Crossover
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Autore: Registe    21/01/2012    4 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 9 - L'araldo del Grande Satana


Myst Vearn / Mistobaan, character from Dai no Daiboken

Mistobaan




Nel corso degli anni aveva imparato ad apprezzare la biblioteca. C’era il profumo dei libri, prima di ogni altra cosa: un aroma intenso, delicato, un fiume di conoscenze recenti o sepolte che riposava lì, silente a portata della sua mano. Zexion aveva sempre prediletto la compagnia di un buon libro a quella di mille altri compagni di giochi.
Come se ce ne fossero mai stati ……
Era un flusso di sapere illimitato, quello della biblioteca del Castello dell’Oblio: un incantesimo arcano dava vita a fogli e penne, alla carta ed alla rilegatura, e mille mani invisibili facevano scorrere fiumi di inchiostro riempiendo ogni giorno scaffali su scaffali. Ogni libro nei mondi e nelle dimensioni, in ogni lingua e con ogni figura, tutto veniva sapientemente riscritto, vergato con calligrafia anonima e custodito nella biblioteca. Nessuno, nemmeno il Superiore, era riuscito a scoprire quale incantesimo permettesse al castello di accumulare tutto il sapere del mondo in quella maniera.
Grazie al suo potere era giunto più volte alla conclusione che la biblioteca potesse essere paragonata al cuore del Castello. Il suo olfatto era diverso da quello degli umani, e con tempo aveva imparato ad affidarsi più ad esso che agli occhi o alle orecchie: poteva rilevare la presenza di magia tutto intorno alle mura bianche dell’edificio, ma nella solitudine della biblioteca poteva percepire centinaia di incantesimi che danzavano insieme, si abbattevano, disegnavano spirali senza forma ed alteravano a loro piacere lo spazio della stanza. Nemmeno Xigbar, uno dei primi membri dell'Organizzazione, che diceva di comandare a suo piacere lo spazio e la gravità, era mai riuscito a controllare i mille scaffali che cambiavano ordine ogni giorno. Le stanze svanivano, se ne creavano altre, dove vi erano delle scale il giorno dopo ci si poteva trovare un solido muro o una cantina inaspettata.
In questo luogo trovare è perdere, e perdere è trovare, rifletté il ragazzo, fissando il motto della biblioteca inciso nella pietra, una lastra marmorea posta sopra l’uscita della stanza, circondato dal bassorilievo di un drago lungo, snello, che con le sue spire e le zanne aperte voleva forse spaventare gli intrusi.
Sì, quel misterioso labirinto non obbediva ad altri padroni che a se stesso e, forse, allo spirito che giaceva addormentato in qualche luogo segreto del Castello. Zexion riusciva a percepirne la forza: era un’energia indescrivibile come mai ne aveva sentite in vita sua. Aveva una natura duale, da quel che riusciva a comprendere dai mille odori delle stanze: luce e oscurità, vita e morte, pace e guerra, uomo e donna esistevano allo stesso tempo. Non che la cosa interessi a molti!
Il n. IV all’epoca lo aveva ascoltato, prendendo anche qualche appunto sulle sue osservazioni: ma la sua unica dea, la Scienza, esigeva molto più che parole vergate su dei fogli inconsistenti. Voleva qualcosa di solido da plasmare a piacimento, e l’attenzione dell’uomo più anziano era svanita in poco tempo.
Con tutti gli altri …… aveva ben poco desiderio di rivolgere loro la parola. I loro odori parlavano al posto delle loro labbra e anche la sola compagnia diventava sgradevole. Più di tutti quella di Marluxia che, purtroppo, sarebbe stato anche l’unico a prestare orecchio alle sue parole. Il n. XI cerca il potere come un’ape cerca il nettare ……
Ma, tra tutti i loro compagni, era quello di cui si sarebbe fidato di meno. Ne era spaventato.
Anzi, “terrorizzato” era il termine adatto.
