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Autore: essie    21/01/2012    14 recensioni
‹‹Ehi›› le sorrise, respirando affannosamente, poggiando le mani sui fianchi. Lo stupore che provava in quel momento, rivedendola in modo così inaspettato, si manifestava illuminandogli gli occhi, rendendoli ancora più belli. Le sue labbra non accennavano ad abbandonare il sorriso, anzi.
‹‹Ehi›› rispose lei, il cuore che batteva forte, tentando di mascherare l’emozione che provava in quel momento.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Marshmallows e Cioccolata


Bella rabbrividì, stringendosi maggiormente nel cappotto grigio che indossava. Premette la calda sciarpa di lana contro la gola e continuò a camminare, la musica nelle orecchie, stando ben attenta a non avventurarsi nella zona di strada rivestita di ghiaccio.
Prima di trasferirsi a Forks, aveva sempre giudicato i racconti di suo padre sulla cittadina decisamente esagerati; adesso che ci abitava, invece, le sembrava impossibile che potesse fare così freddo! Si guardò le mani, sconsolata: erano talmente gelide che non le sentiva più, a malapena riusciva a muoverle, e avevano acquistato un colore rosso acceso.
Devo comprare un paio di guanti, si appuntò mentalmente, per l’ennesima volta. Smemorata com’era, probabilmente se ne sarebbe presto dimenticata.
Tuttavia, Forks non le dispiaceva poi tanto. In Arizona, a Phoenix,dove aveva abitato per i diciassette anni precedenti assieme alla madre e al suo compagno, la neve era una vera e propria utopia; a Forks, invece, era una cosa di tutti i giorni. I ragazzi attorno a lei non facevano caso ai morbidi fiocchi che scendevano dal cielo, mentre Bella non faceva altro che guardarsi attorno con espressione incantata, come se non l’avesse mai vista in vita sua. Beh, un paio di volte l’ho vista: in televisione, pensò, e ridacchiò da sola. Due ragazze vicine la guardarono come se fosse pazza e affrettarono il passo, tenendosi a braccetto, parlando sottovoce.
Bella sospirò. Era arrivata a Forks da due settimane, andava a scuola da una e già alcune la guardavano in modo strano, come se avesse l’etichetta “mentalmente instabile” appiccicata alla fronte. Il tutto perché aveva un carattere molto introverso, era una persona tranquilla che preferiva una serata con un buon libro e tè caldo anziché uscire con gli amici o andare a ballare.
Attraversare indenne il parcheggio della scuola era diventata ben presto una missione piena di incognite: Bella si distingueva per la sua proverbiale goffaggine e ogni momento, per lei, era buono per cadere… o per far cadere gli altri.
… come non detto.
Davanti ai quattro gradini che li portavano all’entrata della scuola, vi era una spessa lastra di ghiaccio. Tutti i ragazzi attorno a lei non parevano per nulla preoccupati, molti non l’avevano neppure vista. Bella esitò, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
Su, Bella!, si esortò infine, spazientita. Mise in pausa la canzone – non voleva, in caso di caduta, rompere qualcosa – e prese un profondo respiro, mettendo un piede sulla lastra di ghiaccio.
Non era poi così male, se camminava a passetti lenti e circospetti.
Wooo, non posso crederci!, esultò mentalmente, sentendosi potente, ignorando gli sguardi che gli altri le lanciavano a causa della sua espressione immensamente soddisfatta. Grazie, grazie, basta con gli applausi per favore!
Non l’avesse mai pensato!
Proprio quando arrivò l’ora dell’ultimo passo prima dei gradini, Bella perse l’equilibrio. Un gruppo di ragazze chiacchierine la urtò involontariamente e lei, per non rovinare per terra e fare la figura dell’incapace, fece ciò che chiunque avrebbe fatto: cercò un appiglio.
E lo trovò! Si aggrappò a quel braccio con tutta la forza che aveva con un piccolo urlo.
‹‹Oddio, oddio, oddio›› balbettò, il cuore a mille, la stretta ben salda attorno al braccio dello sconosciuto.
