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Autore: Helly_    20/01/2012    2 recensioni
'E ci abbracciamo, tutti e tre. Ed è tremendamente giusto. Siamo noi tre, solo noi tre.'
Forza ragazzi, nuova storia e nuove recensioni!
Voglio sapere cosa ne pensate!
Su su, forza :)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Un brivido di freddo mi scuote dalla testa ai piedi, e realizzo solo ora che sono seduta qui in riva da...saranno ormai due ore penso.

In questi giorni non riesco proprio a fare altro. Riesco solamente a guardare l'orizzonte perdendomi nei miei pensieri.

Come un flashback mi torna alla mente la mia voce che urla disperatamente nel sentire il coltello di Bellatrix Lestrange, e un altro brivido ma questa volta di timore mi scuote nuovamente, che mi incide l'avambraccio.

Mezzosangue.

Non sono altro che una Mezzosangue.

L'ho sempre saputo.

Mi sono nascosta dietro libri, compiti e studio.

Ma sono una Mezzosangue.

Niente di più.

Adesso non posso più nascondermi.

Adesso ci siamo solamente noi tre, a combattere contro il mondo.

Dietro chi mi potrei nascondere?

Harry? No, Harry no...ha già troppi pensieri...devo essere forte per lui, devo tenere duro, ha bisogno di me, e di Ron...

Ecco Ron, potrei nascondermi dietro Ron?

Ron...sorrido al pensiero di quanto mi è stato vicino in questi giorni...anche se, lo ammetto, non è che io mi sia comportata molto bene...sono così fredda.

Così fredda...automaticamente sento il freddo della lama del coltello di Bellatrix sulla mia pelle, sul mio braccio, poi sul mio collo...sempre, continuamente...

Mi perdo ancora con gli occhi nell'orizzonte.

In un certo senso mi piacerebbe poter sparire, così: puf! Lasciare tutto questo e vivere una vita normale. Nessuna guerra, nessun rischio di morire.

E poi siamo così giovani...devo ancora fare tutto quello che si dovrebbe fare alla nostra età.

Ma poi, potrei realmente lasciare in balia di questo destino, del quale non conosciamo nulla, i miei migliori amici? Tutte le persone a cui tengo? Harry, Ron, Ginny...e ancora: Neville, Luna, i signori Weasley, i gemelli, e ancora...tutti gli altri? Potrei?

No, è ovvio: non potrei, mai.

Devo essere coraggiosa...eppure non so fare altro che saltare e spaventarmi non appena qualcuno mi sfiora, in questi giorni.

Ho visto il funerale di Dobby da lontano, l'altro pomeriggio...non sono stata abbastanza forte per stare al fianco di Harry...ho lasciato che ci pensasse Ron...

A volte mi stupisco del rapporto che hanno, loro due.

Nel momento del bisogno, sanno consolarsi anche senza parole.

Che sia una pacca sulla spalla, uno sguardo più intenso di altri...anche solo lo starsi accanto, basta questo, a loro.

E poi, Fleur mi ha detto che non ero ancora pronta, ero ancora debole dopo quello che mi era successo. Ha preferito che io stessi a letto.

Ho freddo, ma non ho voglia di alzarmi.

Mi piace il mare.

E' così azzurro.

Come i suoi occhi.

Mi piace il tramonto.

Così rosso.

Come i suoi capelli.

Mi piacciono le onde.

Così travolgenti.

Come lui.

Ochei sì, amo decisamente il mare.

Così tanto come amo Ronald.

Ebbene sì, sono innamorata di Ron.

E' stato sconvolgente anche per me scoprirlo.

Dai insomma, ci conosciamo da sei anni, è sempre stato come un fratello per me, anche se il nostro rapporto non è mai stato dei migliori: litighiamo, sempre. Per qualsiasi motivo, anche il più futile.

Vengo riscossa dai miei pensieri da due persone che si siedono di fianco a me, una a sinistra e una a destra.

