vulcanica…-
-Quindi?
C’è pericolo di
un’eruzione?-
-Di
quello non ne siamo
del tutto sicuri, ma c’è una… una nave
spaziale approdata.-
-Una
nave spaziale, dici?-
Katsura guardò Gintoki, che si voltò verso di lui.
-Dieci
a uno che si tratta
di Takasugi.-
Katsura
abbozzò un sorriso
-Non sei mai stato fortunato con le scommesse.-
-Già,
ma questa volta ho
la totale certezza della vittoria, anche se non la considero
un’opera della Dea
Bendata.-
-…
già…- il samurai si
voltò al sottoposto -Fate rotta verso quell’isola,
ma dobbiamo essere
invisibili all’altra nave!-
-Sìsignore!!-
La
Yorozuya riuscì a
salire a bordo della nave spaziale ancorata nei pressi
dell’isola vulcanica.
La
loro imbarcazione era
poco distante, nascosta alla vista da uno sperone di costa e dalla
nebbia. Il
ponte sembrava deserto, magari non era nemmeno la nave del Kiheitai e
quella
era solo una fortuita coincidenza… ormai ci si aspettava di
tutto da quest’anime.
-Ora
che siamo qui?-
-Cosa
facciamo?- chiesero
Shinpachi e Kagura.
-Be’,
adesso… ehm…-
-Non
ne hai la minima
idea, vero?-
-Ma
no… è che, insomma…-
Dei
passi, lenti e calmi,
interruppero il balbettio del samurai tuttofare. Tutti si voltarono
verso la porta
che conduceva sottocoperta, tramite una rampa di scale.
-Che
facciamo?! Arriva
qualcuno!!-
-Sei
tu il capo! Devi
prendere in mano la situazione, Gin!!-
Un
uomo uscì da quella
porta, tenendo le mani in tasca del lungo e scuro cappotto che
indossava, fischiettando
un allegro motivetto e messa a tracolla portava una shamisen.
Superò Gintoki,
Kagura e Shinpachi senza battere ciglio, continuando a camminare sul
ponte fino
ad arrivare al parapetto in legno. Forse non li aveva proprio visti,
indossava
anche degli occhiali da sole.
I
tre rimasero immobili, a
fissare quello strano individuo, parlando tra di loro a bassa voce.
-Gin…
chi è quello?-
-E
come faccio a
saperlo!!- poi si rivolse al ragazzo -Shinpachi, tutto ok? Hai una
faccia…-
-Sì
Gin, è solo che… che io
quel motivetto lo conosco.-
L’uomo
smise di
canticchiare, si tolse le grandi cuffie che gli coprivano completamente
le
orecchie appendendole al collo e si voltò verso i tuttofare
-Salve.- li salutò,
lasciandoli spiazzati -Così siete voi le persone che tentano
di ostare i nostri
progetti.-
-Ehm…
mi sa di sì.-
-E
dunque, anche voi siete
riusciti a decrittare il messaggio rinvenuto nella copia della sacra
lama, ma
ditemi…- fece qualche passo avvicinandosi a loro -Dove siete
stati tutto questo
tempo? Non avere vostre notizie ha causato ansietà nei
nostri animi.-
I
tuttofare si scambiarono
uno sguardo perplesso -Ma come diavolo parla questo…?- si
domandò Gin.
-Anche
tu sei un uomo di
Takasugi? Chi sei?- lo interpellò Shinpachi.
-Sì
può dire di sì, ma è
scortese imporre domande senza essersi neanche presentati con cortesia.-
Un’altra
volta il
linguaggio forbito di quel tizio li spiazzò -Noi siamo
l’agenzia tuttofare di
Edo. Ora tocca a te.- disse Gin.
-Piacere
di conoscervi,
agenzia tuttofare di Edo.- fece un lieve e cordiale inchino -Il mio
nome è
Bansai Kawazami.-
-Bansai… perché questo nome
non mi è nuovo…- pensò
Shinpachi.
-Bene,
Bansai. Takasugi ti
ha lasciato qui tutto solo?- continuò il samurai con ironia.
Kawazami
restò un istante
a fissarlo in silenzio -Dovete scusarmi, non è mia
consuetudine agire in
maniera così sgradevole non dando risposta ai quesiti, ma
è da parecchio tempo
che auspico incontrarvi.-
Gin
alzò un sopracciglio
perplesso -Auspi… che??-
-È cosa che si mangia?-
-…
no, Kagura.-
-In
particolar modo
desideravo incontrare te, Sakata Gintoki.-
-Oh,
davvero? Guarda che
se hai bisogno di un tuttofare basta dirlo; se paghi, siamo
disponibilissimi.-
-Ad
esprimere
correttamente il mio pensiero sarebbe più consono dire che
tenevo tanto ad
incontrare il Demone Bianco.-
Dal
suo volto sparì ogni
briciolo di ilarità e rimase ad osservare Bansai con una
serietà e una
freddezza paurose, riflesse nelle iridi color rubino.
