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Autore: FranciStewart    21/01/2012    1 recensioni
You never want what is easy to obtain.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti:)
Lo so, questa volta sono in ritardo, ma non ho avuto tempo di scrivere in questi giorni e sinceramente non ne ho avuto tanta voglia.
Per scrivere questo capitolo ho impiegato esattamente QUATTRO GIORNI, QUATTRO. Non è stato per niente facile, quindi spero vi piaccia lo stesso, nonostante la mia fase da "non ho voglia di scrivere il capitolo, faccio altro."
Va bene, smetto di parlare, CIAO! :3
 
Piesse, grazie per le visite, le recensioni e i vari commenti su Facebook:)
Piesse2, scusate per eventuali errori, ma non ho tempo di rivedere anche per la quarta volta. :')
 
-Frà
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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POV Kristen 
 
Londra, 11 Febbraio 2010.
 
 
 
I raggi del sole illuminano il mio viso e mi trafiggono gli occhi ancora addormentati. Li sbatto più volte, per cercare di ricordare dove mi trovo adesso. Sento una mano calda avvolgermi la gamba. Alzo gli occhi, Robert è di fronte a me. Sta ancora dormendo e guardarlo mi affascina. Sembra tranquillo e sereno, ha la pelle liscia e morbida. I suoi capelli sono disordinati, e non credo siano così a causa della notte, perchè li ha sempre perennemente scombinati. Passo una mano nel suo ciuffo di un biondo appena accennato, quando inizia a sbattere gli occhi. La luce del sole giunge e colora i suoi azzurri di un celeste ancora più chiaro. Adesso mi fissa, in attesa che dica o faccia qualcosa. Poi sorride appena e si solleva leggermente. Le coperte del suo letto sono completamente abbassate. E il suo cuscino è a terra. 
«Buongiorno.» sorride e avvicina lentamente la sua mano.
«Buongiorno.» ricambio il sorriso e lascio che la sua mano viaggi per tutto il mio corpo fino ad arrivare al mio viso - Abbasso lo sguardo e sorrido timidamente.
«Andiamo di là?» propone sorridendo.
«D'accordo.» poi si alza e afferra la mia mano come al solito. Cinge il mio fianco con l'altra e lo avvicina al suo. - Percorriamo il corridoio fino alla cucina. Lui si siede vicino al tavolo e mi invita e sedermi sopra di lui. 
«Oggi c'è la festa di Marcus.» dice mentre mi guarda sedermi sulle sue gambe.
«Ci andiamo?» dico sorridendo.
«Se ti va, si.» abbasso lo sguardo e penso ai miei amici. - Doveva essere una vacanza insieme a loro. Dovevamo divertirci, ballare, visitare Londra e i suoi locali. Dovevamo trascorrere il tempo insieme e io non ho fatto altro che lasciarli soli per tutto il tempo. 
«Che cos'hai?» mi chiede abbassando lo sguardo per arrivare ai miei occhi.
«I miei amici.» alzo lo sguardo e scontro i suoi occhi azzurri.
«I tuoi amici, cosa?» chiede.
«Non sto con loro da troppo tempo.» sorride. - «Che hai da ridere?» - «Che preferisci stare con me che con i tuoi amici.» ride soddisfatto. - Non rispondo, perchè non voglio dire "non è vero", e mentire.
«Oggi devo stare con loro.» il suo sguardo diventa triste in poco tempo.
«Quindi niente festa da Marcus?» chiede.
«No.. cioè.. non lo so, Rob.» 
«Ascolta, sta con i tuoi amici oggi, okay?»
«No, non voglio lasciarti.» non so come mi siano uscite queste parole di bocca. Voglio dire, non era in programma, okay? Lui non doveva esserci secondo i miei calcoli. E adesso? Adesso non riesco a stargli lontana neanche un attimo.
«Allora sta con loro di pomeriggio, alle 20:30 vengo a prenderti e andiamo da Marcus, va bene così?» 
«Va bene.» porto le mani lungo il suo collo e lo avvolgo. Sento il bisogno di dirgli qualcosa, ma non saprei cosa. E' tutto così strano e incasinato. Ho voglia di prenderlo, di baciarlo, abbracciarlo e di sentirlo mio; ma qualcosa mi blocca e non capisco cosa sia. Ecco la parte più brutta, mi freno. - Afferro il cellulare e compongo un messaggio inviandolo poco dopo a Cherie.
«Mi verrà a prendere tra poco.» 
«Qui?» chiede.
«Si, le ho dato l'indirizzo.» 
«E cosa le dirai riguardo al fatto che non sei al caldo nel tuo splendido hotel, ma ti ritrovi a casa di un ragazzo?» porca troia, non ci avevo pensato.
«Cazzo, posso solo presentarti.» sorride.
«Certo, e cosa dirai di me? Che sono un tuo amico?»
«Perchè non è forse così?» ecco, un'altra volta. Non riesco a controllare le parole. Non so che rapporto ci sia esattamente tra me e lui, non lo capisco. Non lo riconosco come un fratello, nè come un amico, nè come.. il mio ragazzo? Non sono convincente. Due amici non dormono nello stesso letto; due amici non si scambiano degli sguardi in quel modo.
«Si, certo lo.. lo so.» abbassa lo sguardo e si accende nervosamente una sigaretta.
«Vado in bagno.» mi alzo e corro lungo il corridoio senza nemmeno aspettare una risposta, nè tantomeno un sorriso che so che non arriverà. - Guardo la mia immagine allo specchio, non capisco cosa mi stia succedendo. Forse è questo quello che si prova quando si sta con qualcuno: non riconoscere più se stessi. 
"Ma io e lui non stiamo insieme!" cerco di ripeterlo e di mantenere calmi i miei pensieri. "Io e lui non stiamo insieme." più lo ripeto, più mi rendo conto che è una falsità, più mi rendo conto che non c'è nemmeno un pizzico di verità, nemmeno un pò. Ogni secondo con lui è speciale. Qualcuno deve darmi delle spiegazioni, ne ho bisogno. - Mi bagno il viso, provando a scacciare in qualche modo i pensieri, ma niente. Controllo il cellulare: Un messaggio da Cherie. 
 
