Come ogni
mattina si stava recando a scuola, in
orario, come sempre. Percorreva il viale alberato che affianca la
strada e al
passare delle auto si sollevavano petali rosa di ciliegio, inondando
l’aria
della loro fragranza.
Svoltò
l’angolo e varcò il cancello della scuola.
Tutt’intorno altri ragazzi percorrevano cortile chi di corsa,
in bicicletta o
passeggiando con un gruppo di amici. Voci, grida, risate riempivano
l’aria, ma
lui sembrava estraneo a tutto questo, sembrava appartenere ad
un’altra
dimensione. Tutto ciò che lo circondava pareva rimbalzargli
contro e non avere
il minimo effetto su di lui. Silenzioso si diresse in classe.
La
campanella era appena suonata ed il professore
Namizake era già in classe, intento a fare
l’appello.
-Hatake.-
-Presente.-
rispose, alzando mezzo braccio.
Minato
Namizake era un vecchio amico di famiglia,
anzi un giovane amico, visto che a ventidue anni era professore alle
scuole
medie. Più che amico di famiglia si può dire
amico di suo padre, visto che non
ebbe modo di conoscere la signora.
Capelli
biondi perennemente spettinati contornavano
degli occhi lucenti azzurri e un perenne sorriso capace di farsi amico
chiunque. Quel ragazzo era l’unica ancora che teneva Kakashi
ancora legato a
questo mondo e non lo lasciava vagare in quell’altra
dimensione alla quale
sembrava appartenere.
-Uchiha.-
Silenzio.
Riprovò ancora.
-Uchiha.-
disse a voce più alta alzando lo sguardo
dal registro di classe ai suoi studenti. Il terzo banco nella seconda
colonna
dalla finestra era vuoto.
Minato
sospirò -Assente…-
Proprio
mentre stava per segnare l’assenza la porta
si spalancò di colpo. -Eccomi!!- esclamò Obito
ansante sulla soglia.
-Sei di
nuovo in ritardo.- lo riprese il
professore.
-Mi scusi,
ma non è suonata la sveglia!-
Minato gli
rivolse un sorrisetto -Non è suonata la
sveglia o tu non l’hai sentita?!-
A quella
battuta la classe scoppiò a ridere.
-Oh uffa!!
È la verità!!- insistette.
Obito
Uchiha, famoso in mezzo istituto per i suoi
innumerevoli ritardi e le creative scuse che tirava fuori ogni volta.
A Kakashi
veniva da domandarsi se stava sveglio la
notte a pensare a scuse nuove. Forse era per questo che faceva sempre
tardi la
mattina.
-Vai a
sederti ora, per questa volta ti lascio
entrare.-
-Grazie
prof!!!- chiuse la porta alle sue spalle e
si diresse al suo posto, accanto a quello di Kakashi.
-Insomma
Obito, sei sempre in ritardo!!- lo
rimproverò la ragazza seduta dietro a Kakashi.
-Eheheheh,
scusa Rin!- rise lui imbarazzato.
-Sei
incredibile! Non cambierai mai!-
Rin era
un’amica d’infanzia di Obito. Una ragazza
dolce e gentile, ma determinata e coraggiosa quando serviva. Doveva
avere una
pazienza infinita per sopportare tutte le scuse di Obito.
Lui la
considerava più di un’amica: da sempre aveva
una cotta per lei, ma per sua sfortuna non era ricambiato. Le
attenzioni di Rin
erano per tutt’altra persona.
Kakashi,
nemmeno lui sa spiegarsi come e perché, si
ritrovò ad osservare l’ultimo venuto mentre
prendeva l’occorrente per la
lezione dallo zaino.
Obito si
voltò verso di lui -Cosa c’è?- chiese
seccato.
-Nulla.-
disse distogliendo lo sguardo, tornando
sul suo libro.
-Certo che è
proprio un tipo strano…- pensò.
L’intervallo
era già iniziato da cinque minti e la
classe era completamente deserta, se non per Minato rimasto alla
cattedra per
sistemare le ultime cose prima di andare a prendere un
caffè, e Kakashi, seduto
al suo posto a mangiare un panino che si era preparato la sera prima.
Vedendo il
ragazzo lì da solo, Minato gli andò
incontro, sedendosi al posto di Obito.
-Allora,
come stai?- gli chiese, rivolgendogli un
sorriso.
Fece
spallucce -Bene.- rispose dando un altro morso
al panino.
Namizake
rimase un attimo in silenzio, poi sospirò
con rassegnazione -Non stai affatto bene, te lo leggo in faccia.-
-Sto
benissimo invece.- insistette senza esprimere
un particolare tono di voce.
