Stanca, spaventata, sola.
Si sentiva così,
Minerva, il respiro pesante e affannato, gli occhi che invano cercavano di
distinguere una sagoma nel buio, una strana paura a stringerle il
cuore.
Non riusciva a
ricordare cosa fosse successo: più cercava di concentrarsi, più la mente si
ribellava e le restituiva soltanto vuoto… Tossì. L’ambiente in cui si trovava
non era freddo, anzi, e percepiva che quel gelo veniva da dentro di lei: ma non
riusciva a comprenderne il motivo. Tentò di portare le mani al viso, ma non poté
farlo: aveva i polsi bloccati, e il sinistro tintinnio che aveva accompagnato il
suo movimento rivelava che pesanti catene trattenevano le sue
mani.
Qualcosa,
probabilmente una porta, cigolò alle sue spalle.
« Ben svegliata,
Minerva »
No, per l’amor
del cielo, no…
Minerva McGranitt si
sentì morire. Qualsiasi cosa avesse immaginato fino ad allora, in qualsiasi
luogo avesse potuto pensare di trovarsi, quello era il peggiore di tutti. Sentì
le lacrime premere, e per una volta in tutta la sua vita non si premurò di
trattenerle. Quella voce… Era la fine.
« Che c’è? Non sai
più parlare? » Chiuse gli occhi con forza, come se anche il buio potesse
ferirla, e di nuovo tentò di liberarsi le mani. La voce giungeva ancora dalle
sue spalle, ma Minerva percepiva che quella presenza si stava avvicinando. Una
mano gelida e ossuta, poco più che un artiglio, le sfiorò la nuca. « Allora,
Minerva? » Lei tremò, e la mano si strinse. « Apri gli occhi! » Per tutta
risposta, la donna serrò le palpebre con maggior decisione. « Ho detto aprili! »
Uno schiaffo la colpì in pieno viso, così forte che ebbe la sensazione di cadere
dalla sedia su cui si trovava. Ingoiò un singhiozzo, e
obbedì.
Un teschio quasi
privo di lineamenti, occhi rossi dalle pupille verticali, pura crudeltà come
sola espressione… Non c’era niente, in quell’essere ripugnante, del dolce
ragazzo che aveva tentato di rubare il suo cuore.
« Era ora. Non ti
ricordavo così sciocca da disobbedire ». Lord Voldemort la guardava, una strana
luce negli occhi ormai privi di sentimenti e di pietà, quasi aspettando una sua
parola. Minerva si sforzò di respirare a fondo, quindi lo fissò negli
occhi.
« Tom… Che cosa hai fatto
».
Alcune torce presero
a bruciare, e la stanza finalmente si illuminò di luce tremante. Il volto del
Signore Oscuro era deformato dall’ira.
« Non chiamarmi
così! » Improvvisamente, però, Minerva McGranitt aveva ritrovato la calma, il
possesso di sé. E adesso era pronta a combattere fino alla
fine.
« Perché no? È con
quel nome, che ti ho conosciuto…che ti ho voluto bene…»
« Non mentire,
Minerva, non ti conviene. Non ti importava nulla di me »
« Sai che non è
così… Solo, tu volevi troppo. Chiedevi ciò che non potevo darti… » Lord
Voldemort si protese verso di lei, appoggiando le mani sui braccioli della sedia
dove Minerva si trovava incatenata.
« Quello che adesso
però posso prendermi! » I loro volti erano vicini, e per un istante Minerva
McGranitt ebbe paura. Poi pensò a Silente, e si sentì
tranquilla.
« Non è così, Tom, e lo sai… Non puoi prendere l’amore
di qualcuno, se già appartiene ad un altro… »
« Smettila! » Si era
staccato dalla sedia con uno scatto, e di nuovo Minerva si sentì sull’orlo della
caduta; riuscì a mantenere l’equilibrio, ma i muscoli del suo corpo
protestarono.
« Slegami, ti prego.
Sai che tenermi qui non cambierebbe le cose… »
Le sue parole
caddero nel silenzio più assoluto. Il Signore Oscuro se ne andò, sbattendosi la
porta alle spalle, e non le rivolse una parola. Minerva McGranitt si accasciò
sulla sedia, esausta, cercando con tutte le proprie forze di non lasciar
sfuggire il pensiero di Silente: solo lui, solo la coscienza di ciò che li
univa, le avrebbe permesso di salvarsi… E lei lo sapeva.
Ma a contendere il
primato a quel pensiero c’era il ricordo di Tom Riddle, quel ragazzo dai
lineamenti gentili ed aristocratici che tanti anni prima le aveva fatto mettere
in dubbio per un attimo il legame con Albus… Un momento di debolezza,
nient’altro, nemmeno approdato a qualcosa di concreto… Ma le attenzioni che Tom
le dedicava l’avevano fatta vacillare per un lungo, terribile istante prima di
essere respinte: Tom Riddle sapeva, aveva sempre saputo, che Minerva non gli
sarebbe mai appartenuta, e proprio per questo aveva giurato
vendetta.
La porta si spalancò
all’improvviso, dopo ore di solitudine. Lord Voldemort si sedette davanti alla
donna, tenendole ferme le braccia con le proprie mani artigliate. Senza nemmeno
una parola restò in quella posizione per un tempo incredibilmente lungo,
tentando di violare la mente di Minerva con la Legilimanzia. La compagna di
Albus Silente resisteva, con sempre maggiore fatica, ma non aveva intenzione di
cedere.