 
 
"Kristen, sono ferma davanti a una casetta di legno con un piccolo portoncino bianco, è questa? 
Esci subito."
 
 
 
 
 
Prendo le mie cose e ritorno da Robert. E' nella stessa posizione in cui l'ho lasciato almeno mezz'ora fa, e fissa il vuoto con una sigaretta in mano.
«Io.. io sto andando.» si volta lentamente.
«Devo venire anche io?» 
«No, non c'è bisogno. Spiegherò tutto io.» non so spiegarlo a me stessa, figuriamoci agli altri.
«Okay..» abbassa nuovamente il viso e noto i suoi occhi azzurri fissare il pavimento.
«Che cos'hai adesso?» mi avvicino.
«Niente, vattene. Ti passo a prendere alle 20:30 nel tuo hotel.» il suo tono è freddo e pungente.
«D'accordo.» mi allontano e sparisco dall'altra parte della stanza. - Apro incerta la porta e la richiudo alle mie spalle. Cherie è nell'auto dall'altra parte della strada che mi aspetta. Attraverso ed entro in macchina.
«Eccoti, finalmente.» sorrido, poi continua - «Mi spieghi che fine hai fatto?» - è il momento di vuotare il sacco, ho bisogno di parlare con qualcuno. Ho bisogno di qualcuno che mi dica "Kristen smettila, stai sbagliando". 
«Ho conosciuto un ragazzo. Il suo nome è Robert..» - Cherie blocca l'auto e si ferma all'angolo per ascoltare attentamente ciò che le sto per raccontare. - «Sono stata con lui quando ho scoperto della morte di Scout. Mi ha aiutata ad andare avanti e ad affrontare la situazione. Ho dormito con lui, ma non abbiamo fatto nulla, non l'ho nemmeno baciato. Lui è diverso da tutti gli altri, e so che stai per dire che è una cosa che ho detto anche per Michael, ma è davvero diverso.» lo sguardo perplesso e sconvolto di Cherie, è preoccupante. 
«Cio.. cioè, tu.. sei, innamorata?» innamorata? Che cosa? No.
«Innam.. innamorata? No.» cosa significa, Dio mio.
«Kris, tu hai detto che è ancora diverso rispetto a Michael, e quando stavi con lui eri innamorata, quindi..»
«Dio, Cherie, che vuoi dire?» sbotto.
«Voglio dire che lo ami.» amarlo? Non posso amare una persona conosciuta in meno di quattro giorni, no. L'amore non è così. L'amore non è questo.
«No, non lo amo..» - giusto?
«Kristen l'amore non è una cosa da "forse" o da "non lo so" , sai benissimo quando ami qualcuno.» 
«Non so che fare, Cherie.» mi passo una mano tra i capelli e alzo gli occhi per frenare le lacrime che tentano di sfuggire dai miei occhi.
«E' così importante per te?» lo è davvero? 
«Sì, lo è.» ogni attimo con lui è speciale.
«Sono passati solo tre giorni, Stew!» Cherie alza la voce e cerca di farmi ragionare.
«Lo so, e voglio che tu mi dica cosa devo fare, per favore.»
«Ascolta, io non so cosa rappresenta Robert, per te. Non posso sapere cosa provi quando ti guarda, quando lo guardi, quando sorride, quando state insieme, quando dormite accanto. Capisci? Soltanto tu puoi capire cosa provi, e trarre da ciò delle conclusioni. Devi ricordarti anche che noi non viviamo qui, e che tra poco andremo via, purtroppo. Io non ho il diritto di dirti cosa devi fare, perchè tu sei grande abbastanza per gestirti e per controllare i tuoi sentimenti e le tue emozioni. Sappi, comunque, che qualunque sarà la tua scelta, io sarò sempre dalla tua parte, pronta ad assecondarti anche per una follia.» allungo le braccia e le porto dietro la sua schiena. Ci abbracciamo per qualche secondo. 
«Grazie Cherie, sei davvero un'amica.» mi sorride un'ultima volta, poi continua - «Vai da lui.» - 
«No, alle 20:30 passa a prendermi.» sorrido.
«Ah vi siete organizzati per bene, eh?» sorride e mette in moto l'auto.
«Già.» 
 
