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Autore: Emily27    22/01/2012    4 recensioni
Una notte di passione potrà trasformarsi nella parola "amore"?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Derek Morgan, Emily Prentiss, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VENTITREESIMO CAPITOLO

 

 

 

Quando sentì suonare il campanello Emily afferrò la borsetta e corse alla porta.
“Sei bellissima” le disse Derek appena la vide, ammirandola nel suo vestitino azzurro, a cui aveva abbinato un leggero coprispalla leggermente più scuro. Si era tenuta i capelli sciolti, un po' mossi dopo il suo lavoro con spazzola e phon, che nonostante la fretta aveva dato un risultato soddisfacente. Lui indossava un abito scuro su di una camicia bianca, senza cravatta.
“Anche tu non scherzi” commentò Emily a sua volta trovandolo decisamente sexy e chiedendosi quando mai non lo fosse. Gli accarezzò una guancia fresca di rasatura e lo baciò, avvertendo il fresco profumo del suo dopobarba. Derek le cinse la vita con un braccio e dopo che lei ebbe chiuso la porta si affrettarono all'ascensore.
Una volta sotto montarono sul suv parcheggiato in doppia fila e partirono alla volta della chiesa. Era una bella giornata di sole, nel cielo terso di un azzurro intenso non si scorgevano nuvole e il caldo era mitigato da una piacevole arietta fresca. Essendo sabato il traffico di Washington scorreva abbastanza veloce, tale da consentire a Derek anche qualche sorpasso.
“Gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto” considerò Emily.
“Credo che qualcuno si sia fatto un'idea a riguardo.”
“Non so se è la stessa persona che intendi tu, ma lo penso anch'io.”
Derek sospirò simulando rassegnazione.
“Presto la voce si diffonderà...”
“Lo sapranno tutti.”
“Anche la Strauss.”
“L'intero FBI.”
“Ci licenzieranno.”
“Finiremo in povertà...”
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Consulteremo gli annunci economici per trovare un altro lavoro. Io da piccolo volevo fare l'astronauta” affermò lui accelerando per passare col giallo ad un
semaforo.

“Molto originale. Io la stilista.”
“Avresti avuto successo nel campo della moda, con Reid hai fatto miracoli.”
“Oh no...” mugugnò Emily battendosi una mano sulla fronte. “Derek, dobbiamo tornare indietro.”
“Perchè?” domandò lui perplesso.
“Le fedi...”
“Le ha Spencer.”
“No, le ho io. O meglio, dovrei averle, in realtà nella fretta le ho lasciate a casa” lo informò Emily con aria colpevole.
“Come mai le ha date a te?” chiese Derek accostando bruscamente ad un lato della strada, per poi fare inversione a U.
“Perchè... Temeva di dimenticarsele” spiegò lei mentre un largo sorriso le affiorava spontaneo. Lo stesso che si disegnò sulle labbra di Derek.

 
Per l'ennesima volta Reid provò a chiamare Emily, ma di nuovo la solita voce gli ripetè che l'utente aveva il telefonino spento. Rimise il cellulare in tasca e si tirò nervosamente i capelli dietro le orecchie, compiendo qualche passo avanti e indietro. Si era appartato rispetto agli altri che stazionavano davanti alla chiesa per provare a rintracciare la collega, che era fortemente in ritardo. Il fatto di per sé non gli avrebbe causato nessun problema, ma visto che Emily era in possesso di qualcosa che avrebbe dovuto avere lui, in quel momento la situazione lo rendeva alquanto agitato. Aveva anche provato a chiamarla a casa, ma invano, quindi doveva già essere uscita. Oppure era rimasta addormentata tanto profondamente da non sentire il telefono.
Riprese il cellulare e provò a fare un altro tentativo. Mentre sconsolato ascoltava per l'ennesima volta lo stesso messaggio da quella voce anonima, lo raggiunse Penelope facendolo trasalire.
“Cosa stai facendo?”
“Niente... Ora vi raggiungo...” disse Reid, senza però accennare a muoversi. “Emily non è ancora arrivata e... non risponde” borbottò mostrando il telefonino e un sorriso a labbra serrate.
“Anche Derek non è ancora arrivato” fece notare David giunto in quel momento aggiustandosi il farfallino. Poi si scambiò un'occhiata complice con Garcia.
“Giusto, anche Morgan è in ritardo” realizzò Spencer. “Forse è successo qualcosa...”
“Io dico che non c'è niente di cui preoccuparsi” sostenne Penelope prendendolo a braccetto per condurlo alla chiesa.
Rossi li seguì sornione.
“Stai tranquillo” lo rassicurò attribuendo la sua agitazione all'ansia da testimone.
“Sono tranquillo, ma... Forse dovrei chiamare di nuovo Emily...” tentò Reid cercando di staccarsi dal braccio di Garcia.
“Arriveranno...” fece David toccandogli la spalla.

