Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |      
Autore: theyatemybrain    21/01/2012    9 recensioni
« Potrei sempre fare così...» si avvicinò lentamente verso di me, ed iniziò a baciarmi delicatamente il collo, fino ad arrivare all'angolo sinistro della mia bocca. « Non direi » dissi io, allontanandolo e riprendendo il joystick in mano. « Avanti Baker... » sussurrò lui.
« Umpf - sbuffai - pur se silenziosamente - continuando a fissare lo schermo della tv, dinanzi a me - Vaffanculo, ogni volta che arrivo in questo punto mi blocco. Vaffanculo, ed è colpa tua. Vaffanculo Gates. »
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Danger Line

« Potrei sempre fare così...» si avvicinò lentamente verso di me, ed iniziò a baciarmi delicatamente il collo, fino ad arrivare all'angolo sinistro della mia bocca.
« Non direi » dissi io, allontanandolo e riprendendo il joystick in mano.
« Avanti... » sussurrò lui.
« Umpf - sbuffai - pur se silenziosamente - continuando a fissare lo schermo della tv, dinanzi a me - Vaffanculo, ogni volta che arrivo in questo punto mi blocco. Vaffanculo, ed è colpa tua. Vaffanculo Gates. »
« Sei una femminuccia, caro Vengeance - affermò lui a quel punto - potrei darti una mano, se vuoi... » Fu proferendo quelle ultime parole che incominciò a dirigersi pericolosamente verso di me, forse fin troppo pericolosamente. Si stanziò con le labbra a pochi centimetri dal mio orecchio più vicino - quello sinistro, precisamente - ed allora mi disse sussurrando « Mi piacerebbe sapere cosa cazzo dovrei fare per convincerti, sai? Sei un così bel ragazzo, lo saresti anche in altre vesti, - o meglio - senza vesti. » la sua voce era spaventosamente chiara e sicura, ed il fatto che nel frattempo mi stesse accarezzando la parte opposta del viso con la mano sinistra, riusciva - non so come - ad annullare qualsiasi mio tentativo di resistenza o, comunque, ribellione.
« Sono fidanzato, ed anche tu lo sei. Io la metterei su questo piano »
« Allora? »
« Si dia il caso che il tuo ragazzo è anche il mio migliore amico. »
« Quindi ti preoccupi di Matt? Nah, non devi. Nemmeno io lo faccio, perchè dovresti farlo tu? »
« Come mai questa riluttanza nei suoi confronti? » chiesi voltandomi verso di lui, pur già conoscendo la risposta.
« Uhm. » rispose lui, con un mugugno appena percettibile, ritraendosi immediatamente e sistemandosi disinteressato al lato opposto del divanetto di casa mia.
« Ti trovo afflitto, Gates - affermai, sporgendomi un po' in avanti per osservarlo per bene, poi tornando con lo sguardo sul televisore - Cosa c'è? Il tuo caro super-palestrato partner non riesce più a soddisfare i tuoi desideri? Sarà in un periodo "no"...O forse, presto si trasformerà in una di quelle mogliettine-robot morbosamente ossessionate dalla cucina, il bricolage, i prati in erba inglese, i bambini, il ricamo e Discovery Real Time » Finì il tutto lanciandogli un'occhiata beffarda.
Quando c'era da prenderlo in giro, io ero sempre il primo a farmi avanti. Non a caso il mio argomento di derisione preferito, era proprio il suo rapporto con il fidanzato, il quale era in declino già da un po'. Perchè stessero ancora insieme? Probabilmente interessi, o...Ah, forse Matt non aveva il coraggio di scaricare il grande amore della sua vita. Si, alla fine era Brian il vero "maschio" della coppia, se possiamo - in qualche modo - definirlo così, ma da lì a poco speravo avrebbe capito che stare con Matt era solo una perdita di tempo. E denaro. E del gran sesso; che avrebbe ottenuto - sicuramente - con qualcun altro.
