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Autore: Ciajka    22/01/2012    7 recensioni
Dal diario di John Watson,Grifondoro.
Le sue giornate alla scuola di magia risulteranno essere più avventurose e interessanti dopo la conoscenza di Sherlock Holmes, Serpeverde.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dunque anche le vacanze natalizie sono giunte al termine.
Il ritorno ad Hogwarts è stato un colpo tremendo: mi ero abituato così bene a svegliarmi tardi alla mattina e a non fare nulla per il resto della giornata!
Certo, a parte svolgere una montagna di compiti per casa..
Perché gli insegnanti non si ficcano in testa una volta per tutte che noi studenti abbiamo il diritto di riposare?
Inoltre ho dovuto sopportare gli sbalzi d’umore di mia sorella Harriet. Negli ultimi tempi esplode per un nonnulla e incomincia a urlare istericamente verso chiunque, accusandolo di “crimini” che questi non ha mai pensato in vita sua di fare.  Tipo: “Joooooohn! Hai rubato le mie scarpe col taccooo! Ridammeleeee!” (Cristo, si può sapere che me ne faccio io di quella roba?? )Oppure “Sei entrato in camera mia senza permesso! Hai sbirciato le mie cose vero?!” (Ma,sinceramente, a chi importa di entrare in camera sua e di interessarsi delle sue stramaledette cianfrusaglie?) E via discorrendo.
Oppure alterna questi momenti di pura violenza verso gli altri a momenti di completa apatia, rinchiudendosi in camera sua a fare non so cosa.
Mia madre dice che soffre le pene d’amore.
Qualunque sia il motivo, non vedo l’ora che tutto si sistemi: è diventata veramente, veramente insopportabile!
Ne ho parlato anche con Sherlock (effettivamente ci siamo scambiati una quantità considerevole di lettere in quelle tre settimane) e mi ha detto che probabilmente c’è qualcos’altro sotto.
Pensandoci bene, forse ritornare a scuola non è proprio un fatto così negativo.. In più adesso posso finalmente parlare con il mio amico Sherlock di persona.

Tanto per confermare la teoria che i professori non hanno neanche la più minima pietà per i propri studenti, gli insegnanti hanno cominciato ad interrogare e a fissare verifiche fin dal primo giorno.
Sono perfino riuscito a convincere Sherlock a passare un pomeriggio di studio in biblioteca! È stata un’impresa non da poco, ma alla fine ha acconsentito. Mi ha addirittura assicurato che non avrebbe utilizzato nessun bigliettino per il compito.
Mah. Sono piuttosto scettico. Le brutte abitudini sono difficili da soppiantare.

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Oggi Sherlock mi ha fatto veramente incazzare.
Lui e la sua stupida convinzione che il mondo giri solo attorno a lui!
Ma andiamo con calma.. anche se al solo pensiero mi verrebbe da staccare a morsi questa penna!

Stavo tranquillamente  percorrendo il corridoio esterno che dava al cortile principale, quando vidi il Serpeverde seduto sul muretto, con le spalle appoggiate ad una colonna, che leggeva con curiosità un libretto.
Appena mi avvicinai, lui mi disse, senza alzare lo sguardo dall’oggetto: “Interessante, John. Veramente interessante. Addirittura un intero capitolo su di me!”
“Di cosa stai parlando?” chiesi, senza capire. Poi osservai meglio il volumetto che aveva tra le mani e sbiancai, per poi diventare paonazzo nel giro di qualche nanosecondo.
“Mi hai analizzato come se..” incominciò lui, abbozzando un sorriso sghembo.
“È il mio diario!!” gridai furibondo.
Mi lanciai verso di lui, cercando di riprendermi il mio prezioso quaderno, ma il Serpeverde fu più veloce e alzò le braccia, portandolo lontano dalla mia portata.
“Come hai fatto ad averlo?” gli chiesi adirato.
“È stato un caso. Ho semplicemente pronunciato accio diario di John ed è arrivato qui.”
“Un caso? Ti sembra che sia stato un caso?” mi sentivo proprio preso in giro.
“Volevo il tuo diario scolastico, John. Non mi ero segnato la data della prossima verifica di incantesimi.” si rigirò il quaderno tra le mani, sempre schivando i miei tentativi di riprenderlo. “E invece mi sono ritrovato questo.”
“Bene, ma ora ridammelo!”