« Arrenditi,
Minerva, non costringermi a farti del male…» Lei strinse le labbra, i denti che
stridevano fino a disturbarle le orecchie, ma non poteva, non voleva cedere…Lui
avrebbe scoperto i segreti dell’Ordine, e lei non poteva… « L’hai voluto tu »
Qualcosa di acuminato le attraversò la carne del braccio destro, bruciando e
lacerando i tessuti. Minerva gridò, era il dolore più insopportabile che avesse
mai provato: e quando finalmente il Signore Oscuro ritrasse la propria unghia
affilata dal suo braccio lei ebbe la sensazione che il sangue le stesse fluendo
via tutto insieme. Le sue difese caddero.
Tuttavia, mentre
tentava lentamente e con fatica di riprendere il controllo dei propri ricordi,
si rese conto che l’essere che un tempo era stato Tom Riddle non cercava
informazioni sull’Ordine della Fenice. Era, invece, tornato al giorno in cui lei
l’aveva rifiutato: e prima che lei potesse fare qualsiasi cosa, lui si ritirò
dalla sua mente.
« Mi trovi
ripugnante, vero? » Minerva non rispose. In fondo, non sapeva neppure lei che
cosa provasse. « E così era vero… » Il mago oscuro si alzò e prese a camminare
per la stanza. Infine, si appoggiò al camino e la guardò con i suoi occhi
crudeli. « Dicesti la verità: non mi amavi »
« Tom…»
« Non – chiamarmi –
così! » Minerva McGranitt si aggrappò al pensiero di Silente, e riuscì a parlare
nonostante il dolore della ferita le togliesse il respiro.
« Non ti chiamerò
mai in nessun altro modo. Te l’ho detto tanto tempo fa, e te lo ripeto oggi
».
Uno scatto
repentino, e Lord Voldemort le stringeva le spalle con violenza, i loro volti
più vicini di prima. Il petto di Minerva si alzava e abbassava veloce, il
respiro concitato della paura. Con un gesto goffo per le sue mani da scheletro,
il Signore Oscuro fece scorrere tra le dita una ciocca dei capelli morbidi della
donna, per poi aggiustarglieli con assurda delicatezza dietro un orecchio. Il
freddo contatto del suo corpo di rettile con la pelle calda di lei li fece
rabbrividire entrambi, sebbene per diversi sentimenti.
Il viso scavato e
privo d’espressione di Lord Voldemort si avvicinò ancora, e ancora, fino a che
Minerva non sentì sulle proprie le labbra dell’essere che da anni terrorizzava
il mondo magico. Era un contatto strano, gelido, eppure per un istante Minerva
non riuscì a sottrarvisi. Ma quando sentì la lingua rettile e spietata cercare
la sua, improvvisa come un lampo l’immagine di Silente la riportò in sé. Si
scostò con un gesto rabbioso dal Signore Oscuro, ormai certa che, per un atto
simile, la cosa migliore che le sarebbe potuta capitare era una morte lenta e
atroce.
Lord Voldemort al
contrario non reagì, e nemmeno si spostò. Rimase così, a pochi centimetri dal
volto di Minerva, per qualche lungo secondo, guardandola come per imprimersi una
volta per tutte nella mente il suo viso, poi sussurrò.
« Se tu solo sapessi
quanto ti ho amata, Minerva…»
Minerva McGranitt
percepì le catene ai polsi allentarsi, e uno strano calore invaderla…Del tutto
inconsciamente scivolò in un sonno profondo ed innaturale, inconsapevole di ciò
che sarebbe successo.
Aprì gli occhi che
splendeva un gran sole su Hogwarts, e la prima cosa che la colpì fu un familiare
odore di biancheria pulita misto a quello, altrettanto inconfondibile e ancor
più caro, di fragranza al limone.
« Albus… »
« Grazie al cielo ti
sei svegliata…» Il più grande mago di tutti i tempi aveva gli occhi pieni di
lacrime: le sfiorò il viso con la punta delle dita, per poi accarezzarle le
labbra con piccoli, dolcissimi baci. Minerva sorrise.
« Che cos’è
successo? »
« Non lo sappiamo.
Hagrid ti ha ritrovata svenuta e sanguinante oltre i cancelli… Ormai una
settimana fa ». L’uomo lesse senza fatica la preoccupazione negli occhi della
sua compagna, e le accarezzò la fronte. « Va tutto bene. La ferita era profonda,
ma sta guarendo… Quanto a Lord Voldemort, e al fatto che ti abbia lasciata
andare… Non so spiegarti perché, ma credo che tu sia riuscita a fargli ritrovare
quell’ultima briciola di Tom Riddle che era rimasta in lui
».
Minerva ripensò al
loro bacio, e si sentì sporca.
« Mi ha baciata,
Albus, e io… » Oltre le lenti a mezzaluna, gli occhi di Silente
ammiccarono.
« E tu ti sei tirata
indietro al momento giusto. Severus ha tentato di scoprire con la Legilimanzia
cosa ti fosse successo, e mi ha detto tutto… Sono davvero orgoglioso di te,
Minerva ».
La McGranitt
sorrise, divertita, ma assunse la propria espressione più severa fingendosi
irritata.
« Devi sempre essere
così impiccione, Albus? »
« Naturalmente. Non
dirmi che ti sorprende…»
« Certo che no, » Minerva puntò i gomiti sul materasso e si alzò un poco verso di lui, fino a sfiorarne le labbra con le proprie « e ti dirò, per questo ti amo così tanto…»