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Autore: Samurai Riku    19/01/2012    1 recensioni
Come ogni mattina si stava recando a scuola, in orario, come sempre. Percorreva il viale alberato che affianca la strada e al passare delle auto si sollevavano petali rosa di ciliegio, inondando l’aria della loro fragranza.
Svoltò l’angolo e varcò il cancello della scuola. Tutt’intorno altri ragazzi percorrevano cortile chi di corsa, in bicicletta o passeggiando con un gruppo di amici. Voci, grida, risate riempivano l’aria, ma lui sembrava estraneo a tutto questo, sembrava appartenere ad un’altra dimensione. Tutto ciò che lo circondava pareva rimbalzargli contro e non avere il minimo effetto su di lui. Silenzioso si diresse in classe.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Obito Uchiha, Rin | Coppie: Minato/Kushina
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Come ogni mattina si stava recando a scuola, in orario, come sempre. Percorreva il viale alberato che affianca la strada e al passare delle auto si sollevavano petali rosa di ciliegio, inondando l’aria della loro fragranza.

Svoltò l’angolo e varcò il cancello della scuola. Tutt’intorno altri ragazzi percorrevano cortile chi di corsa, in bicicletta o passeggiando con un gruppo di amici. Voci, grida, risate riempivano l’aria, ma lui sembrava estraneo a tutto questo, sembrava appartenere ad un’altra dimensione. Tutto ciò che lo circondava pareva rimbalzargli contro e non avere il minimo effetto su di lui. Silenzioso si diresse in classe.

 

 

La campanella era appena suonata ed il professore Namizake era già in classe, intento a fare l’appello.

-Hatake.-

-Presente.- rispose, alzando mezzo braccio.

Minato Namizake era un vecchio amico di famiglia, anzi un giovane amico, visto che a ventidue anni era professore alle scuole medie. Più che amico di famiglia si può dire amico di suo padre, visto che non ebbe modo di conoscere la signora.

Capelli biondi perennemente spettinati contornavano degli occhi lucenti azzurri e un perenne sorriso capace di farsi amico chiunque. Quel ragazzo era l’unica ancora che teneva Kakashi ancora legato a questo mondo e non lo lasciava vagare in quell’altra dimensione alla quale sembrava appartenere.

-Uchiha.-

Silenzio. Riprovò ancora.

-Uchiha.- disse a voce più alta alzando lo sguardo dal registro di classe ai suoi studenti. Il terzo banco nella seconda colonna dalla finestra era vuoto.

Minato sospirò -Assente…-

Proprio mentre stava per segnare l’assenza la porta si spalancò di colpo. -Eccomi!!- esclamò Obito ansante sulla soglia.

-Sei di nuovo in ritardo.- lo riprese il professore.

-Mi scusi, ma non è suonata la sveglia!-

Minato gli rivolse un sorrisetto -Non è suonata la sveglia o tu non l’hai sentita?!-

A quella battuta la classe scoppiò a ridere.

-Oh uffa!! È la verità!!- insistette.

Obito Uchiha, famoso in mezzo istituto per i suoi innumerevoli ritardi e le creative scuse che tirava fuori ogni volta.

A Kakashi veniva da domandarsi se stava sveglio la notte a pensare a scuse nuove. Forse era per questo che faceva sempre tardi la mattina.

-Vai a sederti ora, per questa volta ti lascio entrare.-

-Grazie prof!!!- chiuse la porta alle sue spalle e si diresse al suo posto, accanto a quello di Kakashi.

-Insomma Obito, sei sempre in ritardo!!- lo rimproverò la ragazza seduta dietro a Kakashi.

-Eheheheh, scusa Rin!- rise lui imbarazzato.

-Sei incredibile! Non cambierai mai!-

Rin era un’amica d’infanzia di Obito. Una ragazza dolce e gentile, ma determinata e coraggiosa quando serviva. Doveva avere una pazienza infinita per sopportare tutte le scuse di Obito.

Lui la considerava più di un’amica: da sempre aveva una cotta per lei, ma per sua sfortuna non era ricambiato. Le attenzioni di Rin erano per tutt’altra persona.

Kakashi, nemmeno lui sa spiegarsi come e perché, si ritrovò ad osservare l’ultimo venuto mentre prendeva l’occorrente per la lezione dallo zaino.

Obito si voltò verso di lui -Cosa c’è?- chiese seccato.

-Nulla.- disse distogliendo lo sguardo, tornando sul suo libro.

-Certo che è proprio un tipo strano…- pensò.