 
La chiesa era di antica costruzione e non molto grande, con uno spiazzo di ciotoli sul davanti, dove Aaron stava cercando di dissuadere Jack dall'intento di recarsi nel piccolo parco giochi che il bambino aveva notato sul retro.
“Voglio andare sull'altalena” sostenne prendendo la mano di Hotch e guardandolo con occhi imploranti. Vestito con una giacchetta e la cravattina sembrava il padre in miniatura.
“Tra poco arriveranno gli sposi, non li vuoi vedere? Quando la cerimonia sarà finita potrai andare sull'altalena” disse Aaron abbassandosi all'altezza del figlio mentre lo accarezzava sulla testa.
“Va bene...” cedette infine Jack con un'espressione un po' delusa.
Hotch lo baciò dolcemente sulla fronte.
“Sei il mio ometto.”
David, Spencer e Penelope, insieme a Kevin, furono lì con loro nel momento in cui lo sposo stava arrivando in compagnia dei genitori e della sorella, la quale sarebbe stata la sua testimone. Aaron prese il figlio in braccio e con gli altri andò a salutarlo.
Reid approfittò dell'occasione per allontanarsi nuovamente e tentare ancora di chiamare Emily, ormai in preda all'ansia.

 
Emily uscì correndo dal suo palazzo e saltò sul suv, dove Derek l'aspettava col motore acceso, per partire a razzo non appena lei ebbe chiuso la portiera.
“Accidenti, mi sembra di sentire le maledizioni di Reid. Forse è il caso che lo chiami” valutò Emily prendendo il telefonino dalla borsetta.
“Strano che lui non lo abbia ancora fatto.”
“Avrà certamente provato, ma il mio cellulare è ancora spento da ieri sera...” realizzò lei accendendolo con un lieve senso di colpa.
Non fece in tempo a cercare il numero che il telefono si mise a suonare.
“Spencer...” rispose, preparandosi alle invettive del ragazzo.
“Emily! Finalmente! Si può sapere dove sei?”
“Sto arrivando.”
“Mi fa piacere” disse lui sarcastico. “Ma dove sei esattamente?”
“A due isolati... Beh, forse tre,”
Derek rise in silenzio e lei lo guardò in tralice.
“Ok...” sospirò Reid. “Hai con te le fedi vero?”
“Certo! Sono la prima cosa che ho messo in borsa.”
“Sbrigati!”
Emily mostrò a Derek un accentuato labiale: sbrigati.
Lui si portò una mano alla fronte a mo' di signorsì e accelerò per l'ennesima volta.
Non ti preoccupare, tra poco sarò lì” disse lei prima di chiudere la chiamata.
In realtà gli isolati ancora da percorrere erano otto e lungo il tragitto due semafori divennero rossi al loro passaggio.
Una volta giunti a destinazione Derek parcheggiò il suv un po' lontano dalla chiesa, in uno dei pochi spazi rimasti liberi.
Bella corsa” disse Emily intanto che scendevano dall'auto.
Sono abbastanza allenato.”
Reid sarà sulle spine...”
Andiamo.”
Derek la prese per mano e insieme corsero verso la chiesa, felici.

 

 

 

  
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