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Autore: DazedAndConfused    19/01/2012    3 recensioni
Al ritmo di Who's Next dei The Who, il pairing Taylor/Deacon raccontato attraverso le parole di una delle mie band preferite.
Storie facenti parte della community LJ @ 3songfic.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Deacon, Roger Taylor
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older. 

Titolo capitolo: When my fist clenches, crack it open.

Album: Who’s Next

Cantante/band: The Who

Traccia: #8 - Behind Blue Eyes per il claim @ 3songfic

Fandom: Queen

Personaggi/Pairing: Freddie Mercury (comparsa), Roger Taylor, John Deacon, Meg (OC; comparsa) [Taylor/Deacon]

Rating: PG

Warnings: Slash, Fluff, Songfic

Disclaimer: i Queen e chi altro è comparso in questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff su di loro, gh. :'D

Meg è un mio personaggio originale.

Note: Ribadisco: questi sono tutti miei film mentali, niente di quel che ho narrato è realmente successo. Almeno, credo.

 

Dedicata a Nat, i green eyes più luminosi che io conosca.

 

They grew closer as Queen got older.

When my fist clenches, crack it open.

 

1984.

 

John si passò una mano tra i ricci, per poi scostarla subito abbastanza schifato: grondava sudore, quei riflettori facevano decisamente caldo… Per non parlare di quei dannatissimi pantaloni in pelle! Avrebbe giurato di non riuscire a sentirsi più…

-Porca puttana, gente, non mi sento più i coglioni!- sbraitò Roger, camminando a gambe larghe per non lasciare i pantaloni liberi di limargli i gioielli di famiglia.

Per l’appunto.

Il bassista sorrise: la schiettezza del biondo gli era nota già da un po’ di tempo ma, anche a distanza di anni, un po’ di stupore gli restava comunque nel sentirlo parlare con quel tono.

Certo, neppure lui era mister Bon Ton, ma si avvicinava al prototipo di perfetto inglese più di quanto mister Cornovaglia fosse in grado di fare, questo era poco ma sicuro.

Nel frattempo l’assistente del regista, una ragazzetta magrolina dal viso lungo, gli passò di fianco, fermandosi qualche metro più un là.

La vide intenta a raccogliere le piume che lo stivale di Freddie si ostinava a perdere, nonostante chili e chili di lacca spruzzatagli sopra: al solo pensiero del cantante che calzava uno struzzo imbalsamato, John ridacchiò divertito. Non era qualcosa che si distanziava poi così tanto dalla realtà, a pensarci bene.

La ragazza si rialzò frettolosamente con le piume in mano e passò davanti al batterista, che si sentì in dovere di assestarle una bella pacca sul sedere.

A quel contatto improvviso quella sobbalzò e fece volare in giro tutto quello che aveva faticosamente raccolto fino a qualche secondo prima.

 

No one knows what it's like

to be the bad man

 

Roger pareva non aver notato le mani tremanti della giovane e, imperterrito, le si affiancò, posandole le mani sui fianchi.

John roteò gli occhi e si decise ad intervenire: quella povera ragazza gli stava simpatica, sgobbava come apprendista da mattina a sera e non si meritava di essere bistrattata anche da quel coglione del suo migliore amico.

 

To be the sad man

 

-Rog, lascia in pace questa povera anima in pena, dai…- provò a scostarlo, ma quello restava ben ancorato alla carne di lei che, visibilmente terrorizzata, non la smetteva di tremare come una foglia.

-Deaks, non vedi che siamo impegnati? Vedi di girare al largo e lasciarci tu in santa pace, checcazzo!-

-Hai chiesto alla signorina se è d’accordo riguardo questa tua decisione?-

Il biondo parve pensarci su un attimo, spostando lo sguardo dalla vittima a quello che ormai considerava il suo ex migliore amico.

-Perché, c’è pure bisogno di chiederglielo?- sbottò, stringendosi ancor di più a lei, l’erezione che ormai premeva sui jeans della ragazza.