-Non puoi
continuare così, Kakashi. Non puoi vivere
così.-
-E invece
è quello che sto facendo da quasi sei
anni e mi va benissimo.-
-Sono
preoccupato.- disse, poggiando una mano sulla
sua spalla.
-Sì
preoccupa per niente. Sta bene a me vivere
così, non vedo perché lei debba farsi dei
problemi.- per tutto il tempo non
volse mai lo sguardo a Minato.
-Perché
quello che fai è sbagliato e ti voglio
bene.- disse con una voce che lasciava trasparire la più
totale sincerità.
Sentendo
quelle parole un tremito gli scosse tutti
il corpo. Abbassò ancora di più lo sguardo -Mi
lasci finire il pranzo in pace,
per favore.-
Minato
rimase seduto a fissare per un altro istante
quell’anima sola e persa, poi si alzò uscendo
dalla classe e richiudendo la
porta alle sue spalle.
Appena
fuori si imbatté in due suoi allievi.
-Rin,
Obito! Che fate qui?-
-Scusi, ma
non abbiamo potuto fare a meno di
sentire. Che cos’ha Hatake? Non si sente bene?- chiese Rin.
-Ecco…
diciamo di sì, non sta bene…- rispose
titubante.
-Quello
non si sente mai bene. Da quando lo conosco
è così!!- esclamò il ragazzo con una
punta di disprezzo nella voce.
-Obito!!-
lo riprese l’amica.
-Già.-
concordò Minato affranto, poi alzò di colpo
la testa, guardando quasi incredulo i ragazzi davanti a sé.
-Che cosa
le prende? Anche lei non si sente bene?-
-No Obito,
sto benissimo!! Ahah!!- sorrise
-Ascoltate, dovete farmi un favore! A me, ma sopprattutto a Kakashi!-
disse
inginocchiandosi di fronte ai due.
-Ci dica!
Cosa possiamo fare?- domandò la ragazza
impaziente.
-Come
avete notato Kakashi non sta passando un bel
periodo, ha bisogno di svagarsi, di divertirsi e penso che voi siate le
persone
adatte per distrarlo!-
-Perché
proprio noi?!- chiese Obito poco convinto alzando
un sopracciglio.
Di tutta
risposta Minato ridacchiò -Lo capirete! Vi
chiedo solo di farlo svagare per un po’, me lo fate questo
piacere?-
-Certo!
Conti pure su di noi!- rispose prontamente
Rin.
-Ad una
condizione!- disse serio Obito.
-Ovvero?-
-Mi mette
una A nella sua materia?-
-Scordatelo.-
-Uffa!!-
Alle
tredici e trenta le lezioni erano terminate, e
dato che non aveva niente in programma per quel pomeriggio, come per i
precedenti e quelli successivi, Kakashi stava percorrendo il viale per
tornare
a casa.
Poco
più indietro Rin e Obito facevano la stessa
strada.
-Eccolo
là!-
-Ehi,
Hatake!!- lo chiamò a gran voce Obito.
Il ragazzo
si fermò voltandosi -Che vuoi, Uchiha?-
chiese vedendo i due raggiungerlo.
-Nulla,
facciamo la stessa strada!-
-E quindi?-
-Per una
volta potremmo farla assieme!- aggiunse
Rin.
Kakashi
alzò le spalle -Come vi pare.- riprese a
camminare.
-Hai da
fare oggi?- Obito tentò di attaccare
bottone.
-Perché?-
-Ti va di
prendere un gelato con noi?-
-No.-
accelerò il passo distanziandoli.
-Credo che
sarà più difficile del previsto.-
commentò Rin.
-E-ehi!
Aspetta!!
Per passare una giornata diversa dalle altre! Che ne dici,
amico?!-
All’improvviso
Kakashi si fermò, rapidi si voltò
verso Obito sollevandolo per il colletto della giacca, facendogli
picchiare la
schiena contro una parete di recinzione.
Rin si
spaventò per l’inaspettata reazione del
ragazzo. -Kakashi!!-
-Ascoltami
bene, Obito.- iniziò guardandolo con
rabbia -Io le mie giornate le passo come mi pare e la cosa non ti deve
interessare! Non vi ho chiesto niente e non voglio niente da voi! Non
mi va di
uscire e sopprattutto non sono tuo amico! Sono stato chiaro?!-
Per la
prima volta Kakashi sembrava provare qualche
emozione: rabbia, odio, rancore.
Quella
voce e quello sguardo tagliente spiazzarono
Obito, che rimase in silenzio, a bocca aperta, a fissarlo con paura e
sgomento.
Kakashi
l’asciò l’Uchiha di malo modo e riprese
a
camminare.
Obito,
anche se libero dalla presa, rimase immobile
con la schiena contro la parete. Una mano alla gola e alla stoffa
stretta
dall’Hatake. Per un attimo si era sentito soffocare.
