Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older.
Titolo capitolo: When my fist clenches, crack it open.
Album: Who’s Next
Cantante/band: The Who
Traccia: #8 - Behind Blue Eyes per il
claim @ 3songfic
Fandom: Queen
Personaggi/Pairing: Freddie Mercury (comparsa), Roger Taylor, John Deacon, Meg (OC; comparsa) [Taylor/Deacon]
Rating: PG
Warnings:
Slash, Fluff, Songfic
Disclaimer: i Queen e chi altro è comparso in
questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla
sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff
su di loro, gh. :'D
Meg è un mio
personaggio originale.
Note: Ribadisco: questi sono tutti miei film
mentali, niente di quel che ho narrato è realmente successo. Almeno,
credo.
Dedicata a Nat,
i green eyes più
luminosi che io conosca.
They grew closer as Queen got older.
When my fist clenches,
crack it open.
1984.
John si passò una mano
tra i ricci, per poi scostarla subito abbastanza schifato: grondava sudore,
quei riflettori facevano decisamente caldo… Per
non parlare di quei dannatissimi pantaloni in pelle! Avrebbe giurato di non
riuscire a sentirsi più…
-Porca puttana, gente, non mi
sento più i coglioni!- sbraitò Roger, camminando a gambe larghe
per non lasciare i pantaloni liberi di limargli i gioielli di famiglia.
Per
l’appunto.
Il bassista sorrise: la
schiettezza del biondo gli era nota già da un po’ di tempo ma,
anche a distanza di anni, un po’ di stupore gli restava comunque nel
sentirlo parlare con quel tono.
Certo, neppure lui era mister
Bon Ton, ma si avvicinava al prototipo di perfetto inglese più di quanto
mister Cornovaglia fosse in grado di fare, questo era poco ma sicuro.
Nel frattempo
l’assistente del regista, una ragazzetta magrolina dal viso lungo, gli
passò di fianco, fermandosi qualche metro più un là.
La vide intenta a raccogliere
le piume che lo stivale di Freddie si ostinava a
perdere, nonostante chili e chili di lacca spruzzatagli sopra: al solo pensiero
del cantante che calzava uno struzzo imbalsamato, John ridacchiò
divertito. Non era qualcosa che si distanziava poi così tanto dalla
realtà, a pensarci bene.
La ragazza si rialzò
frettolosamente con le piume in mano e passò davanti al batterista, che
si sentì in dovere di assestarle una bella pacca sul sedere.
A quel contatto improvviso
quella sobbalzò e fece volare in giro tutto quello che aveva
faticosamente raccolto fino a qualche secondo prima.
No
one knows what it's like
to be the bad man
Roger pareva non aver notato
le mani tremanti della giovane e, imperterrito, le si affiancò,
posandole le mani sui fianchi.
John roteò gli occhi e
si decise ad intervenire: quella povera ragazza gli stava simpatica, sgobbava
come apprendista da mattina a sera e non si meritava di essere bistrattata
anche da quel coglione del suo migliore
amico.
To be the sad man
-Rog, lascia in pace questa povera anima in pena, dai…- provò a scostarlo, ma quello restava ben
ancorato alla carne di lei che, visibilmente terrorizzata, non la smetteva di
tremare come una foglia.
-Deaks, non vedi che siamo impegnati? Vedi di girare
al largo e lasciarci tu in santa
pace, checcazzo!-
-Hai chiesto alla signorina
se è d’accordo riguardo questa tua decisione?-
Il biondo parve pensarci su
un attimo, spostando lo sguardo dalla vittima a quello che ormai considerava il
suo ex migliore amico.
-Perché,
c’è pure bisogno di chiederglielo?- sbottò, stringendosi
ancor di più a lei, l’erezione che ormai premeva sui jeans della
ragazza.
Behind blue eyes
-Scusami…- incominciò il bassista, avvicinandoglisi.
-E di cosa?-
-Per questo.- tagliò
corto quello, mollandogli un gancio sul naso che lo mise praticamente al
tappeto.