 

Behind blue eyes

 

-Scusami…- incominciò il bassista, avvicinandoglisi.

-E di cosa?-

-Per questo.- tagliò corto quello, mollandogli un gancio sul naso che lo mise praticamente al tappeto.

 

***

Roger poteva giurare di aver visto una vagonata di tette passargli sotto il naso, ma fu quando mosse le mani per afferrarne qualcuna che realizzò di essere soltanto rintronato per via del destro di John. Parlava gran poco, quello era vero, ma con i fatti ci sapeva fare, bisognava rendergliene atto.

-Com’è, placati i bollenti spiriti?- lo canzonò quello, porgendogli una borsa del ghiaccio che Roger accettò mugugnando.

Si alzò traballante per via dei fumi dell’alcool e si sedette sulla prima sedia che trovò nei paraggi, mentre il bassista continuò a fissarlo impassibile, a braccia conserte.

-Carina la trovata di provarci con l’assistente per farmi ingelosire… Davvero, come posso dire?, di classe.-

 

And no one knows

what it's like to be hated

 

Il batterista sussultò ma fece finta di essere impegnato nel tentare di far andare via quel gonfiore decisamente antiestetico.

-Ma chi ti s’incula…-

-Forse tu?-

Roger si maledisse per avergliela servita proprio su un piatto d’argento e gli scoccò un’occhiataccia infuocata.

-Senti, Roger, io non riesco prop-

-No, sentimi tu, brutto cazzone! Chi ti credi di essere? Credi che il mio mondo giri intorno a te? Beh, mi spiace deluderti, ma non è affatto così! Ho un figlio, io! Comprendi? Un f-i-g-l-i-o!-

-Se è per questo, io ne ho già quattro…- soffiò laconico John, non facendosi tanti problemi a mostrargli il sorrisetto irrisorio che gli stava spuntando sulle labbra.

Ormai il batterista aveva perso la pazienza e così, in un motto del suo caratteristico furore, gli afferrò il colletto.

-John, non possiamo andare avanti così! Non possiamo, l’hai capito? Dobbiamo finirla di culatteggiare! Anzi, sei tu che devi piantarla di ossessionarmi!-

-Cos’è che avrei fatto, io? Ti ricordo che sei stato tu a rimorchiarmi nove anni fa, pezzo d’imbecille che non sei altro!-

 

To be faded to telling only lies

 

-Perché non ce la facevo più a non averti per me!- ringhiò quello per tutta risposta, aggrappandosi alle labbra dell’altro con disperazione.

John si scostò subito, sul viso la sua solita espressione imperturbabile: non gli andava affatto che Roger potesse pensare di usarlo a proprio piacimento, a seconda degli umori della giornata.

-Lo vedi? Sei… sei impossibile, io non ti capirò mai!- sbottò il batterista, celando a stento la delusione per la reazione del compagno.

-Era una delle clausole incluse nel contratto, se ti ricordi: non potrai mai avermi tutto per te, io non sono fatto per questo genere di rapporti…- lo liquidò l’altro, evitando il suo sguardo.

-Lo so, non c’è bisogno che tu me lo ripeta ogni cazzo di volta, Deaks!-

-A quanto pare invece sì, perché non ti decidi a fartelo entrare in quella tua zuccaccia vuota…-

-Sei un pezzo di merda.-

-E tu un vigliacco.-

-Mi chiedo come tu possa piacermi!-

-Io preferisco non pensarci, meglio dimenticare.- tagliò corto il bassista, andandosene via.

 

***

But my dreams they aren't as empty

 

Freddie arrivò canticchiando un paio di versi di Radio Ga Ga, il pacchetto di Lucky Strike già in mano.

Roger era seduto sui gradini degli studios da cinque minuti buoni, intento a giocherellare con una Marlboro rossa accesa, da cui raramente tirava una boccata. 

L’amico gli si accostò e avvicinò la propria sigaretta alla sua, accendendola e soffiando un paio di anelli nella sua direzione.

