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Autore: Slytherin Nikla    05/09/2006    6 recensioni
Stanca, spaventata, sola. Si sentiva così, Minerva... E' una fic pazzesca... Secondo me è stata colpa del Tequila Sunrise se m'è venuta un'idea del genere... Bah, leggete e recensite, così poi cerco un treno e mi ci butto sotto...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Tom Riddle/Voldermort
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Stanca, spaventata, sola.

Si sentiva così, Minerva, il respiro pesante e affannato, gli occhi che invano cercavano di distinguere una sagoma nel buio, una strana paura a stringerle il cuore.

Non riusciva a ricordare cosa fosse successo: più cercava di concentrarsi, più la mente si ribellava e le restituiva soltanto vuoto… Tossì. L’ambiente in cui si trovava non era freddo, anzi, e percepiva che quel gelo veniva da dentro di lei: ma non riusciva a comprenderne il motivo. Tentò di portare le mani al viso, ma non poté farlo: aveva i polsi bloccati, e il sinistro tintinnio che aveva accompagnato il suo movimento rivelava che pesanti catene trattenevano le sue mani.

Qualcosa, probabilmente una porta, cigolò alle sue spalle.

« Ben svegliata, Minerva »

No, per l’amor del cielo, no…

Minerva McGranitt si sentì morire. Qualsiasi cosa avesse immaginato fino ad allora, in qualsiasi luogo avesse potuto pensare di trovarsi, quello era il peggiore di tutti. Sentì le lacrime premere, e per una volta in tutta la sua vita non si premurò di trattenerle. Quella voce… Era la fine.

« Che c’è? Non sai più parlare? » Chiuse gli occhi con forza, come se anche il buio potesse ferirla, e di nuovo tentò di liberarsi le mani. La voce giungeva ancora dalle sue spalle, ma Minerva percepiva che quella presenza si stava avvicinando. Una mano gelida e ossuta, poco più che un artiglio, le sfiorò la nuca. « Allora, Minerva? » Lei tremò, e la mano si strinse. « Apri gli occhi! » Per tutta risposta, la donna serrò le palpebre con maggior decisione. « Ho detto aprili! » Uno schiaffo la colpì in pieno viso, così forte che ebbe la sensazione di cadere dalla sedia su cui si trovava. Ingoiò un singhiozzo, e obbedì.

Un teschio quasi privo di lineamenti, occhi rossi dalle pupille verticali, pura crudeltà come sola espressione… Non c’era niente, in quell’essere ripugnante, del dolce ragazzo che aveva tentato di rubare il suo cuore.

« Era ora. Non ti ricordavo così sciocca da disobbedire ». Lord Voldemort la guardava, una strana luce negli occhi ormai privi di sentimenti e di pietà, quasi aspettando una sua parola. Minerva si sforzò di respirare a fondo, quindi lo fissò negli occhi.

« Tom… Che cosa hai fatto ».

Alcune torce presero a bruciare, e la stanza finalmente si illuminò di luce tremante. Il volto del Signore Oscuro era deformato dall’ira.

« Non chiamarmi così! » Improvvisamente, però, Minerva McGranitt aveva ritrovato la calma, il possesso di sé. E adesso era pronta a combattere fino alla fine.

« Perché no? È con quel nome, che ti ho conosciuto…che ti ho voluto bene…»

« Non mentire, Minerva, non ti conviene. Non ti importava nulla di me »

« Sai che non è così… Solo, tu volevi troppo. Chiedevi ciò che non potevo darti… » Lord Voldemort si protese verso di lei, appoggiando le mani sui braccioli della sedia dove Minerva si trovava incatenata.

« Quello che adesso però posso prendermi! » I loro volti erano vicini, e per un istante Minerva McGranitt ebbe paura. Poi pensò a Silente, e si sentì tranquilla.

« Non è così, Tom, e lo sai… Non puoi prendere l’amore di qualcuno, se già appartiene ad un altro… »

« Smettila! » Si era staccato dalla sedia con uno scatto, e di nuovo Minerva si sentì sull’orlo della caduta; riuscì a mantenere l’equilibrio, ma i muscoli del suo corpo protestarono.

« Slegami, ti prego. Sai che tenermi qui non cambierebbe le cose… »

Le sue parole caddero nel silenzio più assoluto. Il Signore Oscuro se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle, e non le rivolse una parola. Minerva McGranitt si accasciò sulla sedia, esausta, cercando con tutte le proprie forze di non lasciar sfuggire il pensiero di Silente: solo lui, solo la coscienza di ciò che li univa, le avrebbe permesso di salvarsi… E lei lo sapeva.

Ma a contendere il primato a quel pensiero c’era il ricordo di Tom Riddle, quel ragazzo dai lineamenti gentili ed aristocratici che tanti anni prima le aveva fatto mettere in dubbio per un attimo il legame con Albus… Un momento di debolezza, nient’altro, nemmeno approdato a qualcosa di concreto… Ma le attenzioni che Tom le dedicava l’avevano fatta vacillare per un lungo, terribile istante prima di essere respinte: Tom Riddle sapeva, aveva sempre saputo, che Minerva non gli sarebbe mai appartenuta, e proprio per questo aveva giurato vendetta.

La porta si spalancò all’improvviso, dopo ore di solitudine. Lord Voldemort si sedette davanti alla donna, tenendole ferme le braccia con le proprie mani artigliate. Senza nemmeno una parola restò in quella posizione per un tempo incredibilmente lungo, tentando di violare la mente di Minerva con la Legilimanzia. La compagna di Albus Silente resisteva, con sempre maggiore fatica, ma non aveva intenzione di cedere.