 
 
 
 
 
 
POV Robert
 
 
 
 
 
Mi ritrovo da solo, con una bottiglia di birra in mano, sdraiato nel divano, con una sigaretta in bocca. Non credo si possa in qualche modo "disperarsi" per una ragazza che alla fine non è neanche la propria, giusto? Perchè.. perchè lei non lo è. Non capisco più nulla. Da quando mi importa così tanto di una ragazza? Fino a tre giorni fa, scopavo con qualcuna e poi me ne andavo, senza provare altro che piacere e voglia di rifarlo. Io sono quel Robert che suona la sua chitarra, che se ne fotte di tutti quelli che lo giudicano e che dicono cose alle spalle. Sono quel Robert che pensa solo alla musica, e il cui amore è solo rivolto ad essa. Sono quel Robert che beve e che fuma con gli amici. Non sono altro che questo. Non so cosa mi stia succedendo, perchè adesso non mi importa più di scopare e andarmene, non l'ho nemmeno sfiorata con un dito. Di certo vorrei chiamare qualcuno a cui raccontare tutto quello che sto vivendo, ma gli altri ragazzi mi sembrano poco interessati alla vita altrui, e Marcus adesso ha una ragazza, quindi figuriamoci se sta qui ad ascoltare i pensieri noiosi del suo amico coglione. 
Il fatto è che ho bisogno di parlare con qualcuno, perchè per me è tutto nuovo. E di certo quello con cui ho più rapporto confidenziale, in un certo senso, è Marcus. - Afferro il cellulare dalla tasca e compongo velocemente il suo numero.. 
 
«Marcus, vieni a casa mia, adesso.» 
«A.. adesso?» sento dei rumori e la voce della sua ragazza.
«Si, vieni.» sta sicuramente scopando, arriverà incazzato nero, bene.
«Va bene, ma.. giuro che mi devi un favore enorme.» 
«D'accordo, muovi il culo.»
 
