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Autore: pinzy81    19/01/2012    7 recensioni
Questa one-shot ha partecipato al contest “Un canto di Natale” indetto da Kagome_86 e jakefan, classificandosi al quarto posto. Ha inoltre vinto il premio per il miglior personaggio secondario per la perfetta caratterizzazione di Angela Weber. Ed è di Angela che parliamo, del suo essere “umana” e del suo amore per Ben.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angela
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- IL MIGLIOR DONO -
 

       "Fear not," then said the angel,
"Let nothing you affright”
       

 

Come ogni giorno è sotto quel albero. Come ogni giorno, da quando il suo ragazzo le ha dato il ben servito, è sotto quel albero. Angela si guarda intorno e vede due giovani che si tengono per mano. Lui sussurra qualcosa alla ragazza e lei lo guarda intensamente, poi gli posa un bacio sulle labbra e sorride. Il suo sguardo incrocia quello di Angela che si sente una sciocca per aver dato modo alla curiosità di prendere il sopravvento sulla razionalità. La ragazza le fa un timido sorriso e Angela non riesce a risponderle.
- La vita fa schifo - sentenzia, guardando la coppietta uscire dal parco.
Un cinguettio melodioso sembra risponderle.
- Oh, lo so che tu non la pensi così, ma diciamocelo, - dice mettendosi teatralmente la mano davanti alla bocca come per non farsi sentire da orecchie indiscrete - sei nel periodo dell’accoppiamento e la tua visione della vita viene leggermente distorta dagli ormoni in subbuglio.
C’è una nota amara nel sorriso che la giovane rivolge al piccolo pettirosso che picchietta le briciole di pane. Il piccolo è diffidente per natura, ma sembra quasi che abbia cominciato a metabolizzare la presenza della ragazza, tanto che ora accetta anche di mangiare il pane caduto non abbastanza lontano dai suoi piedi.
Angela continua a spaziare con lo sguardo, è un’osservatrice nata. Preferisce da sempre studiare il prossimo piuttosto che scoprirlo di persona. E attorno a lei, da un po’ di tempo a questa parte, non vede altro che persone felici. È naturale: è Natale! Angela è una ragazza buona ed altruista, mai invidiosa, ma oggi non può fare a meno di pensare che non le è mai servito a niente essere così buona, calma e ubbidiente. Niente di tutto ciò l’ha aiutata ad essere altrettanto felice. Quest’anno sente di odiare quello che normalmente è il suo periodo preferito dell’anno.
- Dovrà pur esserci un briciolo di gioia a questo mondo destinato a me.
Il pettirosso cinguetta nuovamente. Si guarda intorno anche lui non focalizzando mai la sua attenzione sulla ragazza.
- Sto messa proprio male se nemmeno un passerotto mi ritiene degna di attenzione. Uff! - Lo sbuffo di Angela è rumoroso ed improvviso, così tanto da far volare via l’uccellino. - Scusami, non volevo spaventarti.
Ma il pettirosso non gliene fa una colpa, non oggi. Non in vista del viaggio che la riporterà a casa. Nella stessa città di Ben e con il suo stesso pullman per giunta. Cinguetta, invece, forse per tirarle su il morale, forse per lasciarle il cuore un po’ meno pesante. Non sa il piccolo uccello che nemmeno una gru ora riuscirebbe a sollevarla.
- Non mi servi a niente! - dice Angela battendosi una mano sul petto proprio rivolta a quel muscolo pulsante.
 
