Venne
il giorno della finale della Lega Pokémon.
Un
ragazzo aveva raggiunto i Superquattro.
Uno
dopo l’altro, Lorelei, Bruno e Agata caddero
sconfitti. Uno dopo l’altro, i Superquattro rientrarono nel
sottopassaggio.
Fu
indetta un’ora di pausa perché il ragazzo
potesse riposarsi.
Luisa,
Argento e Lance erano seduti l’uno vicino
all’altro sul palco d’onore, rigidi e alteri, ma
felici di essere insieme.
“Va’
a prepararti” suggerì Argento dopo quaranta
minuti. Lance assentì col capo e si alzò per
scendere dal palco. Si fermò sulla
cima della scaletta.
“Luisa…”iniziò.
“Ho visto combattere quel ragazzo.
Non raggiunge il mio livello, quindi sarò io a vincere.
Stasera, combatterò con
te. Sappi che nell’Arena non saremo i Prescelti.”
“Io
sarò la Campionessa e tu sarai il mio
avversario” rispose Luisa, senza voltarsi a guardarlo.
“Siamo
intesi, allora” disse Lance cominciando a
scendere.
“Lance…”
chiamò ancora la ragazza. Lance si voltò
a guardarla. “Lance, in bocca al lupo.”
Il
ragazzo sorrise. “Crepi” rispose, scendendo di
corsa i gradini.
Suonò
l’ora. Il giovane fece il suo ingresso in
campo.
Luminoso
nel suo abito da Superquattro, Lance
entrò a propria volta. Alla sua vista si scatenò
un coro di applausi. Lance non
guardò il pubblico, limitandosi ad accennare segni di
ringraziamento con le
mani.
“Può
non essere il migliore” sussurrò Argento.
“Vuoi negare che la sua sia una figura incredibile?”
Lo
era, lo era realmente. L’estrema e artificiosa
eleganza del suoi gesti richiamava gli sguardi affascinati del
pubblico. Era
bellissimo e bellissimo era il suo combattimento.
Il
ragazzo s’impegnava. Davvero, si impegnava, e
nel suo volto Luisa rivide se stessa.
“Non
è abbastanza” disse a bassa voce.
Argento
scosse la testa. “No. Non lo è.”
Non
lo fu. D’un tratto, egli perse la pazienza e
il suo Venusaur cedette sotto i colpi incessanti del Dragonite di Lance.
Ma
Lance non sorrise alla vittoria. Strinse
freddamente la mano all’allenatore, ma brevemente e senza
entusiasmo. S’inchinò
al pubblico, con l’eleganza e l’orgoglio di un vero
campione, e lasciò l’Arena.
Risalì
i gradini che lo portarono al palco
d’onore. Sulla scala incontrò Lorelei.
“A
volte mi domando” disse lentamente la ragazza
“perché combattiamo.”
Lance
esitò. “Perché?”
“Non
parlo di te, che sei forte. No, no, non parlo
di te. Parlo di me, di Agata, di Bruno. Combattiamo per te, ma tu sei
più
forte. Allora perché tu vuoi che combattiamo per
te?”
Lorelei
era seduta su uno scalino, senza far caso
al bel tailleur blu che si sgualciva un pochino. Guardava in basso da
dietro
gli occhiali.
“Non
chiederti perché combatti, Lorelei” disse
Lance stancamente. “Non impazzire chiedendotelo.”
Riprese
a salire i gradini. Dalle sue spalle
giunse la voce di Lorelei che diceva: “Forse combatto
perché non saprei
cos’altro fare.”
“È
già un ottimo motivo” osservò il
ragazzo
continuando a salire.
Raggiunse
il palco. Luisa e Argento lo guardavano.
“Sei
stato bravo” disse solamente la ragazza.
Lance
assentì col capo. “Grazie.”
“Quanto
era forte?” chiese Argento.
“Abbastanza
per giungere fin qui. Abbastanza per
sconfiggere i Superquattro.”
“Troppo
poco” disse Luisa voltandosi per dargli le
spalle.