Non riusciva a dimenticare l’odore che aveva percepito molti anni prima, quando il Leggiadro Sicario era entrato da poco tempo nell’Organizzazione: una mattina si era presentato a tavola con un sorriso più radioso del solito, aveva persino rivolto un saluto gentile a lui ed al Superiore. Ma era l’odore che emanava, il sapore dolciastro che nessuno di loro oltre lui poteva provare, lo aveva colpito come un maglio di ferro nascosto sotto un guanto di velluto. Aveva usato i suoi poteri per massacrare decine di persone, anche bambini, alla ricerca di una sua vendetta personale e nessuno era riuscito a resistergli. Eppure il giorno dopo il suo sorriso era stato così perfetto ……
Scacciò il ricordo di corsa, perché lo detestava.
Due libri caddero dallo scaffale; uno lo prese al volo, l’altro atterrò davanti ai suoi stivali. “Il Maestro d’Armi” di un certo … Crisio …volume II?
Non era la prima volta che il Castello lasciava cadere qualche tomo di sua iniziativa, così come poteva seppellire alcuni testi nelle sue profondità e non farli affiorare mai più. Una volta il n. IV aveva passato una giornata intera alla ricerca del terzo volume di un tale Hohenheim della Luce, sicuro di averlo visto in uno scaffale dell’ala ovest; il Castello glielo aveva nascosto e, solo al calar del sole, gli aveva fatto cadere dritto in testa un altro libro. Non quello che lo scienziato cercava, ma comunque qualcosa di interessante.
Ringraziò tra sé la biblioteca, poi raccolse i tomi e li rimise al loro posto, perdendo solo qualche secondo a lucidarne le copertine. Ho già letto tutto quello che mi serve, grazie. E non è questo il momento di fermarsi sui libri; devo concentrarmi sul piano.
Gli piaceva camminare, perciò aprì pigramente la porta della biblioteca e ne uscì, lasciando che il bianco dell’anticamera inghiottisse la stanza mentre lui scelse le scale. Gli altri membri dell’Organizzazione usavano i Portali Oscuri per qualsiasi spostamento (Axel addirittura per andare dal proprio letto alla porta della sua stessa stanza), ma lui preferiva comunque passeggiare se il percorso non era eccessivamente lungo.
Poi l’odore lo colpì violentemente, come un maglio di ferro allo stomaco, ed il ragazzo con i capelli d’argento si piegò sulle ginocchia, pentendosi di non essersi teletrasportato nel suo alloggio. Il tanfo era soffocante, e le sue narici fin troppo sviluppate portarono l’odore fin nel suo cervello, martellante. Annaspando per un po’ d’aria, i suoi occhi incontrarono quelli verdi di Mu: “Padron Zexion! Si sente bene?”.
No, guarda, sto alla perfezione, non lo vedi?
“S … stai lontano …… Lo sai che io ……” fece un grande sforzo di volontà per non rimettere la colazione e forse anche la cena precedente “Ma cosa diamine ……”
“Aspetti la aiuto io!”
“NON mi toccare, sacerdote idiota! Dimmi quello che devi e poi sparisci e levati questo puzzo!”.
Faticò per rimettersi in piedi, appoggiandosi debolmente al muro e rifiutando la mano che Mu gli tendeva con costanza: “Padron Zexion, dovevo dire una cosa a padron Vexen, ma sta facendo un esperimento e……”
“E dovevi proprio ammorbare ME?”.
Certo, capiva anche il povero sacerdote dell’Ariete perché temeva Marluxia, Larxen ed Axel come la peste; lì dentro lui era uno dei pochi che non si sarebbero persi in chiacchiere ed avrebbero risolto tempestivamente il problema “Senti, dimmi il problema!” fece, con le guance ancora paonazze. Era sensibile anche agli odori normalmente impercettibili per gli esseri umani, ma quel tanfo portato dalla guida era abbastanza potente da esplodergli nella testa.
L’altro cercò di levarsi la fanghiglia ed il lerciume da dosso con l’unico risultato di inzaccherare il pavimento candido: “Il mio Intercessore …… ha ricominciato a lamentarsi …… tanto …… e si è di nuovo seduto a gambe incrociate, esige un bagno, io non so dove portarlo e stavolta anche l’Invocatrice è d’accordo con lui e poi …”
“TU” Zexion trovò le forze per alzarsi di scatto in piedi, trafiggendo il sacerdote con lo sguardo del suo unico occhio visibile “TU SEI VENUTO DA ME PER UNO STUPIDO, MISERO, IDIOTA PERMESSO DI ANDARE IN BAGNO?”.
