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Autore: Talestri    21/01/2012    6 recensioni
Oscar si sveglia nel fitto di un bosco. Non ricorda perchè, come è finita lì. Si incammina verso una città diroccata in cerca di informazioni. Vi trova il delfino di Francia Louis Joseph a farle da guida. Tanti interrogativi e le risposte? Arriveranno col tempo durante il suo ultimo viaggio.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oscar apre gli occhi. Si sente confusa, come se le sfuggisse qualcosa. Si alza da terra con non poca fatica. Guarda intorno a sé. Alberi e cespugli rigogliosi. E’ evidentemente estate e questo lei lo sa. Ne ha la certezza, ma tutto il resto è grigio, sfocato. Vede un sentiero davanti a sé. Un nitrito alle sue spalle. Cesar. Monta in groppa al cavallo e inizia a seguire il sentiero. Minuti che le paiono interminabili. Quanto verde, poi di colpo davanti a lei un viale enorme.  Vi si avvicina. Ai lati della strada lastricata ci sono due lunghe file di alberi. Niente di strano fin qui, ma ad uno sguardo più accorto una strana sensazione di inquietudine la pervade: gli alberi che adornano il viale sono secchi, scuri, ricurvi, spettrali. Ferma il cavallo. Guarda indietro. Il bosco da cui è appena uscita le pare lontanissimo, così lontano che sembra svanire. Com’è possibile? Si fa coraggio e imbocca il viale. In fondo ad esso scorge delle case, molte case, una città, cinta da mura diroccate, crollate. Prosegue, anche se un profondo senso di insicurezza le attanaglia il cuore. Troverà qualcuno laggiù? Tanto vale provare.

 “Manca poco.” Continua a ripetersi , consapevole di essere a metà strada.

“Forza Oscar, ma …” Vede qualcuno  alla fine di quel lungo corridoio di alberi secchi. Un bambino. Sembra che la aspetti. “Io l’ho già visto da qualche parte.”
Il piccolo agita una mano, le sorride. “Mi avrà riconosciuto … non è possibile!”  
Stupita aguzza la vista. “Non può essere lui, ma c’è un unico modo per scoprirlo.”
Sprona Cesar. Il cavallo corre rapido come il vento. In un attimo è davanti al piccolo.

-Maestà voi qui.- la voce di Oscar lascia trapelare tutto il suo stupore.

-Madamigella Oscar. Sono felice di rivedervi, anche se una parte di me avrebbe voluto che raggiungeste tra molto tempo questi luoghi.- La voce del principino è dolce, colma d’affetto e di stima per lei.

Com’è possibile che sia davanti a lei? Il principino se ne è andato da più di un mese.

-Venite con me madamigella. Lasciate qui il cavallo, d’ora in poi non vi servirà. Dovete proseguire da sola.-

Non capisce il perché, ma il suo tono ha un so che di autoritario, indiscutibile, profondo, come se non fossero sue queste parole, come se stesse recitando una legge molto antica, una decisione a lui estranea, ma il suo sorriso è rassicurante. Oscar smonta da cavallo.
Il bambino le volta le spalle e inizia a camminare. Lei lo segue in silenzio. Continua a non capire. Entrano effettivamente in quella città desolata. E’ un ingresso che ha un so che di irreversibile. La donna ha la sensazione che non si possa più tornare in dietro.
Si volta. Non vede più Cesar. “Ma era lì poco fa.”

Il principino si ferma e si gira verso di lei . –So cosa state pensando. Non è il momento di fare domande. Presto capirete.-
Riprende a camminare guardando davanti a sé.

Un urlo. Più urla, strazianti, cupe, stridule alcune, uomini, donne, sembrano tantissimi. Oscar , che fin ora ha guardato dritto davanti a sé, si guarda intorno, ma non vede nessuno, solo grida. Le case attorno a lei, ad osservarle bene sono fatiscenti, cadenti, sporche, gli infissi cadenti, porte divelte, coppi per strada e l’odore le fa venire un profondo senso di nausea, sa di marcio, di putrido, di sangue, di fango, di morte. Un brivido le percorre la schiena.

Con un filo di voce chiede :- Joseph dove siamo? Che cos’è quest’odore? Vi prego spiegatemi.-

-Sssst non ora. Non disturbiamoli oltre, hanno già abbastanza tormenti. Silenzio vi prego. Questo è un luogo di dolore Oscar, non avrete da passare molto tempo qui se avrete coraggio e fede, non disperate.-

Il sussurro del principino accresce i suoi dubbi. Inquieta la sua anima, ma alimenta anche una forte speranza. Deve esserci un motivo se si trova in questo luogo  e vuole credergli, ne uscirà presto.  Ma perché il principino è davanti a lei, perché sa cose a lei ignote sul quel luogo inumano, “un luogo di dolore” sì, ma per chi? Perché? Le grida si fanno più forti. Non vede nessuno.