-Il gin ci voleva proprio, eh amico?-

Roger se ne stette in perfetto silenzio, non sforzandosi neppure di accennare uno di quei sorrisetti di circostanza che aveva sempre a portata di labbra, pronti all’uso.

 

As my conscious seems to be

 

-E comunque sei stato proprio un cafone con Meg, l’assistente di David… L’hai fatta fuggire a gambe levate! Non si fa, Rogerino, non si fa!- lo canzonò nuovamente il cantante, muovendo l’indice con fare sentenzioso.

-Eh, non ho fatto scappare solo lei…- mugugnò l’altro, non badando nemmeno a quel gesto scherzoso che l’amico gli stava rivolgendo.

 

I have hours, only lonely

 

Freddie lo squadrò per un nanosecondo esatto, il tempo di dare modo al suo intuito di fare per bene il proprio dovere.

-C’entra Deaks, eh? Che è successo?-

Roger fece spallucce: era vero che aveva sempre sospettato che quella primadonna sapesse qualcosa (al contrario di Brian, beato ingenuo!), ma non gli piaceva molto parlarne con lui.

Quel giorno, però, voleva sfogarsi e così, sfoggiando la miglior maschera d’indifferenza di cui potesse disporre, si decise a vuotare il sacco. D’altronde anche Freddie era dell’ambiente, no?

-Beh, ecco… Credo sia finita.-

-In che senso “finita”, scusa?-

Il batterista strabuzzò gli occhi e lo incenerì con uno sguardo.

-“Finita” nel senso che è finita, Fred! Finita, out, kaputt, K.O., capito? Ho chiuso con lui, CHIUSO!- ringhiò rabbioso, tirando l’ultima boccata con gli occhi lucidi per la furia che gli stava montando rapida in corpo.

-Uh, davvero? Se non stessi piangendo, oserei dire che tu stia scherzando!-

-Io. Non. Sto. Piangendo.- continuò a borbottare l’altro, asciugandosi in fretta una lacrima che gli era sfuggita dai Ray-Ban.

-No, giusto, hai ragione: tu sudi dagli occhi, vero?-

-Senti, Fred, se oggi hai tanta voglia di sfoggiare il tuo repertorio da cabaret ti conviene farlo con qualcun altro, che io non sono della luna giusta, proprio per nulla!-

-Altrimenti cosa mi fai? Mi pesterai per poi metterti a frignare come una mammoletta? Oh, toh, ma guarda, quest’ultima cosa la stai già facendo!-

-… Vabbè, ho capito che oggi non merito la tua comprensione! Almeno ignorami, ti prego! Almeno questo lo potrai fare, no?- lo supplicò l’altro, mentre la cenere gli sporcava le dita.

-“And just complain, when you’re not there”… Stai finendo come quei ragazzi, Rog.- per tutta risposta Freddie si era voltato a fissarlo irrisorio, per poi ritornare alla propria sigaretta –Stai diventando come loro: moscio e senza spessore o ambizioni… Se fossi stato al posto di Johnny ti avrei mandato affanculo parecchio tempo fa.-

 

My love is vengeance

 

Il biondo a quelle parole s’irrigidì e lo guardò impietrito, gettando finalmente via il mozzicone che gli si stava sbriciolando tra le dita.

-Avanti, ammettilo: stai facendo qualcosa di concreto per tenertelo stretto?- rincarò la dose il cantante, sorridendo compiaciuto quando vide l’amico scuotere la testa, senza nemmeno avere il coraggio di guardarlo in faccia.

-Deaks è un caro ragazzo e voi due insieme, non esagero se lo dico, rasentate la perfezione… Trovassi io un gioiellino come lui, non me lo lascerei scappar via così facilmente, sai?-

Roger avvampò, la gola improvvisamente secca.

 

That's never free

 

-E… e cosa dovrei fare, scusa?-

-Levati quei cazzo di occhiali e scendi dal piedistallo, Legendary Drummer of Cornwall.-

 

***

Quando Roger arrivò nel parcheggio, le mani cacciate nelle tasche, trovò l’amico quasi dentro al cofano della Porsche, intento a frugare tra cavi, candele e quant’altro.

