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Autore: Mailie    20/01/2012    7 recensioni
Una stanza in penombra. Un letto, e l'amore di Edward e Bella, soldato dell'esercito americano e ragazza già fidanzata ma che vive solo per lui.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ti aspetterò, soldato. 

La stanza è in penombra, rischiarata solo dalle deboli luci dei lampioni che filtrano attraverso le finestre. Manca ancora qualche ora all’alba e il cielo è ancora buio. Edward ed io siamo sul letto del suo appartamento, in silenzio dopo aver fatto l’amore. Siamo entrambi sdraiati su un fianco. Lui dietro di me, io davanti a lui con la mia schiena contro il suo petto muscoloso e solo un lenzuolo a coprirci fino alla vita. Guardo fisso davanti a me e penso. Edward alza un braccio e comincia ad accarezzarmi delicatamente la spalla. Le sue forti e robuste dita da soldato sfiorano la mia pelle in un brivido continuo. Vorrei rimanere per sempre in quella posizione, con lui che mi accarezza dolcemente. Sto con lui e non riesco a non pensare che non dovrei starci. Dall’altra parte della città c’è un ragazzo che mi aspetta, il mio ragazzo. Ed ogni minimo sfioramento da parte sua mi fa sentire in colpa a causa di quello che lui non sa che sto facendo. Non sa che lo sto tradendo da poco più di un anno con un soldato dell’esercito americano. Eppure non riesco, non riesco a stare lontana da lui nel poco tempo in cui non è in giro per il mondo a rischiare costantemente la vita. Lo amo. Vorrei tanto che il mondo intero lo sapesse.
Edward smette di accarezzarmi e appoggia le sue labbra sulla mia spalla, trascinandosi in una scia di baci verso il mio collo. Annusa il profumo dei miei capelli e lo sento sospirare.
- Che c’è? – mi chiede, sussurrando. Non rispondo. Rimango immobile, chiudendo gli occhi. – Bella? – mi chiama, poggiando una mano sulla mia spalla e voltandomi delicatamente verso di lui. Appoggio la schiena sul materasso morbido e lo guardo negli occhi mentre mette un gomito sul letto e si appoggia per guardarmi a sua volta. Cerca di scrutarmi fino in fondo, lo vedo dal movimento dei suoi occhi. Sta cercando di capire cos’ho che non va.
- Ed …  - sussurro, mettendo una mano sulla sua guancia.
- Che c’è? – chiede un’altra volta, prendendo la mia mano che gli sta accarezzando la guancia e stringendola fra le sue dita.
- Non andare di nuovo via. – gli dico e lo vedo abbassare gli occhi. Sarei pronta a lasciare tutto e tutti per stare con lui, purché non se ne vada un’altra volta. Il congedo è quasi finito, tra due giorni lo manderanno da qualche parte in Medio Oriente. Nessuno di noi due parla per qualche istante.
- Bella, non posso … - dice con una punta di dolore che gli fa vibrare la voce, come se stesse per piangere.
- Fallo per me. – lo supplico.
- Sto facendo tutto quello che posso, per te. Vado a combattere, per te.-
- Ogni volta che te ne vai, mi sento sempre sola. –
- Non sei sola, Bella. – mi dice, accarezzandomi una guancia e sdraiandosi sopra di me.
È vero, non sono da sola. C’è la mia famiglia e c’è il mio ragazzo. Ma senza di lui, mi sento sempre vuota dentro. 
- Ti amo. – mi dice, baciandomi le labbra. Comincia un bacio lungo, carico di romanticismo, tenerezza, passione ma soprattutto dolore e disperazione. Le sue labbra rincorrono le mie in un instancabile gioco che suggella, per un momento, quel momento di romantica incomprensione. Porto le mie mani sulla sua schiena nuda e sulle sue spalle possenti e forti e con le dita affondo nella sua carne nella speranza di fargli male e fargli capire il mio dolore. Ma non serve a niente. Né le mie mani che affondano nella sua pelle, né i miei pensieri che affondando nei suoi riescono a penetrare fino in fondo dentro di lui. Poi Edward lascia la presa sulle mie labbra e continua a respirare il mio respiro.
- Quando tornerò, verrai a vivere con me. – mi disse. Un brivido mi percorre la schiena, né abbiamo già parlato in precedenza. Io voglio lasciare il mio ragazzo già da un po’ di tempo ma non riesco mai a trovarne la forza, cosa che cerca di trasmettermi Edward. – Staremo sempre insieme, amore. Mi vuoi? – mi guarda negli occhi, sorridendo. Mi specchio nell’oceano verde delle sue pupille e lo stringo forte a me, sorridendo mentre qualche lacrima m’inonda il campo visivo.
- Ti voglio. – gli dico. Lui mi bacia di nuovo e comincia ad asciugarmi le lacrime con la punta delle dita. Mi strige a sé mentre mi muovo, scossa dai singhiozzi causati dall’emozione e dalla paura di perderlo.
- Non piangere, piccola. – sussurra, baciandomi la pelle sotto l’orecchio.
Scansa le coperte e scivola dolcemente dentro di me, trovandomi già pronta. Gemo sulle sue labbra mentre lui comincia a muoversi aumentando man mano il ritmo. Continuiamo quella danza d’amore fino a quando non avvertiamo il debole chiarore delle prime luci dell’alba che inondano la stanza di una soffusa luce rosea. Non penso a niente, ci siamo solo noi due.
Io e lui.
Lui ed io.
Insieme.
Quando finiamo, ci accasciamo sulle coperte limpide, ansimanti e tremanti. L’uno in cerca di un rifugio nelle braccia dell’altra. Lo stringo forte a me, baciandogli i capelli morbidi, profumati e lisci e li accarezzo con le mani per assaporarne la consistenza. E quando ritroviamo i nostri naturali ritmi di respiro, Edward s’irrigidisce e sfugge il mio sguardo.
- Domani parto per l’Afghanistan. – mi dice. M’immobilizzo e sento che tutte le cellule del mio intero corpo avvertono già la sua mancanza.
- No … - sussurro, per non piangere.
- Sono solo tre settimane, Bella. – aggiunge, continuando a non guardarmi. Il mio Edward va a combattere nel posto più pericoloso al mondo, tre settimane lontano da me.
-  Non puoi … - balbetto e ricomincio a piangere. Edward mi guarda, triste, e mi bacia le lacrime salate.
- Tornerò, Bella. Te lo prometto. –
- Come fai a dirlo? – singhiozzo.
- Se mi ami devi avere fiducia in me. –
- È proprio perché ti amo che non voglio lasciarti andare!- esclamo.
- Devo andare, Bella. Lo sai che è un mio dovere. –
- Non possono costringerti … -
- No, non possono costringermi. Io non mi farò costringere. –
- Edward … -
- Bella, abbi fiducia in me. Resterai qui e mi aspetterai. È l’ultima volta, amore. È l’ultima volta che me ne vado. E quando tornerò qui, voglio trovarti sorridente ad aspettarmi all’aeroporto con il tuo bellissimo vestito a fiori e le tue guance rosse. E soprattutto, voglio trovarti libera, solo per me – mi dice, sorridendo, cercando d’infondermi con il suo sorriso il suo ottimismo. Accenno ad un sorriso e lo accarezzo con entrambe le mani. Porto il suo viso vicino al mio e lo bacio, mentre un raggio di sole rischiara la stanza e gli illumina il viso.
- Ti aspetterò, soldato. Lo prometto.  – gli dico, portando i miei occhi nei suoi, accesi di una nuova luce di felicità. - Torna da me… - sussurro, accarezzando le sue labbra con le mie. Ti aspetto, soldato.
 