“Devo ancora finire di leggere..”
“Ma neanche per sogno! Non ti ho dato il permesso!”
“Se l’hai scritto, vuol dire che vuoi che qualcuno lo legga. “ affermò seriamente Sherlock.
“Che stupidaggini stai dicendo? È un diario! Scrivo per me!”
“Non si scrive mica per se stessi.”
“Ti sembra niente? È uno sfogo! Adesso ridammelo!”
Finalmente riuscii riprenderlo, strappandolo violentemente dalla sua stretta.
“Mi hai proprio deluso.” gli dissi seccamente.
“Umf..” sbuffò lui, alzando gli occhi al cielo.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“Sei insopportabile!” gli saltai addosso “Non hai il minimo senso dei confini e della privacy! Credi che tutto ti appartenga? Basta! Non ti voglio più rivedere signor Holmes!”
Detto questo girai i tacchi e lo abbandonai li, da solo con la sua colpa.
Sapevo che i suoi occhi di ghiaccio mi stavano seguendo, ma resistetti alla tentazione di girarmi e incrociare il suo sguardo.
Come si permetteva di leggere i miei fatti personali?
Strinsi al petto il diario. Il mio preziosissimo diario.

Durante il resto della giornata cercai di sbollire la mia rabbia cercando di fare i compiti di erbologia: dovevo scrivere per la settimana seguente un breve saggio sugli arbusti che favoriscono la crescita dei foruncoli facciali. Mi recai in biblioteca in cerca di libri per documentarmi meglio, siccome il mio libro scolastico non affronta l’argomento in modo approfondito.
Stavo osservando i vari scaffali quando vidi una faccia conosciuta. La ragazza che a Hogsmeade ci aveva trascinato alla Stamberga Strillante con la scusa del gatto scomparso era proprio li, a qualche passo da me.
Mi ritornò in mente quella terrificante avventura come in un flashback: il nido di Acrumantula, gli scheletri incantati, Sherlock che mi salva da una costola vagante (cercai di scacciare subito via questa immagine), Stevie in infermeria. Per fortuna quest’ultimo si è ripreso dopo qualche settimana e ora è in perfetta forma. E quella ragazza ci ha abbandonato alla Stamberga senza motivo apparente!
“Hey tu!” le gridai.
Lei si girò verso di me, aggrottando la fronte come per dire “E tu chi saresti?”
“Ci conosciamo?” chiese educatamente la ragazza.
“Non credere di darmela a bere! Per quale motivo te ne sei andata?”
La ragazza fece un’espressione confusa.
“N-non capisco…”
“Ad Hogsmeade! Ci hai fatto entrare nella Stamberga con la scusa del tuo stupido gatto! Volevi ucciderci!”
“Co-cosa? Non è possibile!” disse sinceramente sbalordita “Ti stai confondendo con qualcun’altra.”
“Oh no! Mi ricordo bene la tua faccia!”
“Ma è impossibile!” esclamò alzando il tono di voce “Non ci sono neanche andata a Hogsmeade!”
Rimasi interdetto per qualche secondo, poi aggiunsi: “Come non ci sei andata?”
“Avevo l’influenza! Come potevo essere in gita? Se proprio non mi credi chiedi a Madama Chips! O alla vicepreside! O a qualunque altro della mia Casa, non so!”
Detto questo la ragazza se ne andò con passo deciso, lasciandomi più confuso che mai.
Quindi la persona che ha tentato di metterci nei guai non era lei? Chi è, dunque? E come ha fatto ad assumere la sua identità? Ci vorrebbe Sherlock.. NO! Nemmeno per sogno! Quello li neanche lo voglio rivedere.
Abbandonai l’idea di svolgere il saggio di erbologia e cominciai a consultare libri su incantesimi e pozioni. Dovevo scoprire come una persona può modificare il suo aspetto in modo da assomigliare ad un’altra in modo perfetto.
A mano a mano che i minuti e le ore passavano, pile e pile di volumi si creavano intorno a me, formando una specie di fortezza che mi bloccava la visuale sul resto della stanza.
Finalmente trovai quello che faceva a caso mio.
La Pozione Pollisucco.