Quella a sinistra più lontana da me, quella a destra decisamente più vicina. Rispettivamente Harry e Ron.

Stanno in silenzio e guardano come me l'orizzonte e il tramonto.

Per pochi secondi immagino quanto possa essere bello Ron alla luce del sole al tramonto.

Sento la sua presenza accanto a me proprio come l'ho sentita non appena mi sono svegliata da una notte di cure da parte di Fleur e Luna, dopo essere scappati tutti da Villa Malfoy.

Mi ricordo che, ancor prima di aprire gli occhi, ho sentito il suo dolce profumo invadermi le narici e il suo respiro di fianco a me.

Appena ho messo a fuoco la stanza ho visto la sua testa rossa appoggiata al letto accanto al mio ventre e la sua mano stretta alla mia.

Non riuscivo a vederlo in viso, sentivo il suo respiro pesante, ma nonostante questo sempre vigile.

Probabilmente sarà rimasto sveglio durante la notte.

Una stretta al cuore mi ha fatto capire che ne ero contenta.

Oh si, davvero molto contenta.

Forse Ron è l'unico da cui mi sono fatta avvicinare di più in questi giorni: è stato lui che mi ha preso in braccio non appena quella strega mi ha lasciato andare, è stato lui a portarmi correndo per la spiaggia verso Villa Conchiglia, come mi hanno raccontato, è stato lui a restare al mio fianco mentre ero ancora priva di sensi.

So che Harry, ma nemmeno Bill, Fleur, Luna potrebbero mai farmi del male, figurarsi! Solo che Ron...è Ron, io ho bisogno di Ron.

Ho un disperato bisogno di Ron, come sempre.

Solo che ora riesco anche ad ammetterlo, mentre prima mentivo persino a me stessa.

Ogni volta che lo sento al mio fianco, mi sento al sicuro.

In questi giorni di terrore, vederlo la mattina appena sveglio, con i capelli ancora arruffati e gli occhi impastati dal sonno, mi da una sensazione di tranquillità quasi, come una quotidianità. Per un momento, quando lo vedo scendere le scale, sento che tutto va bene, perché lui è qui e sono sicura che non mi lascerà, non più almeno.

Merlino, quanto ho sofferto per lui.

Penso che ricorderò per sempre quando ci ha abbandonati, in mezzo alla foresta...certo, ora so che lo ha fatto perché era sotto l'influsso dell'Horcrux, me lo ha raccontato Harry, Ron non è stato decisamente mai troppo propenso a raccontare di quello che gli è successo, ma soprattutto di quello che è successo quando ha distrutto il medaglione...se me lo vorrà raccontare, lo farà...

Però sono stata così male, ho pianto per giorni, non volevo che Harry mi vedesse, ma so che lui ha sentito sempre tutto.

E poi è tornato, Ron.

Ha salvato la vita ad Harry.

Ha recuperato la spada di Grifondoro.

Ha distrutto l'Horcrux.

E' tornato da noi, da me.

Ma io non potevo dargliela vinta subito: gli ho tenuto il muso.

In realtà, l'ho perdonato non appena l'ho visto fermo, a fissarmi.

L'ho perdonato subito, immediatamente.

Lui era di nuovo con me, questo bastava.

Una leggera carezza sulla guancia mi riporta alla realtà, mi giro e vedo Harry guardarmi timoroso: è la prima volta dopo giorni che mi tocca.

Gli sorrido tranquilla e stranamente non sobbalzo, come invece ho sempre fatto ultimamente.

Adesso, in un certo senso, mi sento più tranquilla degli altri giorni, più leggera...

forse ho finalmente capito che, in ogni occasione, in ogni situazione, avrò sempre i miei due migliori amici, sempre accanto a me.

Mi allungo verso Harry e lo abbraccio, per la prima volta dopo giorni, ma sento che è la cosa di cui abbiamo bisogno entrambi.

E' come abbracciare mio fratello e come se fosse veramente mio fratello sento che anche lui in questo momento ha bisogno di un abbraccio.

