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Autore: JulietStarLight96    20/01/2012    6 recensioni
Sotto ispirazione di dubbia provenienza, mi è uscito questa storia un po' anormale, tanto per dire. E' ambientata nella seconda stagione, e i membri del Glee Club... bhè, hanno strani poteri. Già, poteri magici!
C'è un po' di Quam, un po' di Quinntana e tanta Quick, alcuni sono un po' OOC, alcuni capitoli tristi, altri semplicemente strani. Se volete saperne di più vi basta leggere.
Non era voglia disperata, non era un bacio di consolazione, era solo per chiudere il mondo fuori dalla porta e poterci urlare ‘ti amo’ senza che nessuno sentisse. «Ti amo anche io.»
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Allora, com’è andata ieri pomeriggio? Alla fine i preservativi ti servivano?» disse Santana, che era comparsa di fianco al mio armadietto improvvisamente. «No, ma stiamo insieme.» chiusi l’armadietto. «Credo.» già, in realtà non mi ero fermata troppo a pensarci: mi aveva solo baciato, niente di più, e non ci eravamo ancora visti quella mattina per cui non gliel’avevo neanche chiesto. Stavamo insieme oppure no? «Credi?» eccola. «Non lo so Sant, se stiamo insieme sul serio sarai la prima a cui lo dirò. Promesso.» dissi incamminandomi verso l’aula di matematica. «Ci conto! Ora vado a cercare Britt, ci vediamo dopo al Glee.» mi tirò una pacca sul sedere, poi sparì. Adesso mi aspettavano due ore di mate, una di inglese con Puckerman e poi due ore buche fino al pranzo. Sperai di trovare il biondino prima del pomeriggio, anche se non l’avevo ancora visto nemmeno da lontano. E se mi avesse baciato solo per consolarmi? Scossi la testa come per scacciare quel pensiero, era troppo buono per illudermi così.
Le prime due ore le passai tutte a fare questi pensieri, per fortuna ero in ultima fila e il prof mi aveva chiamato solo due volte. Quando suonò uscii sollevata, ma non vidi la chioma bionda che tanto cercavo da nessuna parte; in compenso vidi il mio compagno di banco della prossima ora, l’ultima persona che avrei voluto vedere adesso. «Sparisci Puckerman.» la verità è che in fondo, anche se non volevo ammetterlo, ero ancora un po’ innamorata di lui e di quello scoiattolo che aveva in testa. «Eddai, volevo solo accompagnarti in classe. Ah, a proposito, bel reggiseno.» disse con quel suo sorrisetto stampato in faccia. Cristo, quanto lo odiavo quando faceva così. Eppure mi attirava, mi attirava in maniera incredibile, più di quanto fosse giusto. «Sicuramente tu non lo vedrai mai dal vivo.» adesso, come se non bastasse la sua mania per le ragazze, aveva acquisito la scomoda capacità di vedere attraverso gli oggetti. Vestiti compresi. «Sei sicura?» si fermò di fronte a me, il viso inclinato e gli occhi nei miei. «Sei cambiata, tesoro. Che ti è successo? Fino a qualche giorno fa eri come me, sempre in cerca di... attenzioni.» iniziò ad accarezzarmi la guancia, ma tentai di non muovere un muscolo, per non dargli soddisfazioni. «Arriveremo in ritardo.» gli sussurrai, non avevo la forza di dirgli nient’altro. Anche se aveva ragione. Dov’era finita la vecchia me, quella cazzuta, che non si sarebbe fermata di fronte a niente? Possibile che bastasse un semplice bacio dato con il cuore per farla scappare? «So per certo che nel corridoio qui a destra c’è un’aula vuota, che ne dici se andiamo lì invece che a lezione?» mi guardai attorno, la maggior parte dei ragazzi era già entrata nelle rispettive classi, non avevo niente a cui appigliarmi per fuggire. E sapevo che non sarei riuscita a dirgli di no.
