Capitolo
5.
Di una cosa ero assolutissimamente certa;
per
quanto folle e strano potesse
essere, mi stavo innamorando
dello sconosciuto.
Già,
dello “sconosciuto”,
di un
uomo di cui non sapevo completamente nulla, neanche il suo nome..
Detto
così suona strano, ma non ci
sono parole per esprimere come mi sento in sua presenza
Assolutamente
un’altra persona.
Libera, sincera di dire qualsiasi cosa io voglia, senza pensare alle
conseguenze o nel guaio in cui mi stavo per mettere.
Dico ‘guaio’ perché
c’è qualcosa
di lui che non mi vuole dire.
Perché non vuole che stia in
compagnia con quell’uomo? perché non mi vuole
vedere vicino a lui?. A queste
domande una sola persona poteva darmi la risposta
“nonna”, aprì gli occhi e
scesi dal letto, misi la vestaglia che era ai piedi del letto e
velocemente
presi il cellulare sopra il comodino.
Digitai
il suo numero, ma poi
alzando gli occhi al cielo ‘diamine, il fuso! A
quest’ora in inghilterra è
notte fonde”. Mi
lasciai cadere nel
letto e passai una mano tra i capelli. Chiusi gli occhi.
Vedevo
i suoi occhi, un colore più
bello di quello, non lo avevo mai visto:cioccolato coi contorni dorati.
‘vampiresco’ risi tra me. Adesso la scena era
più ampia; vedevo tutto il suo
viso, e le sue magnifiche spalle larghe. Ripresi la scena di ieri,
mentre
danzavamo, così vicini.. quanto lontani. La mano
improvvisamente prese a
vibrare, ‘LA
NONNA’ pensai. Dall’agitazione il
cellulare stava per cadendo
dalle mani ‘p-pronto.. si ecco,
un’attimo!’ riusci a prenderlo prima che avesse
toccato il suolo. ‘demi?.. tutto apposto!’
Dalla
voce la riconobbi, non era
la nonna; la donna che avrei voluto più che altro sentire
ma, ‘selena!!
….Grazie mille per essere venuta
ieri sera!’ la sgridai in modo ironico. Per scusarsi mi
invitò a pranzo da lei,
accettai con piacere. Volevo stare un po con lei, chiacchierare con una
ragazza
e chissà forse avrei confessato la mia quasi-cotta .
Dico
‘quasi’ perché neanche io so
cosa voglio. In questo momento sarei capace di sposarmi con un bradipo
in
giacca e cravatta! Feci una smorfia.
Mi
diede le indicazioni per
arrivare a casa sua, ero sicurissima che mi sarei persa.
E
così fu.
‘SONO UNA VEGENTE!’
abbozzai un
sorriso. Ho il senso di orientamento di un procione.
La
cartina che comprai all’uscita
dell’aeroporto non mi aiuto affatto.
‘NON CAPISCO UNA CEPPA’
urlai.
Scesi
della macchina e aspettai
qualche ‘anima pia’ che mi aiutasse. Ma non
c’era un’anima viva. E’ incredibile
non prendeva neanche il cellulare. ‘E ADESSO?’ feci
una lista mentalmente delle
opzioni che potevo sfruttare: tornamene indietro , andare avanti e
sbucare
chissà in quale posto o aspettare i soccorsi??.
Nessuno
di queste opzioni mi
tentava. Ormai sono arrivata fino a qui, devo fare qualcosa.
Per
fortuna il ‘buon senso’ non mi
lasciava, ‘ho tutto sotto controllo’
mentì .
All’improvviso
sentì rumore di una
mercedes scura. Feci cenno con la mano di fermarsi.
I
vetri erano scuri, non mi
permettevano di conoscere il guidatore, mi superò.