Ha sofferto anche lui, sta soffrendo anche lui, soprattutto lui. Tutta questa situazione...Voldemort, i Mangiamorte, tutte quelle morti, tutti noi...io so che Harry ha bisogno di noi e so perfettamente che non avrebbe mai voluto che mi fosse successo quello che mi è successo, si sente colpevole, lui non voleva nemmeno che io e Ron andassimo con lui.

Quando mi stacco da lui, vedo che mi sorride, «Bentornata Herm» mi dice.

Quelle parole mi spiazzano, «Sono veramente stata così assente, ultimamente?», gli chiedo incerta.

«Non parlavi con nessuno praticamente, a toccarti nemmeno a parlarne! Non hai nemmeno litigato con Ron...ecco, forse lui è quello a cui hai permesso di starti più accanto, ma poco Herm, davvero poco. Eravamo tutti così tremendamente preoccupati...», mi dice, poi mi sorride, «Ora sei tornata però vero? Vero Herm?», continua in modo incerto.

«Sì Harry, sono tornata.», dico facendo un mezzo sorriso e girandomi dove suppongo ci sia Ron, ma lui non c'è.

Rimango un attimo spiazzata, mi giro freneticamente verso Harry, che con le sopracciglia aggrottate indica un punto dietro le mie spalle.

Quando mi giro, noto un puntino che cammina sulla riva.

«Vai Herm, vai a dirgli che sei tornata.», mi dice Harry dandomi un piccola pacca affettuosa sulla spalla.

Mi alzo e, dopo aver dato una rapida occhiata al mio migliore amico, mi dirigo a passo piuttosto sostenuto verso quella figura in lontananza.

Man mano che mi avvicino riesco a scorgere una macchia di colore che luccica per essere illuminata dal sole: capelli rosso fuoco.

Mi metto a correre, sento l'eccitazione pervadere ogni singola fibra del mio corpo come non succedeva da tempo: ho bisogno di Ron, ora.

Non mi sente arrivare, sarà troppo immerso nei suoi pensieri.

Quando sono ad un passo da lui, salto e mi aggrappo alle sue spalle, cacciando un gridolino entusiasta, «Rooon!».

Mi stupisco persino io per come mi sto comportando, ma so che probabilmente non avrò molte altre occasioni per fare quello che voglio fare, con la guerra alle porte...

lego le gambe al suo bacino e resto così, mentre sento Ron fare un salto, penso di averlo spaventato.

«Merlino Herm, mi hai fatto venire un colpo! E' successo qualcosa?! Dimmi!», inizia a parlare lui con foga.

Sorrido e scendo dalla sua schiena, mi metto davanti a lui e gli sorrido, «No Ronald, va tutto bene. Volevo solo dirti che sono tornata, Ron. Sono tornata.»

«E in questo modo, di grazia, mi dovevi dire che sei tornata? EH?!», vedo le sue orecchie arrossarsi e io non posso fare a meno di iniziare ad alterarmi, «Ma per Merlino Ronald! Ma cosa vuoi?! Sono venuta da te, sono giorni che non mi faccio sfiorare da nessuno e adesso ti sono saltata addosso, sono giorni che non parlo con nessuno, a malapena con te e adesso vengo qui da te! E tu come mi tratti?! COSI'! Mi auguro tu stia scherzando!», ecco, inizio ad alzare la voce.

«Miseriaccia Hermione, ma con i tempi che girano, facendo così mi farai venire un colpo! Te ne rendi conto?», è decisamente rosso, totalmente rosso e io sto per scoppiare, mi sembra di essere a scuola, quando passavamo la maggior parte del nostro tempo a litigare furiosamente.

«Ronald, sei uno schifoso insensibile! Perfetto, se è questo che pensi, possiamo concludere qui.», dico io cercando di trattenere le lacrime.

Mi giro e comincio a correre verso Villa Conchiglia.

Non capisco perché finiamo sempre per litigare.

