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Autore: Felicemente imperfetta    22/01/2012    3 recensioni
Qui si presentano alcuni capitoli della vita di Cartage, una ragazza come le altre probabilmente.
Non ho intenzione di dire altro...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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''Sei un mostro''

Era dalla terza media che quelle parole la perseguitavano, le rimbombavano in testa.

''Sei un mostro, come puoi non piangere in una situazione come questa?''

Ovviamente Alexandra, la ragazza che le aveva rivolto quelle parole non sapeva niente di Cartage, non sapeva perché lei non piangesse, del perché non piangesse in pubblico, ma l'aveva giudicata lo stesso, era una delle pochissime persone che Cartage odiava, era una stronza e non solo con lei purtroppo.

Nate invece in quella situazione l'aveva consolata ''Uffa non piangi! E io che volevo consolarti! Almeno avrei avuto un retesto per abbracciarti...'' In quel momento le era sembrato un ragazzo dolcissio. Ma era come tutti gli altri ragazzi in età adolescenziale. Quanche mese dopo che le aveva riferito quelle parole si erano fidanzati, solo che poi aveva dovuto dimostrare di essere uno figo e l'aveva tradita con un'altra... I ragazzi erano tutti uguali, o tradivano la loro ragazza e apparivano fighi, o, se non lo facevano, passavano per sfigati.

Chris in quella situazione era perfino riuscito a farla sorridere.

''Cavolo Cartage, hai più palle tu di noi! Alcuni ragazzi stanno piangendo! Sei una roccia! Vanne fiera!''

Era riuscito a farla sentire forte, davvero una bella sensazione, ed era riuscita a distrarla del suo proposito di spaccare la faccia ad Alexandra.

Nessuno sa che quando Cartage era arrivata a casa, finalmente sola, la sorellina minore ancora a scuola ed i genitori a lavoro, lei era scoppiata a piangere.

Era andata avanti un'ora buona a piangere, urlare e tirare tutto quello che si trovava sul suo letto contro il muro.

Quando aveva finito di scaricare la sua rabbia si era sdraiata sul letto ed aveva ripensato a ciò che era accaduto quella mattina.

Quella mattina davanti agli occhi della 3E, la professoressa di italiano era svenuta.

L'avevano vista piegarsi, pensavano che stesse prendendo qualcosa dal cassetto, ed invece era caduta a terra, o meglio era svenuta cadendo sul pavimento.

Qualcuno, Cartage non era sucura su chi fosse, forse Frank, era corso nella classe adiacente, la 2E ed aveva chiamato l'altra prof di italiano della scuola.

Cartage era rimasta immobile, inchiodata alla sedia su cui era seduta, in ultima fila. Era la seconda ora e lei era ancora mezz'addormentata, ma appena aveva visto la prof cadere a terra si era svegliata di botto.

Nemmeno due minuti dopo la prof che Frank era andata a chiamare era arrivata nella loro classe. Aveva ordinato subito alla classe di recarsi nella seconda e loro avevano obbedito, ed aveva anche detto a Frank, dato che era velocissimo a correre (aveva vinto la corsa campestre per tre anni di fila), di andare a chiamare la croce binca.

Dopo pochi minuti, forse due o tre, il tempo in quegli attimi scorreva sia troppo lentamente, sia troppo in fretta, erano arrivati con una barella tre volontari della croce bianca che si trovava prorio, per fortuna, a pochi metri dalla scuola.

Cartage si era messa vicino alla finestra della 2E, lontano dalla porta, con Jade, la sua migliore amica, ed alcuni ragazzi della seconda che chiedevano chiarimenti su cosa fosse successo, nessuna delle due glieli diede.

Le altre sue compagne di classe, stupide, erano incollate vicino alla porta, spaventate, aspettavano di vedere passare la professoressa Smith.

I tre uomini della croce bianca passarono davanti a loro con la prof Smith sulla barella, in stato di incoscenza, appena la videro passare, tutte le ragazze ed alcuni ragazzi, si misero a piangere, sembravano delle fontane.

''Sei un mostro'' Le parole che le aveva urlato in faccia Alexandra mentre piangeva ''Come puoi non piangere in una situazione come questa?'' Dopo aver detto ciò se ne andò, senza nemmeno aspettare una risposta, che, comunque, non sarebbe arrivata.

Grumo di sangue al cervello che ne aveva bloccato l'afflusso di quest'ultimo in alcune zone del cervello, ecco cos'era successo alla professoressa Smith, ma lei era una donna forte, e si salvò, per lei stessa, per noi ragazzi.