 

 

L’intervallo era già iniziato da cinque minti e la classe era completamente deserta, se non per Minato rimasto alla cattedra per sistemare le ultime cose prima di andare a prendere un caffè, e Kakashi, seduto al suo posto a mangiare un panino che si era preparato la sera prima.

Vedendo il ragazzo lì da solo, Minato gli andò incontro, sedendosi al posto di Obito.

-Allora, come stai?- gli chiese, rivolgendogli un sorriso.

Fece spallucce -Bene.- rispose dando un altro morso al panino.

Namizake rimase un attimo in silenzio, poi sospirò con rassegnazione -Non stai affatto bene, te lo leggo in faccia.-

-Sto benissimo invece.- insistette senza esprimere un particolare tono di voce.

-Non puoi continuare così, Kakashi. Non puoi vivere così.-

-E invece è quello che sto facendo da quasi sei anni e mi va benissimo.-

-Sono preoccupato.- disse, poggiando una mano sulla sua spalla.

-Sì preoccupa per niente. Sta bene a me vivere così, non vedo perché lei debba farsi dei problemi.- per tutto il tempo non volse mai lo sguardo a Minato.

-Perché quello che fai è sbagliato e ti voglio bene.- disse con una voce che lasciava trasparire la più totale sincerità.

Sentendo quelle parole un tremito gli scosse tutti il corpo. Abbassò ancora di più lo sguardo -Mi lasci finire il pranzo in pace, per favore.-

Minato rimase seduto a fissare per un altro istante quell’anima sola e persa, poi si alzò uscendo dalla classe e richiudendo la porta alle sue spalle.

Appena fuori si imbatté in due suoi allievi.

-Rin, Obito! Che fate qui?-

-Scusi, ma non abbiamo potuto fare a meno di sentire. Che cos’ha Hatake? Non si sente bene?- chiese Rin.

-Ecco… diciamo di sì, non sta bene…- rispose titubante.

-Quello non si sente mai bene. Da quando lo conosco è così!!- esclamò il ragazzo con una punta di disprezzo nella voce.

-Obito!!- lo riprese l’amica.

-Già.- concordò Minato affranto, poi alzò di colpo la testa, guardando quasi incredulo i ragazzi davanti a sé.

-Che cosa le prende? Anche lei non si sente bene?-

-No Obito, sto benissimo!! Ahah!!- sorrise -Ascoltate, dovete farmi un favore! A me, ma sopprattutto a Kakashi!- disse inginocchiandosi di fronte ai due.

-Ci dica! Cosa possiamo fare?- domandò la ragazza impaziente.

-Come avete notato Kakashi non sta passando un bel periodo, ha bisogno di svagarsi, di divertirsi e penso che voi siate le persone adatte per distrarlo!-

-Perché proprio noi?!- chiese Obito poco convinto alzando un sopracciglio.

Di tutta risposta Minato ridacchiò -Lo capirete! Vi chiedo solo di farlo svagare per un po’, me lo fate questo piacere?-

-Certo! Conti pure su di noi!- rispose prontamente Rin.

-Ad una condizione!- disse serio Obito.

-Ovvero?-

-Mi mette una A nella sua materia?-

-Scordatelo.-

-Uffa!!-

 

 

Alle tredici e trenta le lezioni erano terminate, e dato che non aveva niente in programma per quel pomeriggio, come per i precedenti e quelli successivi, Kakashi stava percorrendo il viale per tornare a casa.

Poco più indietro Rin e Obito facevano la stessa strada.

-Eccolo là!-

-Ehi, Hatake!!- lo chiamò a gran voce Obito.

Il ragazzo si fermò voltandosi -Che vuoi, Uchiha?- chiese vedendo i due raggiungerlo.

-Nulla, facciamo la stessa strada!-

-E quindi?-

-Per una volta potremmo farla assieme!- aggiunse Rin.

Kakashi alzò le spalle -Come vi pare.- riprese a camminare.

-Hai da fare oggi?- Obito tentò di attaccare bottone.

-Perché?-

-Ti va di prendere un gelato con noi?-

-No.- accelerò il passo distanziandoli.

-Credo che sarà più difficile del previsto.- commentò Rin.

-E-ehi! Aspetta!!  Per passare una giornata diversa dalle altre! Che ne dici, amico?!-

All’improvviso Kakashi si fermò, rapidi si voltò verso Obito sollevandolo per il colletto della giacca, facendogli picchiare la schiena contro una parete di recinzione.