Rin gli si
avvicinò -Tutto bene?-
-S-sì…
credo.-
-Non
dobbiamo demordere, vieni!- afferrò Obito per
una manica e corse verso Kakashi.
-Kakashi!!!
Aspetta!-
-Che
volete ancora?!-
-Dai,
vieni con noi!- disse in tono gentile -Solo
per oggi! Tanto sono sicura che finirai presto i compiti per domani!-
Era
risaputo che fosse il migliore della classe.
-Certo, i
geni sono tutti psicopatici…- commentò
tra sé e sé Obito.
-Per
favore!- insistette lei senza fargli
pressione.
Cosa gli
cambiava? Assolutamente nulla. Per una
volta avrebbe interrotto la soluta routine: riscaldarsi il pranzo (in
genere un
buon piatto di ramen istantaneo), studiare per l’indomani e
poi…? Sdraiarsi sul
letto a pensare e ricordare. Ricordi dolorosi del passato che non
avrebbero
fatto altro che farlo sentire peggio. Gli sarebbero salite le lacrime,
avrebbe
pianto in silenzio finchè non si sarebbe
addormentato… solo…
Doveva
cambiare, ma da solo non ci riusciva e una
parte di lui non voleva. Non voleva rischiare di sprofondare ancora di
più in
quel baratro.
-Uff…
e va bene.- rispose infine sbuffando.
-Ah, sul
serio?! Che bello!!- esultò Rin. Allora
passiamo da casa tua alle quattro! Ci vediamo dopo!-
-Ciao
Hatake.-
Kakashi
non disse nulla. Svoltò all’angolo ed
entrò
nel cancelletto di un condominio.
-Quello
è stralunato!!- esclamò Obito -Ma si
può
reagire in quel modo?! Neanche gli avessi detto chissà che!!-
-In
effetti è stato esagerato…- appurò Rin
camminandogli accanto.
-Sa
cos’è la gentilezza?! Ma come l’hanno
educato i
genitori!?- continuò a lamentarsi.
-…
ma come, non lo sai?- esclamò lei.
-Che
cosa?- la guardò confuso.
-Il padre
di Kakashi è venuto a mancare qualche
anno fa, per questo è così.-
-Oh…
non lo sapevo. E la madre?-
-Credo sia
morta quando è nato…-
-Quindi
è rimasto solo… ma tu come le sai tutte
queste cose?-
-Una volta
ho sentito Namizake parlarne con il
preside Sarutobi. Credo che il professore fosse una amico del padre.-
-Per
questo ci ha chiesto di aiutarlo.- pensando
alla triste condizione del compagno si incupì -Che gran
brutta cosa la
solitudine…-
Solo, nel
silenzio della cucina, consumò il pasto.
Sparecchiò in fretta perché voleva sbrigarsi a
fare i compiti. Solo quando
spense il televisore che nemmeno stava seguendo, si rese conto di aver
mangiato
più in fretta rispetto agli altri giorni e aveva anche
fretta di sbrigare tutte
le faccende. Di solito faceva tutto con la più totale calma.
-Ma che mi
prende…?- d’istinto gli cadde
l’occhio sull’orologio a muro della cucina.
Le due e un quarto, mancava ancora molto alle quattro. Voleva veramente
uscire
con Rin e Obito? Ci teneva così tanto?
In un
attimo i pensieri si concentrarono su di
loro, su quanto avevano insistito per convincerlo. Era sicuro che ci
fosse
Minato dietro a tutto questo. Pensò anche a come aveva
reagito sentendosi
chiamare “amico”. Si chiese se non avesse
esagerato, infondo Obito non aveva
nessuna colpa… no, non aveva esagerato. Sarebbe stato meglio
per tutti se
avesse messo le cose in chiaro fin dal principio. Non voleva degli
amici, non
ne aveva bisogno, non ne voleva. Niente legami, niente sofferenza, era
semplice
il concetto; semplice ed efficace. Anche se una parte di lui non ce la
faceva
più a vivere così, dava ragione a Minato e non
vedeva l’ora che arrivassero le
quattro per poterli incontrare… quella parte veniva
repressa, perché lui doveva
resistere, resistere per sopravvivere al dolore. L’armatura
che col tempo si
era creata intorno alla sua anima impediva a quella parte di affiorare,
di
liberarsi e distruggerla per sempre.
Decise di
fare tutto con più calma.
Con il
solito ritardo di Obito, per le quattro e
mezza i ragazzi erano seduti ad un tavolino circolare di una gelateria
all’aperto. Una giovane cameriera prese le ordinazioni.
-Cosa vi
porto?- chiese con un sorriso.