Ben è seduto sulla panchina che la aspetta. Angela lo vede appena varca l’ingresso del parco e la sua allegria si trasforma immediatamente in ansia. Il ragazzo si torce le mani, guarda a terra, le sopracciglia aggrottate.
Angela è sempre stata brava a capire le persone e quello che vede sul viso di Ben non presuppone niente di buono.
Per un momento pensa di girare sui tacchi e tornarsene in camera a studiare, ma poi considera che magari per lui è solo una pessima giornata e parlare dei suoi problemi con lei gli sarà d’aiuto.
Si avvicina e gli si siede accanto. Ben non alza lo sguardo.
Gli prende la mano, allora, pensando che sentire la sua presenza lo farà stare meglio, ma Ben scosta la sua appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
- Se mi interrompi non riuscirò a farlo. – esordisce lui schiarendosi la voce.
Angela si siede più composta sulla panchina, lo sguardo diretto di fronte senza riuscire a focalizzare veramente qualcosa.
Una pessima giornata.
- Mi hai mentito, Angela. Una volta hai detto di amarmi ed io ti ho creduto perché era tutto ciò che desideravo, ma tu mi stavi mentendo. Stavi tentando di farmi felice e mi hai mentito, perché quello che provavi e provi per me non è amore. Avevo promesso di non soffocarti, di non farti fretta, ma ho mentito, Angela, perché io ti amavo e avrei voluto tenerti con me sempre e sentirmi dire a mia volta che mi amavi. È bello sentirselo dire, sai?
Ben la guarda e lei lo sa perché lo vede perfettamente con la coda dell’occhio. Ma chissà per quale motivo non riesce a voltarsi, non riesce a smentirlo. E allora sta zitta e ascolta lo sfogo di lui, perché pensa che lo farà stare meglio.
- Ho accettato di venire all’Università di Washington con te ben sapendo che non ti saresti mai allontanata da Forks e dalla tua famiglia. L’ho fatto perché amavo te e il tuo attaccamento agli affetti. Ho accettato di aspettare di fare l’amore con te, perché ti amavo ed ero consapevole del fatto che la fede di tuo padre fosse anche la tua. Ho cambiato me stesso per te, i miei studi, il mio modo di essere e di pensare perché ti amavo, perché è questo che si fa quando si ama: si cerca di andare incontro alle esigenze ed al modo di essere dell’altra persona.
Le immagini della loro storia insieme scorrono davanti agli occhi di Angela mentre Ben parla. Il loro primo bacio, la decisione di frequentare insieme l’università, la loro intimità a cui mancava sempre qualcosa. Le scene di quella che la ragazza credeva fosse una vita felice l’abbandonano. Una per ogni volta in cui lui usa il passato dicendo di averla amata, come se non l’amasse ancora, come se non fosse più importante per lei, come se non potesse più far parte della sua vita. E con quelle immagini escono anche le lacrime che le fanno pizzicare gli occhi e la rendono come prigioniera di una nebbia di dolore.
- Ho smesso di amarti, Angela, nel momento in cui ho capito che tu non puoi amare me. Perché se ami qualcuno non puoi mentirgli riguardo ai tuoi sentimenti. Devi urlarglielo che lo ami, non vergognarti per questo. Se ami qualcuno non puoi soffocare le tue emozioni perché ti esplodono nel petto nello stesso istante in cui vedi la persona amata. Quando ami qualcuno gli vuoi prestare attenzione, fargli sapere che ci sarai sempre.
Eccolo lì, per la prima volta Angela nota il piccolo pettirosso appollaiato sul ramo di un albero. Guarda in basso, verso di loro. È lo spettatore muto della fine del loro amore.
Si, è una pessima giornata.
- Ho sbagliato tutto, Angela. Avrei dovuto capirlo che non eri pronta ad amarmi. Mi dispiace.
Ben si alza, la guarda per un’ultima volta, forse sperando che lei smentisca parola per parola. Forse sperando di non aver semplicemente capito mai niente. E invece Angela tace. Le lacrime continuano a rigarle il viso, ma nessuna parola riesce ad uscire dalle sue labbra.
- Mi dispiace veramente – finisce lui, andandosene.
Si, per lui era una pessima giornata ed ora lo è anche per lei.
 
 Per il gesto inconsulto il pettirosso vola via. Tornerà ancora all’albero, ci costruirà un piccolo nido e metterà su famiglia, ma Angela non sarà lì a guardarlo. Oggi si torna a Forks.
- Ciao, piccolo amico.
 
