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Autore: Itsamazaynx    20/01/2012    5 recensioni
I’ve been alone with you inside my mind
And in my dreams I’ve kissed your lips a thousand times
I sometimes see you pass outside my door
Hello, is it me you’re looking for?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quinto Capitolo.
< Tommy! > col fiatone arrivo davanti l’asilo.
< Li! > un bambino di poco più di quattro anni si butta tra le mie braccia, lo abbraccio. Gli voglio bene.
< Ti sei dimenticata di me? >
< Sai che non potrei mai dimenticarmi di te! > Bugiarda, sei arrivata a mentire anche a tuo fratello Holly, che brava sorella che sei.
< Ho avuto un contrattempo al lavoro, tutto qua > Il senso di colpa mi assale.
 < Non fa niente > sorride, non c’è niente di più bello al mondo del sorriso di un bambino.
Ci incamminiamo verso il parco, come tutti i pomeriggi andiamo a dar da mangiare alle anatre del laghetto.
< Allora racconta, cosa hai fatto oggi a scuola? > dico porgendogli il pacchetto di pane che tenevo in borsa.
< Ho disegnato > dice tirando una briciola di mollica alle povere bestiole oramai obese per colpa mia e di mio fratello.
Oramai conosco la risposta a memoria. Mio fratello è un piccolo Picasso. Esprime se stesso, i suoi sentimenti, i suoi sogni ma anche le sue paure in disegni. Certo, per un bambino di quattro anni è naturale disegnare pupazzi a volte privi di occhi o di qualche arto o case con mille finestre, prati verde intenso e il sole giallo luminoso rigorosamente all’angolo della pagina.
Ma lui ci mette l’anima in quello che fa. In ogni disegno aggiunge una piccola parte di se stesso. Usa seicento tonalità di pastello per creare un cielo abbastanza azzurro anche se, secondo lui, quell’azzurro perfetto non lo raggiunge mai.
Il suo più grande sogno e aspirazione nella vita è possedere una scatola di pastelli da duecento colori.
E’ inutile chiedergli cosa se ne faccia di duecento colori che alla fine si ripetono, basta solo guardare la passione e la luce negli occhi che si accende quando vede una pagina di album bianca, completamente bianca. Un cielo libero di essere riempito, una storia pronta ad essere scritta. Tommy scrive storie con i suoi colori consumati. Storie di rondini libere di volare, storie di volpi che vanno sulla luna, storie di mendicanti innamorati di principesse. Tutte frutto di miscugli delle favole che nostro padre gli racconta prima di addormentarsi.
A volte vorrei tornare indietro nel tempo a quando era tutto semplice, facile e nuovo. Quando l’unico pericolo è quello di non arrivare in tempo a casa per vedere il tuo cartone preferito, quando l’unica paura era del buio pronto ad inghiottirti. Indietro a quando la mia mamma era accanto a me, pronta a mettere un cerotto sul ginocchio sbucciato in seguito all’ennesimo tentativo fallito di imparare ad andare sulla bicicletta.
Forse sto bene anche così, ma il vuoto dentro rimane, quel posto che prima era occupato che emanava amore e gioia ora è vuoto. Come il posto a tavola, come la parte destra del letto matrimoniale della camera dei miei, come il secondo scaffale dell’armadio di ciliegio in fondo al corridoio. Vuoto.
Mia madre se ne andò tre anni fa. Un tumore se la portò via qualche mese dopo la nascita di Thomas. Il dolore rimane, ma la vita va avanti e in poco tempo ti ritrovi con un pargoletto di pochi mesi tra le braccia che piange, e lì ti rendi conto che devi prendere in mano la tua vita e quella di chi sta intorno e renderla migliore.
Dopo due anni e qualche mese mi laureai col massimo dei voti, prima rispetto ai ragazzi della mia età, durante il giorno facevo da baby sitter a Tommy e la sera rintanata nella mia camera studiavo.
Ora sono qui, con un lavoro e un omaccione di quattro anni che continua a chiedere un gelato.
< Sì, andiamo ma uno piccolo però che tra poco si cena! > rispondo paziente, a volte mi stupisco da sola di quando responsabile sono diventata in questi anni, da diciottenne che si affaccia alla vita sembro una quarantenne sull’orlo di una crisi di nervi.
 
 
< Al cioccolato, giusto? > chiedo a Tommy prima di ordinare.
< Sì, senza panna >
< Ma hai intenzione di mandare in banca rotta tutte le gelaterie della città? > sbotta una voce abbastanza famigliare dietro di me.
Mi volta e testa bionda, guance rosse è di fronte a me.
< Hey, no veramente lui voleva un gelato > indico Tommy che oramai stava gustando il suo gelato sporcandosi tutta il mento.
< Allora è lui il colpevole > si abbassa alla sua altezza e gli scompiglia i capelli, Tommy fa una faccia quasi disgustata e aggiunge
< Non mi sei molto simpatico! >
< Ma Tommy, chiedi subito scusa, non si dicono queste cose! > arrossisco imbarazzata.
< Scusa, ma è vero non devi toccarmi i capelli, sei come la nonna! > mi scappa una risata, ma mi freno e subito mi scusa da parte sua
< Scusalo ma è piccolo, sai com’è.. >
< Ma figurati, ti capisco ragazzo, anche io odio quando  mi toccano i capelli! > e battono il cinque come due vecchi amici.
< Come ti chiami? > chiede Tommy
< Niall, e tu? > chiede il ragazzo biondo
< Tommy! Vieni con noi al parco? >
Lui dice sì, e lo prende per mano, lasciandomi indietro ad osservare il quadretto felice.

  
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