***
Roger poteva giurare di aver
visto una vagonata di tette passargli sotto il naso, ma fu quando mosse le mani
per afferrarne qualcuna che realizzò di essere soltanto rintronato per
via del destro di John. Parlava gran poco, quello era vero, ma con i fatti ci
sapeva fare, bisognava rendergliene atto.
-Com’è, placati i bollenti spiriti?-
lo canzonò quello, porgendogli una borsa del ghiaccio che Roger
accettò mugugnando.
Si alzò traballante
per via dei fumi dell’alcool e si sedette sulla prima sedia che
trovò nei paraggi, mentre il bassista continuò a fissarlo
impassibile, a braccia conserte.
-Carina la trovata di
provarci con l’assistente per farmi ingelosire…
Davvero, come posso dire?, di classe.-
And
no one knows
what
it's like to be hated
Il batterista sussultò
ma fece finta di essere impegnato nel tentare di far andare via quel gonfiore
decisamente antiestetico.
-Ma chi ti s’incula…-
-Forse tu?-
Roger si maledisse per
avergliela servita proprio su un piatto d’argento e gli scoccò
un’occhiataccia infuocata.
-Senti, Roger, io non riesco prop-
-No, sentimi tu, brutto cazzone!
Chi ti credi di essere? Credi che il mio mondo giri intorno a te? Beh, mi
spiace deluderti, ma non è affatto così! Ho un figlio, io! Comprendi? Un f-i-g-l-i-o!-
-Se è per questo, io
ne ho già quattro…- soffiò
laconico John, non facendosi tanti problemi a mostrargli il sorrisetto
irrisorio che gli stava spuntando sulle labbra.
Ormai il batterista aveva
perso la pazienza e così, in un motto del suo caratteristico furore, gli
afferrò il colletto.
-John, non possiamo andare
avanti così! Non possiamo, l’hai capito? Dobbiamo finirla di culatteggiare!
Anzi, sei tu che devi piantarla di ossessionarmi!-
-Cos’è che avrei fatto, io? Ti ricordo
che sei stato tu a rimorchiarmi nove
anni fa, pezzo d’imbecille che non sei altro!-
To be
faded to telling only lies
-Perché non ce la
facevo più a non averti per me!- ringhiò quello per tutta
risposta, aggrappandosi alle labbra dell’altro con disperazione.
John si scostò subito,
sul viso la sua solita espressione imperturbabile: non gli andava affatto che
Roger potesse pensare di usarlo a proprio piacimento, a seconda degli umori
della giornata.
-Lo vedi? Sei…
sei impossibile, io non ti capirò mai!- sbottò il batterista,
celando a stento la delusione per la reazione del compagno.
-Era una delle clausole
incluse nel contratto, se ti ricordi: non potrai mai avermi tutto per te, io
non sono fatto per questo genere di rapporti…- lo
liquidò l’altro, evitando il suo sguardo.
-Lo so, non c’è
bisogno che tu me lo ripeta ogni cazzo di volta, Deaks!-
-A quanto pare invece
sì, perché non ti decidi a fartelo entrare in quella tua
zuccaccia vuota…-
-Sei un pezzo di merda.-
-E tu un vigliacco.-
-Mi chiedo come tu possa
piacermi!-
-Io preferisco non pensarci,
meglio dimenticare.- tagliò corto il bassista, andandosene via.
***
But
my dreams they aren't as empty
Freddie arrivò canticchiando un paio di versi
di Radio Ga Ga, il pacchetto di Lucky
Strike già in mano.
Roger era seduto sui gradini degli
studios da cinque minuti buoni, intento a
giocherellare con una Marlboro rossa accesa, da cui raramente tirava una
boccata.
L’amico gli si
accostò e avvicinò la propria sigaretta alla sua, accendendola e
soffiando un paio di anelli nella sua direzione.
-Il gin ci voleva proprio, eh
amico?-
Roger se ne stette in
perfetto silenzio, non sforzandosi neppure di accennare uno di quei sorrisetti
di circostanza che aveva sempre a portata di
labbra, pronti all’uso.