Era una delle poche volte in cui alzava la voce, e Mu era forse l’unica persona che si poteva davvero spaventare alle minacce di un ragazzo così minuto e bassino: “TU … TU SAI COSA MI STAI FACENDO CON QUELL’ODORE, VERO? VAI DA AXEL, CHE ALMENO PUZZA QUANTO E COME TE E NON NOTERA LA DIFFERENZA!”.
Il piccolo Mu si profuse in mille inchini, balbettando delle scuse, e stava per aprire un Portale in direzione della stanza del n. VIII quando Zexion percepì un secondo odore proprio alle sue spalle: aveva la forza ed il potere di qualcosa di magico e antico allo stesso tempo. L’odore stesso sembrava congelato, lasciando che il freddo lo colpisse allo stomaco ed al cervello. Aveva già avuto quella percezione prima di allora. Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi, anche perché l’espressione di puro panico del giovane sacerdote era più eloquente di mille parole.
“Pa …… padron Zexion?”.
“Sì?”.
“Vuole ancora che …… ehm …… vada a parlare con il n. VIII?”.
Per una volta sarei più che felice di vedere il roscio in questa stanza ……
“Mu, non fare domande sceme. Certo che sì!” e non fece in tempo a terminare la frase che il sacerdote era scomparso in un Portale Oscuro, lasciando soltanto un barlume della sua armatura dorata e qualche ciuffo dei suoi capelli viola. Zexion trovò (non sapeva nemmeno lui bene dove) il coraggio di voltarsi: anche se coperto di fango, con un topo che ancora scivolava tra le pieghe della sua tunica e la manica destra strappata in più punti, il generale Mistobaan faceva ancora la sua trionfale figura. Alto ed imponente, lo fissò come un gigante poteva osservare una formica: Zexion si chiese come mai le proprie gambe fossero inchiodate al pavimento e non trovassero la forza di correre via.
Si sforzò di non vacillare e guardò l’oscurità sotto il suo cappuccio, cercando di decifrare il mistero di quelle luci brillanti al posto degli occhi e di quell’odore senza eguali.


Il nemico gli si parò davanti: “Ci rivediamo, membri dell’Organizzazione”.
Zexion deglutì mentre i ricordi del suo unico, breve incontro con l’Araldo del Grande Satana tornavano ad affacciarsi alla mente. Quella volta Mistobaan era comparso davanti al Superiore e all’Organizzazione al gran completo per parlamentare, e aveva lasciato il Castello di sua spontanea volontà non appena ottenuta la risposta che cercava. Zexion lo aveva osservato dall’alto del suo trono, a distanza di sicurezza, certo che in caso di problemi le sei lance di Xaldin e il possente tomahawk di Lexaeus si sarebbero levati per fare da scudo tra lui e la furia di quella creatura misteriosa. Ora invece l’emissario della famiglia demoniaca era a pochi passi da lui, in carne ed ossa, e le sue mani guantate strette a pugno erano molto, molto eloquenti.
Si sentì ancora più piccolo ed indifeso, proprio come quando Lexaeus lo fissava dall’alto in basso, acchiappandolo per la tunica come se fosse un gattino appena nato “Come sei giunto al Castello dell’Oblio?”.
Doveva farlo parlare.
Da solo non avrebbe avuto la minima possibilità.
“Il Grande Satana Baan è l’Essere più potente e saggio di questo mondo e di ogni dimensione; non ci sono barriere di spazio e tempo che possano reggere davanti alla Sua volontà!” fece Mistobaan, la cui voce era potente e sembrava volergli penetrare nella mente “L’eccelso Grande Satana Baan ha mille ed un modo per scovare coloro che si sottraggono al suo sguardo possente e VOI, insulsi membri dell’Organizzazione, troppo a lungo vi siete nascosti al Suo giudizio!”.
Axel, quanto ci metti?
Mistobaan sollevò un dito ammonitore “Forse sarete anche scappati dalla nostra dimensione, ma il Grande Satana Baan, dall’alto del suo trono celeste, sa. Vede. Il mio onnipotente signore ha mandato me, Mistobaan, generale del Maegudan, suo Braccio Destro e primo di tutti i suoi servitori ad eradicare la vostra esistenza e ad offrirla al mio Signore per punirvi di averLo sfidato!”.