Rin si spaventò per l’inaspettata reazione del ragazzo. -Kakashi!!-

-Ascoltami bene, Obito.- iniziò guardandolo con rabbia -Io le mie giornate le passo come mi pare e la cosa non ti deve interessare! Non vi ho chiesto niente e non voglio niente da voi! Non mi va di uscire e sopprattutto non sono tuo amico! Sono stato chiaro?!-

Per la prima volta Kakashi sembrava provare qualche emozione: rabbia, odio, rancore.

Quella voce e quello sguardo tagliente spiazzarono Obito, che rimase in silenzio, a bocca aperta, a fissarlo con paura e sgomento.

Kakashi l’asciò l’Uchiha di malo modo e riprese a camminare.

Obito, anche se libero dalla presa, rimase immobile con la schiena contro la parete. Una mano alla gola e alla stoffa stretta dall’Hatake. Per un attimo si era sentito soffocare.

Rin gli si avvicinò -Tutto bene?-

-S-sì… credo.-

-Non dobbiamo demordere, vieni!- afferrò Obito per una manica e corse verso Kakashi.

-Kakashi!!! Aspetta!-

-Che volete ancora?!-

-Dai, vieni con noi!- disse in tono gentile -Solo per oggi! Tanto sono sicura che finirai presto i compiti per domani!-

Era risaputo che fosse il migliore della classe.

-Certo, i geni sono tutti psicopatici…- commentò tra sé e sé Obito.

-Per favore!- insistette lei senza fargli pressione.

Cosa gli cambiava? Assolutamente nulla. Per una volta avrebbe interrotto la soluta routine: riscaldarsi il pranzo (in genere un buon piatto di ramen istantaneo), studiare per l’indomani e poi…? Sdraiarsi sul letto a pensare e ricordare. Ricordi dolorosi del passato che non avrebbero fatto altro che farlo sentire peggio. Gli sarebbero salite le lacrime, avrebbe pianto in silenzio finchè non si sarebbe addormentato… solo…

Doveva cambiare, ma da solo non ci riusciva e una parte di lui non voleva. Non voleva rischiare di sprofondare ancora di più in quel baratro.

-Uff… e va bene.- rispose infine sbuffando.

-Ah, sul serio?! Che bello!!- esultò Rin. Allora passiamo da casa tua alle quattro! Ci vediamo dopo!-

-Ciao Hatake.-

Kakashi non disse nulla. Svoltò all’angolo ed entrò nel cancelletto di un condominio.

 

 

-Quello è stralunato!!- esclamò Obito -Ma si può reagire in quel modo?! Neanche gli avessi detto chissà che!!-

-In effetti è stato esagerato…- appurò Rin camminandogli accanto.

-Sa cos’è la gentilezza?! Ma come l’hanno educato i genitori!?- continuò a lamentarsi.

-… ma come, non lo sai?- esclamò lei.

-Che cosa?- la guardò confuso.

-Il padre di Kakashi è venuto a mancare qualche anno fa, per questo è così.-

-Oh… non lo sapevo. E la madre?-

-Credo sia morta quando è nato…-

-Quindi è rimasto solo… ma tu come le sai tutte queste cose?-

-Una volta ho sentito Namizake parlarne con il preside Sarutobi. Credo che il professore fosse una amico del padre.-

-Per questo ci ha chiesto di aiutarlo.- pensando alla triste condizione del compagno si incupì -Che gran brutta cosa la solitudine…-

 

Solo, nel silenzio della cucina, consumò il pasto. Sparecchiò in fretta perché voleva sbrigarsi a fare i compiti. Solo quando spense il televisore che nemmeno stava seguendo, si rese conto di aver mangiato più in fretta rispetto agli altri giorni e aveva anche fretta di sbrigare tutte le faccende. Di solito faceva tutto con la più totale calma.

-Ma che mi prende…?- d’istinto gli cadde l’occhio sull’orologio a muro della cucina. Le due e un quarto, mancava ancora molto alle quattro. Voleva veramente uscire con Rin e Obito? Ci teneva così tanto?

In un attimo i pensieri si concentrarono su di loro, su quanto avevano insistito per convincerlo. Era sicuro che ci fosse Minato dietro a tutto questo. Pensò anche a come aveva reagito sentendosi chiamare “amico”. Si chiese se non avesse esagerato, infondo Obito non aveva nessuna colpa… no, non aveva esagerato. Sarebbe stato meglio per tutti se avesse messo le cose in chiaro fin dal principio. Non voleva degli amici, non ne aveva bisogno, non ne voleva. Niente legami, niente sofferenza, era semplice il concetto; semplice ed efficace. Anche se una parte di lui non ce la faceva più a vivere così, dava ragione a Minato e non vedeva l’ora che arrivassero le quattro per poterli incontrare… quella parte veniva repressa, perché lui doveva resistere, resistere per sopravvivere al dolore. L’armatura che col tempo si era creata intorno alla sua anima impediva a quella parte di affiorare, di liberarsi e distruggerla per sempre.