« 50 dollari che riuscirò a portarti a letto »
« E va bene Gates, ma ricordati che accetto solo perchè ho bisogno di un nuovo pedale per la mia chitarra. »
***
Brian era il classico ragazzo a cui non erano mai serviti molti sforzi per ottenere ciò che voleva. A dir la verità, gli sforzi erano quasi completamente inesistenti. Lui, ciò che voleva, lo otteneva e basta. Con gli uomini, o -ancor di più- con le donne, poi, erano praticamente nulli. Si, era gay, ma non di certo il tipo da rifiutare una sveltina con una puttana di turno qualsiasi. Dopotutto "Un buco vale l'altro" come spesso ripeteva. Ed era da quando lo incontrai per la prima volta, nel 2002, che mi fece ben capire che quella sua filosofia valeva anche per me. E a dir la verità, un po' ci godevo, quando dopo un litigio con il suo attuale fidanzato, Brian veniva a sfogarsi con il sottoscritto, Zackary James Baker. Era proprio in quei momenti, però, che ne approfittavo per mettere in evidenza quanto fosse inutile e vuota la sua vita sentimentale. Non perdevo certo nemmeno l'occasione di tirargli qualche insulto qua e là, ripetendo all'infinito che il dio del sesso - come faceva capire il più delle volte di essere considerato- non era lui, bensì qualcun altro. Essendo uno dei suoi punti di forza, il sesso, era l'unico argomento il quale non mi sarei mai stancato di stuzzicare. Frantumare la sua autostima in tanti piccoli pezzetti, alle volte, era tutto ciò che volevo. Nah, non era cattiveria. Più che altro una sorta di gioco, nel quale spesso e volentieri, io ero la vera e propria vittima, perchè -diciamocelo- Brian non era esattamente il ragazzo a cui i tuoi - o meglio i miei, o meglio, quelli di qualsiasi persona con della sana voglia di scopare - ormoni erano preparati a resistere.
Alto, moro, carismatico...Sveglio, provocatore, affascinante, sicuro di sè, fottutamente attraente, e sopratutto, il mio migliore amico. Sminuirlo, ed -il più delle volte- ignorarlo, erano le uniche armi difensive che avevo a disposizione. E pur andando avanti così una cosa era certa, non glie l'avrei mai data vinta.

« Ciao » salutai amichevolmente entrando in casa dei miei amici, dopo aver bussato un paio di volte alla porta d'ingresso.
« Hey Baker » rispose distrattamente Matt, infilandosi la giacca.
« Non puoi rimandare? - chiese spazientito il compagno, appoggiato al bancone della cucina, con le braccia incrociate - Cazzo, questa è già la terza volta che manchi »
Ebbi la sensazione che il mio arrivo avesse interrotto qualcosa, ma me ne rimasi in silenzio, mentre mi dirigevo a passo spedito verso la cesta dei videogiochi in salotto.
« Brie, vorrei ma... Non posso. Sai com'è fatta Amy...»
« Sorelle del cazzo »
« Dai, non è mica una catastrofe. Prometto che Venerdì prossimo ci sarò. Non vedo l'ora di battere di nuovo Johnny a Call Of Duty. Oh, a proposito, stamattina ha chiamat...»
« CAZZO SI! » esclamai a quel punto, senza nemmeno rendermene troppo conto.
« Successo qualcosa Zack? » sentii poi la voce di Matt chiedere dalla cucina.
« Ecco qui - annunciai, precipitandomi dai due compagni con la custodia di un videogioco tra le mani- Left For Dead. Non vedo l'ora. Lo metto già in console »
« Um...Okay. - disse Matt con tono perplesso - Beh, io vado! » Lasciò un leggero bacio sulle labbra di Brian, poi scappò via, richiudendo rumorosamente dietro di sè la sottile ma resistente porta d'ingresso.
« Ma..Dove va? » chiesi io allibito. Matt non era il tipo da perdersi i nostri famosi "Venerdì tra amici". Era successo, sì, ma stavolta avevamo in sospeso una partita ad Army Of Two e dove c'era quel gioco, solitamente c'era anche lui.
« Da Amy. - rispose Brian, visibilmente irritato - Quel figlio di puttana »
« Uh? » domandai poi, riferendomi in particolare all'ultima parte della frase, che aveva pronunciato appena.
« Niente. Dalla sorella, comunque. » ribattè, in tono quasi acido.
« Ah, cazzo. - risposi poi io, portandomi una mano dietro la nuca - Nemmeno Johnny viene. Ha detto che è il compleanno della madre. Merda. »
« Come se Christ facesse la differenza. Quel nano non sa nemmeno la differenza tra un preservativo e un AK-47. Si mette lì a guardare mentre giochi, commentando a sproposito qualunque cosa. Nah, sarà una liberazione non averlo tra i piedi » spiegò lui, stavolta velando il tutto con un leggero disappunto.