Mi duole dire che però due anni dopo morì, lasciando un vuoto nel cuore di molti suoi alunni, specialmente degli alunni della sue 3E.

''Comunque tu sei una stronza, cosa fai questo progetto se nemmeno ti interessa''

Terzo anno di liceo, la vita comincia a farsi difficile per davvero, anche se er Cartage la vita era sempre stata abbastanza difficile.

''Comunque tu sei una stronza, cosa fai questo progetto se nemmeno ti interessa'' Erano le parole che Fort aveva rivolto a Cartage in classe, almeno nessuno lo aveva sentito.

Insensibile, ecco ciò che era Fort, anche quando scherzava ci andava giù pesante, e Cartage era una ragazza sensibile e si sentiva ferita, anche se non lo ammetteva. Voleva apparire forte, non voleva sembrare una ragazza debole.

Dicendole quelle parole l'aveva ferita, ma lei non gliel'aveva detto. Il fatto è che Fort si sbagliava, a Cartage interessava quel progetto.

Forse non lo dava a vedere perché il tema del progetto su cui lei e Feriel lavoravano era l'amicizia; Feriel aveva insistito per farlo sull'amicizia, Cartage aveva detto che le andava bene anche se avrebbe preferito farlo sull'ecologia, un argomento che le stava a cuore. Ormai Cartage non credeva più nell'amicizia, gli amici veri non esistevano più, tutti pronti a camminare sui propri ''amici'', se così si possono definire, pur di ricevere qualcosa in cambio.

Approfittatori.

Forse anche Cartage era una di loro. Le persone sono così, non una che si distingua dalla massa per quanto ci provi. Cartage cercava di distinguersi dalla massa ma non ci riusciva pienamente.

Anche se quelle parole l'avevano ferita a casa, quando era sola, non aveva pianto, anche se le aveva dato della stronza non aveva pianto, era diventata forte.

''Le lacrime sono per i deboli, io non piango...io sono forte...''

Anche se non piengeva più da tempo e continuava a ripetersi quelle parole per convincersi che era forte, che lo era davvero, sapeva che era una menzogna, se fosse stato vero avrebbe risposto a Fort, ma non l'aveva fatto, era una smidollata.

''Ti devo parlare'' Queste sono le arole che Cartage riferì a Davis.

Arrivati negli spogliatoi della palestra, da soli, si sedettero e iniziò lui a parlarle.

''Mi vuoi dire perché ultimamente mi tratti male?'' Non era arrabbiato.

''Perché tu non ci tratti alla pari! Hai detto tu stesso che in questa palestra siamo tutti uguali, ragazmaschi e femmine, adulti e ragazzi, c'è chi è più bravo e chi meno ma hai detto che ci avresti sempre trattato tutti nello stesso identico modo, ma non lo stai facendo!'' Cartage si che lei era arrabbiata! ''Guarda come tratti Jake, o me e poi pensa invece a come ti comporti con Diane! Una volta mi hai detto che se avessi avuto una figlia avresti voluto che fosse come me, mi hai detto che mi consideravi come una figlia eppure mi tratti come una merda ultimamente!''

''Modera il linguaggio signorina!!!'' Bene, si era arrabbiato...

''Certo, come vuoi...'' Cartage aveva iniziato a piangere, odiava piangere, non lo sopportava.

Considerava Davis come un padre, gli voleva un mondo di bene, era una delle persone che amava di più al mondo. Il suo istruttore di tiro con l'arco, lui, l'istruttore, un padre per tutti gli allievi, i ragazzi come lei, che si trovavano lì.

Erano ad allenamento e Cartage dopo aver visto che seguiva solo Diane, la sua migliore amica, si era arrabbiata e non era più riuscita a trattenersi dal dirgli quello che pensava.

''Allora è di questo che si tratta. Gelosia, sei gelosa di Diane...'

''No!'' Ora era davvero furiosa, non aveva capito niente! '' Non sono gelosa di lei, sono contento che la segui, l'aiuti, lei è la iù brava qui e devi aiutarla, migliorarla in modo che riesca a qualificarsi per i nazionali, lo capisco, ma devi seguire anche noi. Non hai capito niente di quello che ti ho detto.''

''Si invece, sei gelosa''

''N-no, non lo sono...'' Continuava a piangere e a tirare su col naso. Non riusciva proprio a smetterla di piangere anche se lo desiderava tantissimo.

''Spiegati di nuovo allora'' Le mise un braccio intorno alle spalle.

''Lasciamo perdere, tanto non capiresti, e staccati! Odio il contatto fisico''

Si staccò, qualcuno stava arrivando, così lui le disse: ''Diane si sarà preoccupata...''