-Un cono
alla vaniglia!- disse Rin.
-Uno al
cioccolato.- risposero assieme Kakashi e
Obito. I due si lanciarono un’occhiataccia, poi si voltarono
dalla parte
opposta. -Tsk!-
-Due coni
al cioccolato, grazie!- affermò Rin
sorridendo nervosamente alla cameriera che si allontanò con
le ordinazioni.
-Be’… avete qualcosa in comune!-
esclamò.
-Wow…-
disse l’Uchiha con finto entusiasmo.
-Cambierò
gusto la prossima volta.-
-Significa
che usciremo ancora!?-
-…
era per dire, Rin.-
Lei parve
delusa da quella risposta.
Kakashi
l’aveva detto senza pensarci, o almeno ne
era convinto.
In breve
arrivarono i gelati.
-Dopo cosa
facciamo?- chiese Obito.
-Non lo
so, mi avete invitato voi…-
-Potremmo
andare al parco!- propose Rin.
-Noo!! Non
c’è nulla da fare là! Perché
invece non
andiamo in una sala giochi?- Obito leccò la pallina di
gelato, poi volse lo
sguardo di lato -Kakashi, sai cosa sono i videogiochi, vero?-
-Certo,
per chi mi hai preso!?-
-Meglio
così!- riprese a mangiare il gelato.
-A te Rin,
sta bene?- chiese Kakashi, ma senza
guardarla in viso.
Per la
domanda diretta la ragazzina arrossì
leggermente -… ma sì, mi sta bene.-
Terminati
i coni gelato il gruppetto si diresse
alla sala giochi più vicina.
-Eccoci!
Dentro c’è anche l’aria condizionata!!-
esclamò il moro precipitandosi dentro.
Rin e
Kakashi lo seguirono con tutta calma.
Le luci e
i suoni delle macchinette riempivano la
fresca aria del locale e facevano da sfondo al vociare dei giocatori.
Obito
adocchiò immediatamente l’ultima uscita. -Woow!!
È quello che penso io!!??-
-…
che cosa?- chiese Rin.
-Quello!!!-
indicò la postazione infondo alla sala,
di fronte a loro -È Ninja Destiny!!- esclamò
tutto esaltato.
Mentre
Obito ammirava a distanza quello che
considerava il capolavoro dei videogiochi, Kakashi stava andando
proprio in
quella direzione.
-Ehi!- lo
raggiunse -Che vuoi fare, Hatake!?-
-Secondo
te? Giocare, no!-
-Non prima
di me!-
-Tu hai
perso tempo a farneticare, ci sono prima
io.-
-Te lo
scordi! Non mi faccio mettere i piedi in
testa da te!-
Avevano
entrambi accelerato il passo e mancava poco
che si mettessero a correre. Rin li osservava allibita
-Qui
finisce male…-
Davanti
alla macchinetta del videogioco afferrarono
la leva di gioco e tiravano ripetutamente nella propria direzione.
-C’ero
prima io!!-
-No, io!!-
-Molla
quella leva Hatake!-
-Mollala
tu Uchiha!-
-Ragazzi…
potete giocare entrambi, cosa cambia chi
prima e chi dopo?-
-Non mi
faccio superare da lui!-
-Rispetta
i turni!-
Tirarono
talmente forte che la leva si ruppe
rimanendo tra le loro mani -Oh-oh…-
Vennero
sbattuti fuori.
Kakashi se
ne stava seduto sul bordo del
marciapiede, Obito era poco distante appoggiato ad un palo della luce e
Rin in
piedi nel mezzo.
-Magnifico.
Peggio di così non poteva andare!-
commentò l’Uchiha.
-È
stata tutta colpa tua. Se rispettavi i turni…-
Kakashi
venne interrotto -Basta!! Sta zitto!! Sei
tu che mi hai provocato!-
-Io non ho
fatto proprio niente.-
L’altro
gli si avvicinò, sollevandolo leggermente
per la maglia e costringendolo a guardarlo -Mi dai sui nervi!- la
tristezza
provata fino a poche ore prima per la condizione di Kakashi era
sparita; ora
nella voce e nello sguardo di Obito c’era posto solo per la
rabbia.
-Se hai un
problema con me dimmelo e basta.- disse,
fronteggiando gli occhi dell’altro.
-Te
l’ho detto, mi dai sui nervi! E non sopporto il
tuo atteggiamento!-
-Obito,
calmati…- cercò di dire Rin, ma non venne
ascoltata.
-E allora
perché hai insistito tanto per
convincermi ad uscire con voi!?-
-Me lo
domando anche io!!- ancora preda della
rabbia lasciò andare Kakashi, voltandosi, dando le spalle a
lui e a Rin, si incamminò
a passo rapido lungo il marciapiede.