 
Attacco il telefono e aspetto il suo arrivo. Afferro nuovamente la bottiglia di birra e la finisco con un solo sorso. Accendo un'altra sigaretta e spengo la televisione. Mi sollevo e osservo dal finestrino. C'è una bella giornata, il sole risplende nel cielo e non fa troppo freddo, strano. 
Sento bussare alla porta, e vado ad aprire. Marcus si ferma sullo zerbino e mi fissa.
«Ciao.» entra e chiudo la porta. 
«Ciao.» mi avvicino e siedo nel divano accanto a lui.
«Allora cosa mi devi dire di talmente tanto importante da farmi interrompere una scopata, Rob?» sorride e attende una risposta.
«Credo di avere qualcosa che non va.» mi accorgo della sua strana espressione, ma continuo - «Ti ricordi di Kristen, no?» - annuisce - «Ecco, noi ci vediamo tutti i giorni, dormiamo insieme, ma non l'ho neanche sfiorata, ridiamo, scherziamo, stiamo sempre insieme e stasera vorrei persino portarla alla tua festa.»
«Aiutami, perchè non riesco a capire cosa ci sia di strano.» 
«Non riesco a capire quale sia il nostro rapporto.» mi passo una mano tra i capelli e attendo nervosamente che dica qualcosa.
«In che senso, Rob?» Dio mio.
«Nel senso che non sono suo fratello, nè il suo migliore amico, nè il suo ragazzo.. cioè, non so se lo sono.» prendo dalla tasca un pacco di sigarette e ne accendo una.
«Perchè credi di non esserlo? Voglio dire, due amici non dormono nello stesso letto, Rob..» mi guarda e si passa una mano tra i capelli confuso.
«ESATTO!» esclamo - «Quindi cosa siamo? Ho bisogno di capirlo, perchè tutte le volte che vorrei baciarla, sfiorarla, accarezzarle la pelle, c'è qualcosa che non mi permette di farlo; qualcosa che mi frena e non capisco il perchè. Io non sono mai stato così, e lo sai. Non mi riconosco più. Io non la amo, okay? E' solo che mi manca quando non è intorno, penso a lei tutto il tempo, e mi piace guardarla, mi piace respirare il suo profumo e amo vederla sorridere. Ma non voglio essere il suo cazzo di fidanzatino.»
«Rob, noi siamo amici, ti conosco da tantissimo tempo, e non posso fare altro che darti un consiglio da amico..» annuisco, poi continua - «Tu devi seguire il tuo istinto, il tuo cuore. Non sei fatto per ascoltare gli altri. Devi imparare a capire quello che vuoi. Se ti va di baciarla, prendila e fallo, così ti renderai conto se provi qualcosa per lei. Io non ti ho mai sentito parlare di una ragazza in questo modo, comunque.» 
«Ma.. ma provare qualcosa per lei? NON SO NEMMENO COSA SIGNIFICHI.» alzo il tono della voce e Marcus sgrana gli occhi.
«Ascolta, portala pure alla mia festa. Vi sistemate in un posto dove non vi disturberà nessuno, così potrete parlare.» 
«E cosa le dovrei dire?»
«Dai Rob, non fare il coglione.» alza il tono della voce, poi continua - «Devi parlarle di questa situazione, e cercare di capire se lei si trova nelle tue stesse condizioni.»
«Grazie, Marcus.» mi sorride.
«Ora se non ti dispiace, andrei dalla mia donna.»
«Certo certo, vai ci vediamo stasera.» va verso la porta, accenna un sorriso e la sbatte alle sue spalle. - E adesso? Nuovamente solo. Di certo sarà felice di ritrovarsi con i suoi amici, anche se per poco, dal momento che tra poco la passerò a prendere: un sorriso colora il mio volto improvvisamente. Non ho intenzione di rovinarle la serata, che dovremmo passare insieme, ma voglio davvero capire il suo punto di vista. Voglio sapere per lei tutto questo cos'è e come lo sta vivendo. Stasera le parlerò, e non mi va di litigare, nè di perdere la pazienza come al solito, voglio solo capire qualcosa. - Passo la mano nella tasca in cerca del pacchetto di sigarette, ma mi accorgo che è vuoto. "Cazzo." esclamo. Prendo le chiavi e il cellulare, mi avvio verso la porta ed esco. Nelle strade c'è un traffico impressionante, gente che cammina, corre, chi prende il taxi, chi suona dalla propria auto. Sta cominciando a piovere, e sarà meglio che mi dia una mossa. 
«Un pacco di Camel da venti, grazie.» il ragazzo al bancone mi passa il pacco. Io gli avvicino una banconota da dieci ed esco fuori. Ripercorro la stessa e identica strada di mezz'ora fa, e rientro in casa. Afferro il cellulare: 20:10 PORCA TROIA. - Prendo i jeans, una maglietta blu, una felpa e corro in doccia. L'acqua è bollente e riesce a bruciarmi la pelle, ma sono in ritardo, non posso perdere altro tempo o Kristen mi farà fuori. Esco dalla doccia, indosso i vestiti e mi passo una mano tra i capelli, per "pettinarli", certo. Prendo le chiavi della macchia, le chiavi di casa e il pacchetto di sigarette che stavo accuratamente dimenticando nel tavolo. Esco e sbatto la porta alle mie spalle, dirigendomi verso la macchina. Apro lo sportello ed entro, la accendo e parto a tutta velocità, senza preoccuparmi delle altre auto, nè della strada. L'hotel non è distante, ma sono comunque mezz'ora in ritardo, e mi starà aspettando sotto la pioggia. Arrivo alle porte dell'albergo, bloccando la macchina con una frenata impressionante. - Proprio come pensavo. Kristen è con le braccia incrociate, e la riesco a vedere attraverso le porte a vetri della hole. Indossa dei jeans molto stretti, e una maglietta molto.. scollata nera. Porta i capelli sciolti e ai piedi indossa le sue amate Converse. Corre verso la macchina, e le apro lo sportello per facilitarle l'entrata. 
