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Autore: Gaia Bessie    22/01/2012    16 recensioni
«No, non ho intenzione di ascoltare le palle. Preferisco lanciarle!».
[Scott/Dawn | MM | Flashfic]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sussurri sbrinati

 
 
La montagna è scoscesa: impensabile, per lei, arrampicarvisi – scivola, salta, e le sale la gonna lungo le calze spesse: ma, all’unico appiglio che quella parete liscissima le concedeva, Dawn non ci arriva mai.
Lo guarda, silenziosa, fulminandolo con quello sguardo aguzzo, tagliente come un respiro che scartavetra l’aria senza far rumore – Scott ne ricambia lo sguardo, ma a sé stesso non sa mentire: l’ha ustionato con quelle iridi che sembrano fatte di ghiaccio secco.
Aiutami, sembra dire silenziosamente. Lui fa quel che gli ha sempre insegnato sua madre – china la testa e obbedisci a chi ti tiene in pugno, madre o gonna o donna che sia.
La solleva come se non pesasse niente, con facilità, aiutandola ad aggrapparsi a quella roccia e lasciandola lì a penzolare. Dawn sorride, scrutandolo come per coglierne i colori che segretamente gl’illuminano i contorni dell’anima muta, silenziosa (non che lui sia un tipo di molte parole).
Lui le dedica uno sguardo serio, atono, mentre rimane ai piedi della montagna per assicurarsi che lei non si lasci semplicemente scivolare via.
«Solo per la squadra» le ricorda, mentre lei lo affianca nuovamente, scendendo con la massima dignità che il suo vestiario le concede.
Sta mentendo, l’Aura parla chiaro – ma Dawn ha abbastanza sensibilità per non dirglielo, rivelando quel segreto che Scott vorrebbe celare persino a sé stesso: che non è eseguire gli ordini, ma è volere e lui vuole, la vuole.
«Guarda!» pigola lei, sorridendo. «Credo che B abbia avuto un’idea».
È in quel momento che un’idea gli attraversa la mente come un’onda anomala, schiumando tra le sinapsi e allagandogli il cervello: B deve essere eliminato, gli sussurrano dolcemente i suoi pensieri, anche dai suoi pensieri.
Ma Dawn lo guarda, e inclina il capo e sorride con una dolcezza che è inspiegabile, incomprensibile.
«Vieni» sussurra, accompagnando quel sussurro inudibile a un cenno della testolina bionda. «Ti va?».
Lui la segue, non sa fare altro, sedendosi al suo fianco su quel divano e sospirando piano – calore, dentro di sé, quando si rende conto che (forse incidentalmente) Dawn ha posato la sua mano, minuscola, sopra il suo braccio e non lo lascia andare.
B li guarda e sorride – arguzia silenziosa, la sua, ché nella vita è troppo pieno di pensieri per avere delle parole – rivolgendo uno sguardo di tiepida approvazione alla sua unica amica. Dawn ride, muta anch’ella, mentre raggiungono il resto della squadra per la battaglia con le palle di neve.
Bianca, la brina, gelida come il sospiro scocciato che emette lui – sollievo, è ancora lì – quando Dawn gli spiega come intende superare la sfida. La neve ha un’Aura, dice lei, e io la riesco a sentire: fidati di me. È il sussurro entusiasta della brina che cade e ti fa da eco mentre dici che.
«No, non ho intenzione di ascoltare le palle. Preferisco lanciarle!».

[469 parole]
   
 
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