Decise di fare tutto con più calma.

 

 

Con il solito ritardo di Obito, per le quattro e mezza i ragazzi erano seduti ad un tavolino circolare di una gelateria all’aperto. Una giovane cameriera prese le ordinazioni.

-Cosa vi porto?- chiese con un sorriso.

-Un cono alla vaniglia!- disse Rin.

-Uno al cioccolato.- risposero assieme Kakashi e Obito. I due si lanciarono un’occhiataccia, poi si voltarono dalla parte opposta. -Tsk!-

-Due coni al cioccolato, grazie!- affermò Rin sorridendo nervosamente alla cameriera che si allontanò con le ordinazioni. -Be’… avete qualcosa in comune!- esclamò.

-Wow…- disse l’Uchiha con finto entusiasmo.

-Cambierò gusto la prossima volta.-

-Significa che usciremo ancora!?-

-… era per dire, Rin.-

Lei parve delusa da quella risposta.

Kakashi l’aveva detto senza pensarci, o almeno ne era convinto.

In breve arrivarono i gelati.

-Dopo cosa facciamo?- chiese Obito.

-Non lo so, mi avete invitato voi…-

-Potremmo andare al parco!- propose Rin.

-Noo!! Non c’è nulla da fare là! Perché invece non andiamo in una sala giochi?- Obito leccò la pallina di gelato, poi volse lo sguardo di lato -Kakashi, sai cosa sono i videogiochi, vero?-

-Certo, per chi mi hai preso!?-

-Meglio così!- riprese a mangiare il gelato.

-A te Rin, sta bene?- chiese Kakashi, ma senza guardarla in viso.

Per la domanda diretta la ragazzina arrossì leggermente -… ma sì, mi sta bene.-

 

 

Terminati i coni gelato il gruppetto si diresse alla sala giochi più vicina.

-Eccoci! Dentro c’è anche l’aria condizionata!!- esclamò il moro precipitandosi dentro.

Rin e Kakashi lo seguirono con tutta calma.

Le luci e i suoni delle macchinette riempivano la fresca aria del locale e facevano da sfondo al vociare dei giocatori. Obito adocchiò immediatamente l’ultima uscita. -Woow!! È quello che penso io!!??-

-… che cosa?- chiese Rin.

-Quello!!!- indicò la postazione infondo alla sala, di fronte a loro -È Ninja Destiny!!- esclamò tutto esaltato.

Mentre Obito ammirava a distanza quello che considerava il capolavoro dei videogiochi, Kakashi stava andando proprio in quella direzione.

-Ehi!- lo raggiunse -Che vuoi fare, Hatake!?-

-Secondo te? Giocare, no!-

-Non prima di me!-

-Tu hai perso tempo a farneticare, ci sono prima io.-

-Te lo scordi! Non mi faccio mettere i piedi in testa da te!-

Avevano entrambi accelerato il passo e mancava poco che si mettessero a correre. Rin li osservava allibita

-Qui finisce male…-

Davanti alla macchinetta del videogioco afferrarono la leva di gioco e tiravano ripetutamente nella propria direzione.

-C’ero prima io!!-

-No, io!!-

-Molla quella leva Hatake!-

-Mollala tu Uchiha!-

-Ragazzi… potete giocare entrambi, cosa cambia chi prima e chi dopo?-

-Non mi faccio superare da lui!-

-Rispetta i turni!-

Tirarono talmente forte che la leva si ruppe rimanendo tra le loro mani -Oh-oh…-

 

Vennero sbattuti fuori.

Kakashi se ne stava seduto sul bordo del marciapiede, Obito era poco distante appoggiato ad un palo della luce e Rin in piedi nel mezzo.

-Magnifico. Peggio di così non poteva andare!- commentò l’Uchiha.

-È stata tutta colpa tua. Se rispettavi i turni…-

Kakashi venne interrotto -Basta!! Sta zitto!! Sei tu che mi hai provocato!-

-Io non ho fatto proprio niente.-

L’altro gli si avvicinò, sollevandolo leggermente per la maglia e costringendolo a guardarlo -Mi dai sui nervi!- la tristezza provata fino a poche ore prima per la condizione di Kakashi era sparita; ora nella voce e nello sguardo di Obito c’era posto solo per la rabbia.

-Se hai un problema con me dimmelo e basta.- disse, fronteggiando gli occhi dell’altro.