“Troppo
poco” convenne Lance. “Combatteremo
stasera, Prescelta Creatura.”
Combatterono
con il buio, nell’Arena illuminata a
giorno.
Lance,
con tutte le proprie forze, fino allo
stremo.
Luisa,
con grazie e leggerezza, distrazione.
“Dragonite,
Ira di Drago!”
“Typhlosion,
Lanciafiamme!”
Era
semplice per la Prescelta Creatura. L’incontro
durò pochi minuti.
Proclamata
per la seconda volta Campionessa, Luisa
non sorrise né ringraziò il pubblico.
guardò direttamente negli occhi Blu, che
sedeva pallido tra i Capipalestra, e con le labbra sillabò:
stanotte.
Ed
eseguì un inchino prima di dileguarsi.
Assieme
a Lance, raggiunti da Argento, scivolarono
nel sottopassaggio che li avrebbe condotti nella Sala d’Onore.
“Sei
stata bravissima” disse Lance mentre
correvano le buio.
“E
tu, Lance? Un pezzo di bravura.”
“Bravissimi
entrambi” esclamò Argento ridendo.
“Finalmente è finita!”
“Quando
andrai da Rosso, Luisa?”
La
ragazza sospirò, mentre in fretta percorrevano
i gradini. “Ho fatto segno a Blu che ha tempo per stanotte.
Darò a Rosso un
giorno intero per piangerci su. Domani notte andrò a Monte
Argento.”
“Veniamo
con te” disse Argento. Luisa sorrise.
“Grazie.”
Entrarono
nella Sala d’Onore. Pur essendo quasi
perennemente chiusa, era sempre mantenuta illuminata.
“Dopo
una Lega è sempre più bella”
osservò Luisa.
Ripensava all’ultima occasione nella quale l’aveva
vista.
Lance
sorrise. “È sempre bella.”
Si
accostò alla piattaforma computerizzata e
iniziò a lavorare. Luisa si sfilò la cintura e
gliela passò. Lance dispose i
suoi Pokémon al loro posto. Dopo pochi istanti, il volto
della ragazza comparve
sullo schermo.
“Salute,
Nuovo Campione!” gridò Lance e rise.
“È
stata dura” disse Argento. “Ora però
dobbiamo
festeggiare!”
“Ce
lo meritiamo” constatò Lance.
Si
accostò al lato opposto della piattaforma e
chinandosi premette un pulsante. Un momento dopo, nell’aria
si udì uno scatto
secco. Luisa si guardò attorno. “Lance?
Cos’è?”
“Guardate.”
Con
un sibilo, le pareti cominciarono ad
abbassarsi lentamente, rientrando nel pavimento. In capo a un minuto, a
sostenere il tetto erano solo le colonne portanti della Sala.
“È…
è bellissimo” osservò la ragazza
guardandosi
attorno incredula.
“Si
vede tutta Kanto!” esclamò Argento,
avvicinandosi.
“Quasi”
ammise Lance. “La visuale copre molte
miglia. Di giorno si vede fino a Zafferanopoli, se è nitido
più oltre ancora.
Ora si vede fino a Smeraldopoli e Celestopoli…Miramare, se
guardate bene.”
“Il
vecchio” mormorò Argento.
“Chissà se può
vederci.”
Si
accostarono al lato orientale della Sede. Guardarono
a lungo verso Celestopoli.
D’un
tratto, vedendo nella luce un punto
discordante, Luisa si voltò. Si precipitò a
vedere una creatura, avvolta in un
mantello scuro, correre giù lungo la Via Vittoria.
S’intristì a guardare, ma si
costrinse a distogliere lo sguardo.
“Cosa
facciamo ora?” chiese. “Passiamo la notte
qui a guardare le stelle?”
Ci
fu silenzio per un attimo.
“Andiamo
dai nostri amici” propose Argento.
“I
nostri amici?” ripeté Lance confuso. Argento rise
e corse a indicare l’ovest.
“I
nostri amici, là.”