Sembra quasi che non sappiamo fare altro.

Continuo a correre, la casa sembra non arrivare mai, mi inizia a pulsare la testa e a farmi male le gambe, continuo a correre cercando di trattenere il più possibile le lacrime.

Non ce la faccio più, il corpo non mi regge più: mi accascio sulla sabbia e mi abbraccio le ginocchia, le lacrime iniziano a scorrere prepotenti sulle mie guance.

Non è giusto, non è affatto giusto, ma proprio per niente.

Continuo a singhiozzare ininterrottamente, vorrei alzarmi e andare in casa, stendermi nel letto dove ho passato giorni interi per riprendermi e stare lì, al caldo, da sola.

Ma non riesco ad alzarmi, forse non voglio nemmeno alzarmi, vorrei rimanere lì e farmi portare via dalle onde, dal mare.

Vorrei potermi far portare via da tutto questo, vorrei non doverlo vivere, non doverlo affrontare, perché è tutto troppo grande per me.

Continuo a piangere, alzo il viso e vedo, in modo sfocato, Harry che mi viene incontro, ma prima che possa fare qualsiasi movimento sento un corpo caldo premuto contro il mio, «Mi dispiace Hermione, mi dispiace davvero.»

Ron.

E al suono della sua voce così vicina al mio orecchio, al suo corpo così vicino al mio, il mio cuore perde qualche battito, lasciandomi un momento imbambolata con la testa vuota da qualsiasi pensiero.

Hermione Granger che non riesce a formulare un pensiero? Sarebbe normale pensare che sia impossibile.

E invece no: si chiama 'effetto Ron' questo.

Poi mi riprendo, «Lasciami andare Ronald, lasciami andare e lasciami in pace!», strillo io divincolandomi a malincuore dalle sue braccia calde contro di me. Mi alzo in piedi, lui è inginocchiato a terra con le mani abbandonate lungo i fianchi e gli occhi puntati sul mio viso.

Lo guardo per l'ultima volta prima di girarmi e correre verso Villa Conchiglia.

Sorpasso Harry che prova a fermarmi, cosa che io non ho alcuna intenzione di fare.

Non posso farmi vedere così totalmente, completamente distrutta da Harry, ha bisogno che io sia forte.

Entro in casa e incontro Bill, gli faccio un sorriso tirato.

Salgo le scale cercando di farle con calma, e quando finalmente entro nella 'mia' stanza mi lancio sul letto soffocando altre lacrime contro il cuscino.

Sì, oggi ho decisamente bisogno di piangere. Almeno dopo mi sentirò più libera, forse...

 

Dopo qualche ora vedo entrare Fleur che mi chiama per cenare, deduco di essermi addormentata e vado un secondo in bagno per darmi una rinfrescatina.

Appena scesa vedo Harry e Ron che confabulano ad un angolo della cucina, mi avvicino a loro, ma nel momento stesso che mi vedono si zittiscono e mi fissano, «Oh, sto bene, sto bene. Ragazzi, dobbiamo parlare: quando ripartiamo? Non possiamo stare qui ancora per molto. Dobbiamo continuare la ricerca.», dico io, guardando solamente Harry, che mi risponde scoccando una veloce occhiata a Ron, «Herm, ma il tuo braccio? Non ti fa ancora male? Potremmo fermarci ancora qualche giorno, per farti riprendere bene...», appena nota che sto per ribattere mi interrompe, «...per riprenderci tutti ecco!»

«Harry, non se ne parla: con tutto quello che sta succedendo non possiamo permetterci soste troppo lunghe.».

«Va bene, dopo vado a parlare con Unci-Unci e con Olivander...», termina lui.

«Vengo con te, amico.», dice Ron, che però viene subito smentito dall'altro, «No Ron, vado solo. Nemmeno tu verrai Hermione», dice rivolgendosi a me.

Siamo costretti ad accettare anche se malvolentieri e andiamo a mangiare.