« Arrenditi, Minerva, non costringermi a farti del male…» Lei strinse le labbra, i denti che stridevano fino a disturbarle le orecchie, ma non poteva, non voleva cedere…Lui avrebbe scoperto i segreti dell’Ordine, e lei non poteva… « L’hai voluto tu » Qualcosa di acuminato le attraversò la carne del braccio destro, bruciando e lacerando i tessuti. Minerva gridò, era il dolore più insopportabile che avesse mai provato: e quando finalmente il Signore Oscuro ritrasse la propria unghia affilata dal suo braccio lei ebbe la sensazione che il sangue le stesse fluendo via tutto insieme. Le sue difese caddero.

Tuttavia, mentre tentava lentamente e con fatica di riprendere il controllo dei propri ricordi, si rese conto che l’essere che un tempo era stato Tom Riddle non cercava informazioni sull’Ordine della Fenice. Era, invece, tornato al giorno in cui lei l’aveva rifiutato: e prima che lei potesse fare qualsiasi cosa, lui si ritirò dalla sua mente.

« Mi trovi ripugnante, vero? » Minerva non rispose. In fondo, non sapeva neppure lei che cosa provasse. « E così era vero… » Il mago oscuro si alzò e prese a camminare per la stanza. Infine, si appoggiò al camino e la guardò con i suoi occhi crudeli. « Dicesti la verità: non mi amavi »

« Tom…»

« Non – chiamarmi – così! » Minerva McGranitt si aggrappò al pensiero di Silente, e riuscì a parlare nonostante il dolore della ferita le togliesse il respiro.

« Non ti chiamerò mai in nessun altro modo. Te l’ho detto tanto tempo fa, e te lo ripeto oggi ».

Uno scatto repentino, e Lord Voldemort le stringeva le spalle con violenza, i loro volti più vicini di prima. Il petto di Minerva si alzava e abbassava veloce, il respiro concitato della paura. Con un gesto goffo per le sue mani da scheletro, il Signore Oscuro fece scorrere tra le dita una ciocca dei capelli morbidi della donna, per poi aggiustarglieli con assurda delicatezza dietro un orecchio. Il freddo contatto del suo corpo di rettile con la pelle calda di lei li fece rabbrividire entrambi, sebbene per diversi sentimenti.

Il viso scavato e privo d’espressione di Lord Voldemort si avvicinò ancora, e ancora, fino a che Minerva non sentì sulle proprie le labbra dell’essere che da anni terrorizzava il mondo magico. Era un contatto strano, gelido, eppure per un istante Minerva non riuscì a sottrarvisi. Ma quando sentì la lingua rettile e spietata cercare la sua, improvvisa come un lampo l’immagine di Silente la riportò in sé. Si scostò con un gesto rabbioso dal Signore Oscuro, ormai certa che, per un atto simile, la cosa migliore che le sarebbe potuta capitare era una morte lenta e atroce.

Lord Voldemort al contrario non reagì, e nemmeno si spostò. Rimase così, a pochi centimetri dal volto di Minerva, per qualche lungo secondo, guardandola come per imprimersi una volta per tutte nella mente il suo viso, poi sussurrò.

« Se tu solo sapessi quanto ti ho amata, Minerva…»

Minerva McGranitt percepì le catene ai polsi allentarsi, e uno strano calore invaderla…Del tutto inconsciamente scivolò in un sonno profondo ed innaturale, inconsapevole di ciò che sarebbe successo.

 

Aprì gli occhi che splendeva un gran sole su Hogwarts, e la prima cosa che la colpì fu un familiare odore di biancheria pulita misto a quello, altrettanto inconfondibile e ancor più caro, di fragranza al limone.

« Albus… »

« Grazie al cielo ti sei svegliata…» Il più grande mago di tutti i tempi aveva gli occhi pieni di lacrime: le sfiorò il viso con la punta delle dita, per poi accarezzarle le labbra con piccoli, dolcissimi baci. Minerva sorrise.

« Che cos’è successo? »

« Non lo sappiamo. Hagrid ti ha ritrovata svenuta e sanguinante oltre i cancelli… Ormai una settimana fa ». L’uomo lesse senza fatica la preoccupazione negli occhi della sua compagna, e le accarezzò la fronte. « Va tutto bene. La ferita era profonda, ma sta guarendo… Quanto a Lord Voldemort, e al fatto che ti abbia lasciata andare… Non so spiegarti perché, ma credo che tu sia riuscita a fargli ritrovare quell’ultima briciola di Tom Riddle che era rimasta in lui ».

Minerva ripensò al loro bacio, e si sentì sporca.

« Mi ha baciata, Albus, e io… » Oltre le lenti a mezzaluna, gli occhi di Silente ammiccarono.

« E tu ti sei tirata indietro al momento giusto. Severus ha tentato di scoprire con la Legilimanzia cosa ti fosse successo, e mi ha detto tutto… Sono davvero orgoglioso di te, Minerva ».

La McGranitt sorrise, divertita, ma assunse la propria espressione più severa fingendosi irritata.

« Devi sempre essere così impiccione, Albus? »

« Naturalmente. Non dirmi che ti sorprende…»

« Certo che no, » Minerva puntò i gomiti sul materasso e si alzò un poco verso di lui, fino a sfiorarne le labbra con le proprie « e ti dirò, per questo ti amo così tanto…»

 

  
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