-Non cercate ciò che non volete vedere. Seguitemi.-

Louis – Joseph svolta ad un angolo della via percorsa fino a questo momento. Oscar dietro. Una via più angusta, lastricata di pietre sconnesse è quella che stanno percorrendo. A terra pozze di acqua rossa. Non è acqua. Oscar rabbrividisce, un urlo le si strozza in gola. Ai lati della strada nelle canalette, normalmente destinate all’acqua piovana, scorrono due piccoli fiumi cremisi. Il respiro della donna si fa affannoso. La testa sta per esploderle. Nuove urla. Ad ogni passo sono più forti e rimbombano nella sua mente.
Ha paura, paura come non ne ha mai avuta, paura che si insinua nelle viscere, terrore che le impedisce di muoversi. Si blocca, trema, si accuccia, chiude gli occhi. “Devo andare avanti, devo andare avanti. Non posso rimanere qui. Se cammino prima o poi uscirò da questo inferno … inferno .” Quella parola occupa per un attimo la sua mente, sola, nel vuoto.
Riapre gli occhi. Il delfino è davanti a lei. Sorride guardando i suoi occhi impauriti, sicuri di una certezza che mai avrebbe voluto avere.

-Sì, Oscar. Alzatevi ora altrimenti non possiamo proseguire.- La sua voce sicura, ferma. Le da di nuovo le spalle.

Ora sa. Sa anche che deve muoversi a uscire di lì. Si alza. Proseguono. Quello che vede continua a spaventarla, ma si fa coraggio. “ se avrete coraggio” E dopotutto non crede di meritarsi un secondo di più in un simile luogo. Ma ecco il vicolo termina in una piazza enorme. All’estremità opposta una porta della “città” chiusa con una grata di ferro, imponente pesante. Cammina dietro al bambino, che sicuro di se va avanti senza indugio. Al centro della piazza si guarda intorno, solo case, rumori orribile, stridore di ferro, di carni lacerate, grida ancora. Davanti a sé ancora quella porta sbarrata.

Ora la distanza è molto breve. –E’ l’unica uscita maestà?- Il panico nei suoi occhi.

-Sì madamigella è l’unica.- Rispose senza voltarsi.

-Ma ma voi sapete come aprirla.- “Dite di sì vi prego.”

-Questo non vi  deve importare. Siete voi che dovete saperla aprire.-

-C come? Io, ma Joseph, come posso io?- La voce strozzata in gola. Sudore freddo sulla sua fronte.

-Già sono uscito una volta da questo luogo, questa è la vostra prova.- La guarda severo, ma si lascia sfuggire un sorriso incoraggiante. Vuole che ce la faccia.

Oscar trema. Chiude gli occhi. Cerca di ragionare. Le parole del principino.“non avrete da passare molto tempo qui se avrete coraggio …” le è servito il coraggio eccome. Come continuava poi? Un attimo di panico. “ e fede”. Fede. Una parola grande. Fede. Deve pregare? Implorare Dio? Cosa? Deve credere sì , ma ha sempre creduto dopotutto.
I suoi pensieri sono interrotti. Le urla sono più chiare. Più stridenti. Più vicine. Vede delle ombre avvicinarsi nella semioscurità, ai lati della piazza. Si gira verso il ragazzino.

-Non avete più tempo. Stanno venendo a prendervi. Oscar ce la potete fare, io credo in voi.-

E’ un incubo. Cosa significa? “Solo una persona mi può aiutare”

-Signore vi prego, io non credo di aver condotto una vita perfetta, ma ho sempre osservato il rispetto per gli altri, la giustizia e l’amore per il prossimo per quanto è stato nelle mie possibilità. Vi prego perdonatemi se ho peccato, ma non credo di meritarmi questo. Se ho ucciso è stato solo per difendere chi amavo, rispettavo o me stessa. So che per dovere o per amore uccidere è un gran male, ma io chiedo perdono e se è questo che mi rimproverate me ne pento sul serio, so che nessuna vita vale più di un’altra e non ci è concesso giudicare a proposito. Signore io vi supplico.- La voce rotta dal pianto. In ginocchio a mani giunte, gli occhi chiusi. “Credo in quello che dico veramente. Io ci credo.”

Un rumore di ferrò. Un cigolio cupo, ma solenne. Oscar spalanca gli occhi. La porta si è aperta. Rimane basita.

- Vi rinrazio Signore.-

-Venite presto- un velo di turbamento negli occhi chiari del principino.

Annuisce. Scatta. Inizia a correre come il bambino davanti a lei.

-Presto madamigella!-

Le ombre sono vicine più di quanto lei pensi. Le sente. Pochi passi ancora. L’inferriata comincia a riabbassarsi. Un pensiero le balena in mente “Loro non possono uscire quindi … sta per richiudersi.” Pocanzi le sembrava così vicina. Ecco. E’ davanti. Passa sotto, sente il peso dell’immensa inferriata gravarle sulla testa. E’ fuori finalmente. Dietro di lei un tonfo assordante, seguito da lamenti di dolore strazianti.

-Non usciranno né ora né mai.- Il tono del principino è solenne, eterno privo di affanno per la corsa fatta.  

  
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