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Autore: gwinaslan    22/01/2012    3 recensioni
Hanno aperto una libreria non lontano da qui. La "Old Books". Dal nome si capisce tutto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Se me ne andassi?»  Sospira, ma non si volta a guardarlo. «Fammi almeno la cortesia di lasciare un biglietto d'addio» Lui la stringe dolcemente a se. I loro corpi nudi, sotto le coperte.

Hanno aperto una libreria non lontano da qui. La "Old Books". Dal nome si capisce tutto. L'altro giorno ci sono passata poco prima che chiudesse. Appena entri il tempo si ferma. Non è molto grande, ma sicuramente ben fornita. Gli scaffali, in legno scuro, sono alti e ricolmi di libri di ogni genere. L'odore è quello della carta ingiallita dal tempo. Le pareti sono ricoperte di carta da parati rosa antico con sopra disegnato in rosa più scuro un'edera che percorre tutta la stanza. In un angolo della sala ci sono quattro poltrone in pelle marrone, in mezzo a esse si trova un tavolinetto tondo, in legno, con sopra un servito da te in blue Delft. Accanto c'è un cartello con la scritta "Serviamo tè". Sempre in quell'angolo, vicino alla vetrina, c'è un grammofono con alcuni dischi in vinile li vicino. Al lato opposto, appoggiato al muro c'è un pendolo che ha, secondo me, un che di vittoriano. Il proprietario è un omino buffo, sembra quasi un Hobbit. E' vecchio, basso, con una chioma di capelli bianchi e un'aria gentile. Non riesco a capire quanti anni abbia. Sembra proprio Bilbo Baggins. Anche i suoi vestiti sembrano antichi, come tutto in quel posto. Potremmo dire che sono "vintage".
Oggi ho deciso di tornarci. Mentre attraverso Ponte Vecchio riguardo la lista dei libri che forse comprerò. Firenze mi sembra più affollata del solito, ma forse è solo un'idea. In questa città i turisti non mancano mai.
Arrivata davanti al negozio mi fermo un'attimo a guardarlo. Mi accorgo che è molto simile all'idea che mi ero fatta della biblioteca del protagonista de "L'ombra del vento" di Zafon. Certo li sono a Barcellona che, a come viene descritta è una città molto suggestiva, ma anche Firenze non è male come ambientazione.
Entro. Bilbo (ormai ho deciso di chiamarlo così) mi saluta e io ricambio con un sorriso, poi mi adentro tra gli scaffali. I libri sono messi per ordine d'autore, quindi è molto facile trovare ciò che si cerca. Alla "w" trovo Oscar Wilde. Scorgo i titoli, li ho già letti tutti. Alla fine vedo un'edizione uguale a quella di mia madre del "Ritratto di Dorian Gray". Mi viene nostalgia. Io quel libro l'ho letto proprio in quell'edizione, dove i nomi sono tradotti, cioè non c'è scritto "Basil" ma "Basilio".
Lo prendo in mano. Avrei una voglia matta di comprarlo ma poi la Sere mi sgrida. Stiamo già strette nel nostro monolocale, se continuo a riempirlo di libri un giorno o l'altro lei mi butterà fuori. Lo sfoglio e poi lo annuso. Una delle cose più buone è l'odore dei libri, quello dei libri usati ha poi un fascino tutto particolare. Quando lo richiudo mi accorgo che è volato via qualcosa, lo raccolgo: è un foglietto. Toccandolo mi accorgo che è uno di quei fogli che si usano per disegnare a carboncino. Da una parte c'è scritto "Addio", in inchiostro nero. Sembra sia stato usato un pennino o una stilografica. «Oh, l'ha trovato, vedo.» Mi volto: Bilbo è lì sorridente. Non mi ero accorta che si fosse avvicinato, ma tutti sanno che gli Hobbit si muovono silenziosamente. «Cos'è?» Chiedo. «Un addio di un'innamorato alla sua amante. O almeno penso» Riguardo il foglietto. Riesco ad immaginarmi la scena: lei si sveglia e lui non c'è. Va in cucina e sul tavolo, il biglietto. «Sa in ogni libro qua dentro c'è un piccolo ricordo dei precedenti proprietari. Però, se io fossi quel ricordo non mi farei certo trovare dal primo che capita» Fisso quell'assurdo vecchietto. «Se sta solo tentando di farmelo comprare...» «Oh, no. Non era quello il mio scopo, anche se mi farebbe piacere. Le sto solo dicendo che in questo negozio non sono i clienti a scegliere i libri, ma il contrario» Ora più che Bilbo sembra Olivander il venditore di bacchette di "Harry Potter". «Vuole del tè?» «Si, grazie» Mentre lui si allontana, io fisso il libro. Si, ho fantasticato tantissime volte su chi potessero essere i precedenti proprietari dei miei libri usati, un po' come in "Spoon River" Masters immagina le vite delle persone seppellite sulla collina. Non so se credere a Bilbo (o Olivander), magari se l'è inventato, ma almeno come storia mi piace. Chissà a quante persone l'ha raccontata.
Mentre prendiamo il tè sulle poltrone in pelle (che sono comodissime), lui mi racconta la storia di qualche libro. Sono storie particolari e alcune anche buffe. Come quella della suora che passava le sere a leggere "Moll Flanders" a lume di candela e, come mi fa vedere, è rimasto il segno della cera, o come quella del pittore che dopo aver letto "Mrs Dalloway" si è tolto la vita (Sull'ultima pagina del libro che mi mostra c'è un disegno a matita di una donna. La signora Dalloway immagino.)  Secondo me, che se le sia inventate o che siano successe davvero, se ne facesse un libro venderebbe assai. Mi racconta anche che molti dei libri che ha, li aveva venduti a persone che erano poi tornate a ridarglieli con dentro i segni del loro passaggio. Continuamo a parlare finchè non diventa veramente tardi e devo scappare.
Quando esco da quel negozio riguardo il biglietto con su scritto "Addio" che ho comprato insieme al libro. La Sere mi ucciderà ma non mi interessa. Le storie che mi ha raccontato quell'uomo mi hanno preso troppo. Credo che quando si sarà appropriato di un mio ricordo glielo riporterò.  


Svegliarsi la domenica alle nove e mezzo con quest'idea e non poter far altro che scriverla. Quello che è venuto fuori non mi sembra proprio malissimo, ma preferirei sentire voi cosa ne pensate. Vi ringrazio comunque per averlo letto. 
   
 
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