-Hai solo
paura di affrontarmi.-
Obito si
fermò, stando un attimo in silenzio -Non
ho affatto paura.- riprese la sua marcia.
Senza dire
nulla Kakashi si alzò, allontanandosi
nella direzione opposta. Rin rimase a guardarli per decidere chi
seguire.
Infine optò per Kakashi, per potergli spiegare il
comportamento di Obito. Con
l’amico avrebbe parlato più tardi.
Lo
trovò nel vicolo adiacente alla sala giochi.
-Kakashi,
posso spiegarti perché Obito ha…- non
riuscì nemmeno a terminare la frase che sobbalzò
dallo sgomento.
Il ragazzo
diede un forte pugno sinistro contro il
muro come se volesse romperlo invano. La mano gli tremò per
il dolore
dell’impatto con i mattoni e col cemento; quel tremito si
trasmise a tutto il
braccio che cadde inerte lungo il fianco.
Quella
parte di lui che voleva a tutti i costi
rompere l’armatura e poter tornare finalmente libera avrebbe
voluto scusarsi,
lasciarsi alle spalle quel comportamento infantile e andare avanti. Invece non aveva fatto
altro che peggiorare
le cose, attaccando e allontanandosi sempre di più.
Rin fece
qualche passo verso di lui.
-Lasciami
stare.-
Ecco. Lo
stava facendo di nuovo.
-La tua
mano…-
Alzò
il dorso della sinistra e vide che gli
sanguinavano le nocche.
-Fammi
vedere.- disse gentilmente prendendogli la
mano ferita.
Al
contatto si ritrasse, distogliendo lo sguardo.
-Per
favore…- insistette, riprendendogli nuovamente
la mano.
Kakashi
mosse debolmente il braccio, ma non
ritrasse l’arto come prima. Continuò a guardare a
terra.
Rin aveva
insistito per sedersi vicino ad una
fontanella pubblica, per medicargli almeno in parte la mano.
-Perdona
Obito, non era sua intenzione agire così.-
-Non ce
l’ho con lui… non del tutto.-
-Meglio
così. Se poi impari a conoscerlo, capirai
che è una brava persona! È solo un po’
impulsivo e vitale!-
-Solo un
po’…? Aah!-
-Scusa!-
Rin bagnò nuovamente il fazzoletto e lo
passò con più attenzione sulle sbucciature
-Voleva veramente aiutarti.-
-Ho i miei
dubbi al riguardo. Ha detto che non mi
sopporta…-
-Non
voleva offenderti, devi credermi. È solo che
tu sei proprio il suo opposto e non sopporta vederti così
passivo.-
-Non sono
passivo…-
La ragazza
alzò lo sguardo su di lui.
-…
forse un pochino…- ammise.
-Ci
rattrista vederti così, ma Obito non lo
ammetterà mai.- abbozzò un sorriso
-Perché?-
disse serio -Non voglio la vostra pietà,
né la vostra compassione.-
-Non ci
fai pietà e non ti compatiamo affatto! La
vita continua Kakashi ed è molto bella! Non lasciarti
abbattere!- disse con
grinta e determinazione.
Kakashi si
alzò di scatto sottraendosi alle cure
della ragazza. -Lasciami stare.- disse freddo.
-Kakashi…-
-…
grazie per le cure, ma lasciami stare.- se ne
andò senza voltarsi.
-… che
possiamo fare…?-
L’indomani
a scuola Kakashi fu il primo ad uscire
all’intervallo. Non perché volesse incontrare
qualcuno in tutta fretta, ma
perché nessuno sarebbe riuscito a vedere dove si sarebbe
rifugiato. Raggiunse
il tetto. Era il posto adatto: nessuno tra i piedi,
tranquillità assoluta,
silenzio e solitudine… la sua condanna e la sua salvezza.
Ripensò agli eventi
del giorno passato, finchè una voce non interruppe quel
sottile e delicato filo
che tiene uniti i pensieri.
-Sapevo di
trovarti qui.- Minato gli andò vicino,
sedendosi sul bordo rialzato.
-Che cosa
vuole?-
-Nulla,
nulla, solo fare due chiacchiere.- disse
-Rin mi ha detto che ieri sei uscito con lei e Obito!-
-Non
faccia finta di niente. È stato lei a
convincerli, vero?-
-Beccato!
Sì, opera mia…-
-Perché?-
-Perché
sono preoccupato per te.-
-Be’,
veda di non diffondere le sue preoccupazioni
a chi non importa nulla di me.-
-Non
è vero. A loro importa di te.-
-Sicuro
che Rin le abbia detto tutto?- aggiunse con
una punta di sarcasmo.