“Noi non abbiamo sfidato nessuno!”. Per ora.
“TACI! Non avete piegato il ginocchio al mio unico ed onnipotente signore, e adesso la mia ira vi colpirà attraverso il mio sdegno!”.
L’odore del generale del Maegudan lo colpì di nuovo, ancora più violentemente: anche se intorno a lui l’aria sembrava perfettamente normale, l’energia sprigionata dal corpo sotto al mantello era eccezionale. Ogni muscolo, ogni nervo di Zexion la sentì esplodere per tutta la stanza ed il Castello intero. Fredda come il ghiaccio, la magia dell’intruso avvolse il suo proprietario, liberando strali di energia combattiva tenebrosa.
In pochi secondi il n. VI dell’Organizzazione vide scorrere davanti ai suoi occhi l’equazione del problema che era nato proprio davanti a lui.
Il generale Mistobaan, carico di energia, stava puntando dritto proprio contro di lui.
Di contro, lui era il peggior guerriero dell’Organizzazione.
Non aveva nemmeno un’arma.
Da sotto la tunica del nemico una mano avvolta in maglie metalliche si aprì di colpo, e l’incantesimo che ne uscì fu sufficiente a farlo schiantare contro la porta della biblioteca: un solo colpo e l’aria si era tinta di azzurro, il gesto con cui un essere umano avrebbe schiacciato una formica. Per il contraccolpo il ragazzo sentì il fiato abbandonare la sua gola per qualche attimo.
Devo resistere. Se dovesse dilagare ……
Entrambe le maniche furono scaraventate all’indietro, e le dita di Mistobaan si protesero verso di lui: l’attimo dopo esse diventarono dieci lunghi artigli che riflettevano i muri bianchi del castello. Esse si allungarono, uno, due, cinque metri, dirette contro il suo petto.
Prima solo di domandarsi di che magia si trattasse Zexion richiamò un Portale Oscuro, saltandoci dentro mani e piedi e ricomparendo qualche metro più in là.
Axel, Mu, muovetevi, dannazione……
Il nemico si voltò di nuovo: “Non credere di sfuggire alla mia ira ed a quella del mio Grande Satana!”, e gli artigli partirono di nuovo nella sua direzione. Seguivano i movimenti della sua mano, ma il generale non aveva problemi a governare quelle lunghe ed ingombranti estremità, roteando con foga un braccio e mandando le lame sottili contro il ragazzo.
Zexion vide uno di quegli artigli molto da vicino l’attimo in cui una ciocca della sua fronte fu recisa di netto. Scappò nel Portale, cercando di apparire alle sue spalle.
Sì, comparì proprio alle spalle del generale, ma il secondo successivo qualcosa di inaspettato di piantò nella sua schiena.
“Codardi esseri umani, vermi infidi, conosco bene la vostra viltà!” fece Mistobaan, con un tono di voce che ormai era alle stelle “Non sapete vincere se non attaccate alle spalle!”.
Il n. VI sentì il sangue scorrere sotto la tunica mentre qualcosa di gelido uscì dalla sua carne, mentre la sua mano destra cercò una parete su cui appoggiarsi; quando vide il nemico ritrarre i suoi artigli capì.
Un trucco degno di Xigbar……
Con il suo teletrasporto aveva lasciato campo libero al nemico, permettendogli di far entrare uno dei suoi artigli dentro il Portale Oscuro, approfittando dei pochi secondi che gli occorrevano per chiudersi. Ed il suo tentativo di fuga gli si era ritorto contro, lasciandolo ansimante e con un irrefrenabile bisogno di andarsene da lì.
Gli sono bastati pochi attimi per trovare un mio punto debole …… beh, io ne ho numerosi …… ha sfruttato ogni goccia di magia presente nella stanza, per lui è così naturale ……
L’aria sibilò e gli artigli tornarono di nuovo verso di lui.
Stavolta mirava in basso.
Voleva prenderlo vivo.
