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Autore: Ashbear    08/04/2004    1 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Wheel of Time turns, and ages come and pass
leaving memories that become legend,
then fade to myth, and are long forgotten
when that age comes again.

--Robert Jordan

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XIV. DIFFERENZA ~

La pioggia cadeva con vigore contro la piccola costruzione, mentre il cielo pomeridiano si faceva grigio di rabbia. Essere una città costiera circondata da una catena montuosa permetteva a Dollet di godere di qualche protezione: più comunemente, la località era ben lontana dall'essere calma. I venti occidentali diventavano molto più intensi a causa del loro passaggio sul mare aperto. Quando c'era un periodo di pace, la città sembrava proprio quella che veniva ritratta in molte cartoline. Ad ogni modo, quando arrivava una tempesta all'improvviso, poteva essere peggiore dell'ira divina. Molte barche erano affondate sulla costa di Dollet. Violente onde, rocce frastagliate, e una naturale barriera corallina davano credito alle credenze popolari e alle storie di fantasmi. Erano nati anche dei miti, in realtà.

"Che vuol dire che questa Corrine è saltata giù?" Zell fissò il cowboy, un po' frastornato. "Vorresti dirmi che qualcuno ha deciso di saltare giù da una scogliera durante una tempesta come questa?"

Irvine chiuse la tenda, "è per questo che si chiamano leggende, Zell. Nessuno sa se è successo davvero, ma la favola galbadiana racconta questo. Anche questa regione ha la propria storia riguardo a Hyne. Ricorda che questa regione in passato faceva parte dell'impero di Centra; il loro esercito si era espanso in molti continenti. In ogni caso, come accade in tutte le culture del mondo, i grandi imperi cadono. Centra non è un'eccezione... non poterono sfuggire al loro destino. È un ciclo destinato a ripetersi all'infinito."

Zell continuò a guardare l'orologio che ticchettava sul tavolo, di fronte a lui. Grattandosi la testa, disse infine, "così quella tipa ha pensato che, se si lanciava dalla scogliera, Hyne le avrebbe garantito una nuova vita... salvando, in qualche modo, il villaggio?"

"Beh, Dollet è ancora qui, quindi credo che abbia funzionato e i fedeli del villaggio siano stati risparmiati. Ma non mi stavi ascoltando, vero? Ho detto che Hyne non le ha mai concesso un'altra vita. Al contrario, il suo spirito è stato condannato a essere intrappolato nel mare. Per due anni e sette giorni lei rimase intrappolata nelle onde, obbligata a guardare come l'acqua crudele accoglieva molte delle persone che amava." Irvine guardò oltre il guerriero che ora stava di fronte alla porta.

"Sì, ho già sentito questa storia... fu allora che Hyne ebbe pietà di lei, perché non aveva mostrato debolezza e non aveva mai messo in discussione la parola degli dei. Quindi, da allora, Hyne ha fatto in modo che lo spirito di ogni strega viaggiasse tra i vari piani della realtà per due anni e sette giorni prima di accettarle tra gli dei, perché provassero il loro valore."

"Giusto, Zell... dopo che trasmettono i poteri al loro successore, il loro spirito rimane tra i vivi e i morti, per essere messo alla prova. È cominciata essattamente qui, quando Corrine ha deciso di saltare giù, cadendo sulle rocce sottostanti. I suoi resti mortali non saranno mai ritrovati."

"Ma che è quella cosa dei due anni e della settimana? A me sembra un po' troppo sdolcinato."

Irvine sedette sul duro pavimento, appoggiandosi al muro.

"Perché Zell, allora suo figlio morì nell'oceano. Non aveva mai perso la speranza di ritrovare i resti di sua madre e darle una degna sepoltura. Corrine non pregò mai per la vita di suo figlio, non chiese mai ad Hyne di risparmiarlo. Lei accettò qualunque cosa Hyne aveva programmato, ma inconsapevolmente, ha salvato entrambi, e Hyne le concesse, quel giorno, la libertà dell'anima. Per pochi istanti, le fu dato di vedere la sua famiglia dall'alto del mondo dei viventi, prima che il suo spirito se ne andasse... insieme a quello di suo figlio."

"Grazie per la lezione di storia Irvine, ma guardiamo in faccia la realtà, è tutta una finzione. Non si è mai sentito dire che una strega abbia dovuto aspettare due anni e sette giorni prima di andarsene. Penso che sia soltanto una storia inventata per far sembrare degli atti estremi, come gettarsi dalla scogliera, meno... beh, tragici. È molto più romantico pensare che si sacrifichino per gli altri, piuttosto che vedere le cose come stanno."