-So del
litigio… ma Obito è solo un po’
impulsivo,
loro sono veramente preoccupati per te, vogliono aiutarti… e
lo voglio anche
io.-
-Credo che
tutti voi abbiate fatto fin troppo.
Lasciatemi un po’ in pace.- concluse voltandosi.
-Aspetta…-
Minato lo prese per un braccio.
Kakashi
spostò lo sguardo dalla mano dell’uomo al
suo viso -Mi lasci andare…-
-No.-
avvicinò il ragazzo a sé, cingendolo in un
abbraccio -Non ti lascio.-
Kakashi
rimase immobile, le braccia a mezz’aria per
evitare ogni contatto diretto con l’atro, scosso da un
leggero tremito.
-…
mi lasci…- disse in un sussurro.
-Non
chiudere fuori anche me…-
Lentamente
abbassò le braccia, fino a stringere la
camicia dell’insegnate -Per favore… mi lasci.-
disse, sempre con un filo di
voce tremula.
-Mi
manchi… mi manca il bambino sorridente e felice
di un tempo che bussava
alla mia porta
in continuazione per venire a giocare!- cercò di mantenere
la voce ferma, ma
con scarsi risultati.
-Mi…
mi farà far tardi a lezione.-
-Puoi
sempre dire che ti ho trattenuto per una
faccenda importante.- che, viste le circostanze, era la
verità
-Io ti
voglio bene, Kakashi, e te ne vorrò sempre!!
Ricordatelo, perché te lo ripeterò fino alla
nausea, ogni giorno della tua
vita! Ti voglio bene, ti voglio bene!- ripeté
accarezzandogli la testa, solo
come un padre affettuoso fa con il proprio figlio.
Kakashi
strinse forte gli occhi, aggrappandosi
saldamente a quell’ancora che lo avrebbe trattenuto anche
contro la sua
volontà. Anche se rompesse la catena di metallo non
servirebbe a nulla perché
gli anelli distrutti si riunirebbero, legandolo più forte di
prima. Perché
l’amore non è un legame che si spezza facilmente,
più si cerca di fuggire, più
ti tira a sé… proprio come stava facendo
quell’ancora di nome Minato.
-Stai
bene?- chiese Obito.
Kakashi
alzò lo sguardo dal lavandino e davanti a
sé vide il riflesso del compagno, a pochi passi da lui.
-Che ci
fai qui?-
-Sei
sparito da venti minuti, il prof mi ha mandato
a cercarti.-
-Be’,
sono ancora vivo. Adesso sparisci.- rispose
secco, senza voltarsi.
-Non hai
risposto alla domanda.-
-Sì,
sto bene.- sbottò.
-Rispondi
sinceramente.- disse l’Uchiha serio.
-Ti ho
detto che sto bene, adesso te ne vuoi
andare!?-
Obito
abbassò il capo, deluso -Sì…- fece
qualche
passo verso la porta, ma si fermò di colpo, tornando a
fissare la schiena
dell’altro -No, non me ne vado!-
Kakashi
continuò a guardare il suo riflesso nello
specchio.
-So che
stai passando un brutto momento, ma non
puoi comportarti così!!-
Le mani di
Kakashi si strinsero attorno al lavabo e
dalla sinistra arrivò una leggera fitta. Si
voltò.
-Cosa hai
detto?? Tu sai cosa sto passando?! Dimmi
una cosa, Obito! Quando torni a casa chi ti prepara il pranzo!?-
Il ragazzo
esitò.
-Rispondimi!!-
-La…
la mamma…-
-E la
sera?! Ceni con tutta la tua famiglia, vero?!
Con tua madre e tuo padre?!-
-S-sì…-
-Allora
non venire a dirmi che sai cosa sto
passando, perché non ne hai la minima idea!! Non mi capisci
e mai potrai farlo,
perché hai tutto!!- gridò esasperato.
-…
ed è privandoti del poco che hai che ti farà
sentire meglio?!-
-…
sta zitto…-
-Non
capisci che agendo così non fai altro che
peggiorare le cose?! Hai ragione, non ho idea di che cosa sta passando,
ma ce
l’avrei se tu ne parlassi!! Fai tanto la vittima ma tratti da
pezzenti tutti
gli altri!!-
-Sta zitto!!!-
gridò.
Per nulla
intimorito da quello scatto di rabbia
Obito si avvicinò a Kakashi spingendolo contro il muro,
trattenendolo per il
colletto -Reagisci!!-
-Levami le
mani di dosso.-
-Reagisci!!-
-Lasciami!!-
Obito
colpì l’Hatake con un forte pugno al viso che
lo fece cadere a terra. Kakashi lo guardò per un attimo
allibito e confuso, poi
si alzò di scatto spingendolo verso la parete opposta. Obito
tentò di dargli un
altro pungo, ma Kakashi o bloccò facendogli lo sgambetto,
con il risultato che
caddero entrambi, visto che il moro si era aggrappato
all’uniforme di Kakashi.