Indeciso se potesse essere una consolazione, Zexion rinunciò ad usare ogni forma di teletrasporto e si lanciò sul pavimento, rotolando in modo assolutamente poco dignitoso per sfuggire ad ogni colpo; l’avversario ritraeva ed estraeva le sue dita con velocità pazzesca, rendendole dritte, curve, tortili, creando un vero campo di lame impossibile da evitare del tutto. Sapeva che se non fossero arrivati i rinforzi in tempo sarebbe stato ridotto ad uno spiedino infilzato; doveva passare ad un contrattacco. Come se potessi fargli qualcosa in più del solletico……
Corse verso le scale, guadagnando qualche attimo in cui la sua sagoma sarebbe stata nascosta agli occhi di Mistobaan e fece appello a tutta la magia che aveva in corpo. L’aria gli rispose, correndo da sopra le scale e dagli angoli della stanza, radunandosi e soffiando con forza tutto intorno al nemico: gonfiò la sua tunica, attraversò le sue maniche, cercò in ogni modo di abbattersi al di sotto delle gelide maglie che proteggevano quello strano essere.
Zexion sapeva che il Castello dell’Oblio era dalla sua parte, ma non poteva fare miracoli: era in grado di lanciare attacchi formidabili come e più di un eccellente elementale del vento, poteva comandare l’aria e addomesticarla, ma il suo potenziale magico non era mai stato enorme. Non abbastanza da abbattere una creatura come Mistobaan o un qualsiasi elemento della famiglia demoniaca.
Un colpo d’aria scansò di colpo tutti i suoi ciuffi argentati, ampliandogli la visuale: “Non sono poi così indifeso, Mistobaan!”.
Chiese al vento un ultimo aiuto, e la finestra della stanza si aprì di colpo, lasciando entrare l’aria gelida e tutto l’odore della notte arida del limbo interdimensionale in cui erano imprigionati; il suo elemento si lanciò contro il polso del generale, torcendolo quanto bastava per allontanare gli artigli dalla traiettoria che conduceva proprio verso di lui. Zexion sentì l’odore della sua collera.
La porta della stanza accanto si aprì al suo comando, e nuova aria giunse di nuovo verso il nemico, diretta al polso sinistro. Il ragazzo non aveva mai usato tutta questa energia, nemmeno durante gli allenamenti speciali con Xaldin, ma in quei momenti si rese conto di quanto potente fosse la magia che il Castello gli forniva in prestito. Esserne padrone era … inebriante, almeno sotto quell’aspetto.
“Opponi resistenza, UMANO?”.
Strinse le mani e chiese al vento di unirsi, spingere, soffiare come un’unica massa proprio nella maniera con cui aveva visto il n. III abbattere più di un ostacolo; la magia nel suo corpo gli rispose, incredibilmente forte e grata di tante possibilità. Lasciò che si abbattesse contro il petto dell’avversario e lo spinse contro una parete, costringendolo a ritirare i suoi artigli. Forse…… posso farcela anche da solo ……
Il vento si ritrasse dall’avversario, lasciando che la tunica si sgonfiasse e tornasse a coprire ogni cosa. Il cappuccio non si era allontanato nemmeno di qualche centimetro, ed i mille odori che attraversavano la testa di Zexion gli dissero che il punto debole era proprio lì sotto, avvolto dalla stoffa e dall’armatura, il cuore dell’incredibile energia di Mistobaan.
“TOMA MESSAIJIN!”
L’odore arrivò in ritardo.
Quando il n. VI dell’Organizzazione si rese conto del pericolo le sue braccia e le sue gambe erano già avvolte da centinaia di fili argentati che in un attimo lacerarono la tunica ed arrivarono fino alla pelle. Il dolore prese il controllo di ogni pensiero nella sua testa, e l’aria ed il vento protettivo scivolarono dal suo controllo. Mistobaan era di nuovo in piedi, eretto come se non avesse mai subito nemmeno un attacco: “Muori sentendo la potenza della furia del Braccio Destro del Grande Satana Baan, essere indegno!”.
Il suo braccio era illuminato da una fiamma azzurra, ed i fili che stavano intrappolando il ragazzo si erano estesi per tutto il pavimento, creando la sagoma di una perfetta ragnatela; il nemico era in un angolo, e Zexion sentì i fili tirarlo inesorabilmente verso il basso, aggrappandosi su tutto il suo copro e penetrando anche nei muscoli, lasciandolo con un dolore senza paragoni.