Era difficile e molto lunga da preparare, ma basta anche solo un capello per trasformarti completamente nella persona di cui lo si ha sottratto. Quindi è stata un’azione premeditata da tempo. Come faceva però questa persona ad essere certa che Sherlock accettasse la sua proposta? Beh, probabilmente puntava sul fatto che nessuno l’avesse ascoltata, oppure che la Stamberga Strillante è un posto che affascina molti studenti.. E Sherlock è elettrizzato dai posti misteriosi.
E questo qualcuno voleva ucciderlo? O forse era solo un modo per spaventarlo? Forse il pavimento della Stamberga era stato volontariamente malmesso, in modo che cedesse facilmente.. O forse no?
Cavolo, tutte queste domande non portano a niente! Con Sherlock sarebbe tutto molto più semplice..
Mi misi le mani tra i capelli, disperato.

Mi stavo avviando verso la Sala dei Grifondoro, sempre rimuginando tra me e me, quando quattro ragazzi mi vennero incontro, con aria beffarda.
Erano tutti e quattro molto alti e grossi, ma non grassi, anzi, sembravano piuttosto allenati fisicamente. I loro occhi malvagi puntavano dritti verso di me.
Deglutii, ignorando i loro intensi sguardi e procedendo senza fermarmi. Quando cercai di superarli, uno di loro si bloccò davanti a me, intralciando il mio passo.
“Vieni con noi.” disse, sorridendo malignamente
Intanto gli altri suoi compagni mi avevano accerchiato, impedendo ogni via di fuga.
“Perché?” chiesi, senza far trapelare nessuna ansia o paura.
“Tra poco ti sarà tutto chiaro.” rispose enigmatico il ragazzo alla mia destra.
Non vidi altra scelta. Li seguii.
“Dove mi portate?”
Nessuno aprì bocca, però il loro sorrisetto stronzo non accennava a scomparire.
Ebbi l’improvvisa tentazione di colpirne uno sul muso, anche solo per cancellare quel maledetto ghigno.
Mi trattenni. Anche se ne colpivo uno, ne rimanevano altri tre pronti a contrattaccare.
Mi portarono nei sotterranei. Percorremmo numerosi corridoi stretti e bui, dove l’umidità si poteva palpare a piene mani.
Osservai meglio quei quattro gargoyle e notai che ognuno di loro indossava lo stesso lungo mantello nero, senza però indicazione della Casa di provenienza. Mi sembrava piuttosto strano.
Ci fermammo davanti ad un muro di pietra completamente spoglio.
Uno di loro si avvicinò alla parete e pronunciò delle parole di cui non afferrai il senso.
Improvvisamente i massi che componevano il muro cominciarono a muoversi, facendo spazio ad un portone, anch’esso di pietra. Lo varcammo ed entrammo in una stanza spoglia e fredda, priva di finestre o di sbocchi d’aria. Assomigliava molto ad una cella di prigione.
C’erano altri tre individui che ci aspettavano in piedi e in silenzio, con le braccia incrociate.
Uno era piuttosto robusto, decisamente poco atletico, e il viso paffuto era coronato da una rossiccia capigliatura disordinata. Quello al centro aveva dei folti capelli biondi ed era piuttosto basso, rispetto agli altri due che si trovavano a suo fianco. L’ultimo era una specie di scheletro umano, decisamente sottopeso, con dei capelli ispidi e castani.
“Benvenuto, John Watson!” esclamò il ragazzo che stava al centro del trio.
“Che ci faccio qui?” chiesi, senza nascondere una certa rabbia.
“Oh, non c’è bisogno di scaldarsi!” il ragazzo sorrise “Accomodati pure.”
La scorta mi portò verso la parete alla mia sinistra e mi sbatterono violentemente contro di essa.
“Calma ragazzi!” intimò sempre il biondo. “Non volete mica rovinarlo di già?”
“Cosa volete fare?!” gridai a gran voce.
“Niente di che.. Diciamo che questo è solo un avvertimento.”
Il biondo, che molto probabilmente era il capo della compagnia, fece un cenno al ragazzo paffuto alla sua destra, il quale si avvicinò a me sfoderando la bacchetta.
Incarceramus!” pronunciò questi e delle corde incantate apparvero dalla bacchetta ed andarono ad imprigionare i miei polsi.
Il ragazzo che aveva appena pronunciato l’incantesimo si avvicinò a me, prendendo i lati della corda che si erano staccati dalla bacchetta e fissandoli ad un anello di metallo che si trovava in una rientranza del muro.