"Mamma mia, Zell... pensavo che fossi più romantico, ma puoi pensarla come vuoi. Ma a volte penso che Squall non sia l'unico ad aver perso la fede dopo che Ellione è morta. Che ne è di quello spirito giovale che conoscevamo tutti?"

Zell guardò la porta, mentre i tuoni echeggiavano nella piccola costruzione. Sto ancora cercando di capire perché ho aiutato una sconosciuta basandomi soltanto su un'intuizione. Alexandra ha detto che sarebbe tornata indietro... non avremmo mai dovuto lasciarla andare. Probabilmente, ha lasciato la città."

Irvine si alzò e camminò fino alla stanza adiacente. Aprì la porta delicatamente e vide una minuscola figura che giaceva nel letto, avvolta nelle coperte. Scosse la testa, incredulo che una qualsiasi creatura vivente riuscisse a dormire durante una simile tempesta, e tornò a guardare Zell. "Ma noi abbiamo Allison, e nessuno passa quello che ha passato lei per andarsene così... Penso che tu abbia ragione, c'è qualcosa sotto. Non so perché, ma mi fido di Alex."

Non appena Irvine finì di parlare, la porta si aprì. Una raffica di vento fece sbattere la porta con violenza sulla parte esterna del muro e una figura incappucciata entrò velocemente, afferrando la maniglia. "Ovviamente, dovevamo incappare nella peggiore tempesta del secolo proprio ora. Hyne ha un senso dell'umorismo piuttosto sardonico, glielo concedo. Sono riuscita a prendere i viveri che eranostati preparati... avevo a malapena i guil per pagare tutto."

Alex si tolse il mantello zuppo d'acqua; sembrava il proverbiale pulcino bagnato. Poggiando immediatamente lo zaino a terra, camminò verso la piccola camera da letto che aveva la porta socchiusa. Trasse un minuscolo sospiro di sollievo, osservando il lenzuolo che si alzava e si abbassava regolarmente al ritmo del respiro della bambina.

Zell si sentì improvvisamente molto sollevato ora che Alex era tornata. Alzandosi dal divano, andò verso di lei. "Ok, avevamo un patto. Noi abbiamo tenuto fede alla parola data e abbiamo aspettato a far domande fino ad oggi. Ma ora esigo che cominci a parlarein fretta... o andremo dalle autorità."

Alex roteò gli occhi. "Siete ricercati quanto me. Per favore, non provare questi trucchetti con me. In questi due ultimi anni ho lavorato per il più grande figlio di puttana che esista. Credimi, nessuna delle tue tattiche intimidatorie funzionerà. Perché pensi che siano passate dodici ore e sappiate ancora tanto quanto ieri? Con la differenza che oggi hai un'adorabile ferita da arma da fuoco da mostrare in giro, per quel che ti riguarda."

"Sei scappata solamente perché noi te l'abbiamo permesso. Senza di noi, tu saresti morta e quella bambina sarebbe ritornata dai suoi genitori. Dove, a proposito, Allison dovrebbe essere. Ora comincia a parlare."

"Si tratta sempre di controllo con la SeeD, vero? Il dettaglio più importante in tutta questa situazione è il fatto che tu non hai idea di chi ha il controllo adesso. Tu sei ricercato esattamente come me e questo ti pietrifica. La vita militare ruota tutta intorno all'ordine e alla meticolosità, senza questo c'è soltanto il caos. La confusione ti terrorizza, Zell, la spiegazione e la razionalità sono essenziali per la tua sopravvivenza. Ultimamente queste cose ti sono state portate via. Ora come ora, stai cercando di mantenere la tua sanità mentale sfidandomi."

Alex tornò indietro e cominciò a rovistare nella borsa delle provviste. Prese un giornale arrotolato, gettandolo verso il guerriero, senza mai alzare lo sguardo dallo zaino. I riflessi oramai allenati gli permisero di afferrareil giornali senza doverci pensare due volte. Irvine stava guardando l'evolversi degli eventi degli ultimi minuti, sempre appoggiato al muro. Qualcosa di questo gli sembrava quasi familiare, ma non aveva mai visto la persona che stava di fronte a lui. Quella sensazione di disagio non lo voleva abbandonare, per quanto provasse a scrollarsela di dosso.

Sentendo gli occhi di Irvine su di sé, Alex alzò lo sguardo. Raddrizzandosi, piegò la testa da un lato e sorrise dolcemente.