Durante tutta la durata della cena evito accuratamente di guardare Ron, nonostante sento che mi fissa continuamente e quando finalmente questo lungo calvario termina lasciamo tutti Fleur riordinare la cucina: Harry va al piano superiore dal folletto e da Olivander, mentre Ron e Bill si siedono ad un divano e parlano fitto fitto. Rimango un momento imbambolata a fissarli: sono di una bellezza che colpisce. Non riesco a spostare gli occhi da quei due fratelli così diversi ma così simili, così entrambi estremamente belli.

Quanto torno in possesso delle mie facoltà psicomotorie decido che è decisamente una buona idea prendere una boccata d'aria e andare a sedermi in spiaggia.

Dopo poco che sono lì, sento dei passi silenziosi dietro di me e appena mi giro noto che una figura con in mano una coperta si è seduta vicino a me. I capelli rossi potrebbero farmelo confondere con Ron, ma le cicatrici sul suo viso sono il suo chiaro segno distintivo: Bill.

«Herm, ti ho vista uscire e ti ho portato una coperta, pensavo avresti potuto aver freddo.»

Gli sorrido, la luna illumina solo in parte i nostri volti.

Mi è sempre piaciuto Bill, mi è sempre sembrata una così brava persona e mi ha trattato sin dal primo momento molto bene, come tutta la famiglia Weasley d'altronde.

«Come stai? Siamo stati tutti molto preoccupati per te in questi giorni... Voi non dovreste affrontare tutto quello che state affrontando. Preferirei che mio fratello stesse al sicuro, come lo vorrei anche per te ed Harry. Siete troppo piccoli, tutti, per fare ciò che state facendo. State combattendo una guerra praticamente da soli. Tutti noi, dell'Ordine e gli altri che vi sostengono, cerchiamo di fare il possibile...ma voi tre, siete così...coraggiosi...non so...non so come descrivervi. Ho una tale paura, per tutti voi, per me, per Fleur... Con Harry non riesco a parlare...lo capisco, sai? Con Ron invece...beh io e lui abbiamo sempre avuto un buon rapporto...quando è venuto qui dopo avervi abbandonato, abbiamo passato molto tempo insieme: la sera si sedeva in questo esatto punto e si metteva a guardare il mare, come stavi facendo te...passavamo la maggior parte del tempo in silenzio, non avevo bisogno che parlasse per capirlo...poi una sera mi ha raccontato tutto: del litigio, delle urla, dei tuoi richiami, della sua fuga...si sentiva così in colpa, stava soffrendo così tanto...sarebbe voluto tornare indietro subito, te lo giuro Hermione. Ha passato dei giorni d'inferno.», dice Bill guardando il mare e io, osservandolo, non posso fare a meno di immaginare Ron lì, fare la stessa cosa.

«Io sto meglio, grazie Bill. E lo so, gli ho creduto a Ron, ma non potevo perdonarlo subito, mi era mancato tanto. Piangevo sempre...LUI CI AVEVA ABBANDONATO, mi aveva abbandonato...», concludo io guardandomi le mani con le lacrime agli occhi...

«Lui è innamorato di te, Hermione. Ma ha così tanta paura per te, per voi...che reagisce in modo sbagliato. Ma io conosco mio fratello: vedo come ti guarda, vedo come ti parla, vedo come si prende cura di te. Davvero Hermione... Lui ha sbagliato ad andarsene, questo non lo metto in dubbio...ma di una cosa sono sicuro: se potesse tornare indietro non lo farebbe più. Non ti lascerà più Herm, non ti lascerà davvero più.», mi circonda con un braccio le spalle e mi stringe un po' con fare fraterno.

Rimango un po' scossa dalle sue parole, scossa in senso buono ovviamente.

«Hei Bill, grazie...davvero grazie! E' che sono confusa...», gli dico io...

«No Hermione, se permetti ti contraddico: tutti chiamano confusione la semplice paura di prendere una decisione.», esclama guardandomi intensamente negli occhi.