‹‹Stai bene?›› le chiese qualcuno, una voce maschile.
Lo stesso qualcuno la aiutò con gentilezza a salire i gradini, mettendola al riparo.
‹‹I-io… sì›› Bella ricominciò a respirare normalmente ‹‹grazie. Scusami, ma io e il ghiaccio proprio non andiamo d’accordo!›› si giustificò un po’ imbarazzata. Che figura!
‹‹Ma no, tranquilla›› disse il ragazzo con un sorriso.
Certo che… se devo essere salvata da lui, mettermi in pericolo è un piacere!
Rimasero muti, a fissarsi, senza dire una parola, ed entrambi sobbalzarono quando il suono trillante della campanella che segnava l’inizio delle lezioni irruppe nelle loro orecchie.
‹‹Beh, allora ci… vediamo in giro?›› il tono del ragazzo cambiò verso la fine della frase, da gentile a incerto.
Bella annuì. ‹‹Certo›› confermò, sicura che lui non l’avrebbe più cercata.
Il ragazzo le sorrise e si allontanò, probabilmente diretto alla sua prima lezione. Bella sospirò e andò al suo armadietto, recuperò il libro di letteratura – la sua materia preferita – e quando si voltò fece un balzo indietro, sorpresa.
‹‹Ahi!›› si lamentò, ancora più stupita, portando una mano alla nuca dolorante che aveva battuto contro gli armadietto con il saltello.
‹‹Oh, Dio, ti sei fatta male?››
‹‹Mmm, è sopportabile›› arrossì Bella. Quanto è bello, però!
‹‹Sei sicura di stare bene?››
Lei fece di sì con la testa, senza poter fare a meno di fissarlo, e lui si scostò una ciocca di capelli – color bronzo, spettinati da morire, dall’aspetto morbidissimo – dalla fronte con un sorriso un po’impacciato.
‹‹Comunque, io mi chiamo Edward›› disse infine, porgendole la mano destra.
‹‹Io sono Bella›› si presentò lei.
Edward fece un sospiro così lungo che sembrava avesse trattenuto il respiro per tutto il tempo della loro conversazione; si appoggiò agli armadietti alle sue spalle e le sorrise così apertamente che fu il turno di Bella, a sospendere il fiato.
‹‹Credo di… credo di dover andare a lezione›› mormorò, staccando gli occhi da quelli di lui, di un verde talmente intenso da apparire inverosimile, irreale.
‹‹Anch’io›› fece lui con una risata.
Edward e Bella si separarono lì, davanti a quegli armadietti, unici spettatori del loro primo incontro.

‹‹Bella!›› la chiamò una voce allegra appena entrò nell’aula di letteratura.
Bella alzò lo sguardo e vide Jessica Stanley che sventolava la mano dalla seconda fila, facendole segno di sedersi accanto a lei. ‹‹Ciao Jess›› la salutò, sedendosi.
Jessica era stata la prima persona della Forks High School che aveva avuto il coraggio di rivolgerle la parola. Era una delle studentesse più popolari e ben viste, con i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi scurissimi, quasi neri.
‹‹Come va?›› chiese, e senza aspettare la risposta aggiunse: ‹‹ti ho vista parlare con Cullen, prima, ma non ho voluto interrompervi››.
‹‹Con Cullen?›› ripeté Bella, confusa. Aprì il libro alla pagina giusta e volse gli occhi verso la professoressa Wilkinson, la quale in quel momento si apprestava a iniziare la lezione.
‹‹Sì›› fu il turno di Jessica a guardarla disorientata ‹‹non eri tu quella che prima parlava con Edward Cullen? Vicino agli armadietti?››.
‹‹Oh›› sussurrò Bella per non farsi scoprire a parlare, sentendosi avvampare le guance. L’altra lo notò e ridacchiò con una certa malizia.
‹‹Insomma, Edward Cullen è… beh, è Edward Cullen›› mormorò enfatizzando il nome del ragazzo.
Bella tenne d’occhio la professoressa. ‹‹In che senso?›› si decise a domandare.