"Tu... tu sei diverso. Tu non vivi per gli stessi ideali dei tuoi compagni; puoi imbracciare le armi contro i loro nemici, ma nelle tue vene non scorre sangue militare. Tu non sei tecnicamente un Seed, non potresti mai esserlo... magari nel grado, ma non nelle idee. I valori sono cose meravigliose, e i tuoi non sono un'eccezione."

"Grandioso," replicò Zell, sarcasticamente "Mi prendo un proiettile per salvar una specializzanda in psicologia, sono proprio fortunato."

Alex rise sommessamente, sedendosi sulla vecchia poltrona, "era la mia seconda materia di specializzazione, ma ci sei andato vicino. Penso che adesso siate pronti per sentire le risposte che cercate."

Irvine si toccò il capello, una sorta di cenno di saluto alla ragazza che sorrideva birichina. "Mi sa che ora sappiamo chi ha il controllo."

*~*~*~*~*

Troppe emozioni, troppe sensazioni le inondavano la testa. Una barriera emotiva che lei si rifiutava di rompere, non importava quanta pressione fosse stata fatta. Quanto sarebbe stato difficile dirgli la verità? Poche parole che potevano, e l'avrebbero fatto, cambiare due... no, tre vite per sempre. Si era fidata di lui al punto di mettergli in mano la sua vita, una volta. Si era fidata di lui al punto di mettergli in mano il suo cuore, una volta. Fiducia. Quella parola e Squall Leonhart non si accordavano in quel momento, ma manteneva viva la speranza che un giorno l'avrebbero fatto.

Allison era la sua prima priorità; l'avrebbe protetta. Per quanto volesse credere che Squall era dalla sua parte, sprazzi di dubbio le annebbiavano la mente. Per due anni, lui aveva cercato di distruggerla, e ora saltava fuori disposto a credere alla sua innocenza. Se Squall avesse dato a Bennett il più piccolo dubbio sul fatto che Allison non fosse sua, non sarebbe stato oltre le possibilità di quel bastardo senza cuore assassinare la bambina... per ripicca per il tradimento di Rinoa, o semplicemente per il suo desiderio disperato di potere. Lei non era che una pedina, nulla più che un pezzo superfluo. In tutto questo, ci sarebbero state morti innocenti, per tutti gli dei... e Allison non sarebbe stata tra quelle.

Rinoa Heartilly aveva imparato molte cose negli ultimi due anni. Molte erano lezioni di vita che non avrebbe mai augurato a nessuno. Osò guardarlo negli occhi... occhi che raccontavano una storia di solitudine, di dolore. E ora lei avrebbe solo aggiunto altra angoscia.

"Io... Allison è mia figlia. A Richard non importa nulla di noi. Non ero nulla più che una prigioniera, là... e lui ha usato sua figlia per... Squall, la ucciderà. Devi credermi. La famiglia non conta niente per lui."

Mentre diceva quelle parole, non importava quanto fossero incoerenti, sapeva che avrebbe ricevuto il messaggio base: sua figlia... la figlia di Richard Bennett. Semplici parole che non erano la verità, ma neanche una bugia. Bennett l'aveva allevata negli ultimi anni, come avrebbe fatto un padre. Quel suo ragionamento le faceva venire da vomitare. Si sentì assalire dalla nausea, e non riuscì più a guardarlo in faccia. Per la prima volta, da quando lasciò la casa di quel bastardo qualche notte prima, pianse. Non per se stessa, nemmeno per Allison; pianse per Squall. Lui le voltò le spalle... e questo le spezzò il cuore. Crollò sulla sedia a dondolo, chiudendo gli occhi mentre le lacrime le scendevano sulle guance pallide.

L'oscurità le riempì i pensieri, un'oscurità solitaria. Poteva riuscire a immaginare il suo volto, le sue emozioni. Sentì il suono dei suoi stivali mentre camminava lungo il pavimento legnoso, emettendo uno strano eco che la fece rabbrividire. Per un istante, lo rivide in piedi sul palco, a Deling, mentre lei guardava dal vicolo buio. Quella notte erano cambiate così tante cose. Doveva vivere la menzogna, come aveva fatto per due anni. Per quanto la riguardava, lei era colpevole di omicidio; dell'omicidio di se stessa, di Rinoa Heartilly.