«Sta con me adesso.» mi uscì un sospiro di sollievo, in quella voce era racchiuso tutto quello che mi aveva fatto cambiare. Puck si mise a ridere, poi quando si accorse che eravamo entrambi seri mi guardò come se l’avessi tradito. «Pensavo di piacerti, Fabray.» chiusi gli occhi, sentivo tutto il peso del mondo sulle mie spalle. Li riaprii solo quando sentii un paio di braccia familiari che mi stringevano, e fu allora che mi resi conto che avevo lezione. «Io dovrei andare...» le tre parole più difficili della mia vita. «Puoi sempre dire che ti sei sentita poco bene, no?» mi sorrise, dolce come al solito. Mi limitai ad annuire, e lui mi guardò preoccupato. «Cos’hai?» quel visino era troppo puro per essere accigliato, non se lo meritava. «Scusami se volevi andare con lui, io pensavo... Scusa, se vuoi vado a dirgli che era una balla, oppure metto in giro la voce che ci siamo mollati, o che mi hai tradito, o che-» iniziò a parlare a vanvera, così lo interruppi, non si meritava neanche quell’espressione sorpresa. «Va tutto bene, l’unico posto dove vorrei essere adesso è dove ci sei anche tu.» non pensavo di essere in grado di dire cose così sdolcinate. Lui sorrise di nuovo, mi prese per mano e mi accompagnò in quell’aula dove voleva portarmi Noah, poi si sedette sulla cattedra e iniziò a far dondolare i piedi.
«Lui ti piace, non è vero?» rimasi un attimo a bocca aperta, tra i due quella che leggeva il pensiero ero io, non Sam. Come faceva a saperlo? «Io non... no, non... cioè, credo...» era impossibile mentire a quegli occhi. «Mi piaci di più tu.» anche se era una mezza bugia anche questa, sempre meglio che dirgli che ero innamorata persa di Puckerman ma avevo scelto lui perché era una scelta più sana per me. Perché mi ero appena resa conto che questa era la verità. «Posso accontentarmi.» stranamente, non sembrava arrabbiato, o deluso, soltanto... consapevole. Era come se l’avesse sempre saputo, fin dall’inizio. «Vuoi stare con me?» gli chiesi, un po’ incredula. «Perché non dovrei volerlo?» «Sono come un giocattolo rotto, Sam. E tu te ne sei accorto, lo vedo. Sai benissimo che sono innamorata di lui, e sai benissimo che anche se staremo insieme ci sarà sempre una piccola parte di me che penserà a lui. Tu meriti di meglio.» mi avvicinai un po’ più a lui. «Tu meriti una ragazza che ti ami completamente, che veda solo te, che si innamori della tua voce ogni volta che la sente, che voglia baciarti ogni volta che sfoderi il tuo magnifico sorriso, che voglia avere la sua prima volta con te, e i cui pensieri siano completamente occupati dal tuo viso.» non sapevo bene perché lo stavo facendo, era masochismo, ma, come ho già detto, a quegli occhi non si può mentire.
Qualcosa si ruppe dentro di lui, vidi il momento esatto in cui successe, ma la cosa sembrava non turbarlo minimamente: tutto il suo mondo adesso ero io. Vedevo il mio volto nei suoi pensieri, molto più grande e bello di com’era in realtà, e non c’era spazio per nient’altro. Scivolò lentamente giù dalla cattedra senza staccarmi gli occhi di dosso, e mi prese il viso tra le mani calde. «Non posso aspirare a niente di meglio di te.» sentivo il suo respiro sulle guance, tanto eravamo vicini. Ma, una volta tanto, forse toccava a me salvare lui. «Tu non lo vuoi sul serio.» era quello che mi aveva detto ieri. Più o meno. «Lo credi davvero?» si avvicinò un altro po’, i nostri nasi tra un po’ si toccavano, e io mi ero persa nel turchese dei suoi occhi. «Sei bellissimo.» gli sussurrai, non avrei potuto dire nient’altro. E finalmente mi baciò, mi baciò come si deve, in modo molto diverso da tutti i ragazzi che avevo baciato, più dolce e intimo, come se fossimo io e lui soli in mezzo al nulla. Era come quel bacio che tutte desideriamo sia il primo, soffice e delicato, dato sotto alla pioggia perché tanto chissene frega se ci bagniamo. Era una storia d’amore, meravigliosa, e soprattutto era nostra. E fanculo Puckerman. Era la mia favola.


Per tutte le Quickers:
questa Quam durerà poco, keep calm
Per tutte le Quamers (?):
godetevi il momento, non riesco a scrivere cose troppo dolci troppo a lungo. E poi credo nella Quinn!badgirl, i'm sorry.
Per la mia Kate/Candice/Marzia: so che non è abbastanza Quick, ma accontentati. Devi pazientare come gli altri e.e
Per tutti quelli che recnesiranno: vi amo tutti, dal primo all'ultimo ** Grazie mille a tutti quelli che lo faranno, davvero, significa tanto per me! In compenso, un bel biscottino a tutti <3
See you soon!
   
 
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