As my
conscious seems to be
-E comunque sei stato proprio
un cafone con Meg, l’assistente di David…
L’hai fatta fuggire a gambe levate! Non si fa, Rogerino,
non si fa!- lo canzonò nuovamente il cantante, muovendo l’indice
con fare sentenzioso.
-Eh, non ho fatto scappare
solo lei…- mugugnò l’altro, non
badando nemmeno a quel gesto scherzoso che l’amico gli stava rivolgendo.
I have hours, only lonely
Freddie lo squadrò per un nanosecondo esatto, il
tempo di dare modo al suo intuito di fare per bene il proprio dovere.
-C’entra Deaks, eh? Che è successo?-
Roger fece spallucce: era
vero che aveva sempre sospettato che quella
primadonna sapesse qualcosa (al contrario di Brian, beato ingenuo!), ma non
gli piaceva molto parlarne con lui.
Quel giorno, però,
voleva sfogarsi e così, sfoggiando la miglior maschera
d’indifferenza di cui potesse disporre, si decise a vuotare il sacco.
D’altronde anche Freddie era dell’ambiente, no?
-Beh, ecco…
Credo sia finita.-
-In che senso
“finita”, scusa?-
Il batterista
strabuzzò gli occhi e lo incenerì con uno sguardo.
-“Finita” nel
senso che è finita, Fred!
Finita, out, kaputt, K.O., capito? Ho chiuso con lui, CHIUSO!- ringhiò
rabbioso, tirando l’ultima boccata con gli occhi lucidi per la furia che
gli stava montando rapida in corpo.
-Uh, davvero? Se non stessi
piangendo, oserei dire che tu stia scherzando!-
-Io. Non. Sto. Piangendo.-
continuò a borbottare l’altro, asciugandosi in fretta una lacrima
che gli era sfuggita dai Ray-Ban.
-No, giusto, hai ragione: tu
sudi dagli occhi, vero?-
-Senti, Fred, se oggi hai
tanta voglia di sfoggiare il tuo repertorio da cabaret ti conviene farlo con
qualcun altro, che io non sono della luna giusta, proprio per nulla!-
-Altrimenti cosa mi fai? Mi
pesterai per poi metterti a frignare come una mammoletta?
Oh, toh, ma guarda, quest’ultima cosa la stai già facendo!-
-… Vabbè, ho
capito che oggi non merito la tua comprensione! Almeno ignorami, ti prego!
Almeno questo lo potrai fare, no?- lo supplicò l’altro, mentre la
cenere gli sporcava le dita.
-“And just
complain, when you’re not there”… Stai finendo come quei ragazzi, Rog.- per tutta risposta Freddie si
era voltato a fissarlo irrisorio, per poi ritornare alla propria sigaretta
–Stai diventando come loro: moscio e senza spessore o ambizioni…
Se fossi stato al posto di Johnny ti avrei mandato affanculo parecchio tempo fa.-
My love is vengeance
Il biondo a quelle parole
s’irrigidì e lo guardò impietrito, gettando finalmente via
il mozzicone che gli si stava sbriciolando tra le dita.
-Avanti, ammettilo: stai
facendo qualcosa di concreto per tenertelo stretto?- rincarò la dose il
cantante, sorridendo compiaciuto quando vide l’amico scuotere la testa,
senza nemmeno avere il coraggio di guardarlo in faccia.
-Deaks è un caro ragazzo e voi due insieme,
non esagero se lo dico, rasentate la perfezione…
Trovassi io un gioiellino come lui, non me lo lascerei scappar via così
facilmente, sai?-
Roger avvampò, la gola
improvvisamente secca.
That's never free
-E… e cosa dovrei fare, scusa?-
-Levati quei cazzo di
occhiali e scendi dal piedistallo, Legendary Drummer of Cornwall.-
***
Quando Roger arrivò
nel parcheggio, le mani cacciate nelle tasche, trovò l’amico quasi
dentro al cofano della Porsche, intento a frugare tra cavi, candele e
quant’altro.