Il suo respiro si fecepiù profondo, mentre lui si allontanava da lei. Erano passati due anni, ma era ancora lui ad andarsene. La figlia di Bennett... la figlia di quel fottuto bastardo. Migliaia di ricordi gli riempirono la mente, i momenti con lei, i momenti senza di lei, ognuno più doloroso del precedente. Rinoa era una prigioniera intrappolata nella sua stessa vita, e lui lo realizzò in quel momento. Per un secondo la guardò; era seduta e piangeva silenziosamente. Era stato lui a farle questo. Lei sarebbe rimasta per sempre una prigioniera; non sarebbe mai stata discolpata del crimine.

"Rinoa," disse, cercando di non mostrare troppa emozione. Cosa... cosa ti ho fatto?"

Lei cercò di asciugarsi le lacrime dagli occhi usando i palmi delle mani. Il tentativo fu inutile; altre lacrime le sostituirono velocemente.

"Squall... non pensavo fosse possibile amare qualcuno, e allo stesso tempo essere così pieni di disprezzo per la stessa persona. Per due anni, ho sognato che tu mi avresti trovata, e mi avresti salvata dal mondo in cui sono stata cacciata. In qualche modo, mi sarei svegliata da questo orribile incubo, e tu mi avresti consolato. Ad ogni modo, quando mi alzavo, vedevo soltanto la luce della luna dalla tua parte del letto. In qualche schifosa occasione, vedevo Richard. Non sei stato solo tu a farmi questo... sono state le circostanze, gli eventi, cose che nessuno di noi due controllava. Tutto si è ridotto alla fiducia... alla fine, tu non ti sei fidato di me. Ora io non posso fidarmi di te."

Quelle parole lo colpirono più profondamente di qualunque altra cosa avesse potuto immaginare. Lo sapeva. Eppure, sentirlo dire da lei... tutto quello che aveva fatto da quando lei se ne era andata era sbagliato. Nessuno era veramente innocente, nessun mortale lo può essere. Aveva odiato il fatto che fosse svanita, quel giorno, senza un addio, senza dire nemmeno una parola. Non aveva fatto niente per provare la sua innocenza, ma questo non bastava a provarne la colpevolezza. Doveva sapere quello che lei aveva vissuto, per quanto l'avrebbe tormentato sentirlo... beh, meritava ogni dettaglio. Lui meritava molto più dolore di lei. Ma adesso era tutto chiaro, durante gli ultimi anni... era stata lei quella che aveva sofferto di più.

Tornando verso di lei, non voleva altro che prenderla tra le sue braccia... alleviando le sue paure, alleviando i suoi dubbi. Aveva perso quel diritto; aveva perso il diritto di amarla. Inginocchiandosi di fronte a lei, la guardò mentre lei nascondeva gli occhi dai suoi.

"Rinoa, so di non meritarmelo. Ti prego, dimmi cosa ti è successo. Dimmi cosa ti è successo in questi anni," supplicò.

*~*~*~*~*

I lampi fiammeggiarono fuori dalla finestra, illuminando la casa con un luce innaturale. L'oscurità riempì di nuovo la stanza, manifestando l'incongruità della situazione. Non doveva essere più tardi delle tre del pomeriggio, eppure il cielo poteva essere tranquillamente scambiato per quello della mezzanotte. Era veramente una tempesta di natura demoniaca e si poteva sentire l'elettricità che permeava l'atmosfera.

Eppure, la bambina dormiva.

Alex allungò una mano per prendere lo scialle fatto a maglia che ornava lo schienale del divano. Per un momento, si ricordò di sua nonna che faceva il copriletto a mano, ma quando la luce scintillò, rifocalizzò i suoi pensieri verso il suo compito. Questi due uomini avevano rischiato la vita per lei, e per questo, anche la loro potenziale libertà. Aveva pianificato da tempo di opportare quella battaglia da sola. Conosceva il rischio di accettare la responsabilità della bambina. Ma aveva una nuova consapevolezza, una connessione spirituale, a quel gruppo di amici amici... anche se loro non lo sapevano. Molto era stato rivelato in quei quattro giorni; erano legati da una connessione soprannaturale.

Riscuotendosi dai suoi sogni ad occhi aperti, guardò gli uomini seduti su due sdraio, che la stavano fissando. "Zell, hai letto il giornale?"

Sembrò irritato, mentre si copriva con la coperta.

"Sì, ho letto la pagina tutta bella tappezzata delle nostre foto. Sono così felice che tu ce l'abbia fatto notare. Non avevamo proprio nessuna idea che fossimo ricercati dalle autorità. Grazie per la tua preziosa perspicacia."

Irvine scosse la testa, "devo mettervi in due stanze separate? Alex, noi vorremmo veramente sapere perché stiamo rischiando la nostra carriera e le nostre vite. Perché Allisson Bennett è sotto la tua 'presunta' custodia?" Notò che Alex giocava con la catenina. Intuì la silhouette dell'anello d'oro di Griever, "e dimmi anche come hai fatto ad avere quell'anello."