Shinpachi
e Kagura volsero
lo sguardo all’amico.
-Vi
ho osservati
combattere, tu e Kotaro Katsura, quando Nizo aveva ormai perso il
controllo di
Benizakura, e ho trovato conferma riguardo a ciò che
Takasugi mi aveva
riferito. Desidererei poter incrociare la mia spada con la tua.-
-Tsk!!
Tu solo gran
sbruffone!!- inveì Kagura puntandogli contro
l‘indice della mano destra.
-Mi
dispiace deluderti, ma
non ho la minima voglia di affrontarti. Ora, se vuoi
scusarci…- Gin si
incamminò senza degnarlo di altra attenzione.
Riuscì solo a fare pochi passi.
Rapido di riflessi brandì la bokuto al fianco, senza
però riuscire a
sfoderarla. Bansai era davanti a lui, katana sguainata per fendere,
arrestata
dalla prontezza e dal sangue freddo -È
stato veloce.. troppo veloce!-
-Ah!
Gin!!-
Colti
di sorpresa
Shinpachi e Kagura si allontanarono di un passo.
-Me
ne mortifica apparire
scortese e prepotente, ma non mi è possibile farvi
allontanare.-
-Tsk…
non molli mai, eh?
Kagura, Shinpachi! Voi andate mentre io mi occupo di questo damerino!!-
ordinò
senza distogliere lo sguardo dal suo avversario.
-Sì!-
Kawazami
Bansai diede un
forte colpo con l’elsa della katana all’addome di
Gintoki, poi scattò verso i
due ragazzi rinfoderando la spada.
-Ugh!!-
-…
aah! La-lasciami!-
-Shinpachi!!-
Gin
alzò lo sguardo
-Shin!! Chi diavolo è questo!? Da
dove è
saltato fuori?!-
Bansai,
con la sua
shamisen, aveva immobilizzato il giovane Shimura alla gola.
-Gi-gintoki!-
Sfoderò
completamente la
bokuto avvicinandosi -Ehi, lascialo stare. Volevi combattere contro di
me, no?
Eccomi, sono qui!-
-È
un vero peccato che non
ci sia anche Katsura.- poi Bansai guardò Shinpachi -La tua
canzone… assomiglia
molto a quella che stavo ascoltando poc’anzi.-
Il
ragazzo lo guardò
confuso -Canzone…?-
-Cosa sta dicendo tizio strambo? Canzone di Shin?!
Da quando spalla ha
canzone tutta sua?!- pensò Kagura.
-Quella che arma è?-
-Anche
se lo lasciassi,
ormai non potreste fare nulla.-
Dei
potenti riflettori
illuminarono la nave, rivelando dozzine e dozzine di uomini armati che
accerchiavano i tuttofare, come se fossero usciti dalla nebbia,
dissipata dal
bagliore improvviso.
-Da
dove spuntano fuori
questi??- sbraitò Kagura.
Gin
si guardò intorno
irritato -Mai una volta che vada bene…-
Takasugi
Shinsuke si fece
largo con gli altri due membri del Kiheitai al seguito -Gintoki, ancora
tra i
piedi…-
Lui
si voltò verso il
vecchio compagno d’armi -Dì al maggiordomo di
liberare il mio assistente.-
-Con
calma, con calma,
quanta fretta.- abbozzò un sorrisetto.
-Ahah!-
rise sprezzante
Sajima -Siete arrivati tardi, tuttofare da quattro soldi!-
-Taci,
racchia!!-
l’apostrofò Kagura.
-Ma perché… ci devo andare di
mezzo sempre io?!- si rammaricò
Shinpachi.
-Credevo
non avresti mai
tradotto il messaggio, anzi… Ahahahah!! Non immaginavo che
l’avresti trovato!!-
rise di gusto Takasugi.
-Chi
sono, il più
cretino?? Era inevitabile che ci saremmo rivisti, ma tenderci
un’imboscata
così… è davvero patetico, Takasugi!-
Calmò
la risata -Tanto… è
tutto inutile, Gintoki.- lo guardò con
un’espressione di scherno -È troppo
tardi per la spada Kusanagi.-
Il
samurai non distolse
per un solo istante lo sguardo da lui… non ci riusciva. Non
riusciva a
trattenere la rabbia che gli scorreva dentro, come sangue nelle vene.