Abbassai
la testa in segno di
resa.’cavolo..’, ma prima di concludere la parola
girò la sua grossa macchina
ei fermò. Sapevo che mi stava guardando.
improvvisamente
avvertì una
sensazione strana ‘possibile mai che sia sempre
sfortunata’ balbettai. Indietreggiai
ed entrai in macchina. Cercai il cellulare nella borsa, una volta preso
tentai
di chiamare selena, la connessione era pochissima, ma dovevo provarci..
saltai
dalla paura. Il signore mi
bussò nel vetro della macchina e mi ordinò di
abbassarlo.
Feci
come mi ordinò, ma ne
abbassai solo metà.
S’inchinò
e tolse gli occhiali dal
suo volto.
Era
il signor ‘Brouke’,
o una cosa
del genere.. lo sentì dire per un secondo, la prima
volta,dallo sconosciuto.
“Signorina
Lovato, lei qui? Cosa ci
fa??”. Non avevo intenzione di dirgli la verità,.
“Ah, è lei signore Brouke?..
mi scusi non volevo disturbarla… nulla di
importante’ mentìì e sorrisi.
La
sua faccia mi diceva che non ero
sincera. D’altronde non sono molto brava a mentire…
‘ha
un ottima abilità
a mentire, ma non a sfuggirmi’ disse
schietto.
‘oh,’
risposi ‘..ho solo perso il
senso dell’orientamento..’ gli avrei chiesto subito
indicazioni e sarei
scappata subito da lui. ‘.. ma visto che
c’è, volevo domandargli la strada per …
presi la cartina e glielo indicai.
Distolse
lo sguardo da me sulla
cartina, in modo osceno. Forse era una mia impressione..
‘prima
di tutto mi presento mi
chiamo WILMER BROUKE’
riprese a parlare ‘eh, si. So che strada deve prendere,
ma non la lascerò andarsene così senza nulla in
cambio’. A quelle parola il mio
cuore battè all’impazzata ma non lo feci a notare.
‘IO LE DIRO QUALE STRADA
PRENDERE SE LEI…’ sentivo il
mio cuore uscire
dai polmoni
‘…
RICAMBIA CON UNA
CENA!’ respirai.
‘ehm..
una cena?’ dove si cena,
ovviamente. Ma nei film vedevo sempre che dopo una cena c’era
sempre del ‘sesso’.
‘non
essere sciocca’ realizzai.
Arrivai
sotto casa di selena.
Mi
trovato all’ingresso. Essa era
abbastanza grande; circondata da un giardino poco curato, da sedie a
dondolo
e legna per
l’inverno.
Preoccupatissima
mi abbracciò: ‘Demz,
ma dove eri finita?’. Tentai di parlare ma il suo
abbracciò mi soffocò.
‘ah
scusa… allora?? Non rispondi
neanche alle mie chiamate?’. Mi accompagnò dentro
e ripresi a parlare ‘scusami,
ma mi ero persa.. il cell non prendeva più, ma poi ho
incontrato..’ non finì
mai quella frase. Non immaginavo che la giornata potesse giungersi ad
una piega
così evidente: ‘Demz, ti volevo presentare il mio
nuovo ragazzo. Si chiama Nick..
è da un anno che ci siamo messi insieme.’ La mia
faccia si gonfiò d’ira. ‘scusami
davvero demi, se non te lo detto prima, ma non mi avresti capito!! Tu,
ragazza
che considera l’amore una cosa senza capo e ne
coda…’ si sentiva mortificata.
Oltre ad essere stata tradita dalla mia migliore amica, ero arrabbiata
con me
stessa. Non dovevo programmare la giornata, come solito mio fare.
Perché
ci sarà sempre qualcosa che
andrà contro quella tua ‘lista perfetta’.
Un
uomo scese dalle scale; Alto,
bello, moro e vestito al ‘campagnolo sexy’.
‘sfacciata
sgridai a me stessa’.
Ma
non sapevo neanche che la sfortuna
quel giorno, non solo mi aveva inseguita, raggiunta e baciata. Ma anche
stuprata!
‘DEMI,
TI PRESENTO IL FRATELLO
DI
NICK’. Per
mia s/fortuna era lo
sconosciuto.