Chiudendo gli occhi, Alex sentì il freddo metallo tra le sue dita, "Zell, leggimi l'inizio dell'articolo che si trova in fondo a destra."

Girò il giornale, e trovò l'articolo. Zell cominciò a leggere ad alta voce. "La moglie di un membro Trabiano del Consiglio Mondiale è morta lottando per la vita: Renee Bennett è deceduta per delle complicazioni di una lunga malattia, ieri pomeriggio. Soltanto tre giorni dopo che sua figlia, Allison Elizabeth Bennett - di quattrordici mesi - è stata rapita dalla casa della coppia trabiana. Richard Bennett era un membro del Consiglio Mondiale..."

"Fermati," ordinò Alex. "Ora, so cosa state pensando, ma lasciatemi dire che nulla di ciò che leggete è minimamente reale. Allison Bennett non è mai stata rapita. La amo come se fosse mia figlia... morirei per lei."

Zell continuò a scorrere l'articolo finché non alzò lo sguardo, "quindi mi stai dicendo che Renee Bennett non è morta."

"Richard Bennett potrebbe uccidere per ottenere il potere, lo capisci questo?" Alex guardò l'esperto di arti marziali, gli occhi seri come quelli di un drago.

Irvine guardava come uno spettatore i due, che si erano impuntati in una guerra di sguardi furiosi, ognuno che rifiutava di concedere all'altro anche un solo centimetro. Sedendosi sul bordo della sedia, il cecchino si chiedeva silenziosamente che informazione questa donna avesse veramente dato loro; fino a quel momento, nulla per cui valeva la pena rischiare la vita.

"Non hai risposto alla mia domanda: è morta? Se è viva... perché hai tu la sua bambina?" ribatté Zell.

"A tutti gli effetti, lei è morta. Ti posso garantire che tu non avremo più notizie di 'Renee'. Questa montatura mediatica è un tentativo disperato per ottenere il favore e il supporto del pubblico. Il signor Bennett si sta innervosendo."

Zell si arrabbiava sempre più per gli intollerabili indovinelli di Alex. "Okay, così stai dicendo che noi non avremo più sue notizie... eppure, non è morta. Ma perché Rinoa ti avrebbe fatto portare via sua figlia, specialmente in un luogo così lontano come Dollet?"

Alex sorrise lievemente, e continuò, "per sicurezza Zell, noi dovevamo tenere la bambina più lontana possibile da Richard Bennett ad ogni costo."

"Scusatemi," cercò di interromperli Irvine, confuso dallo scambio. Venne palesemente ignorato, mentre Zell continuava l'interrogatorio.

"Il signor Bennett è il padre della bambina, ha il diritto di averla! Non mi importa se è un maledettissimo figlio di puttana, non è una buona ragione per averti incaricata di rubare Allison!"

Guardando Alex, che stava seduta sulla poltrona con un sorriso giocoso, Irvine si alzò. Questa volta, alzò la voce e disse con veemenza, "scusatemi." Entrambi si voltarono a guardare il cecchino. "Gradioso, ora che ho la vostra attenzione... Zell, sono sicuro al cento percento di averti sentito dire Rinoa invece che Renee. E Alex, sono sicuro al cento percento che tu ne fossi ben consapevole."

Zell guardò immediatamente Alex, che stava sorridendo con aria furba. "Sì Zell, Allison Bennett è la figlia di Rinoa. È curioso come i sogni possano essere importanti per il passato e il futuro di una persona, se si sa come interpretarli. Qualche volta i sogni assorbono la tua vita, collegando la differenza tra finzione e realtà. La tua mente ha realizzato quello che il tuo subconscio già sapeva."

Spostò il lenzuola dalle sue gambe, lasciandolo lì accanto a lei. Lentamente, si alzò dal divano e camminò verso il punto in cui sedeva Zell, abbassandosi lentamente alla sua altezza.

"I sogni che hai fatto sono collegati al nostro futuro; dovevano servire a tutti e due per scoprire la verità. Le visioni sono la voce dei morti che vogliono comunicare coi vivi... mettendoci in allerta sul nostro destino, oppure sul destino delle persone che amiamo. Ho promesso a Rinoa che non avrei mai svelato la sua identità... e non ho tradito la sua fiducia. Le parole non sono uscite dalle mie labbra... ma dalle tue. Io non volevo e non ho infranto la mia promessa. Mi scuso per gli indovinelli... semplicemente non potevo. Era il tuo destino scoprire quella verità da solo."