Finirono col rotolare per la stanza nel tentativo di avere uno la
meglio
sull’altro; Kakashi era bloccato a terra con una mano sul
volto di Obito,
questi lo teneva per il colletto e si preparava a dargli un altro
destro.
-Che state
combinando?-
I due si
bloccarono come statue e alzarono lo
sguardo.
-P-professor
Minato…-
-Oh
cavolo…-
-E
così vi stavate picchiando nel bagno…- disse il
preside Hiruzen Sarutobi poggiando sull’apposito piedistallo
la pipa che stava
fumando quando Namizake era entrato nel suo ufficio con i ragazzi
-È una cosa
grave… si rischia la sospensione per questo.-
-So-sospensione!!??!!
Ehi, no… aspetti signore, non
corra troppo!! In fondo non è successo nulla, solo una
banale lite!! La
sospensione è esagerata!!!- farfugliò Obito tutto
agitato.
-Mmmh…-
Sarutobi pareva riflettere -So che Obito è
un tipo impulsivo, e non mi stupisco che sia venuto alle mani.-
-Come sarebbe
a dire?!?-
-Ma
Kakashi… sei sempre stato un ragazzo
tranquillo, cos’è successo che ti ha fatto
scattare così?-
Kakashi,
rimasto zitto con la testa bassa fino a
quel momento, volse lo sguardo al preside -Nulla di che. Solo una
banale lite.-
disse utilizzando le stesse parole dell’altro.
-Se posso
dire la mia, signore…- intervenne Minato
che si trovava poco lontano, poggiato ad una parete, con le braccia
conserte al
petto -È la prima volta che succede e sono sicuro che non si
ripeterà, quindi,
più che una sospensione di più giorni, proporrei
una punizione.-
-Sì,
mi sta bene…- accordò Sarutobi.
-Va
benissimo anche a noi!!!- esclamò Obito.
-Allora
è deciso; oggi, al termine delle lezioni,
resterete qui a pulire la vostra classe.-
-Va bene.-
disse Kakashi.
-Adesso
andate, prima che cambi idea!- intimò
Sarutobi con un sorriso.
I due si
inchinarono ed in fretta uscirono
dall’ufficio.
-Ci sei tu
dietro a tutto questo, vero?-
Minato
sorrise -La prossima volta penserò ad un
piano migliore… possibile che sono stato smascherato
già due volte?!-
Quel
pomeriggio i ragazzi rimasero nell’aula
deserta a pulire e riordinare. Obito lavava il pavimento, mentre
Kakashi
ripuliva con un panno la superficie della cattedra, dalla parte opposta.
Obito si
voltò verso Kakashi -Che hai fatto alla
mano?- chiese notando la fasciatura bianca intorno alle nocche.
-Niente.-
si limitò a rispondere.
-Be’…
se ti ho fatto male… non volevo, scusa.-
-Mi hai
dato un pugno.-
-E tu un
calcio.-
L’aula
ripiombò nel silenzio più assoluto.
-Appena
torno a casa mi aspetta il resto… non
voglio nemmeno pensare a cosa mi farà mia mamma!-
borbottò tra sé e sé.
-…
almeno io non ho questi problemi…-
Obito
abbassò lo sguardo, accortosi di aver detto
una tremenda cavolata. -Senti… se ti va, qualche sera puoi
venire a casa mia a
mangiare, così… così non saresti solo.-
Kakashi
rimase spiazzato da quella richiesta -Perché
ti dai tanta pena per me?-
-Perché
non è giusto che tu rimanga solo, per
questo voglio essere tuo amico.-
-Ma io gli
amici non li voglio, te l’ho già detto.-
-Kakashi,
gli amici non sono un peso! Gli amici ti
aiutano a superare i momenti difficili come quello che stai vivendo!!-
-Gli amici
ti tradiscono e ti abbandonano, ecco
cosa fanno!- rispose fissandolo dritto negli occhi.
-Quelli
non sono amici… è gente senza scrupoli!-
-Sta di
fatto che non ne voglio!!-
-Vuoi
continuare così? Vuoi vivere da solo?!-
continuò Obito lasciando lo spazzolone a terra e
avvicinandosi -Va bene! Sei
libero di farlo!! Io non sono nessuno per dirti cosa devi fare della
tua
miserabile esistenza!!-
-…
finalmente l’hai capito.-
-Ma sai
almeno a cosa stai rinunciando?! Cosa stai
gettando via per sempre?!-
Prima che
Kakashi potesse rispondere Obito lo
abbracciò.