Non
riusciva ad impedire al cuore di battere così veloce,
diffondendo quell’ira
come un veleno in tutto il suo corpo ad una velocità
impressionante… se ne
sentiva pervaso, avvolto completamente… non riusciva a
tenere a bada il demone.
Ma
ora il demone era
ancora a cuccia… non si era ancora svegliato del
tutto… e con la mente lucida
esaminò attentamente la figura di Takasugi e sotto
l’abito finemente decorato
che portava sulle spalle, appese alla cintola del kimono bordeaux,
v’erano due
spade. Tutto gli fu subito chiaro -…. No!- gli
uscì di getto.
Takasugi
sorrise. Il
sorrisetto beffardo e provocatorio non se ne era mai andato dal suo
volto, ma
vedendo l’espressione stupita e scossa dell’altro
si accentuò ancora di più -Te
l’ho detto… sei arrivato tardi, Gintoki.-
Strinse
la presa sulla
bokuto -Dove diavolo è Katsura?!-
-Non
lasciare quel
ragazzo, Bansai.-
-Come
vuoi Shinsuke, anche
se non sono in grado di garantirti la sua morte.-
-Non
ci sn problemi, a
questo rimedio io.- sguainò la sua katana.
-Sta
fermo Takasugi!!-
inveì Gintoki.
Gli
rivolse il solito
sorrisetto spavaldo -Che c’è, Gin? Sei nervoso?
Uhuhuh… Ti propongo una
scelta.- tacque per un istante, studiando l’espressione
dell’altro. Er davvero
divertito -La leggendaria Kusanagi, o la vita del tuo assistente?-
Shinpachi
avvertì la punta
dell’arma premuta sulla sua schiena. Fredde gocce di sudore
gli imperlarono il
volto. Chiuse gli occhi.
-Takasugi,
sei un
bastardo!- ringhiò Gin a denti stretti.
-Mi
pare una scelta
facile, Gin. Mostrati per ciò che sei, mostrami i tuoi
artigli!-
-Stupido!!
Gin non lascerà
morire Shinpachi!!- esclamò Kagura.
-Non
il demone che conosco
io…-
-Mi
sembrava di avertelo
già detto…- digrignò i denti chinando
il capo -Non mi conosci affatto!!- fissò
truce il criminale e scattò verso di lui.
-Ti
sei rammollito,
Gintoki!!- Takasugi ritrasse il braccio per fendere la schiena del
ragazzo, ma
la lama cozzò contro l’ombrello di Kagura, che si
era messa in mezzo.
-Tu
non tocchi Shinpachi!!-
-Tsk…!!-
Gin
deviò all’improvviso,
arrivando al fianco di Bansai, pronto a dargli una stecca pauroso
capace di
spezzargli qualche costola.
Gli
ottimi riflessi di
Bansai gli permisero di parare il colpo sfoderando la sua spada -Sei
aggressivo.-
-Vedi
ora, come divento
aggressivo!!- afferrò con una mano il collo della shamisen
che teneva bloccato
Shinpachi, e la spezzò con un colpo secco.
Il
ragazzo cadde a terra,
con le mani alla gola, affamata d’aria.
-Allontanati
Shinpachi!!-
ordinò Gintoki.
Lui
si alzò incespicando,
facendo qualche passo, ma subito Sajima gli fu addosso -Dove credi di
andare?!-
sfoderò le sue pistole.
-Waah!-
-Levati,
ragazzina!-
-Che
te ne fai di due
spade? Dai una a me!!- Kagura allungò la mano per afferrare
la Kusanagi,
sistemata al fianco dell’uomo.
Questi,
intuendo il gesto,
si mosse e riuscì a ferirla al braccio destro.
-Aah!-
Kagura si allontanò
di qualche passo.
-Finalmente
possiamo
scontrarci, Demone Bianco.- disse Bansai.
-Non
me ne frega niente di
te!!-
-Trovo
curiosa la tua
predilezione di servirti una umile bokuto. Riesci a debellare i tuoi
nemici con
quest’arma?-
-Credimi,
l’importante non
è il materiale della spada!-
Gintoki
teneva fermo
Bansai parando il suo fendente, ma doveva ammetterlo, faceva fatica a
tenerlo a
bada. Era un vero avversario, uno che non scherza… un nemico
temibile.
-Non
hai scampo con me,
pidocchio!!-
-Pidocchio
a chi?!?-
Shinpachi brandì la sua spada di legno muovendola contro
Sajima.
Lei
balzò indietro
evitando il colpo e sparò contro il ragazzo due proiettili
rossi.
-Ah!!-
un colpo riuscì ad
evitarlo, l’altro lo
ferì di striscio ad
una mano -Maledizione!-
Takasugi
si rivolse al suo
compagno -Hanebata! Va sottocoperta e fa partire la nave!-
-Ci
penso io, Takasugi.-
lo stratega scese sottocoperta.