*~*~*~*~*

Per un momento, Rinoa desiderò urlargli addosso, gridargli tutte le torture che aveva subito. Ma sapeva che c'erano modi migliori per farlo soffrire. La verità. Lui la voleva; avrebbe avuto tutti i dettagli della sua vita passata accanto a quel bastardo.

"Dopo che lasciai il Garden... beh, finii per arrivare a Deling. Lì volevo cercare di contattarti, ma quando ti ho visto... sapevo che ti avevo perso per sempre. Le ferite erano troppo profonde... era ancora troppo presto. Alla fine mi imbarcai in un cargo che mi portò a Trabia. Ti evito alcuni dettagli della vita di strada, ma alla fine, racimolai pochi guil e affittai una stanza. Presi una decisione una notta, una decisione che mi perseguiterà per sempre... aspettai fuori da un ristorante. Dove fondalmente... oh, Dio."

Si coprì il volto con le mani, vergognandosi di ciò che stava ricordando. Squall sapeva cosa gli stava dicendo. Era disperata, così spaventata. L'idea di lei che si trasformava in nulla più che una puttana di lusso gli fece venire da vomitare. Voleva chiederle quante volte era stata costretta a... ma la risposta poteva essere più di quanto sarebbe riuscito a sopportare. Non aveva mai voluto morire come in quel momento; non aveva mai sentito un livello tale di disprezzo per se stesso. Non si meritava neppure di stare nella stessa fottuta camera con lei.

Lei smise di piangere per il tempo sufficiante a continuare, "il primo uomo che arrivò... beh, che era da solo, fu Richard Bennett. Ripensandoci ora, fui ingenua a pensare che lui non sapesse chi ero; era candidato per entrare nel Consiglio Mondiale, a quel tempo... Non so nemmeno cosa stessi pensando. Mi presentai come Renee, un nome che mi venne in mente dopo aver iniziato a dire 'Rinoa'... e così nacque la 'splendida' Renee Bennett."

"Pensai che se fossi riuscita a superare la notte fisica con lui avrei potuto superare... Hyne... fu orrendo. Non mi sono mai sentita così sporca o facile nella mia vita. Fui stupita quando la mattina dopo mi chiese se voleva rimanere con lui. La notte precedente gli avevo inventato qualche storia riguardo ad un litigio con un'amica che ero andata a torvare. Stavo morendo di fame... avevo mangiato pochissimo. A quel punto, non sapevo più da dove avrei tirato fuori il pasto successivo. Fui costretta ad accettare l'offerta, ma non avrei mai più avuto l'opportunità di andarmene."

"Rinoa, mi disp-"

"Non dirlo nemmeno! Non dirmi mai che ti dispiace. Fidati, non è per nulla abbastanza. Vuoi sapere cosa ho sopportato? Vuoi sapere quanto 'dispiaciuta' può essere una persona?"

Due parole non avrebbero mai portato via il dolore. Lui lo sapeva meglio di chiunque altro. Quante notti aveva immaginato lei, quello che stava facendo? Troppe volte l'aveva pensata vestita di abiti elaborati, a comandare eserciti per prepararsi ad un'invasione, simile ad Edea. Era più semplice avere a che fare con quell'immagine. La verità era mille volte peggio: aveva venduto il suo corpo, aveva venduto la sua anima. No, due parole non avrebbero mai cancellato quell'orrore. Ad ogni modo, una cosa era giusta: sentire la verità era la cosa più dolorosa che lei gli potesse infliggere. Ora, ad ogni minuto del giorno avrebbe risentito le sue parole, ricordato il dolore della sua voce, e l'angoscia nei suoi occhi. Nessun 'mi dispiace' avrebbe portato via tutto questo.

"Dopo la prima notte nel suo letto, finii per sentirmi male per quello che avevo fatto. Vuoi sentire la fottuta parte peggiore di tutto questo? Mi sentivo ancora come se ti stessi tradendo! Tu mi stavi dando la caccia... e io mi facevo venire la nausea per averti fatto del male. Odiai me stessa per quella sensazione. Quello è stato il giorno in cui conobbi Alexandra... aveva appena cominciato a lavorare per lui. Prima viveva ad Esthar, e sapeva perfettamente chi ero. Invece di denunciarmi, quella sera mi diede conforto. Aveva capito, allora, che... in qualche modo, ero diventata una prigioniera di Richard Bennett, e niente mi avrebbe salvata. Aveva degli amici nel governo e e riuscì a rimediarmi dei documenti falsi."