Poi continua, «Ma è ora che voi due prendiate una decisione. Dovete prenderla perché non sapete quanto tempo vi resti. Mi auguro con tutto il cuore che non succeda niente a nessuno di noi, ma non lo posso sapere, quindi ti ripeto quello che ho detto a quel cocciuto di mio fratello: tu hai bisogno di lui, e lui ha bisogno di te. Su questo non ci piove. State vicini, avete bisogno l'uno dell'altro Hermione, non negarlo, è così. Và da Ron ora, vai da lui, è la cosa migliore per voi due...», conclude Bill sorridendomi.

Mi fa capire che il discorso si conclude qui alzandosi lentamente e dirigendosi verso gli scogli.

Dovrei rientrare, di sicuro dovrei rientrare, dovrei fare come mi ha detto Bill e andare da Ron, ma adesso voglio ritagliare ancora un momento tutto per me, mi perdo nell'orizzonte, ormai buio, e penso a tutti gli anni passati, mi sembra impossibile essere arrivata fino a questo punto, è quasi innaturale.

Una folata di vento mi fa rabbrividire e noto come, sovrappensiero, ho iniziato a tracciare i contorni della cicatrice che ho da pochi giorni sul braccio.

Mi impongo di non mettermi a urlare, anche se è l'unica cosa che vorrei fare, per esprimere tutta la mia rabbia, la mia tristezza e la mia frustrazione.

Mi alzo ed entro in casa, vedo Fleur che sta finendo di rimettere in ordine la cucina, mi avvicino a lei, prendo uno strofinaccio e finisco di asciugare i piatti...è una cosa che ho sempre preferito fare a mano, invece di usare la magia, chissà perché...

«Grazie Hermione...ti senti meglio?», mi chiede Fleur.

«Oh sì, meglio grazie...diciamo che ho un po' aperto gli occhi...ho reagito ecco!».

«Sono contenta! Ho fatto il possibile quando eri incosciente, all'inizio mi ero anche un po' preoccupata: non sapevo cosa fare appena Ron ti ha portata qui! L'abbiamo visto correre a perdifiato con un fagotto in braccio per tutta la spiaggia, quando è arrivato qui ci siamo accorti che eri te. Lui era stravolto. E tu sanguinavi. Non ti ha mollato un secondo. Ha insistito lui perché io lavorassi tutta la notte. Poi all'alba non sapevo più che fare, l'unica cosa era aspettare che reagissi tu. E hai reagito, grazie al cielo!», conclude con il sorriso.

Durante il suo discorso non mi ha mai guardato molto, più che altro fissava l'oscurità fuori dalla finestra. Era come se vedessi le immagini di quello che ha passato quella notte tramite le espressioni sul suo viso.

«Ehm...Fleur...? ...sai dov'è Ron?», le chiedo titubante.

Lei, prima di rispondermi mi fa un sorrisino, «Penso di sopra, non ne sono sicura...vai a vedere magari.».

Le faccio un cenno e biascico un grazie prima di salire le scale e raggiungere Ron nella stanza che ha condiviso con Harry in questi giorni.

Davanti alla porta mi blocco ma dopo un attimo alzo la mano e busso con leggerezza contro il legno.

Trattengo il respiro.

E se non volesse vedermi?

E se non volesse parlarmi?

Poi, un grugnito dall'interno della stanza mi riscuote dai miei pensieri.

Abbasso lentamente la maniglia ed entro appoggiandomi allo stipite.

Lo vedo seduto sul marmo della finestra con in mano un paio di foglietti più o meno stropicciati.

«Ciao...cosa stai guardando?», lo guardo oscillando sui piedi.

Lui alza di scatto la testa dai bigliettini che ha tra le mani e mi guarda. Mi sembra quasi stupito.

«Ciao...», lo sussurra, ma io lo sento comunque.

La sua voce la sentirei ovunque.

«Oh, niente...sono solo alcune foto...», mi risponde spostando di nuovo lo sguardo su quel mucchietto di carte.