«Complimenti per la puntualità.» chiude lo sportello e poggia i piedi nel piccolo cassetto di fronte a lei.
«Scusa.» sorrido e mi volto a guardarla. - Non è molto truccata; una leggera linea di matita nera le contorna gli occhi, basta. 
«E' tanto lontana la casa?» 
«No, qualche isolato da qui.» - «Okay..» - le strade non sono bloccate, anzi arriviamo prima del previsto. 
«Siamo arrivati.» scende dalla macchina e mi avvicino a lei, che mi sorride e mi prende la mano. - Ecco, questo, è qualcosa che si fa ad un amico? 
«Marcus..» - «Rob..» - Marcus sposta lo sguardo verso Kristen, le sorride, poi sposta lo sguardo verso di me. Mi avvicino e mi indica la camera dove andare. Lo ringrazio e continuiamo a camminare.
«Che voleva Marcus?» chiede quando ormai siamo distanti.
«Ci sta prestando questa camera.» la vedo indietreggiare preoccupata, sento che è in tensione. Il suo sguardo chiede aiuto, il suo cuore inizia a battere all'impazzata e mi guarda come se volesse chiedermi qualcosa.
«Dobbiamo soltanto parlare, Stew.» sorrido sarcasticamente e le riprendo la mano. Lei mi da un colpetto nella spalla destra e continua a camminare insieme a me. Le stringo ancora di più la mano. Siamo costretti a farci strada tra la folla di gente che balla, canta, urla, scopa, beve e fuma. La musica rimbomba nelle nostre orecchie. Finalmente arriviamo in camera: è la seconda a destra dopo il piccolo bar, che quel coglione ha fatto montare nel centro della sala. Avvolgo la maniglia con la mano e la apro lentamente. Entriamo in una camera da letto. Al centro della stanza c'è un letto matrimoniale, a destra e a sinistra ci sono due poltrone bianche. Le pareti sono gialle, rosse e arancioni. Kristen lascia la mia mano e si fa strada verso il letto, si siede e aspetta. 
«Allora, eccoci qui, cosa devi dirmi?» chiede afferrandomi per un braccio e costringendomi a farmi sedere vicino a lei.
«Dobbiamo parlare di noi.» il suo sguardo si fa serio, e aspetta che dica qualcosa.
«Di.. di noi?»  mi guarda storta.
«Si. Io.. io non mi riconosco più. Voglio capire se c'è qualcosa tra noi, Kristen.» 
«Che.. che cosa? Cosa c'è tra noi? Co.. cosa dovrebbe esserci, Rob?» mi guarda preoccupata, ma sa cosa voglio dire.
«Sai cosa voglio dire. Non so fino a che punto può reggere tutto questo.»
«Ma tutto questo, COSA, Rob?» sottolinea la parola "cosa".
«NOI.» alzo leggermente il tono della voce.
«Robert, noi.. noi ci conosciamo solo da tre giorni.»
«Lo so, ma due amici non dormono nello stesso letto, Kristen.» 
«E' questo il problema? Vaffanculo, non ci dormo più nel tuo cazzo di letto.» si solleva, ma l'afferro per un braccio e la trascino nel letto, costringendola a sedersi nuovamente vicino a me.
«Non fare la bambina. Pensi che a me non piaccia?» 
«Che cazzo ne so.» abbassa lo sguardo e sospira.
«No. Allora, basta, io devo dirti tutto quello che penso, tutto.» solleva lo sguardo e mi fissa in attesa che parli, poi continuo - «Non hai la minima idea di quante volte mi succede di fantasticare su noi due.» 
«Che.. che tipo di fantasie, Robert?» 
«Non fraintendere, non è quello che pensi. Mi capita molte volte di avere il desiderio di prenderti e di baciarti, ma non lo faccio. C'è qualcosa che mi blocca, e non so il motivo. Guardarti e sapere di non poterti toccare, mi altera. Quando vai in giro per la camera del tuo hotel con gli slip, o con il reggiseno.. Dio, sono un ragazzo sai? Sei troppo abituata con i tuoi fratelli, credo.» 
«Hai.. hai intenzione di farmi una lezione non so.. sulla sessualità, che cazzo?» si limita a guardarmi maliziosamente mordendosi il labbro inferiore.
«No. Voglio averti, tutto qui. Voglio essere libero di prenderti e baciarti, di accarezzarti, di toccare i tuoi capelli, di sfiorare la tua schiena, di possederti, senza che qualcosa mi freni. Non.. non è di mia abitudine, capisci? Io non sono così. Sono sempre stato uno che non da retta a nessuno, che se ne sbatte di quello che dicono gli altri; uno che fa quello che vuole; che quando vede una ragazza pensa a scoparla e basta. Per me è tutto nuovo, non ho mai provato quello che sto vivendo con te. MAI.» 
«Allora continua ad essere te stesso. Quel Robert che sei sempre stato.» la sua mano avvolge il mio collo e passa una mano tra i miei capelli. Avvicina con uno scatto il suo viso al mio. Le nostre labbra si incontrano e premono l'una sull'altra. Quanto ho aspettato questo momento. Sposta il suo viso da una parte all'altra. Dischiudo le labbra e lei fa lo stesso. Lentamente le nostre lingue si incrociano, tramutando il bacio da dolce a passionale. Adesso le tengo la mano. Tutte le volte che bacio una ragazza, le prendo la mano. Continua ad affondare le sue mani nei miei capelli, e io le stringo il fianco con l'altra. Continuiamo a ricambiare il bacio, nessuno dei due ha la minima intenzione di staccarsi. Sento il profumo dei suoi capelli e il suo sapore mandarmi in estasi per qualche minuto. Lascio la presa nel suo fianco e le prendo la gamba. L'afferro e la stringo, poggiandola sulla mia. Continuiamo per qualche minuto, poi lei si stacca per prendere fiato e mi guarda. Ha lo sguardo carico di provocazione ed eccitazione. Adesso il suo respiro è più pesante e lo sento sulla mia spalla. Nessuno dei due si limita a dire una parola. Continuiamo a guardarci senza spostare lo sguardo di un millimetro. 
 