« Mh, vero..- acconsentii io - speriamo solo che Jimmy si sbrighi ad arrivare »
***

Passò un'ora, poi due, ma di Jimmy nemmeno l'ombra.
« Mi sono rotto le palle di aspettare » incalzò Brian, quasi sull'orlo di una crisi di nervi.
« Se ne sarà dimenticato » risposi, guardando -probabilmente- per la centesima volta l'orologio, provando a sedare la rabbia del mio amico.
« No. Lui non se ne dimentica; lui non lo fa. - precisò Brian. Era seduto su uno degli sgabelli di legno e acciaio che accerchiavano il bancone di fronte alla cucina, direttamente collegata al modesto- ma perfettamente tenuto- soggiorno. - Starà con quella puttana di Leana »
« Tutte puttane. E' così, per te, vero? - insinuai ridacchiando, appoggiando i gomiti sul bancone, proprio di fronte a lui - Eppure quand'eri etero non sembrava la pensassi così... »
« Chiudi quella cazzo di bocca Baker, che la tua fidanzata è la prima. »
« Anche la tua Michelle non scherzava. »
« Sta' zitto. »
« Parliamo dell'ex del tuo ragazzo, allora. Valary, giusto? »
« Cosa c'è, Baker? Non riesci ad ammettere che la tua cara e dolce Gena ti usi spudoratamente? Ti facevo più sveglio, sai? »
« Gates...» risposi appena. Sapevo benissimo che Brian non mentiva affatto. Anzi, ero il primo a rendermi conto che la mia relazione con Gena, era tutta una farsa. Sinceramente, però, non vi avevo mai dato troppo peso; e poi preferivo tenere per me le mie questioni sentimentali, non come quei due coglioni, che facevano della loro vita privata una scenetta d'amore spassionato recitata male, e rendevano partecipe il mondo intero alle loro discussioni: due checche del cazzo.
« Fatto sta che perfino il nostro bel verginello Johnny ha capito che rimanere a casa a scopare è decisamente la scelta più saggia. - disse, dopo qualche secondo di pausa. - E voi? Scopate mai, o la tua ragazza ha trovato un rimpiazzo? Magari uno con le palle. »
« Intanto, caro il mio Brian - iniziai, passeggiando attorno al piccolo tavolo e raggiungendo il mio compagno, dalla parte opposta. - so nemmeno tu te la passi poi così bene »
In quel momento pensai di sbattergli in faccia qualsiasi cosa mi venisse in mente, tutto quello che non gli avevo mai detto, anche la cosa più banale di tutte. Pensai di urlargli dietro di tutte quelle volte che, - dopo una lite- sia lui che il fidanzato erano venuti a confidarsi con me, rendendomi il primo -e forse unico- coinvolto realmente in quella relazione, come se i loro problemi fossero i miei, ed io avessi il diritto di risolverli. Pensai di gridargli "COGLIONE!" con tutto il fiato a mia disposizione, ma sapevo che una testa di cazzo come lui non avrebbe mai capito che lo stessi dicendo sul serio, nel vero senso della parola.
« Tu sta' zitto. Sta' zitto, e pensa che anche il tuo fottuto fidanzato in questo momento è a scopare con qualcun altro. » riuscii a dire infine.
« Chi te lo dice? Tra me e Matt va tutto a gonfie vele » mentì spudoratamente.
« Si. Soprattutto quando di Sabato sera ti scarica a casa degli amici per andare ad un'importantissima reunion dei compagni di liceo. Brian - gli sventolai una mano davanti al viso - Matt e Jimmy andavano al liceo assieme, e si dia il caso che Sabato scorso lui era con noi. A casa mia. »
« Questo non vuol dire nulla »
« Oh, si? E se oggi è dalla sorella, fammi indovinare...Venerdì scorso dov'era? E quello prima ancora? Scommetterei al bowling con sua madre. Non è vero? »
« Questioni sue. »
« Vecchie scuse.»
« Le usa anche Gena? »
« Beh, almeno lei non va a letto con altra gente mentre io sono a casa. »
« Tu non avresti nemmeno il coraggio di ripagarla con la stessa moneta. »
« Si che ce l'ho. »
« Provalo allora. »
Mi avvicinai a lui, che nel frattempo aveva fatto oscillare lo sgabello dov'era seduto un po' più verso desta, nella mia direzione. Presi in mano la fibbia della mia cintura, e passante dopo passante la tolsi definitivamente. Prima di dirigermi verso il piccolo divano posto al centro del salotto, posai la cinta sul bancone, proprio difronte a Brian.