«Posso vederle?», gli chiedo avvicinandomi a lui.

«Se vuoi...», mi porge le foto e io sorridendo le prendo.

«Oh.», mi sfugge un suono secco dalle labbra alla vista della prima foto.

Ritrae Ron, Harry e me ad Hogwarts, senza ombra di dubbio è il primo anno.

Eravamo così piccoli, Harry al centro con Ron che gli poggia una mano sulla spalla e io all'altro lato con in mano un grosso libro.

Fissiamo timidamente il 'fotografo' poi dopo un attimo Harry ci trascina verso di lui mettendoci le braccia sulle spalle.

Sembrano passati un'infinità di anni.

Prendo la seconda foto che ritrae solamente Ron ed Harry e sullo sfondo Hagrid. Era il secondo anno.

«Tu eri pietrificata.», mi dice Ron che, senza che io lo sentissi, si è spostato alle mie spalle riuscendo quindi a vedere le foto dietro di me.

Nella terza foto invece ci siamo tutti e tre, in infermeria, con Ron con la gamba ingessata, io seduta sul bordo del suo letto e Harry dall'altro lato. Guardiamo sorridendo l'obbiettivo, è stata Madama Chips a scattare la foto.

La quarta foto è stata fatta durante l'estate tra il terzo e il quarto anno, eravamo tutti alla Tana.

Harry e Ron sono stesi sul prato che giocano tranquillamente a scacchi quando all'improvviso io e Ginny sbuchiamo dal niente con due grossi secchielli che versiamo loro addosso. Erano pieni di acqua. Si vede che si alzano e ci rincorrono.

Il mio sorriso si allarga ancora di più, che bei ricordi...

La quinta foto è stata fatta a Grimmauld Place. Ci siamo noi quattro, compresa Ginny, in tenuta 'di lavoro', stavamo rimettendo a posto un po' la casa. In primo piano si vedono Harry e Ginny che si abbracciano e subito dietro io e Ron che bisticciamo. Ah si, mi ricordo: poi lui mi ha trascinato sotto la doccia aprendola e lavandomi completamente. L'arrabbiatura mi è passata quando sono riuscita a farlo entrare nella doccia.

Mi scappa una risata: la signora Weasley ci ha rincorso per due ore!

«Cosa ridi?! Poi mamma mi ha fatto mettere in ordine la soffitta, piena di ragni per giunta!», mi dice lui rabbrividendo.

«Non ti lamentare: ti sono venuta ad aiutare, mi sentivo in colpa altrimenti!», gli dico sorridendo...

Passo alla sesta foto, «Ah.», questa la ricordo decisamente bene.

Eravamo ancora in infermeria, e ancora Ron era quello steso sul lettino: era stato avvelenato.

La foto ritrae me, in piedi, ed Harry, seduto sul letto, che siamo ai lati di Ron, quando ad un certo punto Ron allunga le mani e mi trascina sul letto di fianco a lui, ridendo apertamente.

«Per quanto tempo non ci siamo parlati, io e te, quella volta?», gli dico in un sussurro.

«Tanto...forse troppo...», risponde lui stringendomi un fianco.

«Mi mancavi...».

«Anche tu...».

Mi sfugge una lacrima, lascio che mi percorra il viso.

Fisso per qualche altro secondo la foto e poi prendo l'ultima.

Questa è stata fatta alla Tana di sicuro, era il matrimonio di Bill e Fleur.

La foto ritrae sempre noi tre, anche con Ginny, vestiti tutti per la cerimonia.

Io e Ginny siamo al centro e ci teniamo la mano, mentre lei è abbracciata ad Harry.

Io invece ho di fianco Ron che ha una mano poggiata sulla mia vita e mi tiene contro di sé.

Si vede che io mi giro, lo guardo e alla fine gli sorrido.

Lui abbassa il viso e ricambia il mio sorriso.

E' proprio vero che non si ricordano i giorni, ma gli attimi.