 
 
 
 
POV Kristen
 
 
 
 
I suoi occhi blu continuano a fissare ininterrottamente i miei. Non riesco ancora a credere di averlo fatto. Ho sempre voluto, ma sono sempre riuscita a badare di non farlo. Invece questa volta? L'ho fatto. Non ho più ascoltato i miei pensieri, le mie considerazioni e tantomeno le conseguenze che ci saranno dopo. Non riesco più a reggere i suoi occhi, dopo tutte le seghe mentali che mi annebbiano la mente. Abbasso lo sguardo e lui sorride senza lasciare mai la mia mano. 
«Forse.. forse è meglio andare di là?» propongo mantenendo lo sguardo verso il basso. Lui allunga una mano e sposta una ciocca di capelli che mi stava davanti il viso.
«D'accordo.» si alza, e io faccio lo stesso. Lascio la sua mano e apro la porta. Nel momento in cui usciamo, Marcus arriva come un fulmine e prende Robert per un braccio. Non riesco a sentire bene quello che gli dice, ma parlano di me. Me ne accorgo dal fatto che Marcus volta lo sguardo verso di me sorridendo. Lui si allontana, e Robert si avvicina a me sorridendo e tenendo lo sguardo basso.
«Che ti ha detto Marcus?» chiedo mentre vedo la sua mano cercare disperatamente il pacchetto di sigarette nelle tesche.
«Niente di importante.» la musica è assordante, la gente è fuori di testa. C'è chi fuma, chi beve, persino chi si buca, ma che bello. 
Robert non lascia la mia mano nemmeno per un secondo. Avrà sicuramente paura che possa confondermi tra la folla. Lui fa strada e continua a camminare davanti a me, io lo seguo dando gomitate alle ragazze e ai ragazzi che non si spostano. Robert si blocca e si avvicina..
«Devo andare a salutare Ash, aspettami qui.» 
«Okay..» si allontana velocemente e rimango da sola al centro della stanza. Mi avvicino al tavolo colmo di cocktail e ne prendo uno. Mi volto dando la schiena al tavolo, quando un ragazzo piuttosto sbronzo e fatto si avvicina a me sorridendo..
«Ciao.» i suoi occhi sono assenti e la sua voce sempre abbastanza roca.
«Ehi.» rispondo abbassando lo sguardo.
«Io sono Nate, tu sei?»
«Kri.. Kristen.» La musica è talmente tanto alta da coprire la mia voce.
«Mh, Kristen.. Sei.. sei sola?» si avvicina ancora un pò. Riesco a sentire il suo odore: è un misto di birra e fumo.
«N.. no.» mi allontano, ma lui si avvicina nuovamente. Continua a fissarmi e a mantenere un sorriso sghembo.
«Ti va di ballare?» non faccio in tempo a dire di no, che mi prende per i fianchi e mi porta all'interno della folla. Adesso sono circondata da gente e non riesco più a vedere Robert parlare con la sua amica. 
«Felice di conoscerti, adesso però.. devo andare.» mi volto e cerco di farmi strada tra la gente, ma lui mi afferra dalla maglietta e mi costringe a ritornare tra le sue braccia. Cerco di dimenarmi, provo ad allontanarlo, ma niente, è tutto inutile. E' duro come la pietra e continua a stringermi. 
«Ehi, lasciami andare.» sbotto. Ma nemmeno la gente che ci circonda sembra non interessarsi affatto. Si avvicina ancora di più, e mi bacia. Sento la sua lingua premere prepotentemente sulle mie labbra e cercare di crearsi uno spazio per entrare. Cerco di allontanarlo con una spinta, ma in poco tempo le sue labbra ritornano sulle mie. 

Dov'è Robert? Adesso che ho bisogno di lui. 
Adesso che voglio che mi tolga questa merda di dosso. Dov'è?
Il ricordo delle sue mani nel mio corpo, delle sue labbra sulle mie e delle mie mani nei suoi capelli fa crescere il magone che tengo in gola. 

