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Autore: Claire Knight    20/01/2012    7 recensioni
Salve a tutti, vi presento questa patetica shot come frutto di un momento di ispirazione dettato da non so cosa! Insomma, non vi prometto niente, spero solo che possa essere di vostro gradimento, dato che ho scritto a cavolo di cane, secondo me. Ma non sta a me giudicare.
Allora, il protagonista è Hiroto Kiyama, ho provato ad esprimere i suoi pensieri partendo dall'età dell'innocenza fino alla fine della Alius Accademy. Ci sono accenni alla Hiro*Mido e alla fede cristiana, queste sono le mie avvertenze.
Detto questo, spero che possiate apprezzare questa shot.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Allora, per prima cosa vi chiedo scusa.
Scusatemi per aver pubblicato una schifezza del genere. Come periodo, questo non è dei migliori per scrivere cose allegre. E, insomma, questa shot è saltata fuori dal nulla. Volevo darle un significato, ma ho paura di averlo storpiato. Ricontrollare tutto non mi è servito a nulla.
Vi lascio una premessa sulla storia(?): io, essendo cristiana credente, ho inserito anche l'ipotetica fede in Dio del personaggio, Hiroto. Se qualcuno dei lettori, ipoteticamente, è ateo, spero comunque che non disprezzi ciò che ho scritto per questo motivo. Inoltre, ha delle tracce anche ben visibili, soprattutto alla fine, del pairing Hiroto*Midorikawa.
Poveri, li ho completamente rovinati con questa shot!!!
Vi lascio l'ardua impresa di leggere!!

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Changing my mind.


Un sorriso, uno sguardo di troppo. Il frammento trascurato di un vecchio ricordo. Un viso, un pallone, il corpo che corre, il vento sul viso. Il suono trillante di una risata.

Mi sento diverso.

Il vuoto sotto i piedi, la sensazione di poter controllare il proprio destino, la paura di fallire, rimaner solo. Il silenzio nella testa, un sospiro. Poi la scelta.

Mi vedi diverso?

Rabbrividisco, ma non ho paura. Sorrido, ma non sono affatto sereno. Sento, ma non ascolto. Guardo, ma non vedo. Ho un obiettivo, lo inseguirò. Il resto è buio. Il resto non conta.

Sono diverso.

Significati in uno sguardo che non so interpretare. Gocce di acqua e sale sul suo viso, sono lacrime? Un tremito, è paura o incertezza? Lo guardo, provo compassione. Solo compassione. Non deve aspettarsi una carezza. La sconfitta non dipendeva da me. Deve rassegnarsi. Lui è fuori, ora è il mio turno.

Ehi, guardami. Sono cambiato.

Una luce accesa. La conosco bene. È quella che illumina il nostro campo. Una folata di vento mi scuote i capelli. Scuote i tuoi, tu che stai lassù a guardarmi. Cos'è? Vuoi dirmi qualcosa, ti ho deluso? Non sei stato tu a crearci? A darci un cervello per pensare e scegliere? Non ci volevi superiori agli altri? L'uomo, la creatura che avrebbe dominato le altre forme di vita, quelle nel mare, nel cielo e sulla terra? Non hai voluto tu che io fossi libero, nel mio piccolo, di decidere cosa farne della mia vita?

Sono cambiato, è bene o male?

Sono sicuro, accarezzo già la vittoria con la punta delle dita. Il successo, il compimento di ciò che mi ero prefissato anni fa. Nulla è andato storto, nulla andrà storto. È tutto come avevo deciso, finalmente ricevo ciò che mi spetta. E tu non mi guardare così. Io sono felice. Niente più ombre, solo luce. La mia. Sì, la mia vita è cambiata. Ha fatto una svolta spaventevole quando, per la prima volta, ho detto di sì con le mie labbra. Quando ho scelto da me. Non mi importava, infine, se fosse giusto o sbagliato ciò che facevo. L'avevo deciso io, era la mia strada.
E, poi, c'era lui. L'uomo che mi ha cresciuto come un padre. È stato lui a farmi maturare, lui il mio punto di riferimento. Non è solo una questione di potere, orgoglio o superiorità. È questione di rispetto, non voglio che anche lui, come te, mi biasimi. Perché, fidati, nella mia vita c'è stato di più lui. Tu non ci sei mai stato, eppure ci credo. Ma non ci sei mai stato.