-Che…
che stai facendo?- chiese con un filo di
voce.
-Cerco di
farti capire di cosa ti stai privando… Io
non so come ti senti e mai potrò capirlo, ma una cosa sono
sicuro di saperla:
nessuno merita di restare solo, nemmeno tu, qualsiasi cosa ti sia
successa! So
che non parli facilmente con gli altri, ma se vuoi… se hai
bisogno… conta su di
me…-
Kakashi
guardava fisso davanti a sé, cercando di
divincolarsi, ma sentendo quelle parole le forze per sottrarsi a quel
gesto di
affetto e d’amicizia lo abbandonarono. Non potè
fare altro che chiudere gli
occhi e poggiare la testa sulla spalla dell’altro, afferrando
la sua schiena.
Possibile che avesse trovato un’altra ancora?
No…
non doveva andare così. Sapeva perfettamente
cosa sarebbe successo se non si fosse allontanato. Non aveva bisogno di
altri
legami, non ne voleva. Non voleva… non voleva precipitare
ancora più a fondo,
aveva troppa paura di quello che vi avrebbe trovato.
Riaprì
gli occhi spingendo via Obito.
-Kakashi…-
Non
riuscì a dire nulla, si limitava a guardarlo
stranito. Si voltò e corse fuori dalla classe, lontano da
lui.
-Ah,
aspetta!!- lo chiamò invano -Dannazione!!-
Prima di
tornare a casa Minato voleva passare dalla
classe di Obito e Kakashi, per vedere a che punto fossero e assicurarsi
che non
si prendessero ancora a pugni.
La porta
era aperta e quando entrò trovò solo Obito
seduto sulla cattedra, rivolto verso le finestre.
-Ehi!
Avete già finito?-
-Professore?!-
si voltò sentendo la sua voce -Sì,
da un po’…-
Minato
affiancò il ragazzo -Kakashi?-
-Se
n’è già andato…-
-Avete
litigato di nuovo?-
-Credo…
forse. Non lo so.- alzò lo sguardo verso
l’uomo -Ho cercato di fargli capire che quello che fa
è sbagliato e credevo di
esserci riuscito, ma non è così… non
può continuare a restare solo.-
Namizake
gli sorrise, sedendosi accanto a lui -Non
è solo, non del tutto almeno. Lui ha me!-
Il ragazzo
lo fissò stupito per un istante -So che
era un amico del padre di Kakashi.-
Annuì
-Sakumo Hatake era una brava persona, una
delle migliori che avessi conosciuto. Purtroppo molta gente se ne
approfittava
e finiva spesso in qualche guaio, e proprio a causa di un grosso
problema si è
tolto la vita.- mentre parlava il suo volto si incupì, lo
sguardo si fece
triste.
-Cosa…?
Si è… suicidato? Non… non lo
sapevo…-
-Sì…
ma la cosa peggiore è stata la scoperta del
fatto.-
-Cosa
vuole dire??-
Minato
fece una pausa, poi si voltò verso Obito -È
stato Kakashi a trovarlo.-
Obito
sgranò gli occhi incredulo.
-Sakumo
voleva molto bene al figlio, avrebbe fatto
di tutto per lui, ma non ha retto la crisi depressiva. Capisci
perché Kakashi
sia restio ad avere nuovi legami? Ha paura di soffrire ancora di
più nel
perderli, come ha sofferto per il padre.-
Il moro
chinò il capo, colpito dal racconto
dell’insegnante. -Per questo gli serve qualcuno
accanto… a maggior ragione ha
bisogno di un amico.- strinse i pugni attorno alla stoffa dei pantaloni.
-Lo sa
anche lui, ne sono sicuro.-
-Allora
perché non reagisce?!-
-Per
paura, Obito. Kakashi sa che da solo non
supererà mai questo momento, per questo non riesce a
liberarsi di me e ha
accettato, anche se solo in parte, il vostro aiuto… ma teme
di esporsi troppo,
teme di ustionarsi se abbandonerà quel guscio di
indifferenza che si è
costruito intorno.-
Obito
balzò giù dalla cattedra.
-Dove vai?-
-Professore,-
lo guardò serio -io riuscirò a
rompere quel guscio, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia
vita, ma lo farò!
Kakashi non si libererà di me tanto facilmente,
può esserne certo! Ora capisco
perché ha chiesto a noi di aiutarlo!- fece un sorriso carico
di grinta -Adesso
devo andare, le farò sapere!- e così dicendo
uscì dall’aula, lasciando Minato a
fissare l’ingresso incredulo.
-Obito…-
sorrise -Sapevo di aver scelto bene! Sono
sicuro che ce la farai!!-