-Te l’ho detto, mi dai sui nervi! E non sopporto il tuo atteggiamento!-

-Obito, calmati…- cercò di dire Rin, ma non venne ascoltata.

-E allora perché hai insistito tanto per convincermi ad uscire con voi!?-

-Me lo domando anche io!!- ancora preda della rabbia lasciò andare Kakashi, voltandosi, dando le spalle a lui e a Rin, si incamminò a passo rapido lungo il marciapiede.

-Hai solo paura di affrontarmi.-

Obito si fermò, stando un attimo in silenzio -Non ho affatto paura.- riprese la sua marcia.

Senza dire nulla Kakashi si alzò, allontanandosi nella direzione opposta. Rin rimase a guardarli per decidere chi seguire. Infine optò per Kakashi, per potergli spiegare il comportamento di Obito. Con l’amico avrebbe parlato più tardi.

Lo trovò nel vicolo adiacente alla sala giochi.

-Kakashi, posso spiegarti perché Obito ha…- non riuscì nemmeno a terminare la frase che sobbalzò dallo sgomento.

Il ragazzo diede un forte pugno sinistro contro il muro come se volesse romperlo invano. La mano gli tremò per il dolore dell’impatto con i mattoni e col cemento; quel tremito si trasmise a tutto il braccio che cadde inerte lungo il fianco.

Quella parte di lui che voleva a tutti i costi rompere l’armatura e poter tornare finalmente libera avrebbe voluto scusarsi, lasciarsi alle spalle quel comportamento infantile e andare avanti.  Invece non aveva fatto altro che peggiorare le cose, attaccando e allontanandosi sempre di più.

Rin fece qualche passo verso di lui.

-Lasciami stare.-

Ecco. Lo stava facendo di nuovo.

-La tua mano…-

Alzò il dorso della sinistra e vide che gli sanguinavano le nocche.

-Fammi vedere.- disse gentilmente prendendogli la mano ferita.

Al contatto si ritrasse, distogliendo lo sguardo.

-Per favore…- insistette, riprendendogli nuovamente la mano.

Kakashi mosse debolmente il braccio, ma non ritrasse l’arto come prima. Continuò a guardare a terra.

 

 

Rin aveva insistito per sedersi vicino ad una fontanella pubblica, per medicargli almeno in parte la mano.

-Perdona Obito, non era sua intenzione agire così.-

-Non ce l’ho con lui… non del tutto.-

-Meglio così. Se poi impari a conoscerlo, capirai che è una brava persona! È solo un po’ impulsivo e vitale!-

-Solo un po’…? Aah!-

-Scusa!- Rin bagnò nuovamente il fazzoletto e lo passò con più attenzione sulle sbucciature -Voleva veramente aiutarti.-

-Ho i miei dubbi al riguardo. Ha detto che non mi sopporta…-

-Non voleva offenderti, devi credermi. È solo che tu sei proprio il suo opposto e non sopporta vederti così passivo.-

-Non sono passivo…-

La ragazza alzò lo sguardo su di lui.

-… forse un pochino…- ammise.

-Ci rattrista vederti così, ma Obito non lo ammetterà mai.- abbozzò un sorriso

-Perché?- disse serio -Non voglio la vostra pietà, né la vostra compassione.-

-Non ci fai pietà e non ti compatiamo affatto! La vita continua Kakashi ed è molto bella! Non lasciarti abbattere!- disse con grinta e determinazione.

Kakashi si alzò di scatto sottraendosi alle cure della ragazza. -Lasciami stare.- disse freddo.

-Kakashi…-

-… grazie per le cure, ma lasciami stare.- se ne andò senza voltarsi.

-… che possiamo fare…?-

 

 

L’indomani a scuola Kakashi fu il primo ad uscire all’intervallo. Non perché volesse incontrare qualcuno in tutta fretta, ma perché nessuno sarebbe riuscito a vedere dove si sarebbe rifugiato. Raggiunse il tetto. Era il posto adatto: nessuno tra i piedi, tranquillità assoluta, silenzio e solitudine… la sua condanna e la sua salvezza. Ripensò agli eventi del giorno passato, finchè una voce non interruppe quel sottile e delicato filo che tiene uniti i pensieri.

-Sapevo di trovarti qui.- Minato gli andò vicino, sedendosi sul bordo rialzato.