Non pensavi sarei arrivato a tanto, vero?

Un fischio nelle orecchie. Un vuoto nel petto. Mi tremano le mani, sento venir meno le forze, ma è impossibile che l'esperimento abbia perso d'effetto dopo tanti anni. Cos'è? Mi sto arrendendo? Proprio ora che ero ad un passo dalla vittoria, mi manca il terreno sotto i piedi. Ridi, eh? Perché ridi? Io non sono sconfitto, la partita è ancora aperta.

O non pensavi sarei caduto così in basso?

Un fischio. Stavolta fuori di qui, fuori dalla mia mente confusa. È l'arbitro. No. Si è sbagliato. Il tempo non è scaduto, non ancora. Non è possibile che il sogno di una vita si sia sgretolato in meno di tre ore. E tu cosa fai, ridi ancora? Le gambe cedono, grida mi riempiono la testa, lo stomaco è sottosopra. Un sorriso amaro si apre sul mio viso.
Apri gli occhi, hiroto. Hai perso. Fai bene a ridere tu, lassù, lo merito proprio.

Guardami, potrai perdonarmi?

Il cigolio di una porta. Una luce improvvisa. Dove sono? Un viso, una fitta al cuore. Chi sono io? Vuoto, sono sospeso. Non vedo ad un palmo dal mio viso, ma tutto mi è chiaro. Quegli occhi chiari, i miei, pieni di sé, di superbia, orgoglio. Un sorriso beffardo. Il sorriso di Gran. Mi deride. È riuscito a sopraffarmi, nel passato, la battaglia sul mio cuore l'ha vita lui una volta, poi non se ne è voluto andare per tanto, tanto tempo.
Ho paura. Mi sento inutile, patetico. Cosa farò d'ora in poi? Poi torna, irrompente doloroso. Il ricordo di lui. Mi vergogno, arrossisco ora per cose che sono avvenute mesi fa. Mesi che sembrano anni. Ho paura, Dio. Scusami. Ora, però, è tutto uguale e diverso da come era in principio. Lo so bene. Sono di nuovo io, ma un io cresciuto.

Sono Hiroto. Ti prego, perdonami.

Ho paura ad incrociare il suo sguardo. L'ultima volta, imprecava supporto, piangeva lacrime amare. Le ho assaggiate anche io. E mi hanno aiutato a crescere. Stavolta sono io a chiedere aiuto. Un rifiuto è più che probabile. Non mi aspetto da lui un trattamento diverso da quello che io gli ho riservato. Alza lo sguardo, indecifrabile. Sta fermo lì. E la neve cade. Il vento sferza, come la prima volta che ci siamo incontrati. Sono stato crudele. Ho completamente ignorato i suoi sentimenti. Come se non lo conoscessi. Ma non ho più paura, all'improvviso. Qualunque cosa accada, ci avrò provato.

Non siamo tutti degni di perdono? Perché io non posso avere una seconda chance?

Avevo dimenticato. La sicurezza di un sorriso, il calore di un abbraccio, il dolce di un bacio. A pensarci, avevo dimenticato molte cose. Avevo dimenticato lui, la sua positività. La persona che c'era dietro alla maschera che portava. I miei sentimenti. Avevo dimenticato te. La tua generosità, la tua pietà. Mi hai salvato anche stavolta. Davvero mi ritieni degno del tuo amore? Avevo dimenticato cosa significa vivere. Arrossisco per nulla, negli ultimi tempi. Una risata, una debolezza, le sue dita che si intrecciano alle mie. Avevo dimenticato molte cose. Quelle piccole che rendono speciale ogni giornata. Avevo dimenticato che tu, Dio, oltre ad un cervello, all'intelligenza, ci avevi dato anche un cuore.
Per amare.
Ed esser amati.



 

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