Quarto Anno
«Harry
Potter»
Un
rantolo.
Una voce smorzata. Forse dalla paura. Forse dalla sorpresa. Troppe
furono le
sensazioni che si susseguirono e riempirono quella sala così
gremita di gente. Lo
sentivo. Troppe perché una sola stanza – per
quanto grande possa essere – le
potesse concentrare completamente. Stupore – generale
– nello scoprire quel
nome così conosciuto, amato, odiato. Rabbia e invidia,
covati dagli studenti
più grandi. Loro che potevano erano stati scartati, mentre
io .. il prescelto
no. la paura negli occhi di chi la verità la conosce. Una
paura che penetra
nelle ossa di un vecchio mago dalla barba lunga e argentea e dagli
occhiali a
mezzaluna. Che pulsa nelle mie tempie. Quelle di un ragazzo –
sono solo un
ragazzo maledizione - troppo giovane per poter partecipare. Che scorre
nelle
vene di chi ha paura di perdere qualcosa di importante. Come un amico.
O forse
qualcosa di più. Il silenzio parla. Sussurra. striscia e
esplode nelle orecchie
di tutti. Eppure non le sentite? Quelle parole? escono dagli sguardi
che tutti
stanno rivolgendo a m e.
«Harry
Potter» nuovamente viene ripetuto, avvertendo maggiore
intensità nella voce.
«
Vai!» ed è
Hermione che mi spinge a farmi avanti. Quel tocco che aveva lasciato
sulla mia
pelle, una scia dolorosa di calore. Paura? Ansia? Neanche io lo sapevo.
Sapevo
solo che fu quella spinta che mi diede la forza di compiere i primi
passi. Incerti.
Titubanti. Tutti seguono il mio trascinarsi, oltre una porta che
conduce al
principio di qualcosa che , ancora non lo sapevo, avrebbe cambiato
molte cose. ma
un’ultima occhiata si posa sulla figura
della mia migliore amica, potendo scorgere nel suo sguardo, tutto
quello che di
buono non c’era. E poi, il buio.
*****
Nessuno.
più
nessuno mi circonda. Sono solo. Il silenzio è assordante.
Urla nelle mie
orecchie senza permettermi di poterlo riempire. Urla perché
è vuoto. Urla
perché si vuole fare ascoltare. Tra poco tocca a me. E in
momenti come questo,
non riesco che pensare a lei. alla sua voce, delicata e preoccupata,
che
attraversa la tenda e mi parla. Mi rassicura. Mi cerca. Mi culla tra
l’orgoglio
di un guerriero e la fragilità di un ragazzo. E quando ho
sentito le sue
braccia attorno al mio collo, stringermi, mi sono detto che forse, non
è poi
così brutto morire, se quello era il paradiso. e non riesco
a concentrarmi.
Penso a lei. ancora a lei. solo a lei. mi alzo deciso. Ora tocca a me,
affrontare il mio drago. E devo farcela, per tornare da l e i.
*****
Sesto Anno
“Fa
male anche a te harry? Quando vedi
Ginny con qualcuno?»
No.
no Hermione non fa male. e se pensi
davvero questo vuol dire che sono bravo a raccontare le bugie. Che sono bravo a
nascondere in posti
reconditi del mio cuore, tutto quello che provo. Che sento. che vorrei
dirti.
Sussurrarti. Come ad esempio che potrei stare ore a guardarti. A
osservare quei
tuoi occhi profondi e pieni di fuoco. pronto a perdermi e –
perché no – a
scottarmi. A passare le dita tra i riccioli dei tuoi capelli. Per
poterci
giocare mentre tu mi parli. Ma il capo annuisce contro voglia.
Nonostante tutto
so che devo continuare a fingere. Perché sei la donna del
mio migliore amico.
«
so che fa male.» trovo il coraggio e
appoggio il braccio attorno al tuo collo.
«
non guardarli! Dai vieni con me.
Andiamo a fare una passeggiata ..» oso ancora. scivolo con le
dita lungo il
braccio per afferrare la tua mano. Delicata e profumata. Lo ammetto.
Sono un
vigliacco. Ho lasciato che gli istinti mi spronassero. Ho lasciato che
la mia
mano bruciasse a quel contatto. Ma per un attimo. Un secondo. Un
istante, la
volevo mia.
*****
“Torna
dentro! Monto io la guardia per oggi”
La
mia voce riecheggiava prepotente, per la vallata, immortale e
silenziosa per le persone che le si imbattevano. Affollata –
troppo – per me
che stavo subendo questo supplizio. Ron è andato via. sapevo
che era colpa del
medaglione. Sapevo che quelle cose non le pensava davvero. eppure
l’ho lasciato
fare. l’idea che potesse finalmente lasciarmi qualche attimo
da solo con lei,
mi ha spinto a commettere questo gesto troppo sconsiderato. Ma che
razza di
amico sono. che amico posso mai essere se spero di restare solo con la
ragazza
che il mio migliore amico ama? Sono un ragazzo. Un semplice ragazzo che
si è
trovato in una situazione più grande di lui, senza decidere
davvero di volerci
entrare. Senza che potessi prendere la decisione morale di potermi
tirare
indietro. A dire il vero forse non lo avrei mai fatto. L’aria
fresca della
vallata mi lasciava spazio a pensieri più tranquilli. E con
il pensiero mi
trovavo a ripensare quanto fosse accogliente hogwarts, a quello che
darei per
sedermi al tavolo dei grifondoro e banchettare con i miei compagni.