-Che cosa vuole?-

-Nulla, nulla, solo fare due chiacchiere.- disse -Rin mi ha detto che ieri sei uscito con lei e Obito!-

-Non faccia finta di niente. È stato lei a convincerli, vero?-

-Beccato! Sì, opera mia…-

-Perché?-

-Perché sono preoccupato per te.-

-Be’, veda di non diffondere le sue preoccupazioni a chi non importa nulla di me.-

-Non è vero. A loro importa di te.-

-Sicuro che Rin le abbia detto tutto?- aggiunse con una punta di sarcasmo.

-So del litigio… ma Obito è solo un po’ impulsivo, loro sono veramente preoccupati per te, vogliono aiutarti… e lo voglio anche io.-

-Credo che tutti voi abbiate fatto fin troppo. Lasciatemi un po’ in pace.- concluse voltandosi.

-Aspetta…- Minato lo prese per un braccio.

Kakashi spostò lo sguardo dalla mano dell’uomo al suo viso -Mi lasci andare…-

-No.- avvicinò il ragazzo a sé, cingendolo in un abbraccio -Non ti lascio.-

Kakashi rimase immobile, le braccia a mezz’aria per evitare ogni contatto diretto con l’atro, scosso da un leggero tremito.

-… mi lasci…- disse in un sussurro.

-Non chiudere fuori anche me…-

Lentamente abbassò le braccia, fino a stringere la camicia dell’insegnate -Per favore… mi lasci.- disse, sempre con un filo di voce tremula.

-Mi manchi… mi manca il bambino sorridente e felice di un tempo che  bussava alla mia porta in continuazione per venire a giocare!- cercò di mantenere la voce ferma, ma con scarsi risultati.

-Mi… mi farà far tardi a lezione.-

-Puoi sempre dire che ti ho trattenuto per una faccenda importante.- che, viste le circostanze, era la verità

-Io ti voglio bene, Kakashi, e te ne vorrò sempre!! Ricordatelo, perché te lo ripeterò fino alla nausea, ogni giorno della tua vita! Ti voglio bene, ti voglio bene!- ripeté accarezzandogli la testa, solo come un padre affettuoso fa con il proprio figlio.

Kakashi strinse forte gli occhi, aggrappandosi saldamente a quell’ancora che lo avrebbe trattenuto anche contro la sua volontà. Anche se rompesse la catena di metallo non servirebbe a nulla perché gli anelli distrutti si riunirebbero, legandolo più forte di prima. Perché l’amore non è un legame che si spezza facilmente, più si cerca di fuggire, più ti tira a sé… proprio come stava facendo quell’ancora di nome Minato.

 

 

-Stai bene?- chiese Obito.

Kakashi alzò lo sguardo dal lavandino e davanti a sé vide il riflesso del compagno, a pochi passi da lui.

-Che ci fai qui?-

-Sei sparito da venti minuti, il prof mi ha mandato a cercarti.-

-Be’, sono ancora vivo. Adesso sparisci.- rispose secco, senza voltarsi.

-Non hai risposto alla domanda.-

-Sì, sto bene.- sbottò.

-Rispondi sinceramente.- disse l’Uchiha serio.

-Ti ho detto che sto bene, adesso te ne vuoi andare!?-

Obito abbassò il capo, deluso -Sì…- fece qualche passo verso la porta, ma si fermò di colpo, tornando a fissare la schiena dell’altro -No, non me ne vado!-

Kakashi continuò a guardare il suo riflesso nello specchio.

-So che stai passando un brutto momento, ma non puoi comportarti così!!-

Le mani di Kakashi si strinsero attorno al lavabo e dalla sinistra arrivò una leggera fitta. Si voltò.

-Cosa hai detto?? Tu sai cosa sto passando?! Dimmi una cosa, Obito! Quando torni a casa chi ti prepara il pranzo!?-

Il ragazzo esitò.

-Rispondimi!!-

-La… la mamma…-

-E la sera?! Ceni con tutta la tua famiglia, vero?! Con tua madre e tuo padre?!-

-S-sì…-

-Allora non venire a dirmi che sai cosa sto passando, perché non ne hai la minima idea!! Non mi capisci e mai potrai farlo, perché hai tutto!!- gridò esasperato.

-… ed è privandoti del poco che hai che ti farà sentire meglio?!-

-… sta zitto…-

-Non capisci che agendo così non fai altro che peggiorare le cose?! Hai ragione, non ho idea di che cosa sta passando, ma ce l’avrei se tu ne parlassi!! Fai tanto la vittima ma tratti da pezzenti tutti gli altri!!-

-Sta zitto!!!- gridò.