Sono passati cinquant’anni da quella sera. Edward partì il giorno dopo e  una settimana più tardi fu ucciso insieme ad altri tre soldati in un attacco terroristico nel centro di Baghdad. Avevamo appena finito di parlare al telefono.
Qualche giorno dopo lasciai il mio ragazzo, spiegandogli i motivi. All’inizio si arrabbiò con me, poi mi comprese e mi aiutò ad uscire dal periodo nero che stavo passando. Diventammo amici, nulla di più dell’amicizia. È morto qualche mese fa, nel sonno.
Edward fu sepolto nel cimitero dei suoi genitori, accanto alle loro tombe. L’unica cosa che riuscirono a portarmi di lui fu una lettera nella tasca della sua tuta mimetica dove mi diceva che mi avrebbe sposato al suo ritorno e che dovevo aspettare ancora un po’ ed avere fiducia in lui. Non mi sono mai sposata, non ho mai avuto una famiglia. I miei genitori hanno cercato di tirarmi su, e li ringrazio ancora per questo. Ma non c’era niente che potesse tirarmi su.
Edward mi sta aspettando, con la sua divisa da militare ed il suo sorriso, giovane e bellissimo come una volta.  Io mantengo la mia promessa. E nonostante tutto, nonostante tutti, lo sto ancora aspettando. 

P.s: Per chi sta seguendo la mia ff "Uno come te" prometto che tornerò al più presto. Perdonatemi l'incredibile ritardo. 
   
 
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