«Sembra passato così tanto tempo, Ron.»

«Lo so...pensa per Harry e Ginny...»

«Già...», mi porto un momento le foto al cuore e le tengo strette, come per imprimerle per sempre lì.

«Sono l'unica cosa che sono riuscito a portare via da casa prima di smaterializzarci...era qualche giorno che le tenevo sempre in tasca. Non potevo separarmene. E poi le volevo tenere, ovunque andassi. Mi servono a ricordare la mia vita con voi...», mi dice allontanandosi un po' da me e sedendosi di nuovo sulla finestra.

Mi avvicino a lui, «Ron, tieni...».

«Oh, se vuoi puoi prenderne una...», mi dice lui, sorridendo appena.

«No, sono tue...e poi se usciremo da questa guerra, me ne farò una copia di ciascuna...», gli sorrido incerta.

«Beh, per prima cosa: usciremo di certo da questa guerra. Non metterlo mai in dubbio. Ce la faremo, tutti. E seconda cosa: davvero, se vuoi prendine una, ormai le so a memoria io...».

Gli sorrido timidamente e allungo la mano, afferro la foto del nostro sesto anno, quando Ron mi trascina sul letto accanto a lui.

La fisso ancora per qualche attimo e mi sfuggono altre lacrime.

«Beh, grazie...», un singulto.

«Dai, venga qui signorina dalla lacrima facile», mi sorride lui aprendo le braccia.

«Hei!», dico sorridendo tra un singhiozzo e l'altro.

Poi mi catapulto, come attratta da una forza maggiore, verso di lui.

Gli stringo forte le braccia al collo, mentre sento che lui rafforza sempre maggiormente la presa sui miei fianchi, spostando poi le mani sulla schiena.

Sento che anche lui ha bisogno di questo abbraccio.

Anche lui ha bisogno di me come io di lui.

Non so per quanto tempo rimaniamo così abbracciati, mentre io singhiozzo.

'Su quel filo ondeggiante, un abbraccio ci dona l'equilibrio, il segno che amore è restare anche quando la vita ti urla di correre via.'

Mi torna improvvisamente in mente una frase letta quando ero ancora con i miei genitori, e mai come in questo momento mi è sembrata più azzeccata: 'In un abbraccio viene un momento in cui non si distingue più chi da e chi riceve, e quando accadde la prima volta, qualcuno lo chiamò amore.'

«Ron, hai visto Hermio...», Harry entra velocemente, interrompendosi non appena ci vede.

«Oh, scusate...non volevo...», continua imbarazzato.

Mi giro e gli sorrido, «Non dire cavolate, vieni qui.»

Ron scivola lentamente giù dalla finestra, si siede per terra ma tenendomi ancora sulle sue gambe.

Harry si avvicina e si siede anche lui.

Allargo le braccia, «Su forza. Qui, subito.», sorrido.

E ci abbracciamo, tutti e tre.

Ed è tremendamente giusto.

Siamo noi tre, solo noi tre.

Le spiegazioni di quello che Harry ha scoperto con Unci-Unci e Olivander le sentiremo dopo.

Adesso ci siamo solo noi, e va bene così.

Sento Ron dietro di me che respira lentamente nei miei capelli.

Harry davanti a me che sorride nel mio collo.

E io nel mezzo, tra i miei due uomini.

«Grazie amici.», un sussurro, Harry.

«Saremo con te, fino proprio alla fine.», Ron.

«Fino proprio alla fine.», stringo loro con più forza.

Probabilmente se entrasse qualcuno ora non capirebbe che siamo tre corpi e non uno solo.

E poi dal niente iniziamo a ridere, ridiamo liberandoci per qualche attimo la mente dalle cose brutte.

Ridiamo insieme, rimanendo abbracciati.

Ridiamo fino alle lacrime, ma insieme.

A volte, gli amici hanno un grandissimo potere: sono capaci di farti dimenticare tutte le cose brutte e farti sorridere anche solo per un secondo.

 

 

  
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