Per nulla intimorito da quello scatto di rabbia Obito si avvicinò a Kakashi spingendolo contro il muro, trattenendolo per il colletto -Reagisci!!-

-Levami le mani di dosso.-

-Reagisci!!-

-Lasciami!!-

Obito colpì l’Hatake con un forte pugno al viso che lo fece cadere a terra. Kakashi lo guardò per un attimo allibito e confuso, poi si alzò di scatto spingendolo verso la parete opposta. Obito tentò di dargli un altro pungo, ma Kakashi o bloccò facendogli lo sgambetto, con il risultato che caddero entrambi, visto che il moro si era aggrappato all’uniforme di Kakashi. Finirono col rotolare per la stanza nel tentativo di avere uno la meglio sull’altro; Kakashi era bloccato a terra con una mano sul volto di Obito, questi lo teneva per il colletto e si preparava a dargli un altro destro.

-Che state combinando?-

I due si bloccarono come statue e alzarono lo sguardo.

-P-professor Minato…-

-Oh cavolo…-

 

 

-E così vi stavate picchiando nel bagno…- disse il preside Hiruzen Sarutobi poggiando sull’apposito piedistallo la pipa che stava fumando quando Namizake era entrato nel suo ufficio con i ragazzi -È una cosa grave… si rischia la sospensione per questo.-

-So-sospensione!!??!! Ehi, no… aspetti signore, non corra troppo!! In fondo non è successo nulla, solo una banale lite!! La sospensione è esagerata!!!- farfugliò Obito tutto agitato.

-Mmmh…- Sarutobi pareva riflettere -So che Obito è un tipo impulsivo, e non mi stupisco che sia venuto alle mani.-

-Come sarebbe a dire?!?-

-Ma Kakashi… sei sempre stato un ragazzo tranquillo, cos’è successo che ti ha fatto scattare così?-

Kakashi, rimasto zitto con la testa bassa fino a quel momento, volse lo sguardo al preside -Nulla di che. Solo una banale lite.- disse utilizzando le stesse parole dell’altro.

-Se posso dire la mia, signore…- intervenne Minato che si trovava poco lontano, poggiato ad una parete, con le braccia conserte al petto -È la prima volta che succede e sono sicuro che non si ripeterà, quindi, più che una sospensione di più giorni, proporrei una punizione.-

-Sì, mi sta bene…- accordò Sarutobi.

-Va benissimo anche a noi!!!- esclamò Obito.

-Allora è deciso; oggi, al termine delle lezioni, resterete qui a pulire la vostra classe.-

-Va bene.- disse Kakashi.

-Adesso andate, prima che cambi idea!- intimò Sarutobi con un sorriso.

I due si inchinarono ed in fretta uscirono dall’ufficio.

-Ci sei tu dietro a tutto questo, vero?-

Minato sorrise -La prossima volta penserò ad un piano migliore… possibile che sono stato smascherato già due volte?!-

 

 

Quel pomeriggio i ragazzi rimasero nell’aula deserta a pulire e riordinare. Obito lavava il pavimento, mentre Kakashi ripuliva con un panno la superficie della cattedra, dalla parte opposta.

Obito si voltò verso Kakashi -Che hai fatto alla mano?- chiese notando la fasciatura bianca intorno alle nocche.

-Niente.- si limitò a rispondere.

-Be’… se ti ho fatto male… non volevo, scusa.-

-Mi hai dato un pugno.-

-E tu un calcio.-

L’aula ripiombò nel silenzio più assoluto.

-Appena torno a casa mi aspetta il resto… non voglio nemmeno pensare a cosa mi farà mia mamma!- borbottò tra sé e sé.

-… almeno io non ho questi problemi…-

Obito abbassò lo sguardo, accortosi di aver detto una tremenda cavolata. -Senti… se ti va, qualche sera puoi venire a casa mia a mangiare, così… così non saresti solo.-

Kakashi rimase spiazzato da quella richiesta -Perché ti dai tanta pena per me?-

-Perché non è giusto che tu rimanga solo, per questo voglio essere tuo amico.-

-Ma io gli amici non li voglio, te l’ho già detto.-

-Kakashi, gli amici non sono un peso! Gli amici ti aiutano a superare i momenti difficili come quello che stai vivendo!!-

-Gli amici ti tradiscono e ti abbandonano, ecco cosa fanno!- rispose fissandolo dritto negli occhi.

-Quelli non sono amici… è gente senza scrupoli!-

-Sta di fatto che non ne voglio!!-

-Vuoi continuare così? Vuoi vivere da solo?!- continuò Obito lasciando lo spazzolone a terra e avvicinandosi -Va bene! Sei libero di farlo!! Io non sono nessuno per dirti cosa devi fare della tua miserabile esistenza!!-

-… finalmente l’hai capito.-

-Ma sai almeno a cosa stai rinunciando?! Cosa stai gettando via per sempre?!-

Prima che Kakashi potesse rispondere Obito lo abbracciò.