Chi entrò fu Gabriel ''Scusate son venuto solo a bere me ne vado''

Fece ciò per cui era venuto e se ne andò. Cartage fu contenta che non avessse visto le sue lacrime.

Avrebbe potuto dire un sacco di cose in quel momento, dato che si era sbagliato, non era arrivata Diane, ciò nonostante non proferì parola.

''Scusa ma se odi il contatto fisico come fai con il tuo ragazzo?'' Battuta per niente adatta.

''Lo sai che non ho un ragazzo, e sai anche che mi piace Nick, e poi è un caso diverso'' Piangeva ancora, così le passò un fazzoletto, premuroso.

Non voleva che la vedesse piangere, cavolo! Si era pure piegata in avanti per evitare che la vedesse.

''Hai voglia di dirmi davvero cos'hai?''

Perché ora si preoccupava per lei così tanto?

''Non capiresti...''

''Provaci..''

''Okay, ricordati che me lo hai chiesto tu. Ho sedici anni, quest'anno ne compio diciassette, siamo a gennaio, è quasi finito il primo quadrimestre e io ho cinque materie insufficienti, se è così anche nel secondo rischio l'anno, in più devo dare gli esami ECDL per poter avere la patente informatica, tutti i martedì ho due ore pomeridiane di corso PET per poter poi dare l'esame a maggio ed avere il diploma di lingua inglese, il giovedì due ore di attività teatrale e preparare lo spettacolo di fine anno scolastico, tre volte a settimana sono quì ad allenamento dalle nove alle dieci e mezza di sera. Poi problemi famigliari di cui non voglio aprofondire. Il mio migliore amico si è messo con una ragazza di facili costumi, va bene questo termine?, e, quando sono andati insieme al ballo, si è ubriacata, anche lui era ubriaco, ed oltre a lui si è fatti altri sei ragazzi! Ma uqello che è peggio è che lui lo sa benissimo e la cosa gli va bene! Il mio migliore amico ed io ci conosciamo da quando siamo nati, eravamo come fratello e sorella! Lui quest'estate è cambiato, siè messo a bere, era astemio prima, quest'estate tutte le sere che usciva era ubriaco, sta diventando uno stronzo, non ci parliamo quasi più, io gli voglio bene e non voglio che si rovimi! Ho sedici anni ed il sabato sera non esco mai, solo qualche sera per grazia ricevuta. E vorrei anche un ragazzo, qualcuno che mi abbracci, che mi consoli, che mi capisca, che magari poi mi ami! Voglio Nick, voglio lui perché...''

Appena due persone si fidanzano dicono di amarsi, ti amo, ti amo anch'io.

Cartage aveva avuto due ragazzi, uno era stato il suo migliore amico, ma era stato alle elementari e non contava, l'altro il terza media, Nate, lui diceva di amarla, lei non gli aveva mai detto ti amo, non lo amava, gli voleva bene ma non lo amava, sapeva che nemmeno lui amava lei ma tutti dicevano ti amo da giovani.

''Perché lo ami... Perché hai paura di dirlo?''

Come faceva a sapere sempre tutto?

''E se non fosse vero? E se io non lo amassi?''

''Cosa dice il tuo cuore?''

Davis le prese una mano e gliela fece portare al cuore.

''Chiudi gli occhi e ascoltalo''

Fece come le aveva detto.

''Perché devi sempre avere ragione?''

''Ora me lo fai un sorriso?''

''No'' Girò la testa dall'altro lato per non fargli vedere che sorrideva.

Lui la fece alzare in piedi e le disse: ''Vieni qui ragazza che odia il contatto fisico'' E l'abbracciò.

Lei lo lasciò fare.

''Andiamo''

Dopo quel discorso la situazione rimase comunque invariata a tiro con l'arco...

Cartage non ha ancora risolto i suoi problemi famigliari, non ha risolto la situazione col suo migliore amico, non ha confessato a Nick il suo amore per lui, non ha risolto i suoi problemi a scuola.

Ma Cartage è solo un'adolescente, non un super eroe.

Non si sà ancora come finirà la sua storia.

Solo il tempo saprà dircelo.

L'unica cosa che noi possiamo fare per lei è sperare...

 

 

Note d'autrice

Spero di non avervi annoiato, di avervi colpito e di avervi fatto riflettere, su cosa non lo so nemmeno io

Spero principalmente che vi sia piaciuto leggere questa storia...

Grazie per aver letto

Felicemente imperfetta

   
 
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