“Quando ti attaccherò tu fingerai di provare dolore..” mormorò pianissimo il ragazzo.
“Cos-” iniziai.
“Sh.. Se parli ci scopriranno. Fa quello che dico.” detto questo si alzò e ritornò a fianco del biondino.
“Volevi sapere che ci fai qui?” iniziò il capo banda, sorridendo. “Bene, ho sentito che qualcuno non è affatto contento della tua condotta.”
“La mia condotta?”
“Stai ficcando il naso in affari che non ti riguardano” continuò, ignorandomi.
“Sentite, io..”
“Assieme a Sherlock Holmes ci stai dando molto, molto fastidio.”
Divenne tutto più chiaro. Sherlock Holmes! Sempre lui! Ero qui a causa sua!
“Ma abbiamo capito che non sei tu il vero pericolo.. Quindi se ci prometti che non frequenterai mai più Holmes, non ti torceremo neanche un capello.”
In quel momento l’avrei ammazzato, quel Sherlock Holmes, altro che frequentarlo ancora!
Poi un pensiero mi balenò in mente come un fulmine a ciel sereno: cosa faranno a LUI?
Sentii il cuore salirmi in gola. Non sembravano intenzionati a provare sentimenti molto amichevoli nei suoi confronti.. Non potevo abbandonarlo.
“No..” mormorai.
“Cosa? Non ho sentito.” disse serio il biondo.
“NO!” tuonai.
“Ti faremo cambiare idea.” disse lui, facendo un cenno al ragazzo di prima.
Questo prese la bacchetta e pronunciò l’incantesimo Cruciatus.
La punta della bacchetta si illuminò e io chiusi gli occhi, aspettando che la luce mi colpisse.
Ma non successe niente.
“Metti più potenza! Non vedi che non soffre?”
“Si, capo. CRUCIO!”
Cosa fare? Dovevo veramente fingere di provare dolore?
Tanto valeva provarci. Il biondo sembrava non essere a conoscenza del piano dell’altro ragazzo.
Finsi di dimenarmi e digrignai i denti.
“Aumenta la potenza.”
CRUCIO!”
Mi dimenai con maggiore intensità, provando anche a sbiascicare qualche parola sofferta, per rendere la mia farsa più credibile.
“Basta così.” ordinò il capo “Hai cambiato idea?”
“No.” risposi, dopo un attimo di pausa, come per far credere che dovessi prendere fiato per parlare.
“Testardo.” sputò “Beh, vorrà dire che verrai distrutto assieme a Sherlock Holmes. Liberatelo.”
Uno dei suoi scagnozzi mi liberò i polsi dalla corda.
“Tu” ordinò riferendosi al rosso “ accompagnalo fuori e fagli un incantesimo di memoria parziale, in modo che non si ricordi come arrivare qui.”
“Subito.”
Mi tirò su da un fianco in malo modo, poi mi spinse con forza verso l’uscita.
“Cerca di barcollare.” mi mormorò all’orecchio “Sei appena stato colpito da un incantesimo cruciatus.”
Finsi di cadere sulle mie gambe, questi mi trattenne e mi trascinò quasi a peso fuori dalla stanza.
Facemmo una serie di corridoi, poi, quando fui sicuro che nessuno ci stava seguendo, incominciai a camminare in modo normale.
“Perché mi hai aiutato?” chiesi al ragazzo.
Lo osservai meglio: aveva dei capelli rossicci, disordinati, il viso rotondo era punteggiato da una miriade di piccolissime lentiggini e gli occhi erano di una calda tonalità castana.
Al sentire la mia domanda sorrise in modo criptico.
“Mi deludi, John.”
“Non ti ho mai visto.” sottolineai.
“Sei sicuro?” mi guardò dritto negli occhi.
Rimasi interdetto per qualche secondo, poi capii.
“Non può essere..”
“Non riconoscere un tuo amico, potrei offendermi,sai?”
“Sherlock! Come cavolo..”
“Pozione Pollisucco.”
“Come hai fatto? Mi puoi spiegare cosa cavolo sta succedendo?”
“Non qui, potrebbero sentirci. Andiamo al bagno del secondo piano, li non saremo disturbati.”

La luce flebile che proveniva dalle lampadine del bagno illuminava in modo sinistro i lavandini, i quali formavano lunghe e fluide ombre che si stagliavano sulle mattonelle biancastre.