-Che… che stai facendo?- chiese con un filo di voce.

-Cerco di farti capire di cosa ti stai privando… Io non so come ti senti e mai potrò capirlo, ma una cosa sono sicuro di saperla: nessuno merita di restare solo, nemmeno tu, qualsiasi cosa ti sia successa! So che non parli facilmente con gli altri, ma se vuoi… se hai bisogno… conta su di me…-

Kakashi guardava fisso davanti a sé, cercando di divincolarsi, ma sentendo quelle parole le forze per sottrarsi a quel gesto di affetto e d’amicizia lo abbandonarono. Non potè fare altro che chiudere gli occhi e poggiare la testa sulla spalla dell’altro, afferrando la sua schiena. Possibile che avesse trovato un’altra ancora?

No… non doveva andare così. Sapeva perfettamente cosa sarebbe successo se non si fosse allontanato. Non aveva bisogno di altri legami, non ne voleva. Non voleva… non voleva precipitare ancora più a fondo, aveva troppa paura di quello che vi avrebbe trovato.

Riaprì gli occhi spingendo via Obito.

-Kakashi…-

Non riuscì a dire nulla, si limitava a guardarlo stranito. Si voltò e corse fuori dalla classe, lontano da lui.

-Ah, aspetta!!- lo chiamò invano -Dannazione!!-

 

 

Prima di tornare a casa Minato voleva passare dalla classe di Obito e Kakashi, per vedere a che punto fossero e assicurarsi che non si prendessero ancora a pugni.

La porta era aperta e quando entrò trovò solo Obito seduto sulla cattedra, rivolto verso le finestre.

-Ehi! Avete già finito?-

-Professore?!- si voltò sentendo la sua voce -Sì, da un po’…-

Minato affiancò il ragazzo -Kakashi?-

-Se n’è già andato…-

-Avete litigato di nuovo?-

-Credo… forse. Non lo so.- alzò lo sguardo verso l’uomo -Ho cercato di fargli capire che quello che fa è sbagliato e credevo di esserci riuscito, ma non è così… non può continuare a restare solo.-

Namizake gli sorrise, sedendosi accanto a lui -Non è solo, non del tutto almeno. Lui ha me!-

Il ragazzo lo fissò stupito per un istante -So che era un amico del padre di Kakashi.-

Annuì -Sakumo Hatake era una brava persona, una delle migliori che avessi conosciuto. Purtroppo molta gente se ne approfittava e finiva spesso in qualche guaio, e proprio a causa di un grosso problema si è tolto la vita.- mentre parlava il suo volto si incupì, lo sguardo si fece triste.

-Cosa…? Si è… suicidato? Non… non lo sapevo…-

-Sì… ma la cosa peggiore è stata la scoperta del fatto.-

-Cosa vuole dire??-

Minato fece una pausa, poi si voltò verso Obito -È stato Kakashi a trovarlo.-

Obito sgranò gli occhi incredulo.

-Sakumo voleva molto bene al figlio, avrebbe fatto di tutto per lui, ma non ha retto la crisi depressiva. Capisci perché Kakashi sia restio ad avere nuovi legami? Ha paura di soffrire ancora di più nel perderli, come ha sofferto per il padre.-

Il moro chinò il capo, colpito dal racconto dell’insegnante. -Per questo gli serve qualcuno accanto… a maggior ragione ha bisogno di un amico.- strinse i pugni attorno alla stoffa dei pantaloni.

-Lo sa anche lui, ne sono sicuro.-

-Allora perché non reagisce?!-

-Per paura, Obito. Kakashi sa che da solo non supererà mai questo momento, per questo non riesce a liberarsi di me e ha accettato, anche se solo in parte, il vostro aiuto… ma teme di esporsi troppo, teme di ustionarsi se abbandonerà quel guscio di indifferenza che si è costruito intorno.-

Obito balzò giù dalla cattedra.

-Dove vai?-

-Professore,- lo guardò serio -io riuscirò a rompere quel guscio, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita, ma lo farò! Kakashi non si libererà di me tanto facilmente, può esserne certo! Ora capisco perché ha chiesto a noi di aiutarlo!- fece un sorriso carico di grinta -Adesso devo andare, le farò sapere!- e così dicendo uscì dall’aula, lasciando Minato a fissare l’ingresso incredulo.

-Obito…- sorrise -Sapevo di aver scelto bene! Sono sicuro che ce la farai!!-

to be continued...
  
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