‹‹Nel senso che non è cosa da tutti i giorni vedere Edward Cullen parlare normalmente con una ragazzaprima delle lezioni›› spiegò Jessica. Parlò a voce troppo alta: la Wilkinson la sentì e richiamò entrambe, lanciando loro un’occhiata severa.
‹‹Perché?›› Bella e la sua curiosità volevano saperne di più.
‹‹Un paio d’anni fa poco lontano da qui c’è stato un grave incidente stradale. Tanya, non ho mai capito se stavano insieme o meno, è morta sul colpo. Tutti pensavano che Edward si sarebbe lasciato andare, insomma, stavano insieme praticamente tutti i giorni e si vedeva che tenevano molto l’uno all’altra, ma invece no: adesso è il rappresentante degli studenti, è nella squadra di football, in quella di basket, in quella di lacrosse, allena i primini a nuoto…›› si interruppe per prendere il fiato ‹‹ha dei voti da incorniciare e probabilmente l’anno prossimo finirà a Yale, o in un posto così. Dopo la morte di Tanya ha lasciato fuori i sentimenti e ha lavorato duro per costruirsi un futuro. Ma insieme a una ragazza non si è più visto››.
Bella si sarebbe aspettata tutto a parte quello. Abbassò tristemente gli occhi. ‹‹Capito›› sussurrò.
‹‹Fossi in te non ci spererei troppo›› le consigliò Jessica con una certa delicatezza.
‹‹Non penso a queste cose, Jess››
Lei ridacchiò. ‹‹Io con Edward Cullen ci penserei eccome›› sospirò, sognante. ‹‹Venerdì c’è l’ultima partita della stagione della nostra squadra di football›› disse illuminandosi all’improvviso ‹‹devi venire. Sarà fantastico. Io e le altre facciamo le cheerleaders, che è solo un pretesto per poter ammirare con comodo i ragazzi che corrono per il campo in pantaloncini›› ammiccò ‹‹puoi aiutarmi a offrire ai poveri ragazzi stanchi e accaldatibibite fresche durante gli intervalli. Sarà divertente!››.
‹‹Non lo so›› bisbigliò Bella, indecisa ‹‹se vengo, domani ti avviso››.
La Wilkinson osservò la classe in certa di disturbatori.
‹‹Edward è il quarterback›› sopraggiunse Jessica, voltando di poco il capo per osservare la reazione di Bella.
‹‹In ogni caso, domani ti darò una riposta›› replicò Bella. Il rossore, però, non accennò a scomparire dalle sue gote.

Il football era uno sport complicatissimo, almeno per Bella. Due squadre con undici giocatori ciascuna che si intrattenevano in scontri violenti per portare una palla ovale per segnare un touchdown – o come caspita si diceva –, con tremila ruoli diversi che non avrebbe mai compreso e altrettanti intervalli.
Quando Bella, Jessica, Lauren, Kate, Irina e Angela arrivarono, i giocatori si stavano riscaldando, già in divisa. Molti si distrassero e fecero loro un cenno di saluto accompagnato da un gran sorriso, ma vennero ben presto richiamati dal Coach, il quale era talmente paonazzo e sputacchiante che Bella temette stesse per scoppiare.
Quando la partita iniziò, Bella si rese conto di quanto pericoloso fosse il ruolo di Edward. Gran parte degli avversari cercava di lanciarsi su di lui appena l’arbitro fischiava, e tutto perché l’uomo centrale della linea d’attacco gli consegnava la palla: era il quarterback, infatti, a decidere dove mandarla in base allo schema deciso col Coach. Per fortuna il Centro e quelli che erano accanto a lui tentavano di bloccare gli avversari per proteggerlo!
Per tutto il primo tempo Bella tenne i denti affondati nel labbro inferiore, nervosa e preoccupata, sospendendo il respiro ogni due minuti, senza badare agli incitamenti delle ragazze accanto a lei e della folla che assisteva alla partita.
‹‹Bella, sta’ tranquilla!›› rise Jessica appena si rese conto della sua ansia. ‹‹Giocano da anni, sanno come si fa››.