I bagni possono essere dei posti veramente inquietanti, quando vogliono.
L’effetto della Pozione Pollisucco si stava esaurendo a mano a mano che i minuti passavano: il viso rotondo si stava allungando e inspigolendo, le lentiggini stavano scomparendo e i capelli si stavano imbrunendo sempre più. Ben presto mi ritrovai di fronte il solito Sherlock, con il suo solito aspetto.
“Puoi darmi delle spiegazioni?”chiesi, leggermente seccato.
Il Serpeverde aprì un rubinetto e si sciacquò il viso, poi, senza asciugarlo, disse: “È una storia lunga.”
“Avrò la pazienza di ascoltarti.”
Mi guardò intensamente, poi iniziò: “D’accordo. È incominciato tutto questa mattina, dopo che tu te ne eri andato via offeso. Avevo deciso di lasciarti in pace per un po’ di tempo, tanto prima o poi saresti ritornato comunque.”
Lo guardai assottigliando gli occhi fino a farli diventare due sottilissime fessure. Maledetto. Come fa ad essere così certo di quel che dice?
“Quindi mi sono limitato a seguirti da lontano e ho notato un gruppetto di studenti che ti osservavano in modo strano. Mi sono avvicinato a loro senza farmi notare e ho colto nei loro discorsi qualcosa del tipo rapire Watson, fargli cambiare idea, toglierlo dai piedi. Ovviamente mi sono allarmato. Non potevo però seguirli da lontano, dovevo avvicinarmi di più, senza farmi scoprire. Quando si sono divisi, pedinai uno di loro e lo stordii con una fattura. Adesso che ci penso è ancora rinchiuso nel magazzino delle scope.. Vabbè, ci penserò dopo.. “
Spalancai gli occhi stupefatto.
Lui continuò, senza badare alla mia espressione: “Siccome ho sempre pronta della Pozione Pollisucco, gli ho strappato un capello e, appena ho trovato il momento ideale, mi sono trasformato in lui. Avevo un’ora di tempo per sapere il loro piano e cercare di fermarlo. Ho avuto molta fortuna. Mi hanno informato senza difficoltà che avevano intenzione di parlarti, di portarti nei sotterranei e spaventarti un po’. Per non essere riconosciuti hanno usato anche loro della Pozione Pollisucco prima di incontrarti e scortarti in quel posto. Pure io ho dovuto berne un’altra. Per fortuna, altrimenti l’effetto della precedente pozione sarebbe finito e sarei finito sicuramente in guai seri. Per questo motivo non hanno avuto scrupoli nel coprirsi il viso o camuffarsi la voce. Anche se tu li avessi denunciati al preside, la punizione sarebbe caduta su studenti innocenti. Anzi, molto probabilmente saresti andato di mezzo pure tu. Mi sono poi proposto di punirti io stesso, se fosse stato necessario, ed hanno accettato di buon grado.”
“Come mai non ho sentito niente quando hai lanciato l’incantesimo cruciatus?”
Sherlock sorrise compiaciuto, poi tirò fuori la bacchetta, dicendo: “Ho usato questa.”
Non capii.
“Osserva meglio, John. È finta. L’ho comprata al negozio di scherzi magici. Qualunque incantesimo tu pronunci, essa si illumina come se fosse vera, ma non fa nessun effetto.”
“Ma all’inizio, quando hai usato l’altro incantesimo..”
“Ho usato la mia.”
“Ovviamente.” mormorai.
“Ma adesso possiamo dire tutto!” esclamai “Hai visto i loro visi reali!”
“Si.. Ma non servirà a molto.” il Serpeverde sembrava leggermente turbato.
“Cosa vuoi dire?”
“Sono solo la punta dell’ice-berg. Non sono stati loro ad ideare tutto. L’ordine è partito da un’altra persona.”
“Chi?”
“Non lo so.. Non hanno mai nominato il suo nome. Però, da quel che ho capito, usa una sigla in codice. M lo chiamano. Ha un sacco di sottoposti, studenti che fanno parte della scuola che eseguono tutto quello che lui ordina. Non c’è distinzione di Casa. Sono loro a fare il lavoro sporco, rischiando perfino di essere sospesi o peggio, mentre lui, il nostro M, rimane immacolato.”
“Terribile.” pronunciai io, cupo.
“Geniale!” esclamò lui, entusiasta.