“SOTTOMETTITI AL POTERE DELLA FAMIGLIA DEMONIACA!”.
Cercò di districarsi con tutte le forze che gli restavano: provò a lacerare i fili della ragnatela, ma nonostante le apparenze erano duri come l’acciaio. Uno gli passò tra le dita e tagliò il guanto nero, poi si conficcò in lui finché Zexion si rese conto che la mano sinistra era diventata assolutamente inservibile. Chiamò a raccolta i suoi poteri, ma percepì che le energie flebili che cercava di riesumare abbandonavano il suo corpo e si dipanavano sulla ragnatela fino a raggiungere il braccio illuminato di Mistobaan.
Il Castello gli accelerava la guarigione, ma i tagli erano troppo profondi, e per il dolore sentì anche le ultime forze mancargli.
Il generale del Maegudan attraversò la stanza ma Zexion, ormai per terra, vide solo in modo sfocato gli stivali corazzati del suo avversario e sentì il rumore metallico del loro piantarsi sul pavimento. L’odore successivo arrivò flebile, la sensazione sgradevole di inghiottire in un solo colpo delle albicocche rivestite della paprika più energetica, ed il ragazzo fece appello proprio al dolore che aveva in corpo per non svenire. L’immagine dei piedi di Mistobaan accanto al suo viso scomparve in un soffio di fiamme danzanti.
“Sono arrivati i rinforzi, cerebroleso!”.
“Uffa, avete iniziato una rissa senza di me …… E dire che sono stata io a far iniziare tutto il divertimento!”.
“Larxen, con te facciamo i conti dopo” fece il fin troppo distinguibile tono del n. VIII “Ora dobbiamo fermare questo bastardo prima che dilaghi!”.
“Uh, ma che bello, guarda quanto sangue! Il povero piccolo dolce tenero Zexy ha opposto resistenza, a quanto pare……”
Il ragazzo in quel momento si sarebbe fatto scivolare addosso qualsiasi insulto della Ninfa Selvaggia; il fuoco di Axel fece svanire la ragnatela in un attimo, ed i fili che si erano conficcati nella sua pelle caddero per terra, inanimati, mentre Zexion diede addio a tutte le sue forze e si lasciò andare sul pavimento. Però non lo raggiunse, e con la coda dell’occhio vide un familiare scintillio dorato attorno a lui, insieme a due braccia in armatura che lo sostennero e fecero sedere con dolcezza mista a forza in un angolo. Tornò un piacevole fresco, e tra lui ed il nuovo duello si eresse il Crystal Wall di Mu: “Padron Zexion, le chiedo perdono per il ritardo, le giuro, non trovavo padron Axel, lo ho cercato, ho incontrato padrona Larxen, poi lei mi ha detto che ……”
Il ragazzo non prestò alcuna attenzione ai farfugliamenti del sacerdote, limitandosi a lasciarlo fare mentre avvolgeva il suo mantello bianco attorno alle ferite, tamponando la perdita di sangue e ringraziando qualcuna delle sue primitive divinità. La magia del Castello dell’Oblio cominciò a farsi sentire di nuovo, creando un debole calore nella sua pelle, nei punti dove cercava di rimarginare le ferite.
Questo non mi risparmierà comunque una visita al laboratorio del n. IV ……
Al sicuro dietro la barriera di cristallo, Zexion si concesse le forze per guardare di nuovo: la ragnatela era sparita, da Mistobaan giungevano odori indicibili, come quelli di un vulcano in piena eruzione, e davanti a lui stavano due rassicuranti (si faceva per dire) figure vestite di nero. Axel aveva ancora le braccia avvolte nelle fiamme, ma la sua espressione non era delle più allegre.
Quella di Larxen, invece, era una maschera di puro piacere “Lascialo a me, Axel! Un po’ di moto mi farà bene!”.
La sua risata non aveva nulla di umano; la bambina dai capelli biondi aveva un sorriso che poteva raggelare i suoi compagni in un solo attimo.
“Larxen, non verrò a riprendere i tuoi pezzi per portarli al n. IV per farli riattaccare!”
“Oh, Axy, ma io porterò a Vexycaro i tuoi pezzi se mi impedirai di divertirmi!”.