-Serve una mano?-

Il bassista alzò lo sguardo ma lo riabbassò all’istante: già quell’occhiata di un nanosecondo gli era bastata per fargli circolare la bile nelle vene.

Fantastico, ci mancava solo questa!

-No, grazie, è tutto a posto.-

-Non sapevo che adesso andasse di moda trainare l’auto fino a casa! Perché è così che c’arriverai tu, no?-

John non riuscì a nascondere il sorrisetto che, inconsapevolmente, aveva fatto: era incredibile come quell’umorismo da quattro soldi, di cui il batterista era un grande esperto, riuscisse sempre e comunque a strapparglieli dalle labbra.

-A quanto pare sì, qualche problema?- lo rimbeccò, fingendo nuovamente di controllare i pistoni. Ovviamente si trattava soltanto di una scusa per far sì che quell’aria da tizio abbottonatissimo non crollasse senza alcun indugio, una volta incrociato lo sguardo limpido dell’altro.

 

No one knows what it’s like

 

-Oh, beh… No. No, nessun problema.-

-Perfetto, ne sono felice.- tagliò corto, chiudendo di botto il cofano e fiondandosi al posto del guidatore, ostentando una certa nonchalance nell’accendere l’autovettura. O almeno, nel provarci.

-… quindi non ti disturbo se mi metto a fumare qui, vero?- continuò il biondo, appoggiandosi al muretto e cercando di accendersi la solita Marlboro.

Vattene, cazzo! Sparisci dalla mia vita, razza di cretino ossigenato!

-No, figurati! Nessun disturbo.-

-Ottimo…- sorrise beffardo l’altro, buttandosi alle spalle l’accendino consumato e fumacchiando con il solito stile da superstar.

Dopo svariati minuti di tentativi di partenza irrimediabilmente falliti, perfino san John Deacon perse la pazienza.

Scese al volo dalla Porsche e, senza tanti convenevoli, si piazzò davanti al batterista a braccia conserte, negli occhi una scintilla di furia che, Roger ne era sicurissimo, stava per scatenare una detonazione ai limiti dell’immaginabile.

-Senti un po’, ne hai ancora per molto?!-

-L’hai detto tu che potevo restare qui, quind-

-Quindi un cazzo, Rog! Va’ via subito o sarò costretto a cacciarti via a calci in culo, intesi?-

Per tutta risposta il biondo si levò gli occhiali da sole e, alzando le mani in segno di resa, gli si avvicinò camminando a piccoli passi.

-Cosa non ti è chiaro delle parole “va’ via”, Roger? Devo farti anche lo spelling?!-

-Deaks, senti, piantiamola… Ci stiamo comportando come dei ragazzetti, non possiamo lasciarci tutto alle spalle e provare a ricominc-

John perse la pazienza e gli saltò addosso, menando pugni in tutte le direzioni, mentre l’amico faticava a tenerlo fermo. Dopo aver evitato una serie considerevole di cazzotti, riuscì finalmente a bloccarlo alla bell’e meglio, mentre quello continuava a divincolarsi e a tentare di liberarsi da quella stretta indesiderata.

-Va’ al diavolo e vedi di restarci, va bene?!- sibilò il bassista, cercando di sfuggirgli.

-Ci sono già, ci sono giàààà!- gli urlò di rimando Roger, la voce già incrinata.

 

To feel these feelings

 

John si bloccò, ansimando e fissandolo con gli occhi irrealmente dilatati.

-Ci sono già, John. Ci siamo già.- tossì l’altro, stringendolo convulsamente –Usciamone insieme, vuoi? Possiamo farlo, possiamo… Possiamo uscirne insieme, noi due!-

-N-no…- il bassista represse un singhiozzo, soffocandolo nella spalla dell’altro.