***
 

 

Let nothing you dismay
remember Christ, our Saviour
was born on Christmas day,
to save us all

 

 

I gemelli si sono congelati abbastanza per quel pomeriggio. Hanno la neve fin dentro le mutande. Angela invece vuole starsene un po’ per conto suo sotto le lucine natalizie del portico.
Con la sola compagnia del pupazzo di neve che Joshua ed Isaac hanno insistito a fare, la ragazza dondola sull’altalena pensando a Ben.
Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto abbracciarlo di più? Stringerlo a sé facendogli sentire quanto sconveniente fosse quel desiderio? Toccarlo come faceva nei suoi sogni? Quei sogni che da quando era andata all’università la tormentavano?
 
Il braccio del pupazzo di neve è malfermo come sembra o è solo una sua impressione? Si tratta forse di karma inverso?
 
Forse avrebbe potuto baciarlo ogni volta che voleva, invece di domandarsi sempre se fosse il caso. E Ben aveva una bocca fatta apposta per essere baciata: morbida e perfetta per la sua.
 
Che strano, i bottoni che formano la bocca del suo silenzioso amico ghiacciato sembrano calate verso il basso. Che Dio le stia mandando un messaggio?
 
Ma in fondo perché mai farsi ancora del male rimuginando su cosa avrebbe dovuto o potuto fare? Il risultato rimane sempre lo stesso: Ben l’ha lasciata. Eppure Angela non se ne riesce a capacitare, pensa e analizza così tanto ogni momento della loro storia che la testa le scoppia. Sente il sangue batterle nelle tempie e più guarda il pupazzo di neve che si scioglie per la temperatura più alta e più tutto comincia a farsi chiaro nella sua mente.
Angela è una cacasotto!
Aveva censurato le sue emozioni nel timore di non essere la figlia perfetta, senza mai un colpo di testa, senza mai concedersi delle libertà. Non che avesse mai voluto scappare a Las Vegas o saltare la scuola, ma che Diavolo! Era pur sempre un’adolescente!
Aveva scelto un’università che non fosse troppo lontana da casa per potersi rifugiare tra le braccia dei suoi genitori se le cose non fossero andate come sperava, senza pensare che la vita fuori dalle mura domestiche sarebbe potuta essere stimolante e soddisfacente.
Solo con Ben si era lasciata un po’ andare, ma purtroppo non abbastanza.
Chi era veramente Angela Weber? La ragazza timorata di Dio, sempre rispettosa e timida o una giovane donna entusiasta della vita che si era nascosta per fin troppo tempo dietro un finto buonismo?
 
Sotto gli occhi increduli di Angela, mentre i pensieri vorticano nella sua mente, la testa del pupazzo di neve si stacca e rotola fino ai suoi piedi. È un segno: il Signore le sta dicendo di vivere la sua vita o il rimorso la ucciderà? È meglio vivere intensamente, rischiando di scottarsi o è meglio essere prudenti, lasciando che il freddo ghiacci il cuore?
 
- No, non se ne parla!
Senza avvertire nessuno, senza preoccuparsi dei gemelli, Angela prende a correre per Mason Street, tutta addobbata per l’occasione, diretta alla casa di Ben. I suoi genitori saranno già abbastanza occupati con i preparativi per i riti natalizi e i ragazzi rimarranno davanti al televisore ancora per un po’.
Angela corre e corre, e mentre il fiato comincia a mancarle nella sua testa iniziano a vorticare le parole del suo ex.
 
Stavi tentando di farmi felice e mi hai mentito.
 
E invece Angela non è mai stata tanto egoista come nel periodo passato con Ben: lei non desiderava altro che stare con lui, perché l’amava, perché lui la faceva ridere, perché la faceva sentire desiderata, perché la faceva stare bene.
 
Quando si ama si cerca di andare incontro alle esigenze ed al modo di essere dell’altra persona.
 
