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Autore: Gray Winter    22/01/2012    1 recensioni
Misantropia.
Odio totale o sfiducia nei confronti del genere umano, attitudine all'antipatia e alla sfiducia verso le altre persone.
Un’infanzia rubata e un padre irraggiungibile hanno portato Marlene a trincerarsi in se stessa, chiusa in una muraglia insondabile.
Cercare di abbattere quelle barriere è una sfida avvincente; e Sirius adora mettersi in gioco.
In un mondo afflitto dalla guerra, cercherà di vincere quella partita a tutti i costi, scontrandosi con la ferrea resistenza di Marlene.
Lei farebbe di tutto per non soffrire ancora; farebbe di tutto per mantenere il suo segreto.
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Marlene si ritrasse come se si fosse bruciata, appiattendosi contro la finestra. Incrociò gli occhi grigi di lui, e un moto di rabbia parve invaderle la gola e infiammarle le guance smunte.
Odiava essere toccata; e lui lo sapeva benissimo. Restò a fissarlo per una manciata di secondi, aspettando delle scuse che non arrivarono.
Sirius stava zitto, immobile. La scrutava con l’espressione strana che Marlene aveva visto lampeggiare rare volto sul suo viso; era come se cercasse di leggerle dentro, tentando invano di abbattere quella muraglia insondabile che si era costruita attorno nel corso degli anni.
Lei strinse le labbra, gli occhi piantati sul pavimento. Non gli
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Papaveri bianchi, primule rosse.

 

 

Ferma

 





-Credo che tu abbia un problema.

La voce impastata di sarcasmo sfumò nell’alba gelida che stava profilandosi all’orizzonte, macchiando i muri scrostati di un rosa pallidissimo.

Sentì il proprio corpo irrigidirsi all’istante, i pugni serrati abbandonati lungo i fianchi. Fece finta di non aver sentito quel suono fastidioso, continuando a fissare il panorama oltre i vetri della finestra.

-Pensi che continuando a fuggire sistemerai tutto? Affronta la realtà, una buona volta, e smettila di comportarti da bambina viziata.

Il tono della voce era cambiato; alle orecchie manteneva quella nota odiosa che le faceva fumare il sistema nervoso, eppure Marlene riuscì a cogliervi un velo di rabbia misto a qualcos’altro. Frustrazione. Oppure dolore? Non sapeva dirlo con certezza, e comunque non ebbe neanche il tempo sufficiente per rifletterci: d’un tratto percepì chiaramente una morsa ferrea chiudersi sulla spalla, costringendola a voltarsi con una brusca torsione del torace.

Marlene si ritrasse come se si fosse bruciata, appiattendosi contro la finestra. Incrociò gli occhi grigi di lui, e un moto di rabbia parve invaderle la gola e infiammarle le guance smunte.

Odiava essere toccata e lui lo sapeva benissimo. Restò a fissarlo per una manciata di secondi, aspettando delle scuse che non arrivarono.

Sirius stava zitto, immobile. La scrutava con l’espressione strana che Marlene aveva visto lampeggiare rare volto sul suo viso; era come se cercasse di leggerle dentro, tentando invano di abbattere quella muraglia insondabile che si era costruita attorno nel corso degli anni.

Lei strinse le labbra, gli occhi piantati sul pavimento. Non gli avrebbe permesso di invadere il proprio spazio vitale per la seconda volta.

-Sì, ce l’ho. Il problema sei tu.

-Davvero?- lo sentì ribattere, immaginandosi il solito sorriso di sfida a increspargli le labbra. –E pensare che dopo stanotte ero convinto di essere diventato la soluzione.

Marlene incrociò le braccia al petto, come ad allargare la distanza che li separava. -Stanotte non è successo nulla.

Sirius rise piano, di una risata amara. Non sapeva perché, eppure Marlene era certa che lui si fosse spettato quella risposta. Lo sentì avvicinarsi di un passo, poi di un altro e un altro ancora. Ora il suo fiato le sfiorava la pelle, bruciante e insopportabile.

Avrebbe voluto allontanarsi, prenderlo a pugni e scappare a casa propria; ma rimase ferma, come una lastra ghiacciata e insensibile. Le mani di Sirius la costrinsero ad alzare lo sguardo e specchiarsi in quegli occhi così intensi da fare paura.

Represse un brivido, la bocca serrata.

-Ti odio.- sputò fra i denti.

Sirius stese le labbra in una smorfia ironica. –Bè, è già qualcosa, no?

-Non mi fido di te.

- Se lo facessi ti prenderei per stupida.

-Cosa vuoi da me?

Le parole si infransero nel silenzio, senza ricevere risposta.

Cosa voleva da lei? Sirius non lo sapeva con certezza.