«LASCIAMI STARE!» urlo continuando a dimenarmi, ma lui ritorna su di me. Le sue mani percorrono il mio corpo toccandolo con prepotenza. Decido di lasciarmi andare, e semplicemente di aspettare che si diverta abbastanza da lasciarmi andare. Sento la sua mano stringere la mia gamba, nell'esatto punto dove lo fece Robert poco tempo prima. Fa così schifo sentire il contatto di qualcuno che non è lui. - Il magone diventa sempre più pesante e un velo di lacrime mi copre gli occhi. Poi tutto accade molto velocemente. Sento la voce di Robert chiamare il mio nome in lontananza. In poco tempo ritrovo la sua sagoma di fronte a me. Non riesco a vederlo bene, a causa delle lacrime, così socchiudo appena gli occhi. Sento un grande rumore seguito da un forte contatto. Apro gli occhi e ritrovo il tizio che fino a pochi secondi fa mi stringeva a sè, stendersi a terra e contorcersi dal dolore. Mi volto verso Robert, che continua a fissarlo con sguardo freddo e pungente.
«CHE CAZZO VOLEVI FARE, EH? SEI UN PEZZO DI MERDA.» si avvicina al corpo contorto per terra e gli lascia un altro pugno nello stomaco, questa volta ancora più forte di quelli precedenti. 
«Ti va ancora di baciarla, adesso? Coglione.» il sangue inizia a creare una piccola pozza nel pavimento di legno, e poco dopo arriva Marcus.
«Che cosa è successo?» sembra preoccupato e guarda Robert, che non sposta lo sguardo dal ragazzo a terra. La gente smette di ballare e preoccupata, ma anche divertita, osserva lo spettacolo.
«QUESTO COGLIONE STAVA PER SBATTERSI LA MIA RAGAZZA.» la mia ragazza? Sta proprio parlando di me? Da quando sono diventata la sua ragazza? Ha scelto tutto da solo. Al suono di quella frase una scarica di brividi percorre la mia schiena. Lo guardo con aria confusa. Le parole rimbombano una per una nella mia testa, lasciando un velo di agitazione e smarrimento.
«Ah, ascolta Rob, andate a casa, a lui ci penso io.» Marcus si piega sulle gambe per avvicinarsi al ragazzo immobile. Robert prende la mia mano e mi avvicino immediatamente a lui. 
«Scusa.» continua a tenere lo sguardo rivolto verso il basso e la sua voce è lieve. Vedo Marcus continuare a picchiare il ragazzo quasi moribondo. Usciamo dalla casa e ci dirigiamo verso la macchina. Quando improvvisamente mi blocco sul marciapiede.
«Perchè mi chiedi scusa?» chiedo allargando le braccia.
«Che cosa? Avanti ne parliamo a casa mia.» afferra il mio polso, e mi costringe a seguirlo. Apre la portiera e mi aiuta a salire in macchina. 
«Mi dispiace.» siamo stati in silenzio per tutto il tragitto. Adesso siamo fermi in macchina davanti casa. 
«Per cosa?» si volta a guardarmi.
«Per non esserci stato mentre.. Dio» abbassa lo sguardo e stringe i denti, poi continua.. - «Ti avevo fatto una promessa, e non l'ho mantenuta.» 
«Non è niente.» abbasso lo sguardo e cerco di incontrare il suo, ma continua a fissare il vuoto.
«No, non è vero.» 
«L'importante è che sei arrivato prima che..» si volta e incrociamo i nostri sguardi.
«Non dirlo, non dirlo. Non sarei riuscito a sopportarlo, lo avrei ammazzato.»
«L'hai già fatto, Rob.» 
«L'ho già fatto?» 
«L'hai praticamente ucciso, Robert. Era steso a terra con il sangue che gli colava dal naso e dalla bocca.» sbotto. L'ha lasciato quasi senza vita. 
«Ma che cazzo dici, Kristen.»
«Forse non l'hai visto bene. Se non fosse arrivato Marcus, avresti persino continuato.» 
«E' quello che si è meritato.» stringe i denti e avvolge il volante con entrambe le mani.
«Chissà se è vivo o se è morto, adesso..»
«Dimmi che stai scherzando. Hai visto quello che ti ha fatto?» Solleva la manica della mia maglietta, e fissa due lividi colorarmi di viola una parte del braccio. - «Spero sia morto, si, lo spero. Vederti tra le sue braccia, vedere che stava affondando la sua cazzo di lingua nella tua gola..» stringe ancora di più il volante e il suo sguardo si fa sempre più intenso e pungente. Abbasso la manica della maglietta dopo aver ispezionato per bene i lividi.
«Non mi fanno male, non li avevo nemmeno notati.» si volta a guardarmi, avrebbe voglia di prendere a schiaffi qualcuno.
«Non dirmi che stai bene, non dirmelo. Quel pezzo di merda, vorrei tornare lì e staccargli la testa.» 
«BASTA ROBERT!» non conoscevo questo lato del suo carattere. Non potevo immaginare di trovare in lui un aspetto freddo e rigido, un aspetto così protettivo e.. possessivo.