-Questa nave non deve schiodarsi da qui!
Kagura!! A Takasugi ci
penso io, insegui quel tizio!!-
-Agli
ordini, Gin!!- la
ragazza Yato scattò all’inseguimento di Hanebata.
-Shinpachi!!
È tutto ok??-
-Sì
Gin! Sto bene!-
rispose senza distogliere lo sguardo dall’avversaria.
Bansai
aveva osservato
tutto -Gintoki, stai fronteggiando me, come puoi ponderare di
raggiungere
Takasugi?-
-Fidati
che un modo lo
trovo!- si allontanò con una spinta.
-Da
solo non ce la farai
mai!- la voce giunta alle sue spalle lo fece voltare di scatto. Sul
parapetto
opposto stava Katsura a spada tratta, con buona parte dei suoi uomini
del
gruppo Joi.
-Zura!!
Finalmente!-
-Non
sono Zura, il mio
nome è Katsura!-
-Allora
ci sei anche tu,
ma che bella rimpatriata!- disse con sarcasmo Shinsuke.
-Non
complicarmi le cose,
Takasugi.-
-Siete
voi che vi mettete
sempre in mezzo.-
-Katsura!!-
gridò
Shinpachi -La nave sta per partire, muovetevi!!-
-Taci,
quattrocchi!!!-
Sajima, in preda ad un attacco isterico, scaricò quasi tutto
il caricatore sul
povero Shinpachi.
-Waaah!
Ma sei
impazzita!!??-
-Uomini…-
disse Katsura
-Scatenate l’inferno!!-
-Vuoi
farci denunciare per
plagio!!!!???- sbraitò Gintoki, mentre Katsura e i suoi si
riversarono sul
ponte pronti a combattere.
-Non
devi distrarti,
Demone Bianco.-
-Cos…?
Ugh!- fece in tempo
a spostare lo sguardo su Bansai che gli fu di nuovo addosso. Si difese
il
torace cn le braccia, inevitabilmente ferite dal colpo
dell’altro. -Bastardo!-
-Non ho tempo da perdere…-
approfittando della confusione Takasugi
aggirò il ponte, arrivando dalla parte opposta della nave,
ma inaspettatamente
si ritrovò di fronte Katsura.
-Credi
davvero che ti
lascio andare così?-
-Zura…-
lo guardò irritato
-Ti sei fatto coinvolgere anche tu nella follia di Gintoki?-
-Follia?
La tua è follia.
Ti sei bevuto il cervello!!-
Il
ghigno sul volto del
criminale si accentuò sempre più fino a scoppiare
in una risata -Ahahah!! Ma
davvero, Zura?! Te l’avrà detto Gin, che lavora
per lo Shogun, no? Vuole
ripristinare l’antico onore dei samurai….
Uhuh… Ahahahahah!!! Non sembra anche
a te ridicolo?!-
Katsura
lo fissava serio,
inespressivo in volto.
-È
troppo tardi!! È
decisamente troppo tardi!-
-Tu
perché vuoi tanto
quella spada, allora?-
-Uh!
Mi dispiace, ma sono
informazioni riservate, Katsura…-
-Qualsiasi
cosa sia, di
sicuro è una pessima idea lasciartela.- impugnò
saldamente la sua katana.
-Vuoi
combattere contro di
me, Zura?-
-Il
mio nome non è Zura, è
Katsura! Vedi di ficcartelo in testa!!- si lanciò contro
l’avversario.
Kagura
raggiunse la sala
comandi dove era andato Hanebata, per azionare i motori e far volare
quella
nave. L’uomo stava già macchinando con leve e
bottoni quando lei arrivò alle
sue spalle, puntandole la canna dell’ombrello dritta alla
testa -Fermo.-
Hanebata
si bloccò, alzò
le braccia, come se si arrendesse e si voltò verso la
ragazzina, osservandola
senza mostrare una qualche espressione -Sei venuta tu per fermarmi?-
-Mio
capo detto di prenderti
e io obbedito!-
-Che
ragazzina ubbidiente.
Mi ricordo di te, ti avevamo catturata e usata come esca contro Katsura
e i
suoi, ma non aveva funzionato. Sappi che il modo barbaro di come ti
avevano
legata non l’ho deciso io, io sono contrario alla violenza
sulle donne.-
-Tu
solo stupido se credi
che belle parole fermino me! Non sono donna comune, io sono
superdonna!!-
esclamò con fervore, mantenendo la mira.