-Serve una mano?-
Il bassista alzò lo
sguardo ma lo riabbassò all’istante: già
quell’occhiata di un nanosecondo gli era bastata per fargli circolare la
bile nelle vene.
Fantastico,
ci mancava solo questa!
-No, grazie, è tutto a
posto.-
-Non sapevo che adesso
andasse di moda trainare l’auto fino a casa! Perché è
così che c’arriverai tu, no?-
John non riuscì a
nascondere il sorrisetto che, inconsapevolmente, aveva fatto: era incredibile
come quell’umorismo da quattro soldi, di cui il batterista era un grande
esperto, riuscisse sempre e comunque a strapparglieli dalle labbra.
-A quanto pare sì,
qualche problema?- lo rimbeccò, fingendo nuovamente di controllare i
pistoni. Ovviamente si trattava soltanto di una scusa per far sì che
quell’aria da tizio abbottonatissimo non
crollasse senza alcun indugio, una volta incrociato lo sguardo limpido
dell’altro.
No
one knows what it’s like
-Oh, beh…
No. No, nessun problema.-
-Perfetto, ne sono felice.-
tagliò corto, chiudendo di botto il cofano e fiondandosi al posto del
guidatore, ostentando una certa nonchalance nell’accendere
l’autovettura. O almeno, nel provarci.
-… quindi non ti disturbo se mi metto a fumare
qui, vero?- continuò il biondo, appoggiandosi al muretto e cercando di
accendersi la solita Marlboro.
Vattene,
cazzo! Sparisci dalla mia vita, razza di cretino ossigenato!
-No, figurati! Nessun
disturbo.-
-Ottimo…- sorrise beffardo l’altro, buttandosi
alle spalle l’accendino consumato e fumacchiando
con il solito stile da superstar.
Dopo svariati minuti di
tentativi di partenza irrimediabilmente falliti, perfino san John Deacon perse la pazienza.
Scese al volo dalla Porsche e,
senza tanti convenevoli, si piazzò davanti al batterista a braccia
conserte, negli occhi una scintilla di furia che, Roger ne era sicurissimo,
stava per scatenare una detonazione ai limiti dell’immaginabile.
-Senti un po’, ne hai
ancora per molto?!-
-L’hai detto tu che
potevo restare qui, quind-
-Quindi un cazzo, Rog! Va’ via
subito o sarò costretto a cacciarti via a calci in culo, intesi?-
Per tutta risposta il biondo
si levò gli occhiali da sole e, alzando le mani in segno di resa, gli si
avvicinò camminando a piccoli passi.
-Cosa non ti è chiaro
delle parole “va’ via”, Roger? Devo farti anche lo
spelling?!-
-Deaks, senti, piantiamola…
Ci stiamo comportando come dei ragazzetti, non possiamo lasciarci tutto alle
spalle e provare a ricominc-
John perse la pazienza e gli
saltò addosso, menando pugni in tutte le direzioni, mentre l’amico
faticava a tenerlo fermo. Dopo aver evitato una serie considerevole di
cazzotti, riuscì finalmente a bloccarlo alla bell’e meglio, mentre
quello continuava a divincolarsi e a tentare di liberarsi da quella stretta
indesiderata.
-Va’ al diavolo e vedi di restarci, va
bene?!- sibilò il bassista, cercando di sfuggirgli.
-Ci sono già, ci sono giàààà!- gli urlò di
rimando Roger, la voce già incrinata.
To feel these feelings
John si bloccò,
ansimando e fissandolo con gli occhi irrealmente dilatati.
-Ci sono già, John. Ci siamo già.- tossì
l’altro, stringendolo convulsamente –Usciamone insieme, vuoi?
Possiamo farlo, possiamo… Possiamo uscirne
insieme, noi due!-
-N-no…- il bassista represse un singhiozzo,
soffocandolo nella spalla dell’altro.