Poi sparì in avanti, lasciando il n. VIII con un’espressione indecifrabile. Zexion si concentrò su Mistobaan: qualsiasi attacco avesse avuto in mente di scagliare, di sicuro nemmeno il Braccio Destro del Grande Satana aveva in mente cosa volesse dire fronteggiare la Ninfa Selvaggia in pieno assetto da battaglia.
I suoi artigli colpirono una decina di volte, diretti contro un bersaglio assolutamente imprendibile; forte dei poteri del Castello, la velocità della ragazza era come minimo quintuplicata, rendendola poco più di un fulmine aggraziato che scivolava tra le pareti e gli artigli. Niente Portali Oscuri, tutti riflessi, Larxen un attimo apparve proprio davanti al Crystal Wall e poi riapparve sul lato opposto della stanza: “Ehi, brutto coso col cappuccio, vieni a prendermi se ci riesci!”.
“Guarda da questa parte, idiota!”.
Un’enorme linguaccia rese Larxen ancora più impertinente.
“Ma cosa sei, il Braccio Destro Anchilosato del Grande Satana?”
Mistobaan lanciò un urlo di battaglia simile a quello di una bestia furibonda, e sul pavimento si creò di nuovo la sua mortale ragnatela, che però si infranse contro la sicurezza delle magie di Mu, mentre il n. VI notò che Axel continuava ad osservare la scena avvolto in un cerchio di fiamme. I fili si mossero verso la ragazza, lanciandosi da sotto i suoi piedi verso l’alto, cercando di intralciarla nel salto; per tutta risposta lei fece un enorme salto, protendendo le braccia e la schiena verso l’unico punto libero tra le maglie. Vi atterrò e poi tornò in aria di nuovo, sfuggendo alla trappola.
“Tutto qui quello che sai fare? Parli tanto ma sei così noioso!”.
Larxen sarà anche pazza, ma in questi momenti mette davvero paura.
“COME OSI, RAGAZZINA UMANA? Nessuno si prende gioco della volontà del Grande Satana!”.
Lei riapparve di nuovo in una delle maglie della ragnatela: “Oh, ma io non mi prendo gioco della volontà del tuo GSB! Io la uso soltanto come affilatoio per i miei kunai! E a proposito di kunai ……” risata che non presagiva nulla di buono “…… guarda meglio, stupido mucchio di metallo!”.
Mistobaan si voltò, e Zexion seguì il suo sguardo.
La ragazza era riapparsa di nuovo, stavolta in punta di piedi su uno dei suoi kunai: la sua piccola arma, gialla e azzurra, era conficcata nel terreno, dritta e precisa, proprio dove quattro fili della ragnatela si univano per delineare una maglia. Lo strumento era minuscolo, ma reggeva senza cedere il peso della sua padrona.
Poi Mistobaan ne vide un altro alla propria destra, e Zexion ne notò un altro ancora proprio alle spalle del loro nemico. Ed un altro ancora.
“Grigliata di Braccio Destro del GSB in arrivo, Axel!” fece lei con un sorriso, agitando la mano verso il suo compagno come se stesse in posa per una fotografia. Poi il suo corpo si illuminò di scatto, ed i fulmini attraversarono le sue braccia e le sue gambe per arrivare al piccolo kunai; prima che il generale potesse rendersi conto della trappola, le altre sette piccole armi della ragazza brillarono cariche di energia elettrica, luminose come globi di luce nella notte. I fulmini attraversarono le maglie della ragnatela partendo dai nodi, e conversero come un solo attacco luminoso verso il nemico.
Quello lanciò un ultimo urlo, e nelle narici di Zexion si abbatté con forza una sequenza di odori di carne bruciata, di fulmini, di magia in frantumi e la travolgente euforia dell’aroma di Larxen, simile ad un’albicocca, che disegnava il proprio tracciato approfittando della ragnatela dell’avversario. Percosse il suo petto e gli riempì le narici, disgustandolo. Il suo ultimo ricordo prima di svenire sul serio fu qualche commento di Axel sul fatto che dovessero trascinare il generale Mistobaan nel laboratorio di Vexen, il tutto condito con qualche imprecazione.
Poi lasciò che il Castello dell’Oblio si prendesse tutte le sue forze e si abbandonò al suo potere.
  
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