-Quindi
ora mi si pone un
problema…- restò un attimo in silenzio a
riflettere -Se mi muovo tu mi spari,
ma devo far partire la nave, come il mio capo mi ha ordinato, ma non
voglio
finire con il combattere contro di te, sei una ragazza.-
Gintoki
e Bansai erano
divisi da non più di tre metri. Entrambi immobili, ritti,
silenziosi. Si
studiavano, cercando di capire le rispettive prossime mosse.
Gin
avrebbe di gran lunga
preferito seguire Takasugi, in modo da risolvere questa storia una
volta per
tutte e poter così prendere la spada divina, ma si trovava
incastrato con
quello strano spadaccino, troppo strano eppure così abile da
riuscire a
tenergli testa senza troppi problemi. Teneva testa a lui, al Demone
Bianco…
Takasugi se li sceglie bene i suoi uomini…
-È
arrivato Katsura, e se
n’è già andato… un vero
peccato.-
-Comincia a darmi sui nervi!!-
-Sai,
Gintoki…- Bansai si sistemò
meglio gli occhiali da sole sul naso -Comincio a sentirla.-
-…
sentire cosa?-
-La
tua canzone.-
-Yaaaah!!!-
Shinpachi
corse verso Matako Sajima alzando la spada sopra la testa,
all’ultimo si spostò
al suo fianco per colpirla con una stecca, ma lei deviò il
colpo con un calcio
e puntò una delle sue pistole alla fronte del ragazzo.
Sogghignò
-Uhuhuh… sei
finito, quattrocchi!-
-Ugh!
Dannazione… mi ha bloccato la spada
a terra con il piede, nn riesco a
liberarla!- Shinpachi faceva leva per liberarsi e
allontanarsi, ma sembrava
tutto vano.
-Addio!-
Sajima premette
il grilletto, ma dalla canna dell’arma uscì solo
un rumore secco. -Ma… cosa?-
riprovò un’altra volta, e ancora e ancora, ma
nulla. -No, non è possibile!!-
Il
ragazzo restò un attimo
a fissarla incredulo, poi un sorrisetto gli apparve in volto -Hai
finito le
pallottole, idiota!!!- lasciò la presa sulla spada e prese
il polso di Sajima,
le piegò il braccio allontanandolo dalla sua testa e
sbilanciandola si riprese
la spada bloccata.
-Ehi!!
Che cavolo fai?!-
-Impari
a
sottovalutarmi!!- concluse colpendola con un colpo micidiale, che la
ribaltò a
terra.
Shinsuke
Takasugi e
Katsura Kotaro si fronteggiavano in un vero e proprio duello. Nessuno
aveva
stabilito il prezzo di quello scontro, ma era evidente, entrambi
sapevano che
avrebbero pagato con il sangue.
Le
lame cozzavano,
producendo clangore e scintille, fendenti parati e alcuni andati a
segno.
Il
destino a volte è
davvero bizzarro; due uomini, una volta compagni di battaglie e guerre,
ora si
ritrovano a scontrarsi per motivi ignoti l’uno
all’altro, per ideali simili, ma
contrastanti, per il piacere e il disprezzo di rivivere il passato.
-Ti
sei sempre schierato
dalla parte di Gintoki, Zura… ma lui per te che ha fatto?-
-Gintoki
non è cambiato.-
rispose serio.
-Tsk…
non vi capirò mai. È
finita l’epoca dei grandi ideali, è finito il
tempo in cui lo Shogun regnava! È
finito vent’anni fa.-
-Perché
dici questo? Sia
tu che io lottiamo ancora per cambiare le cose! Anche se tu lo fai nel
modo
sbagliato, Takasugi. Prendersela con l’Imperatore o lo
Shogun, non porta
proprio a niente!-
-Perché,
difenderlo porta
a qualcosa?!-
-Non
lo so, ma Gin ci
crede… o non sarebbe qui.-
-Basta,
mi hai stancato
Katsura!!- adesso fu Shinsuke a fiondarsi sull’altro per un
colpo mortale.
Katsura
bloccò la lama con
la sua, si scansò di poco a lato, ritraendo la spada e
caricando il colpo
-Basta
lo dico io!!- con
un movimento deciso e rapido delle braccia spezzò la spada
di Takasugi.
La
lama cadde a terra e il
metallico rumore riecheggiò in quello spazio e
nell’animo dei duellanti, come
se non ci fosse altro in quel momento, come se il fragore della
battaglia non
potesse più intaccarli e quell’unico suono avesse
inghiottito tutto il resto.
Takasugi
spostò lo sguardo
sull’uomo al suo fianco -Mi
ha… spezzato
la spada.- per un attimo si sentì smarrito, poi
riacquisto la sua solita
sicurezza e il suo solito ghigno -Be’, poco
importa…- lasciò andare il
moncherino metallico e pose la mano destra sul fianco sinistro.