-John, io…-
-Zitto, zitto! È colpa
tua se stiamo così… Io non voglio
uscirne, non voglio! È tutta
colpa tua, sei un coglione e io ti odio… Ti odio, cazzo!-
Nel dire quelle parole il
proverbiale autocontrollo di John era crollato, lasciando spazio alle lacrime
che, copiose, gli solcavano il viso prematuramente segnato da qualche ruga.
Roger lo strinse a sé con
maggior vigore, in un abbraccio che, inaspettabilmente, trasudava dolcezza da
ogni poro.
-Ho bisogno di te, John. Mi spiace
solo di aver scelto il modo sbagliato di dimostrartelo, ma ti prometto che d’ora
in poi mi sforzerò di cambiare.-
-Le promesse non bastano, non
me ne faccio nulla delle tue fottute promesse! È da nove anni che
andiamo avanti così, io non ce la faccio più! Mi stai
distruggendo, Roger, l’hai capito questo?!- strillò nuovamente
quello, annaspando per la mancanza d’aria, senza però divincolarsi
dalla stretta del batterista.
Like I do
-Ma io ho bisogno di te! Davvero,
John. Ne ho bisogno: ho bisogno della tua semplicità, del tuo modo di
essere, della tua stabilità… Ho bisogno
di te più di qualunque altra cosa o persona al mondo! Credimi quando te
lo dico, ti prego…-
Il bassista tirò su
con il naso e lo squadrò di sottecchi, gli occhi ancora lucidi.
-Ti prego, credimi…- soffiò nuovamente Roger,
accarezzandogli la nuca per calmarlo un po’.
Dopo qualche minuto di
silenzio, il compagno lo guardò timidamente.
-Posso… posso provarci…
Basterà?- gli chiese dunque, rabbrividendo sotto la sua mano.
And I blame you
Roger sorrise tirato, la voce
rotta dall’emozione.
-Andrà tutto bene, vedrai… Ce la faremo, anche stavolta.-
-Anche stavolta?-
-Anche stavolta.-
Il batterista poggiò la
propria fronte su quella dell’amico,
specchiandosi nei suoi occhi scuri come la brughiera: ancora un piccolo,
minuscolo passo e avrebbe raggiunto il posto in cui terra e cielo diventano una
sola cosa.
I’d sit alone and
watch your light.
E dopo secoli di assenza, rieccomi qua!
Credevate di esservi
finalmente sbarazzati di me, eh? E invece eccomi qui, pronta a tediarvi con le
mie immancabili NdA.
Allora, come si è
potuto intuire, il capitolo è ambientato sul set del videoclip di Radio Ga Ga, girato nel 1984 (almeno, questo è quel che
ipotizzo io, di preciso non so).
Il regista del videoclip era
David Mallet e, come ho già avuto modo di
precisare, la sua assistente Meg è un personaggio che mi sono inventata
di sana pianta.
La vodka a cui accenna Freddie è un chiaro riferimento alla bottiglia che
lui e Roger avevano nascosto nell’astronave del videoclip :DD
Devo dire che l’unica
cosa di cui vado fiera siano le ultime tre righe: mi sembra superfluo dire che
la terra e il cielo siano rispettivamente gli occhi di John e Roger, vero? :’)
E comunque, a mia discolpa
posso dire una cosa: IO C’HO PROVATO A FARE ROGER STRONZO, LO GIURO, MA E’
PIU’ FORTE DI ME, JSDHJDFJSD
Davvero, finisco sempre col
farlo adorabile e questo mi fa incazzare come una bestia çç
L’ho sempre detto che non sono in grado di scrivere oggettivamente sui
Queen, non ce la faccio DD:
Ok, mi calmo, promesso.
Il titolo di questo capitolo,
invece, è un verso della canzone-tema di questa fic,
Behind Blue Eyes degli Who, che vi
consiglio di ascoltare mentre leggete, e tradotto vuol dire “Quando il mio pugno si stringe, aprilo”:
non so, mi sembrava dolce e perfetto per la situazione.
Ora non so che altro
aggiungere: penso proprio che leverò il disturbo, lasciandovi in balia
di quest’esplosione di miele e angst gratuiti.
Arrivedorci e grazie!
Dazed;