‹‹Sì, lo so›› annuì lei, non del tutto sicura, strizzando gli occhi alla vista di Mike Newton sepolto sotto almeno sette avversari, i quali si erano buttati su di lui senza remora.
‹‹Beh, magari a volte c’è qualche incidente›› rettificò Jessica subito dopo.
Quando giunse l’intervallo tutti emisero un lungo sospiro di sollievo.
‹‹Come stai, Mike?›› gli chiesero Jessica e Kate, una ragazza del terzo anno, appena egli si avvicinò, un po’ ammaccato.
‹‹Potrei stare meglio›› rispose con una smorfia, scolandosi metà della bottiglietta che Angela gli offriva in un sol sorso.
Edward e Bella non si erano visti granché, nei giorni passati: si erano scambiati qualche sporadico “ciao” quando si incontravano per i corridoi – spesso accompagnato dal sorriso luminoso di lui e da quello felice di lei – e una brevissima conversazione mentre prendevano il rispettivo pranzo, in mensa. Da quanto aveva potuto constatare, Edward era un ragazzo con la testa sulle spalle, tanto simpatico e divertente, gentilissimo e amico di tutti.
Bella non pensava che avesse anche solo materialmente tempo per una relazione: ogni giorno doveva fare qualcosa di diverso, con tutti gli sport e i club cui era iscritto.
Ma, mentre lo guardava andare verso il loro gruppetto con quello sguardo acceso di verde – più verde di tutto il verde che ricopriva Forks – non poté fermare il suo cuore, che prese un ritmo forsennato nel suo petto. Oh, Dio. È bellissimo. Splendido. Meraviglioso. Con i capelli del colore del bronzo e spettinati, le spalle larghe, il fisico asciutto – per non parlare degli occhi, e delle labbra – di certo ogni giorno attirava molti sguardi su di sé.
Non si accorse di avere gli occhi incatenati a quelli di lui e che Jessica e le altre si erano distratte dagli altri giocatori per osservarli.
‹‹Ehi›› le sorrise, respirando affannosamente, poggiando le mani sui fianchi. Lo stupore che provava in quel momento, rivedendola in modo così inaspettato, si manifestava illuminandogli gli occhi, rendendoli ancora più belli. Le sue labbra non accennavano ad abbandonare il sorriso, anzi.
‹‹Ehi›› rispose lei, il cuore che batteva forte, tentando di mascherare l’emozione che provava in quel momento.
Edward si sedette sulla panca accanto a lei e accettò con un “grazie”l’acqua che Bella gli offriva.
‹‹Stanco?›› gli chiese con curiosità.
Lui sorrise. ‹‹Ho una buona resistenza. Devo averla, se voglio sopravvivere per altri quarantacinque minuti›› spiegò in tono pratico.
‹‹E sei il giocatore più importante›› completò lei e rise quando Edward alzò le spalle con modestia. ‹‹Come fai a trovare il tempo per te stesso con tutto ciò che fai?››.
‹‹Faccio ciò che mi piace›› disse lui lentamente, soppesando le parole, gli occhi fissi sul campo ‹‹mi piace fare sport. Mi piace rappresentare gli studenti. Forse mi piace anche studiare, ma devo farlo, se voglio costruirmi il futuro che desidero››.
‹‹Sei una persona molto responsabile›› osservò Bella.
Edward voltò la testa verso di lei e le sorrise con gentilezza.‹‹Tanya, la mia… quella che è stata la mia migliore amica, ripeteva sempre che il futuro non si fa da solo: dobbiamo aiutarlo a costruirsi. Penso che avesse ragione›› si espresse a voce bassa, come parlando a se stesso.
Bella avrebbe voluto dire qualcosa, ma non aveva la minima idea di che cosa rispondere alle sue parole… la salvò il fischio che segnava l’inizio del secondo tempo.
‹‹Buona fortuna›› gli augurò, quasi mormorando.