«Non dirmi basta. NON DIRMELO.»
«NO, VAFFANCULO, TE LO DICO. NON HO INTENZIONE DI STARE QUI AD ASCOLTARE I TUOI STUPIDI IMPULSI DA OMICIDA!» sbotto.
«Allora dovrai abituarti.» continua ad osservare dall'altro lato del finestrino.
«Abituarmi a cosa? Ma vaffanculo, portami in hotel, adesso.»
«No.» il suo tono freddo mi manda su tutte le furie.
«No? Va bene, allora me ne vado da sola.» apro lo sportello e scendo, sbattendolo, con tutta la forza che ho, alle mie spalle. Cammino lungo il marciapiede. Sono le tre del mattino, per le strade non c'è nessuno se non qualche pazzo e drogato. C'è la luna piena e accanto ad essa la punta del Big Ben più lucente di una stella, che brilla bucando il cielo. Non so se ho sbagliato a scendere dall'auto, ma so anche che non posso stare accanto a una persona che ha tanta voglia di uccidere qualcuno. Perchè tutto deve finire sempre nella merda? PERCHE'? 
Avevo finalmente capito che rapporto poteva essere nato fra noi due, poi c'è stato il bacio, e.. non credo di avere provato sensazione migliore negli ultimi quattro anni. E poi è andato tutto a puttane. "Dovrai abituarti" - quelle parole continuano a echeggiare nella mia mente. Abituarmi a cosa? Al suo carattere? Alla sua voglia di uccidere la gente? No. 
Mi guardo alle spalle più volte, ma niente. Continuo a camminare decisa, quando sento uno sportello chiudersi alle mie spalle..
«Mi dispiace, sono un coglione.» faccio finta di non aver sentito, e continuo a camminare come se niente fosse.
«KRISTEN, OH, MI DISPIACE.» mi volto e lo vedo dall'altro capo della strada con le braccia aperte.
«Che vuoi, Robert?» 
«Scusa, sono.. sono stato un coglione prima.» 
«Lo so.» attraversa la strada e mi raggiunge nel marciapiede.
«Non ho resistito. Ho seguito il mio istinto. Vederti tra le braccia di uno stronzo che ti toccava, che ti baciava in quel modo e che.. e che se non fossi arrivato in tempo, ti avrebbe persino scopata, ha mandato a fanculo quel lato da "bravo ragazzo" che conosci, facendo prendere posto a quella da stronzo, che la maggior parte delle volte mi caratterizza.»
«Ascolta, io non sono un premio. Tu non devi prendere a pugni il primo che mi rivolge la parola, il primo che mi tocca, okay?»
«Si, ma potresti anche ringraziarmi. Se non fossi arrivato in tempo, ti avrebbe ficcato quella merda dentro, cazzo!» sbotta, di nuovo.
«E' questo che vuoi? Che ti dica grazie per aver quasi ucciso un ragazzo? Bene, grazie Robert, adesso ciao.» mi volto e inizio a camminare, ma afferra la mia mano e mi costringe a voltarmi nuovamente verso di lui.
«Perchè ti sei incazzata così tanto?» chiede con serietà.
«Perchè non mi piace la tua immagine dietro le sbarre»
«Ma cazzo..» abbassa lo sguardo, poi continua - «Dopo quello che è successo oggi, in camera, non ho voglia di litigare.» 
«Neanche io..» avvicina la sua mano al mio viso, e lo accarezza delicatamente.
«Andiamo a casa?» sorride - «Si.» allunga il suo viso verso il mio, e le sue labbra toccano le mie con dolcezza. Spinge la sua lingua, e io dischiudo le labbra per farla entrare nella mia bocca. Il bacio diventa subito più passionale. Morde il mio labbro inferiore e io faccio lo stesso. Stringo forte la sua maglietta, e lui tiene ben stretto il mio fianco. Allontano il mio viso dal suo, e ci guardiamo per qualche secondo. Poi prende la mia mano e iniziamo a camminare. Robert prende le chiavi e apre il piccolo portoncino bianco, successivamente la porta d'entrata. 
Lancia le chiavi nel tavolo di fronte a noi, e ci dirigiamo nella sua camera senza dire una parola.
Le lenzuola bianche del letto sono ancora stropicciate e scomposte. Mi stendo sul letto, e lui mi raggiunge sedendosi accanto a me. La sua presenza mi da sicurezza e poggio il mento sulla sua spalla. Riesco a sentire il suo respiro. Scivolo lentamente fino al suo petto, poi sussurra

«E' stata una lunga giornata oggi, dormi, amore.» spalanco gli occhi al suono di quella parola. Amore. Non mi ha chiamata Kristen, neanche Stew, neanche Jaymes, niente. Sento il suo sguardo su di me, mi volto e incrocio i suoi occhi blu. Afferro la sua maglietta e la stringo con la mano. Poggio l'altra sul suo petto e sussurro a mia volta
«Buonanotte amore.» 



















 
  
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