A
Katsura su subito tutto
chiaro -Non vorrai… aspetta Takasugi!-
-E
perché? È sempre una
katana, anzi… la katana per eccellenza!- sguainò
dalla cintola la divina spada
-Che ne dici, Katsura? Sarà davvero un’arma
leggendaria?!- impugnata dopo tanto
tempo, la lama splendeva, come appena scesa dal cielo, dalle mani della
Dea
Amaterasu. Takasugi lo sentiva, avvertiva quell’immenso
potere attraversargli
l’arto e diffondersi in tutto il corpo, risvegliando
l’anima, risvegliando la
belva nera che albergava in lui.
Katsura
indietreggiò di un
passo, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla spada -Quella… è davvero Kusanagi no
Tsurugi! Ha
una forgiature perfetta, l’hanno forgiata gli Dei…
un’arma del genere nelle
mani di Takasugi… no, non voglio nemmeno pensare cosa
potrebbe fare!-
-È
incredibile, Zura…
questa leggendaria spada non è mai andata perduta!
L’ultima parte della
leggenda non è altro che una montatura, una balla!! Durante
la battaglia contro
il clan Minamoto, l’Imperatore decise di nascondere
l’originale Kusanagi, per
evitare che cadesse nelle mani nemiche, e così, una volta a
Nagoya ne hanno
plasmato una copia, in cui è stato inserito quel foglietto,
scritto da un
servitore amanto… la storia è completamente
diversa da come la conosciamo!-
spostò lo sguardo dal rivale alla spada, accentuando il
ghigno -Adesso noi
possiamo riscrivere la storia!-
-Stai
farneticando,
Takasugi…-
-Uhuhuh…
proviamo il
potere di questa arma divina!!- agitò la lama contro
Katsura, il quale balzò in
dietro per evitare il fendente, ma fu tutto vano.
Un’incredibile forza lo
travolse, lanciandolo contro la parete delle cabine che
sfondò.
-Aaah!!-
si ritrovò steso
a terra, senza spada, con il kimono sporco di sangue
all’altezza dell’addome -Dannazione…
è questo il potere della
falciatrice d’erba? Non mi ha nemmeno sfiorato eppure sono
ridotto così…-
pensò toccandosi la profonda ferita con una mano che si
tinse di rosso. Fece
leva sulle braccia per alzarsi, ma un’improvvisa fitta di
dolore lo costrinse a
star fermo
-Uugh!!-
Takasugi
arrivò davanti a
lui -Strabiliante, non è vero?-
-…
Takasugi… quella è
un’arma pericolosa… non sai di cosa sia realmente
capace…-
-Oh,
lo so bene invece! E
la userò per uccidere te e Gintoki!!- brandì la
katana con entrambe le mani
alzandola sopra la testa e la abbassò rapidamente sul corpo
inerme di Katsura.
Kagura
aveva sparato
qualche colpo ad Hanebata, evitati con abilità, tanto che
riuscì a premere un
pulsante sul pannello di controllo. Una leggera vibrazione
investì la nave
spaziale, poi i motori si accesero.
-Ora
non puoi più fare
niente, ragazzina. La nave sta partendo.-
-Bastardo,
riportaci a
terra!!!- sbraitò sparando.
-Ferma,
ferma!!! Anche
volendo non potrei, hai distrutto il pannello di comando.-
-Tu
solo imbroglione!!!
Imbroglione con complesso lolita!!-
-Io
non ho il complesso di
lolita!! Sono solo un femminista!!-
L’assurdo
litigio venne
bruscamente interrotto da un forte boato, seguito da qualcosa che
sfondò il
soffitto in legno della sala comandi precipitando tra Kagura e Hanebata.
Nel
polverone sollevatosi
si riusciva a distinguere due figure.
-Ach…
ach!!-
-Zura!!-
Kagura accorse
dal samurai steso a terra.
-Sono riuscito a spostarmi evitando il colpo, ma
Takasugi ha sfondato il
pavimento!-
-Tu
senti bene, Zura?!-
-Non
molto…-
Takasugi,
caduto in
ginocchio, si sollevò, affiancando Hanebata -Tsk…
ci siamo sollevati
dall’acqua?-
-Sì,
siamo partiti ora.-
-Bene.-
ridacchiò -Finiamo
questi scocciatori.-
-Zura!!
Nave vola!-
esclamò Kagura.
-Cosa…?
Non possiamo
continuare a combattere… resteremo intrappolati o
uccisi… ugh!-
-Fermo,
tu non deve
muovere!- Kagura lo aiutò ad alzarsi.
-Portami
fuori… dobbiamo
avvisare gli altri!-
-Che
fai, scappi Zura?-
ghignò Takasugi.