Arrivato nei pressi del sofà, finii di svestirmi, pur lasciando i pantaloni al loro posto.
« E' qui che fate sesso di solito, vero? La stoffa è impregnata del tuo odore. » dissi, accasciandomi su uno dei cuscini del divanetto, in preda ad un angoscioso stato di rabbia e voglia di vendetta.
« Toglili. »
« Uh? »
« Io non te li toglierò di certo.»
Cautamente sfilai anche i pantaloni, e poco dopo riuscii a sentire il rumore della cintura di Brian che cadeva sul pavimento. Arrivò dinanzi a me con nemmeno più la maglia. Fui travolto da un leggero senso di vertigine, ma nonostante questo, mi alzai in piedi, e mi sistemai a pochi centimetri da lui.
« Potrei farti davvero, davvero male » disse poi, avvicinandosi ancor di più a me. Più che un avviso, era una provocazione.
« Sono disposto a rischiare. » risposi, senza farlo attendere troppo. Mi mise una mano dietro al collo, ed iniziò a baciarmi con foga, passandomi le dita tra i capelli. Non fermandosi, mi condusse fino al divano, dove poi -con una spinta- mi costrinse a prendere posto.
Continuai a tenere la testa alta, almeno fino a quando egli non si sistemò a cavalcioni su di me, e riuscii finalmente ad incontrare il suo sguardo. Sentii il suo respiro accelerare non appena iniziai a maneggiare la zip dei suoi jeans, che aveva ancora in dosso.
« No Baker, qui si fa il mio gioco. »
Cominciò a baciarmi il collo, partendo dalla zona appena sovrastante al torace, fino ad arrivare a poco più sotto degli angoli della bocca. Vidi il suo braccio destro per metà poggiato sulla mia spalla, per metà sul bordo del divano, mentre quello sinistro dirigersi verso una delle estremità dei miei boxer. Sentii le sue dita scivolare sempre più giù, ed il mio corpo cedere sempre maggiormente, ad ogni sua minima mossa. Immediatamente, una scarica di adrenalina mi diede la possibilità di ribaltare la situazione, riuscendolo a spingere dalla parte opposta del divanetto. In breve trovai la forza di sfilargli i pantaloni, e raggiungere perfino le sue mutande. Cercai disperatamente una modo per superare anche quell'ultimo ostacolo, ma egli subito mi portò le mani ai fianchi, togliendomi via i boxer. Mi ritrovai quasi completamente sotto di lui, con il suo viso a pochi centimetri dal mio. Passò la sua lingua sulle mie labbra appena umide, poi mi afferrò entrambe le mani, e mi costrinse a voltarmi, dandogli le spalle.
Provai a girarmi, ma egli mi coprì gli occhi con la mano destra.
« Se fa troppo male, sei autorizzato ad urlare. » disse, prima di cingermi il fianco sinistro con la medesima mano, e di penetrarmi con tanto ardore, quanta ne era la naturalezza. Fu dolore misto a piacere, quello che s'impossessò di me da lì a poco, quasi paralizzandomi. Sentii la sua eccitazione pulsare dentro di me, ed il mio battito cardiaco s'intensificò, tanto quasi i nostri respiri affannati.
Aumentando il ritmo, Brian, mi passò una mano tra i capelli, costringendomi a calare il capo, e poi a ritirarlo su, dopo un suo strattone. Alzai gli occhi al cielo, mordendomi le labbra quasi a nascondere il fervore dei miei gemiti; e, quasi sull'orlo dell'orgasmo, impugnai con impeto la stoffa di uno dei braccioli del divano.
Inaspettatamente, però, lui venne poco prima di me. Sentii la sua energia affievolirsi man mano, e dopo non molto, si avvicinò a me distendendosi su di un fianco. Lo vidi sorridere a malapena, e mentre io rimanevo nella stessa posizione in cui mi aveva lasciato, come se pietrificato, gli lanciai uno sguardo, e, - pur se sfinito- trovai la forza di accennare un sorriso.
« Non finisce qui, Gates - gli dissi poi - la prossima volta tocca a me.»
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: theyatemybrain