Lo guardai di sottecchi, sperando che si rimangiasse quella parola.
“John, è geniale, letteralmente geniale!”
“Va bene, Shelrock.. Ma perché si è interessato a noi? Cosa abbiamo mai fatto?”
“Secondo me è per il fatto del ratto fantasma.”
“Il ratto fantasma? Stai parlando del mostro che abbiamo affrontato mesi fa?”
“Si, penso proprio che è stato M a portarlo in territorio scolastico. Però non mi spiego il motivo! Probabilmente abbiamo rovinato i suoi piani, uccidendolo. Poi ha aspettato un momento propizio per farci fuori, e qui entra in gioco la gita ad Hogsmeade. Ha ingaggiato qualcuno per farci entrare nella Stamberga Strillante, probabilmente aveva architettato tutto, perfino il pavimento cedevole, le acrumantule e gli scheletri. Ma non aveva tenuto conto che si sarebbero aggregati anche i tuoi amici. Un paio di bacchette in più hanno fatto la differenza. Se per caso non riuscivamo ad uscirne vivi, poteva sembrare tutto un incidente: sarebbe passata la notizia della scomparsa di alcuni studenti curiosi che si sono avventurati incautamente in posti troppo pericolosi per loro. Purtroppo per lui, questo non è successo. Quindi ha optato per questa mossa intimidatoria, in modo da toglierti dai piedi e incentrarsi solamente su di me.”
Rimasi a bocca aperta: non mi ero mai accorto che nella nostra scuola ci potesse essere un individuo simile.
“Devo ringraziarti, John.”
“Cos.. Perché?”
“Il tuo diario. Mi ha aiutato a collegare tutti i punti.”
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi aggiunse, titubante: “Non sarai ancora arrabbiato con me, spero..”
Ci pensai su. “Alla fine mi hai salvato da un incantesimo cruciatus. Siamo pari.”
Sorrisi e lo guardai dritto nei suoi occhi color ghiaccio, i quali erano già fissi sui miei.
“Più o meno.” ridacchiai nervoso.
“Più o meno.” sorrise.
Si era formato un imbarazzante silenzio tra di noi.
“Scusa.”
Cosa? Sherlock si stava scusando? Le mie orecchie mi stavano facendo un brutto tiro o cosa?
“Per il diario.” sottolineò egli.
“Ah. Beh.. Si. Va bene.”
Di nuovo la conversazione sembrava arenarsi.
“Vuoi che ti dica le mie impressioni?” chiese Sherlock con tono sforzatamente neutrale.
“No.”
“D’accordo.” aggiunse ruotando il busto e avviandosi verso l’uscita del bagno.
“Fin dove sei arrivato a leggere?” mi sfuggì , proprio quando il Serpeverde stava aprendo la porta.
“Mi mancavano poche righe prima di finire il capitolo dove mi hai descritto con minuziosa attenzione. Interessante il fatto che hai riassunto tutto sotto dei punti, come se fosse una descrizione analitica di un esperimento. Hai perfino conosciuto mio fratello Mycroft? Non me lo avevi detto.”
Sbiascicai qualche confusa parola.
“Ma non mi interessa. Non voglio avere nulla a che fare con lui. Comunque è un peccato che non abbia terminato la lettura.”
Sperai vivamente che non avesse letto l’ultimo punto.
“Anche se concordo con te il fatto che il settimo paragrafo sia un’idiozia.”
Come non detto. L’aveva letto.
Sospirai: “Mi è sembrato di averti detto che non volevo sentire le tue impressioni.”
“Hai ragione.” disse incrinando leggermente i lati della bocca in un sorriso “Non dirò altro.”

Probabilmente se non fosse accaduto il fatto del mio “sequestro” e della scoperta di questo fantomatico M che è a capo di chissà quale organizzazione, avrei continuato certamente a fare l’offeso con Sherlock. Mi sembrava pentito, è vero, però mi brucia ancora il fatto che abbia letto i miei pensieri, le mie sensazioni, i miei punti di vista.
Anche se, a dire il vero, non mi spiego il motivo di questo mio fastidio.
Alla fine, che cosa ho scritto di così imbarazzante da dover tenere così gelosamente nascosto?
Nulla..
Comunque, d’ora in poi, provvederò ad incantare questo diario, in modo che si apra solo con una parola d’ordine detta con la mia voce.

  
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