Katsura
alzò lo sguardo,
guardando con odio Shinsuke -Tu non sai… che forze hai
scatenato!-
-Ora
andiamo Zura!- Kagura
fece una smorfia allo stratega, poi si voltò risalendo le
scale in fretta.
-Piano!!!
Aaah!!!-
-Resta
qui Hanebata. Me ne
occupo io.-
Bansai spinse Gintoki contro il
parapetto,
facendogli picchiare la schiena.
Il
samurai dai capelli
d’argento contrastò il colpo con la bokuto, anche
se non riusciva a
respingerlo.
-Sto solo… perdendo tempo!- con
la coda dell’occhio riuscì ad
intravedere Kagura che usciva in coperta con Katsura sottobraccio, che
si
lasciava trascinare -Ma che…? Kagura!! Katsura!!-
-Gintoki
Sakata, ti
distrai troppo.-
-Tu
sta zitto!!-
Katsura
diede un chiaro
ordine ai suoi uomini impegnati nella battaglia -Ritirata!!!-
gridò con tutto il fiato rimastogli.
-Ritirata?- Gin guardò oltre la
spalla di Bansai -Un momento… che
fine ha fatto il mare?-
-Gintoki!!-
lo chiamò
Kagura -Zura ridotto male! Io porto via!!-
-Sì,
vai, vai!! Porta via
anche Shinpachi!-
A
poco a poco i ronin del
gruppo Joi abbandonarono la nave buttandosi nel vuoto, finendo in mare.
La nave
spaziale stava gradualmente prendendo quota.
-Ora
sei solo, Demone
Bianco…- riprese a parlare Bansai -Al presente riesco a
percepirla palesemente,
la tua melodia.-
-Ti
spieghi da solo o
mettiamo i sottotitoli??-
Kawazami
Bansai lo osservò
in silenzio. Scrutò con metodica attenzione quelle iridi
infuocate e brillanti,
rilevatrici della strada conducente all’anima
-Davvero… interessante. Una
melodia affine l’ho sentita solo un’altra volta.
È coinvolgente, quanto
malinconica… stonata, disarmonica, ma al tempo stesso
attraente… sei un uomo
interessante, Demone Bianco.-
Gin
lo ascoltava, basito.
Aveva l’assurda impressione che riuscisse a leggerli
l’anima, e capire ogni suo
pensiero, ogni ricordo e stato d’animo che con maestria
teneva segreti a tutti.
-Non
posso ucciderti,
questa tua canzone mi è gradita ed interessante…
vorrei continuare ad
ascoltarla. Ti auguro buona fortuna, Sakata Gintoki.- fece forza e lo
spinse
oltre il parapetto.
-Ah…!!
Cos…?!-
Shinpachi,
liberatosi di
qualche nemico, si voltò per assicurarsi che
l’amico avesse la situazione sotto
controllo -Ehi Gin, come…- lo vide letteralmente sparire
oltre la balaustra in
legno -Gin!!!-
Bansai
rinfoderò la
katana, si voltò a guardare il ragazzo e come se nulla fosse
si incamminò.
Aveva
perso la presa sulla
bokuto, inevitabilmente precipitata in mare. Con entrambe le mani si
era
aggrappato ad una sporgenza della chiglia, umida e salmastra, ed ora
ciondolava
nel vuoto, a parecchi metri dal mare -Ma porca…!!-
-Gintoki!!!-
Sentì
la voce di Shinpachi
e alzò lo sguardo -Shin!!-
Il
ragazzo si sporse,
allungando un braccio verso di lui -Afferra la mia mano!!-
-Ehi…
tutti si sono
buttati, è inutile che risalgo. Credevo te ne fossi andato
con Kagura!-
-Non
dire cretinate! Se ti
butti da qui finirai dritto sugli scogli!!-
Gin
rivolse lo sguardo
verso il basso, stando un attimo in contemplazione delle onde che si
infrangevano sulla fredda e dura roccia -Dammi la mano Shinpachi,
muoviti!!!!-
cercò di afferrare la mano dell’altro, ma per
quanto si sforzasse non ci
arrivava.
-Forza…!!
Ci siamo quasi!!
Avvicinati un po’!-
-E
come cavolo faccio!!??-
-Ti
ho quasi preso, Gin…
Ah!!- improvvisamente si sentì afferrare da dietro. Qualcuno
lo aveva
trascinato per il colletto e scaraventato a terra, allontanandolo dal
bordo.
-Shinpachi!!!-
-Aah…!!-
finì con il
sedere a terra e appena alzò la testa per vedere che era
successo, si ritrovò
di fronte Takasugi, frappostosi tra lui e Gintoki.
L’uomo
lo fissava con
bramosia, bramosia di ucciderlo.