Rinoa si morse le labbra, come se avesse paura di continuare. Non aveva paura di dirlo, bensì di ricordarlo.

"Lo sposai quattro settimane dopo e, un mese più tardi, scoprii di essere incinta. Lui sembrava quasi... felice, credo. Per pochi mesi, fu quasi sopportabile. Ora avevo un'altra vita a cui pensare. Dopo che nacque Ally, ogni cosa cambiò. Sapeva che aveva potere su di me; io non mi ero ancora resa conto."

Guardandolo dritto negli occhi, disse sommessamente, "cinque."

Fino a quel momento, lui aveva guardato il pavimento, o forse i suoi occhi si erano chiusi davanti alle disgustose immagini che tormentavano la sua mente. Non capì l'ultimo commento e la guardò negli occhi. Ora la guardava in faccia attentamente, e trovò solo terrore e sofferenza. "Non capisco... cinque?"

È il numero delle volte che mi ha rotto le costole, Squall. Posso ricordarle una ad una... posso ancora sentire il dolore di ogni costola mentre mi si rompeva nel torace."

Se quell'uomo fosse stato lì vicino, sarebbe morto. Quell'uomo sarebbe morto non appena Squall gli avesse di nuovo messo gli occhi addosso. Sentì che stava cominciando a tremare di rabbia, verso se stesso e verso Richard Bennett. La sua Rinoa non sarebbe mai rimasta accanto a una tale bestia; era troppo forte. Era una combattente. Nessuno avrebbe mai potuto fare il prepotente con lei, eppure lui sapeva che su una cosa Rinoa aveva ragione. Non erano più le stesse persone. Questa Rinoa era rimasta... non perché era debole, ma perché era forte.

Rinoa non era la codipendente nel matrimonio. Era una prigioniera di guerra... una guerra che aveva perso con se stessa. Era rimasta perché il suo spirito era stato spezzato, la sua fiducia se ne era andata. Era rimasta per sua figlia, per il cibo e un rifugio, per la sua unica ragione di vita. Non era una brutta relazione qualsiasi da cui poteva scappare, non si trovava in una situazione per cui poteva cercare rifugio in un altro posto qualsiasi. Non c'era nessun altro posto verso cui scappare. Una persona più debole avrebbe rinunciato alla vita; solo una persona forte poteva sopportare una simile tortura e rimanere comunque sana di mente.

"Così inventai una persona, divenni lei. Provai a credere che Rinoa Heartilly era morta. Nella mia mente, lei morì con Squall Leonhart quel giorno al Garden. La vita che avevo una volta, la persona che ero una volta... non c'è più. Siamo persone diverse, sono accadute troppe cose."

Le sue lacrime si fermarono, la sua voce perse il tremore iniziale e crebbe, fino ad essere più sicura. Non mi aspetto di poter uscire viva da questa situazione. Una volta ho detto ad Alexandra che ero morta comunque. Allison è nata innocente in questa guerra; è l'unica senza peccati. Richard Bennett non le farà del male, a meno che non voglia ferire me. Sarò io a versare il suo sangue, se solo prova a farle del male. Non sarò innocente questa volta; questa volta ne varrà la pena. Darò la vita per lei."

"Ora Squall, guardami negli occhi e dimmi che ti dispiace."

Nessuna scusa avrebbe riparato ai danni che le erano stati fatti, non solo psicologicamente, ma anche mentalmente. Il compito di un cavaliere è quello di proteggere la sua strega, mente, corpo, e spirito. Lui non aveva fatto nessuna di queste cose. Non era un cavaliere più di quanto lo fosse stato prima di incontrarla. La vita poteva essere crudele.

Per la prima volta, Squall Leonhart fece una cosa che non aveva mai fatto prima. Cadde in ginocchio e implorò silenziosamente il suo perdono. Non era tipo da implorare; il rimorso che provava verso di lei non poteva essere spiegato a parole... aveva fallito.

*~*~*~*~*

Il giorno stava volgendo al termine, e il poco calore che il sole aveva offerto era solo un fugace ricordo. La neve sciolta sul pavimento stava tornando di nuovo solida. Non appena i suoi stivali colpirono un blocco di gelo sulla strada, Seifer si irrigidì, incapace di mantenere l'equilibrio. Disprezzava qualsiasi cosa che questa dannata landa desolata aveva da offrire. Nessuna persona normale poteva vivere in quelle condizioni per tutto l'anno.

