Chap
3
I raggi del
sole
che entravano prepotenti dalla finestra mi colpirono violentemente il
viso
costringendomi a svegliarmi. Mi strofinai gli occhi e per la prima
volta in
tutta la mia vita, alzarmi dal letto non fu stato difficile. Scesi
lentamente
le scale, ancora sbadigliando, e mi ricordai che praticamente la casa
era
vuota, non aveva né cibo né caffè. Il
mio amatissimo caffè.
Velocemente,
ritornai al piano superiore e mi chiusi in bagno. Lasciai cadere i
vestiti sul
pavimento e mi buttai sotto il getto d’acqua della doccia, il
tempo di vestirmi
e in meno di mezz’ora ero fuori dalla porta di casa diretta
per chissà dove.
Mi
voltai per guardarla, ancora non mi sembrava vero.
Il
sole
splendeva nel cielo e un leggero venticello rinfrescava
l’aria. Per essere metà
Aprile faceva piuttosto caldo, niente a che vedere col clima di New
York.
Camminando
sempre dritto trovai un bar e m’intrufolai dentro per
assumere la mia prima
dose di caffeina. Non potevo stare senza caffè! Seduta al
tavolo notai che
vicino al bersaglio delle freccette era appesa una bacheca con vari
annunci.
Alcuni avevano richiamato la mia completa attenzione.
Guardai
attentamente quei foglietti e uno in particolare si
differenziò dagli altri.
Era scritto con una caratteristica calligrafia e pur avendo cercato di
rallegrare il biglietto con delle stelle si notava che non ci avesse
dedicato
molto del suo tempo per compilarlo. Lo strappai e lo infilai in borsa
ed uscii
dal locale.
Dovevo
imparare quale autobus prendere e le varie lignee per raggiungere il
centro
della città. Chiesi informazione al barista e pochi minuti
dopo mi trovai ad
aspettare l’autobus alla fermata.
Camminando
tra i negozi stavo attenta ai cartelli attaccati alle vetrine. Sconti,
svendite, marche, niente che dicesse che cercavano personale.
Ormai
era passata già gran parte della mattinata e stavo davvero
per rinunciarci,
mille persone cercavano lavoro ogni giorno e di sicuro non lo avrei
trovato di
certo io, il primo giorno che mettevo piede in città, certo
che no!
Mi
sedetti su una panchina e come se fosse un segno, lo vidi. Un cartello
con
scritto ‘Staff Wanted – Se Busca
Personal’. Era il negozio adatto a me!
Entrai
e davanti a me si estendevano scaffali di CD e dal soffitto scendevano
vari LP
mentre altri erano fissati al muro. Nulla era più perfetto
che quel negozio.
Andai
verso il bancone, dove c’era un ragazzo con degli indomabili
capelli castani,
quasi biondi, e un tatuaggio sul braccio.
“Mi
scusi, state ancora cercando una commessa per il negozio?”
“Si
certo”, mi disse alzando solo in quell’istante gli
occhi dal PC.
“Vuole
che le mostri il curriculum?”
“Passami
il tuo iPod”, allungò la sua mano verso di me e
dopo averlo cercato nella
borsa, titubante glielo passai.
Fece
scorrere il suo dito sul piccolo schermo tra le varie canzoni. Non
accennava
nessuna parola ad eccezione di qualche “Mhm... ” di
approvazione.
“Perfetto!”,
annunciò dopo un po’. “Ancora nessuno si
era offerto di lavorare qui”.
“Troppo
impegnativo?”
“Diciamo
che chi si è presentato aveva una mp3 scarso”.
“Non
di marca?”
“Non
di gruppi degni da ascoltare”
“Capisco...
”, accennai un imbarazzato sorriso.
“Sei
davvero interessata?”
“Certo”
“Allora
puoi già iniziare a lavorare da questa settimana, in questi
giorni non c’è
molto da fare ma devo sapere se posso avere la tua completa
disponibilità per
tutto il giorno”, annuii. “A volte ci sono gruppi
che vengono a pubblicizzare i
loro record o semplicemente a firmare qualche autografo ed è
puramente
l’inferno, quindi ti toccherà lavorare duramente,
sei disposta?”
“Puoi
fidarti di me!”
“Bene”,
mi sorrise allungando la mano. “Benvenuta a bordo, io sono
Gary”
“Mary”
“Allora
ci vedremo domani alle nove, Mary”.
“Ok
grazie mille”
Uscii
dal negozio con un sorriso stampata sul viso. Mi sembrava che fosse
stato un
segno del destino farmi sedere su quella panchina.
“Scusa”,
dissi andando a sbattere contro qualcuno. “Oh sei tu,
ciao”
“Ci
rincontriamo”
“Eh
già”
“Come
va la casa?”
“Ancora
non sono riuscita a godermela ma suppongo che lo farò
presto”.
“Certo”,
si passò una mano tra i capelli. “Senti, stasera
c’è uno show privato, beh non
è tanto privato se no non ci sarebbe nessuno, almeno spero
che non sia così, ma
c’è musica, sarebbe carino se ci
venissi”, mi disse porgendomi un volantino
piegato che teneva in tasca.
“Sempre
che riesca a trovare il posto”, mi sorrise. “Ora
devo andare, è stato... un
piacere rincontrarti, Thomas”.