Shinpachi
era pietrificato
dal terrore, non riusciva a muoversi e nemmeno a distogliere lo
sguardo. Un
solo pensiero affollava la sua mente, pungente e doloroso come un
pugnale -Sono morto!-
Takasugi
impugnò
saldamente la Kusanagi, pronto a trapassare con un sol colpo mortale il
petto
del ragazzo che si trovava di fronte, ma si ritrovò
immobilizzato, con il
braccio destro a mezz’aria e una morsa alla gola -Che
diavolo…?!-
-Ti
avevo avvertito di non
avvicinarti a lui.- sentenziò Gintoki. Il braccio sinistro
era attorno al collo
dell’altro e la mano destra bloccava ogni movimento della
Kusanagi. Con forza
era riuscito ad arrampicarsi, risalendo quei pochi metri che lo
separavamo dal
ponte della nave e balzando sulla balaustra, a ginocchia flesse, aveva bloccato Shinsuke
Takasugi. -Vattene
Shinpachi!!- ordinò.
-M-ma…-
il ragazzo non si
mosse.
-Vattene
ho detto!!
Ubbedisci!!!- gridò con ferocia.
Di
fronte a quello scatto
le gambe di Shinpachi riacquistarono vigore e riuscirono a sollevarlo e
portarlo lontano dai due avversari. -Gintoki….-
-Tsk…
che credi di fare,
eh?!-
-Non
ti lascerò ammazzare
uno dei miei, né tanto meno… ti
lascerò questa spada!- strinse la presa sul
polso di Takasugi. Tenendolo immobile per il collo, riuscì a
costringerlo a
muovere l’arto a suo comando, piegandolo verso il corpo.
Un
sorrisetto di scherno
gli apparve in volto -Gintoki… non hai perso i tuoi
artigli… sei ancora
assetato di sangue. Il tuo demone si è svegliato!-
-L’unico
demone qui sei
tu, bastardo!! Adesso farò qualcosa che avrei dovuto fare
molto tempo fa…-
avvicinò il volto a quello di Shinsuke, sussurrandogli
all’orecchio -Ti
uccido!- infilzò con la lama della Kusanagi il ventre del
ronin, andando in
profondità.
Il
suo volto non esprimeva
particolare emozioni. Freddo. Distaccato. Deciso.
Shinpachi
stava osservando
tutto a pochi metri di distanza e rimase senza parole, a bocca aperta
di fronte
all’impassibilità dimostrata dal suo amico.
Dalla
bocca di Takasugi
colò un rivolo di sangue, e qualche goccia finì
sul pavimento dalla ferita
aperta all’addome -Ugh….- dal canto suo, nemmeno
Shinsuke pareva cambiato,
nonostante il dolore non mutò espressione
-Gintoki… non finirai mai di
stupirmi…- afferrò il braccio
dell’altro con entrambe le mani -… credevo sapessi
che le guerre sono vinte solo dai demoni, come me… e te.- un
sorriso di scherno
gli accese il volto -Purtroppo non alimenti più la belva che
vive in te e
questo… ti rende solo un umano, una pedina qualunque,
impossibilitata a
vincere!- strinse i denti, affondò completamente la lama nel
suo corpo,
trapassandosi da parte a parte. Un lieve tremore lo pervase, ma non
cedette al
dolore e all’emorragia; rimase in piedi, immobile.
L’idea di aver conficcato la
spada nel petto di Gintoki lo fece sorridere e questo sopprimeva
qualsiasi
sofferenza.
Un
rantolo sommesso uscì
dalle labbra del Demone Bianco, che fissava il vuoto davanti a
sé, ad occhi
sgranati. Prese la presa sulla gola di Takasugi e sulla falciatrice
d’erba. Le
braccia gli caddero debolmente lungo i fianchi.
Shinsuke
Takasugi si sfilò
con una mossa la lama insanguinata dal ventre. Quella lama sacra e
divina,
sporca di sangue demoniaco. Fece pochi deboli passi in avanti,
allontanandosi
dalla balaustra. Si voltò giusto in tempo per ammirare lo
sguardo perso sul
volto pallido dell’altro e vederlo precipitare
all’indietro nel vuoto. Piccole
gocce di sangue si opponevano alla gravità, fluttuando
nell’aria e lasciando
una scia davanti al corpo in caduta libera di Gintoki.
Shinpachi
si sporse dal
parapetto, affondandovi le unghie -Gin.. Gin!!!!!-
gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Quando la lama
aveva passato da
parte a parte il torace dell’amico, ebbe
l’impressione che il proprio cuore si
fosse fermato. Gin non poteva morire, non lui… non
così…
Con
la vista e la mente
annebbiata saltò sul parapetto lanciandosi -Gintoki!!!!!-