Angela si era sforzata di essere più espansiva facendo felice Ben, non comprendendo che se ami veramente qualcuno non devi sforzarti di fare niente, anzi devi scoprire tutti i tuoi lati oscuri, le tue debolezze e le tue paure, perché anche quelle fanno parte di te e l’altra persona deve amarti per quello che sei e non per quello che appari.
 
Quando ami qualcuno le vuoi dare attenzioni, fargli sapere che ci sarai sempre.
 
E invece Angela si era trincerata dietro la religione quando avrebbe voluto donarsi anima e corpo a Ben. Avrebbe desiderato scoprire i loro corpi insieme, nella timidezza e nell’impaccio di una prima esperienza che li avrebbe uniti per il resto delle loro vite. Oh, fare la parte della timorata di Dio era stato molto più semplice!
 
Avrei dovuto capirlo che non eri pronta ad amarmi.
 
E invece, nel suo cuore, Angela non aveva smesso neanche per un giorno di credere nel suo amore per Ben, di contarci. Ma forse avrebbe dovuto farlo capire anche a lui.
È troppo tardi? Angela rallenta l’andatura una volta in vista della casa dei Cheney. Le guance rosse per lo sforzo, il fiatone e il cuore che batte forte.
Cosa gli avrebbe detto? E se avesse aperto sua madre? E se avesse aperto suo padre?
 
Ho smesso di amarti, Angela, nel momento in cui ho capito che tu non puoi amare me.
 
La paura ricomincia a intorpidirle i pensieri, si sta facendo prendere dal panico. Più i dubbi la assalgono e più il gelo le infetta le membra. Come una malattia che ti prende poco alla volta, che ti uccide giorno dopo giorno, il gelo si sta propagando nel suo corpo dalle estremità verso il suo centro.
 
Ho smesso di amarti…
 
Aveva paura di essere rifiutata, di non sentirsi adeguata, di venire giudicata. Angela aveva vissuto la sua vita nel timore di deludere qualcuno, senza preoccuparsi minimamente di poter deludere se stessa.
 
… nel momento in cui ho capito che…
 
Ma quell’Angela non le sta più bene. È stufa. Deve combattere per ciò che desidera, cominciare a comportarsi come crede che sia giusto per lei e non per il resto del mondo.
 
tu non puoi amare me.
 