Ridere,
scherzare. Giocare. Pensieri che dovrebbero affollare la mente di un
ragazzo
normale. Ma io non sono normale. Non lo sono mai stato. ed è
con questo
pensiero che ammiro l’alba che sta dipingendo quella foresta.
Decido dunque di
rientrare. La tenda
è calda rispetto al
clima gelido che c’è li fuori. E lei è
li. Si sente l’odore di rosa diffuso in
quella stanza. Il suo odore. Gli occhi verdi si posano su di lei. stesa
li
sulla brandina. Indifesa. Piccola. Eppure – nella sua
fragilità – forte ed
orgogliosa. Coraggiosa. Perfetta nella sua imperfezione. Sono lenti i passi che mi
permettono di
annullare ogni distanza da lei. come sono lenti i movimenti di ogni
altra parte
del corpo mentre cerco di riavviarle una ciocca di boccoli dietro
l’orecchio. Sto
sorridendo. Come un
ebete lo so. Ma lo sento. sento le mie labbra tirare. E la voglia
irrefrenabile
di baciarla c’è. è tangibile. Presente.
Tanto lei dorme. Non se ne accorgerà
mai. Chino il capo, lasciando che le mie labbra si posino delicate su
quelle di
lei. morbide. Dolci. Soffici come il bacio che le ho regalato. Con il
suo profumo
che inebriava i miei sensi, fermarsi è stata una tortura
esagerata per me. Non mi
ci è voluto che qualche secondo per capire che è
stato un errore. Perché sono
consapevole che adesso che le ho assaggiate, non riuscirò a
non desiderarle
ancora. Non importa che lei non lo sappia. È qualcosa che mi
porterò nel cuore.
Per sempre.
*****
Perché
il suo sguardo fosse cambiato, non riuscivo a capirlo. Eppure quella
mattina – la prima da quando ron era andato via in cui non
piangeva – aveva uno
sguardo diverso. Indagatore. Per nullo imbarazzato. Cercava di scrutare
ogni
mia mossa. non capivo davvero quello che faceva. Ma la cosa che mi
rincuorava,
erano gli occhi asciutti. Non piangeva. E non sembrava disperata.
Chissà che
cosa aveva in mente per poter dimenticare così tanta
disperazione. Sembrava
… confusa. Eppure accecata da una
sicurezza disarmante. Glie lo si leggeva in faccia. Non avrebbe
più sofferto.
*****
«
Harry, svegliati! Siamo quasi arrivati, ti devi vestire. Manchi solo
tu»
La
voce della mia migliore amica riesce a penetrare nelle mie orecchie
e a far svanire come fumo i ricordi che mi affollavano la mente,
durante il
viaggio che mi avrebbe condotto al mio ultimo anno a Hogwarts.
«non
stavo dormendo! Volevo solo far riposare gli occhi!»
Risistemo
gli occhiali sul naso così da poterla guardare meglio. Ha
già
la divisa dei grifondoro in dosso. E così anche Ron, Neville
e Ginny. La mia
ragazza. che cosa mi abbia spinto a far entrare Ginny nella mia vita,
ancora
non riesco a comprenderlo. Forse speravo che riempisse quel vuoto che avvertivo come incolmabile
nel mio cuore. Creato
da colei che mi sedeva accanto e che torturava il mio stomaco ogni
volta che si
mostrava a me. Ci
misi un attimo ad
indossare la divisa scolastica. Come mi mancava sentire
l’odore di pulito sulla
mia pelle. Chiusi gli occhi per assaporare meglio questo istante.
«tutto
bene Harry? sei pensieroso»
Hermione
mi aveva spinto ad aprire gli occhi per guardarla. Ginny
parlava fitta fitta con Ron mentre Neville era uscito dallo
scompartimento. Anche
lei mi aveva sussurrato quasi. I suoi occhi erano preoccupati. Cosa che
mi
procurò un capogiro allo stomaco.
«si
tutto bene! stavo solo ripensando a tutto quello che abbiamo
passato. sono contento che sia finita. Ora posso davvero essere
… » quei
secondi di pausa devono
essere stati
interpretati male da lei. come un attimo di debolezza, o di
difficoltà, perché fu
lei a finire la frase.
«
libero di essere un ragazzo normale?» il suo sorrido dolce mi
sciolse ogni nodo che possedevo. Compreso il mio sorriso.
«
Esatto!»
«
ma Harry … tu non sei mai stato normale. Tu sei speciale. Lo
sarai
sempre. Almeno per loro» si riferiva a Ron e Ginny
« e per me» quelle due
semplici parole riecheggiavano nella mente facendo eco nel mio cuore.
Per lei …
per lei ero speciale. Si. ma come migliore amico. Solo migliore amico.
E prima
lo capivo, prima potevo ricominciare a stare bene. eppure il mio corpo
– come quel
giorno in tenda – si mosse da solo. La mano si
posò sulla sua, istintivamente stringendola
forte. Ebbi il coraggio di fermarmi li. Di non andare oltre.
«
grazie»