Sapeva solo che quando la guardava si sentiva strano, il corpo leggero e le mani tremanti. Il resto dell’universo pareva sparire chissà dove, inghiottito da un buco nero gigantesco, e avvertiva solo il tono aspro della voce di lei. Se solo ripensava a poche ore prima, quando aveva percorso il corpo esile di Marlene con le labbra socchiuse, saggiandone il sapore e ubriacandosi del suo odore, una potente scossa elettrica lo sconvolgeva da capo a piedi.

Chiuse gli occhi un istante, sopraffatto da quelle immagini sfocate ma impresse a fuoco nei ricordi. Quando li riaprì, lei lo osservava con cipiglio interrogativo.

-Allora?- chiese, impaziente. Scostò il volto con uno scatto, sfuggendo alla sua presa troppo calda.

Sirius scrollò le spalle. Le diede la schiena e si diresse in cucina, ancora scosso da quel turbine di emozioni confuse.

-Non lo so.- rispose infine, sbattendo la porta.

 

Marlene fissò il punto in cui era sparito, sperando vivamente che prendesse fuoco. Ma dato che non succedeva nulla, decise di fiondarsi in bagno per farsi una doccia: sentiva ancora il suo odore incollato alla pelle. E ciò non le piaceva, non le piaceva per niente.

Arrivata lì, chiuse l’uscio a chiave. Si tolse la camicia con un gesto impaziente e si fiondò sotto l’acqua ghiacciata -la temperatura ideale-, lasciando che il freddo le filtrasse fin nelle nelle ossa.

Voleva cancellare ogni traccia di Sirius; non vedeva l’ora di toglierselo di dosso, di sentirsi nuovamente libera e completa padrona del proprio corpo.

Strofinò il bagnoschiuma con violenza e meticolosità a dir poco maniacale, senza tralasciare nemmeno una striscia di pelle. Lo shampoo le si insinuò negli occhi, costringendola a serrarli.

E appena calò il buio, rivide le immagini vissute appena poche ore prima.

Sirius che la baciava.

Sirius che la spogliava.

Sirius che la toccava, Sirius che la baciava… di nuovo, e ancora. E sentì le sue mani, la sua bocca, il suo respiro nelle orecchie e la sua voce bassa e roca che pronunciava il nome di lei.

Sirius… Sirius, ancora Sirius…

Spalancò gli occhi neri di scatto, ignorando il sapone che continuava a pizzicarla. Si sciacquò alla meglio e uscì, i piedi nudi e la pelle d’oca, gocciolando sulle piastrelle azzurrine.

Le mani aggrappate al lavandino bianco, si fissò allo specchio.

Un viso piuttosto ordinario, incorniciato da una lunga chioma scura, la fissava con un’espressione vagamente sconvolta. Si portò una mano fra i capelli bagnati, guardando in alto.

Era sbagliato.

 Non poteva lasciarsi andare così. Non poteva permettergli di entrare nella propria vita, per poi sconvolgerla e distruggerla come avevano fatto tutti quelli cui aveva spalancato il cuore.

Suo padre prima, Fabian poi.

E come uno schiaffo dannatamente doloroso, quel volto sorridente incorniciato da fiamme rossicce tornò a sorridergli, più radioso che mai.

No, decise, non avrebbe sofferto di nuovo.

 

Il fumo biancastro si dissipava nell’aria immobile in una nuvola flessuosa e trasparente. Bruciava la gola. Corrodeva i polmoni.

Un’altra boccata, ma la porta continuava a stare chiusa. Un’altra boccata, e la testa era sul punto di scoppiare.

Poi sentì l’uscio dell’ingresso sbattere con violenza e un sonoro “ crac” echeggiare nel cortile, attutito dalle pareti.

Tutta quella situazione era piuttosto ironica. Per una volta era lui quello sedotto e abbandonato, e –doveva ammetterlo-, faceva a dir poco schifo.

Buttò la cicca fuori dalla finestra, accendendosi un’altra sigaretta.

E con un sorriso sarcastico stampato in faccia, in silenzio, Sirius mandò Marlene McKinnon a farsi fottere.





Angolo Me
Emm, bene. Questa è una storia nata in una notte di nullafacenza, quindi siete liberi di dire che fa schifo u.u
La mia Marlene è scontrosa, antipatica e nemica del mondo intero -è una ragazza che ha sofferto tanto, compatitela! D:-, mentre Sirius... bè, penso sia lo stesso di sempre -a meno che non sfori nell' OOC, cosa che odio con tutta me stessa :3.
Dunque, questo è il primo capitolo... se siete curiosi di sapere come continuerà, lasciatemi un commentino!
A presto (spero xD),
Cate :D

   
 
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