Alzandosi da terra, imprecò ad alta voce; chiunque fosse a portata d'orecchio poteva intuire quanto l'uomo fosse contrariato.

Quistis provò a non ridere, dopotutto non sarebbe stata una mossa molto saggia.

"Seifer, Nicolas, chiunque tu sia. Ricorda che sei, presumibilmente, un SeeD. Quando indossi questa uniforme, devi comportarti come un cittadino modello."

Lui spazzolò via la neve dal suo cappotto, "sì, sembra che i cittadini modello delle vicinanze abbiano il vizio di sparire o morire improvvisamente."

"Pensi che Squall lo sappia già? Voglio dire, è là già da un paio d'ore per l'interrogatorio sulla bambina scomparsa."

Poi la colpì, bambina.

"Seifer, significa che la figlia di Rinoa e di Bennett è stata rapita?"

"Ho alcune idee sull'argomento, ma vediamo cosa succede quando arriviamo là. Per quanto riguarda Squall, poi... lo sa."

Lei si fermò, voltandosi a guardarlo. "Non capisco. Non ti vediamo per cinque anni, e ora sei l'autorità su tutto. Guardan, non possiamo ancora emettere un verdetto... potrebbe anche non saperlo."

Seifer respirò profondamente, guardando il suo fiato che si stava condensando in aria, poi si girò verso di lei, "il Comandante Ragazzino lo sa."

Prima di riuscire a dire un'altra parola, la ragazza vide una figura che correva verso di lei attraverso la neve. Dal cappotto standard della SeeD, capì che era Lauren.

"Professoressa... Quistis, ho cercato di contattare te e Nicolas tutto il pomeriggio!" Seifer fece un piccolo sorriso e un finto cenno con la mano al suono del suo nome fittizio. La giovane continuò, "perché non avete risposto via radio?"

Quistis guardò Seifer, "Nicolas era incaricato della radio. SeeD, ce l'hai ancora con te?"

Seifer frugò nelle tasche del suo cappotto, e poi ricordò di averla attaccata alla cintura. Con un sorriso birichino, cercò di salvare la sua dignità da quella situazione.

"Sì, eccola, non ho sentito una singola trasmissione."

Diede il piccolo mezzo di comunicazione a Quistis, che l'esaminò prima di restituirgliela

"SeeD, magari ti può essere più utile se sposti il bottone sull'indicatore ricezione," disse lei, cercando di trattenersi dal ridere.

Seifer afferrò la radio farfugliando molti aggettivi sottovoce.

"Non fa niente. È un'emergenza... riguarda il Comandante Leonhart. È diventato... beh, come lo dico? Pazzo."

Un'improvvisa paura colpì Quistis. Questa situazione non aveva niente di buono: aveva paura di sentire il resto.

"Siamo riusciti a parlare con Richard Bennett solo per pochi minuti. Bennett ha mostrato al Comandante una foto e poi ha minacciato la vita di altri SeeD. C'è stato qualche urlo, ed è finito tutto con il Comandante che ha letteralmente spinto a terra Bennett. Abbiamo lasciato l'edificio e Squall mi ha gridato contro... ma mi ha chiamata Rinoa. Allora ha perso la testa... ha tipo avuto un collasso nervoso ed è corso nella foresta. Ho provato a raggiungerlo, ma non riuscivo a stargli dietro nella neve."

Quistis e Seifer si scambiarono uno sguardo, ognuno dei due aveva tratto le sue conclusioni riguardo una storia di cui non avevano sentito la fine... una fine che nessuno dei due si aspettava.

"Professoressa, questa non è la parte peggiore. Tre ore fa Richard Bennett è stato trovato morto nel suo studio... ora come ora il Comandante è il primo sospettato."

Seifer provò a confortare Quistis, mettendole gentilmente una mano sulla spalla, rassicurandola che non era sola. Parlò, senza rivolgersi a qualcuno in particolare, affermando ciò che aveva già detto, "lui lo sa..."

*****
Note delle traduttrici: i capitoli dall'1 al 22 sono stati ripubblicati in seguito a una pesante revisione e a tratti una ri-traduzione ad opera di DefenderX e mia. Le ragioni di questa ripubblicazione sono spiegate nelle note del capitolo 23.
Citazione di apertura: da La Ruota del Tempo di Robert Jordan.
La Ruota del Tempo gira ed Ere vanno e vengono,
lasciando ricordi che diventano leggenda.
La leggenda sbiadisce nel mito, e persino il mito è dimenticato da tempo
quando l'Era che gli aveva dato i natali ritorna nuovamente.
- Alessia Heartilly

   
 
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