Durante il secondo intervallo Edward rimase col Coach per “rifinire gli ultimi dettagli” sul loro schema, come le riferì Ben Cheney, un ragazzo molto gentile che frequentava con lei biologia e inglese.
Vinsero con un grande vantaggio e tra gli strilli Jessica propose a tutti quelli vicini a lei di andare a casa sua, per continuare i festeggiamenti, suggerimento che fu accolto a braccia aperte da quello che sembrava l’intero corpo studentesco della Forks High School.
I ragazzi corsero negli spogliatoi e Bella, Jessica e le altre rimasero fuori ad aspettarli.
‹‹Immagino che tu non abbia voglia di venire›› sospirò Jessica, che aveva iniziato a capire l’amica.
Bella sorrise con una certa timidezza. ‹‹Immagini bene›› annuì.
‹‹In questo caso…›› Jessica le lasciò un bacio sulla guancia e si voltò verso la porta dei ragazzi, da cui stavano uscendo Mike Newton e qualche compagno ‹‹fammi gli auguri con Mike››.
‹‹Non credo tu ne abbia bisogno›› rise lei.
Jessica aggrottò le sopracciglia, come ripensandoci. ‹‹Forse hai ragione›› concesse con un gran sorriso, poi la salutò e con Lauren, Kate, Irina e Angela si allontanò.
Bella si avviò alla macchina con un lungo sospiro, pregustando la sua serata con cioccolata calda e il libro sulla mitologia greca – una delle sue passioni. Non le piaceva divorare le pagine tutto d’un fiato, amava prendersela comoda, quindi non era neanche a metà libro.
‹‹Bella?››
Lei si voltò subito al suono della sua voce. ‹‹Ciao›› sorrise lievemente.
‹‹Non vai alla festa?›› chiese Edward, avvicinandosi.
‹‹Diciamo che le feste non fanno per me. Tu vai?››
‹‹No›› rispose lui. Ormai erano uno davanti all’altra. ‹‹Le feste non fanno per me. Hai da fare?››.
‹‹Quando?›› disse Bella, un po’ spaesata. Non può star succedendo sul serio.
‹‹Adesso›› mormorò Edward, passandosi la mano destra tra i capelli, ancora leggermente umidi per la doccia. ‹‹Sì, beh, sono un po’arrugginito›› sorrise quasi per scusarsi.
Lei inclinò la testa di lato. ‹‹Mi stai chiedendo di uscire con te?››.
‹‹›› confermò Edward, forse con troppa enfasi. Era felice che Bella avesse compreso, inesperto com’era avrebbe di sicuro fatto una figuraccia, e quello non rientrava nei suoi propositi per la serata.‹‹Cos’avevi intenzione di fare, stasera?››.
Bella non poté impedirsi di ridere. ‹‹Volevo continuare a leggere un libro e bere una cioccolata calda›› disse con onestà.
‹‹Mmm›› Edward le prese la mano, a sorpresa, e iniziò a giocare con le sue dita. ‹‹Ti offro una cioccolata calda e la mia eccezionale compagnia››.
‹‹E i marshmallows?›› chiese Bella con un finto broncio, facendo intrecciare le loro dita.
Lui sorrise. ‹‹Quelli sono compresi, ovviamente››.
‹‹Mmm…›› Bella finse di pensarci su ‹‹potrebbe andare. Il libro lo continuerò domani mattina››.
Si sorrisero, e mano nella mano si avviarono verso il loro splendido, primo appuntamento.

Il lunedì seguente, Jessica entrò a scuola con le occhiaie e i capelli biondi in disordine, stanchissima a causa del compito di storia che si era dimenticata di fare nel weekend e che quindi le aveva impegnato gran parte della notte.
Giunta agli armadietti si bloccò, sorpresa.
Beh…
Bella era proprio davanti a lei, insieme a Edward Cullen, con la schiena poggiata al proprio armadietto. I due erano vicinissimi e le loro mani erano saldamente allacciate.
Come aveva detto Bella? “Non penso a queste cose, Jess”. Jessica sorrise e si avviò al proprio armadietto.
   
 
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