***
 
Le mani della ragazza sono ghiacciate, i denti battono per il freddo, il gelo non si decide a lasciarla. Ma Angela non sembra voler bussare alla porta davanti alla quale sosta già da diversi minuti.
Fissa il vischio che penzola sulla sua testa e un sorriso amaro le curva le labbra.
“Non può andare così male: dopotutto è Natale e a Natale siamo tutti più buoni” pensa cercando di crederci.
Ormai è congelata e non solo nel corpo, anche nell’anima. Eppure non è un freddo fisico quello che ha le ha cristallizzato le emozioni non permettendole di vivere la sua vita. È ora di sciogliere il ghiaccio che le circonda il cuore.
Toc, toc, toc.
Nell’istante esatto in cui ha percosso il portone di casa Cheney se ne è pentita. E se lui non fosse in casa?
“Ti prego, Signore, evitami una figuraccia!” pensa mettendo tutta la positività che può racimolare in quel pensiero.
- Angie, che ci fai qui?
Eccolo. Ben, il suo Ben con il solito fumetto tra le mani, la guarda allibito. Non un sorriso, non un cenno di felicità sul suo volto. Se ne sta semplicemente lì sulla porta.
- Immaginavo saresti stato un tantino più entusiasta di rivedermi alla tua porta. - ammette la ragazza già sconfitta. Un iceberg, in confronto a lei in quel momento, può sembrare un falò ardente.
- Che vuoi che ti dica? Mi fa ancora troppo male pensare a te. - dice lui facendosi avanti e accostando la porta alla ricerca di un po’ di privacy. - Ho dovuto mettere su la migliore delle maschere per non impensierire mia madre e far passare a tutti un Natale migliore del mio.
Anche per lui questo è un pessimo Natale.
Angela se ne sta di nuovo in silenzio, la timidezza riaffiora. Ma è mai possibile che tutti i suoi giri mentali, la corsa a perdifiato e i buoni propositi si siano ghiacciati insieme al suo cuore?
- E poi vedo che la situazione non è cambiata. Sono sempre solo io che parlo come una donnicciola di sentimenti e stronzate varie, quindi scusami se non faccio propriamente i salti di gioia nel rivederti.
Non può andare avanti così, non può restare lì impalata a farsi riprendere come una bambina. Ben per lei non è un capriccio e deve lottare per riprenderselo.
- Ok. Non sarà facile dirti quello che sto per dire, non mi sono preparata un discorso e probabilmente ne uscirà solo un gran casino, ma lo devo al nostro rapporto. Lo devo me stessa.
- Ma che..?
La mano ghiacciata di Angela si posa senza indugio sulla bocca del ragazzo per zittirlo.
- Shh. Se cominci ad interrompermi non riuscirò a farlo.
Ma Ben non si vuole arrendere e con dolcezza toglie la mano di lei dalle sue labbra.
- Angie, davvero…
È un attimo, un solo attimo. Il gelo si stacca da lei lasciando dietro di sé un guscio vuoto. Addio vecchia Angela, benvenuta alla nuova!
Lo bacia con trasporto, gettandosi sulle sue labbra e appannandogli gli occhiali. Quello lo avrebbe fatto tacere di certo.
Non è tanto coraggiosa da tenere gli occhi aperti, però, quindi comincia a parlare in quel modo.
- Ti prometto di non mentirti mai, Ben, soprattutto riguardo i miei sentimenti; perché sono sinceri e non meritano di essere nascosti, ma, al contrario, esposti come il più prezioso dei tesori. Ti prometto che non soffocherò più le miei emozioni, soprattutto perché quelle che fino ad ora sono state più forti sono legate a te: a quello che sei ed a quello che mi doni ogni giorno.
Il silenzio di Ben e il fatto che continua a tenere strette le sue mani infonde ad Angela il coraggio necessario per continuare.
- Ti prometto che ti soffocherò con le mie continue attenzioni, che sarò presente, che comunicherò con te, Ben, tanto che alla fine non ne potrai più di avermi intorno e mi lascerai per sempre. E anche allora so che continuerò ad amarti, perché è con te che ho scoperto l’amore e perché grazie a questo… grazie a questo sono diventata una persona migliore.
- Sta’ zitta!
Il fumetto cade a terra, ma non importa. Gli occhi di Angela si riempiono di lacrime, ma non importa. I nasi sbattono e fa un po’ male, ma non importa.
- Non ti ho preso un regalo – dice lei con la bocca ancora sopra quella di Ben.
- Sei il miglior dono che potessi ricevere.
 

 

All you within this place
and with true love and brotherhood
each other now embrace
this holy tide of Christmas
all other doth deface.

GOD REST YOU MERRY GENTLEMEN
 




Ciao a tutti!
Come dicevo nell’introduzione questa storia ha partecipato al contest di jakefan e di Kagome_86. I loro contest sono i miei preferiti, perciò ogni volta che ne scovo uno devo partecipare. Mi hanno aiutata a crescere e a migliorarmi, quindi questa storia la dedico a loro.
Che dire? Angela è un personaggio molto sottovalutato, secondo me, ha delle potenzialità ed è un peccato che pochissimi scrivano su di lei. Anche per questo sono contenta che mi sia capitata lei come personaggio da trattare. La canzone che fa da sfondo, ma anche da ispirazione alla storia è God rest you merry gentlemen. È una canzone molto intensa che si accorda alla protagonista.
Grazie in anticipo a coloro che vorranno lasciare un commento e a chi metterà tra le preferite, seguite o ricordate “Il miglior dono”.
Baci
 
Pinzy 

   
 
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