-John, io…-

-Zitto, zitto! È colpa tua se stiamo così… Io non voglio uscirne, non voglio! È tutta colpa tua, sei un coglione e io ti odio… Ti odio, cazzo!-

Nel dire quelle parole il proverbiale autocontrollo di John era crollato, lasciando spazio alle lacrime che, copiose, gli solcavano il viso prematuramente segnato da qualche ruga.

Roger lo strinse a sé con maggior vigore, in un abbraccio che, inaspettabilmente, trasudava dolcezza da ogni poro.

-Ho bisogno di te, John. Mi spiace solo di aver scelto il modo sbagliato di dimostrartelo, ma ti prometto che d’ora in poi mi sforzerò di cambiare.-

-Le promesse non bastano, non me ne faccio nulla delle tue fottute promesse! È da nove anni che andiamo avanti così, io non ce la faccio più! Mi stai distruggendo, Roger, l’hai capito questo?!- strillò nuovamente quello, annaspando per la mancanza d’aria, senza però divincolarsi dalla stretta del batterista.

 

Like I do

 

-Ma io ho bisogno di te! Davvero, John. Ne ho bisogno: ho bisogno della tua semplicità, del tuo modo di essere, della tua stabilità… Ho bisogno di te più di qualunque altra cosa o persona al mondo! Credimi quando te lo dico, ti prego…-

Il bassista tirò su con il naso e lo squadrò di sottecchi, gli occhi ancora lucidi.

-Ti prego, credimi…- soffiò nuovamente Roger, accarezzandogli la nuca per calmarlo un po’.

Dopo qualche minuto di silenzio, il compagno lo guardò timidamente.

-Posso… posso provarci… Basterà?- gli chiese dunque, rabbrividendo sotto la sua mano.

 

And I blame you

 

Roger sorrise tirato, la voce rotta dall’emozione.

-Andrà tutto bene, vedrai… Ce la faremo, anche stavolta.-

-Anche stavolta?-

-Anche stavolta.-

Il batterista poggiò la propria fronte su quella dell’amico, specchiandosi nei suoi occhi scuri come la brughiera: ancora un piccolo, minuscolo passo e avrebbe raggiunto il posto in cui terra e cielo diventano una sola cosa.

 

 

I’d sit alone and watch your light.

E dopo secoli di assenza, rieccomi qua!

Credevate di esservi finalmente sbarazzati di me, eh? E invece eccomi qui, pronta a tediarvi con le mie immancabili NdA.

Allora, come si è potuto intuire, il capitolo è ambientato sul set del videoclip di Radio Ga Ga, girato nel 1984 (almeno, questo è quel che ipotizzo io, di preciso non so).

Il regista del videoclip era David Mallet e, come ho già avuto modo di precisare, la sua assistente Meg è un personaggio che mi sono inventata di sana pianta.

La vodka a cui accenna Freddie è un chiaro riferimento alla bottiglia che lui e Roger avevano nascosto nell’astronave del videoclip :DD

Devo dire che l’unica cosa di cui vado fiera siano le ultime tre righe: mi sembra superfluo dire che la terra e il cielo siano rispettivamente gli occhi di John e Roger, vero? :’)

E comunque, a mia discolpa posso dire una cosa: IO C’HO PROVATO A FARE ROGER STRONZO, LO GIURO, MA E’ PIU’ FORTE DI ME, JSDHJDFJSD

Davvero, finisco sempre col farlo adorabile e questo mi fa incazzare come una bestia çç L’ho sempre detto che non sono in grado di scrivere oggettivamente sui Queen, non ce la faccio DD:

Ok, mi calmo, promesso.

Il titolo di questo capitolo, invece, è un verso della canzone-tema di questa fic, Behind Blue Eyes degli Who, che vi consiglio di ascoltare mentre leggete, e tradotto vuol dire “Quando il mio pugno si stringe, aprilo”: non so, mi sembrava dolce e perfetto per la situazione.

Ora non so che altro aggiungere: penso proprio che leverò il disturbo, lasciandovi in balia di quest’esplosione di miele e angst gratuiti.

Arrivedorci e grazie!

 

Dazed;

   
 
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