Fanfic su artisti musicali > Blink-182
Segui la storia  |       
Autore: Molly182    22/01/2012    0 recensioni
Prendere un aereo non era mai stato così difficile come in quell’istante! C’era in gioco tutta la mia vita, i miei sogni e la speranza di stare bene, una volta atterrata.
P.s. La maggior parte dei capitoli sono accompagnati da delle canzoni che si trovano linkate nella storia :)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chap 2
“Ehi, scusa, è ancora disponibile il tuo aiuto?”
“Mica non parlavi con gli sconosciuti?”, mi chiese lui con uno strano sorriso ironico.
“A volte faccio delle eccezioni e poi, sei stato gentile a raccogliermi gli occhiali e quindi…”, feci spallucce.
“Dove hai detto che sei diretta?”
“Nella periferia di San Diego”
“Oggi è il tuo giorno fortunato!”, mi affermò. “Anch’io devo andare lì!”
“Fortunato non mica tanto visto com’è andata”, mi lamentai e ricevetti uno sguardo torvo da parte sua. In effetti, era meglio non contraddirlo poiché era disposto a darmi un passaggio. “Non intendevo il tuo aiuto”, mi affrettai a giustificarmi.
Uscimmo dall’aeroporto e un getto d’aria calda mi colpì in faccia. La differenza di temperatura, a confronto dell’aria condizionata dell’aeroporto, era notevole.
“A proposito io sono Thomas”, mi disse porgendomi la mano dopo aver abbandonato il suo borsone nel bagagliaio della sua macchina.
“Mary”
“Come il Maryland”
“Avanti, nessuno si ricorda del Maryland ad eccezione di quelli che ci abitano, non sarà la prima volta che incontri questo nome”.
“In effetti, no”, mi sorrise. Prese le mie valigie e le poggiò di fianco alla sua.
“Cosa sei venuta a fare a San Diego?”, mi chiese curioso. “Sei venuta a trovare il fidanzato?”
“No!”, dissi un po’ troppo bruscamente.
“Allora è un viaggio di piacere?”
“Diciamo di vita, come mi hanno ripetuto più volte ‘è un viaggio di capriccio’, ma per me è molto di più che una stupida idea, è una fuga”.
“Non è che finisco nei casini, vero?”
“Tranquillo, è una fuga annunciata”
“Magari un giorno mi spiegherai”, mi sorrise.
“Magari un giorno”
“E da dove sei fuggita?”
“New York, ci sei mai stato?”
“Qualche volta”
Guardando fuori dal finestrino realizzai solo in quell’istante che quello che avevo voluto fare da tempo, ormai, si era realizzato. Ero in California, a San Diego. Le strade, gli incroci, i semafori e le vie illuminate dai lampioni della città erano reali.
“Dov’è che abiti?”, mi chiese mentre la periferia si apriva davanti a noi. Cercai il foglietto nella borsa e questa volta lo trovai subito e con una pessima pronuncia spagnola gli lessi l’indirizzo.
“È questa…”, annunciai indicando una casa a destra della strada.
La macchina accostò davanti all’abitazione e scesi a fissare la casa davanti a me.
“Hai scelto un bel posto, dove venire ad abitare”.
“Già”, sorrisi più a me stessa che alla sua notazione. “I bagagli, aspetta!”, gli dissi ricordandomi dei vestiti e dei miei oggetti personali che l’avrebbero riempita.
“Ti do una mano”, prese i borsoni dalla macchina e ci camminiamo lungo il vialetto. “Hai le chiavi?”
“Quelli dell’agenzia mi avevano avvisato che le avrebbero lasciate dentro la cassetta della posta”, poggiai le valigie a terra e corsi verso di questa ma la trovai vuota. “Non capisco, dovevano essere qui!”
“Aspetta, provo con la porta sul retro”, appoggiò anche lui i borsoni e sparì dietro la casa per poi ricomparire qualche istante dopo davanti a me. Aveva tolto il cappellino e poggiato sul tavolo della cucina. “È carina, molto accogliete”, mi disse prendendomi le borse dalle mani e poggiandole davanti alla scala che avrebbe condotto al piano superiore”.
“Molto”
“Ora devo andare”, annunciò guardando l’orologio che portava al polso. “È stato… un piacere contribuire alla tua fuga”.
“Grazie e scusa il disturbo, in qualche modo ricambierò”.
“Certo, ci vediamo allora”, si rimise il suo cappello e mi rivolse un ultimo sguardo e un sorriso prima di scomparire dietro la porta.
Non potei fare a meno di guardarmi intorno, la casa era grande, vuota ad eccezione dei mobili. Stare lì da sola era un po’ inquietante ma era la mia prima casa. Il primo posto che avrei potuto definire tutto mio!
Salii al piano superiore e ispezionai tutte le stanze. Fui particolarmente attratta da una, era quella sopra la cucina. Non era certamente la più grande ma aveva un’enorme finestra che affacciava sulla strada. All’interno c’era un letto, un grande armadio e uno specchio, su una parete era fissato un orologio delle dimensioni del Big Bang che mi faceva ben notare che erano le due passate.
Portai al piano superiore le borse che Thomas aveva sistemato davanti alle scale e le misi in quella stanza. Nella mia stanza.
Il tempo di raggiungere il letto che crollai in un profondo sonno con i vestiti ancora addosso.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blink-182 / Vai alla pagina dell'autore: Molly182