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Autore: Icegirl46    23/01/2012    5 recensioni
Breve one-shot ambientata dopo la dipartita di Izzy dai Guns… il chitarrista ritorna a Lafayette, dopo tanti anni di lontananza e un’esistenza cambiata cosi` profondamente, grazie alla sua avventura con il gruppo.
Nella mia storia, Izzy non e` piu` tornato in citta` dopo essere andato in cerca di fortuna a L.A: questa e` la prima volta dopo anni. Il punto di vista non e` suo, ma quello di una donna che lo incontra.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Izzy Stradlin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio: storia liberamente ispirata alla canzone “Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town”  (conosciuta anche piu` semplicemente con il titolo che ho utilizzato io per questa mia ff) di cui segue il testo… se avete voglia, leggetela con questa canzone in sottofondo =)



DRIIIN

Il suono acuto della campanella colorata appesa alla porta indico` alla donna che era entrato qualcuno nel negozio. Usci` dall’angusto retrobottega legandosi i capelli in una coda ordinata e lisciando le pieghe del grembiule –viveva in una piccola citta` dell’Indiana, ma non per questo poteva tollerare di apparire in disordine- pronta a salutare i suoi clienti, sempre i soliti vecchietti che venivano a comprare la stessa marca di sigarette che fumavano da trent’anni, o ragazzini che potevano quasi essere figli suoi, data la differenza di eta`, e avevano gia` preso il vizio del fumo –se fossero stati figli suoi, si sarebbero presi gia` un bel ceffone che avrebbe fatto passar loro ogni voglia!-. Cio` che vide, invece, le fece gelare per un attimo il sorriso sulle labbra, lasciandola immobile e confusa per un istante a osservare “lo straniero”.

Era un uomo dai capelli neri, ciuffi ribelli che cadevano sulle sue spalle e sulla fronte, disordinati, a incorniciare un viso magro ma dai bei lineamenti. Lineamenti che non le apparivano nuovi, anche se non capiva il perche`. Aveva gia` visto quell’uomo, ne era certa. C’era qualcosa di famigliare in lui, nel piccolo sorriso che le aveva rivolto quando l’aveva vista uscire dalla porta dietro al bancone. Non osservava il negozio come chi stia cercando di orientarsi in un posto nuovo, piuttosto sembrava cercare qualche differenza con quello che vi era un tempo, anni prima, forse… ma lei come poteva saperlo, in fondo? Le sue erano sensazioni, e basta. Ma rimaneva qualcosa in lui… qualcosa…

Si riscosse dai suoi pensieri, notando che si era attardata un secondo di troppo a fissarlo da dietro il bancone, e subito chiese gentilmente: “Cosa desidera, signore?”. Si aspettava un accento diverso dal suo, a indicare una citta` lontana, uno stato diverso, invece, con la sua stessa cadenza, le rispose: “Mi puo` dare due pacchetti di Lucky Strike? Intanto io prendo un quotidiano…”, e subito si volto` e si mise a osservare quelli che aveva sistemato negli appositi supporti quella stessa mattina.

Rimase di nuovo ferma a guardarlo, mentre qualcosa in lei sembrava muoversi finalmente, come dei ricordi, molto vecchi e nascosti alla vista da uno strato di polvere oramai spesso… le sembrava di vedere un ragazzo di quindici anni con gli stessi ciuffi ribelli che sorrideva mentre pagava le sigarette della medesima marca chiesta dall’uomo, e insieme ad esse qualcos’altro, non ricordava piu` cosa. Era passato tanto tempo, lei era a sua volta un’adolescente che aiutava il padre col suo piccolo negozio, al pomeriggio, dopo la scuola. L’immagine di quel giovane che sorrideva le appariva confusa, ma non cosi` tanto da farle temere di essere in errore: quel ragazzo e l’uomo che osservava silenzioso i titoli dei giornali in quel momento erano la stessa persona, anche se lei non ne ricordava nemmeno il nome, lo avrebbe potuto giurare. Erano diversi, e allo stesso tempo erano sempre gli stessi: il ragazzo magro e pallido con jeans strappati e una maglietta logora, il sorriso timido ma affascinante, e l’uomo maturo con pantaloni neri e un giubbotto dal colore chiaro, con la stessa carnagione smunta.

C’era qualcosa in lui di intensamente diverso, che le faceva capire che in quell’uomo –ancora non riusciva a richiamare alla memoria il suo nome- era avvenuto un grande cambiamento col passare degli anni, i suoi abiti le suggerivano che veniva da un posto lontano e profondamente diverso, i suoi occhi sembravano avere visto il mondo intero, il suo atteggiamento non era piu` insicuro… quell’uomo aveva visto dei cambiamenti, sia fuori sia dentro di se`.
Lei se ne accorse, ne ebbe la consapevolezza, la certezza assoluta, proprio perche` lei non era mai cambiata, era ancora quella ragazza che serviva al negozio del padre oramai defunto, solo il tempo aveva lasciato qualche segno sul suo viso, ma era ancora uguale, dentro e fuori. Lei non aveva visto nulla, non si era mai allontanata dalla cittadina dove era nata e cresciuta; lo aveva sognato a lungo e ardentemente, scappare via e vivere finalmente, ma la verita`, pura e semplice, era che non aveva mai visto davvero il mondo se non nelle fotografie delle riviste che vendeva ai suoi clienti e nei servizi televisivi. Nessuno le aveva mai mostrato nulla, nessun cambiamento l’aveva toccata da vicino, la voglia di andarsene l’aveva abbandonata col trascorrere degli anni. Era invecchiata insieme a quegli scaffali fra cui si destreggiava ogni giorno, al punto tale da pensare, a volte, di essere lei stessa parte integrante del negozio, un oggetto messo sopra una mensola, che sempre c’e` stato e sempre ci sara`. Se aveva visto qualcosa cambiare, era solo cio` che si scorgeva dalla vetrina del negozio, la casa di fronte tinteggiata in rosa salmone, poi un fiocco azzurro appeso alla porta, infine un bambino biondo che giocava in giardino insieme al cane di famiglia proprio in quel momento.

Fu riscossa dalla voce dell’uomo. “Quanto le devo?”, le chiese tenendo gia` in mano il portafoglio. Guardo` velocemente gli oggetti poggiati davanti a lei –nemmeno si ricordava di essersi voltata per prendere le sigarette- e fece il conto. L’uomo le passo` i soldi, prese la borsa che lei gli tendeva e si avvio` verso la porta salutandola di nuovo. L’apri`, la campanella colorata suono` mentre lui usciva, e finalmente in lei riemergeva chiara la memoria di un tempo neanche poi cosi` lontano come le sembrava –il problema e` che, quando si rimane fermi fra degli scaffali polverosi mentre tutti gli altri si muovono, il tempo sembra dilatarsi all’infinito-. Vide lo stesso adolescente dai capelli un po’ piu` lunghi, le stesse sigarette, e una rivista musicale; vide i soldi che le porgeva, lo vide uscire dalla porta, la stessa da cui ora, a anni di distanza, se ne era andato di nuovo. Vide le lettere che formavano il suo nome, finalmente.

Corse senza quasi accorgersene fino alla vetrina, poi alla porta, di slancio l’apri` e fece per uscire: voleva correre da lui e salutarlo a gran voce come –ora ne era certa- faceva anche da ragazza, voleva che anche lui la riconoscesse anche se era passato tanto tempo e lui era ormai un uomo molto diverso. Voleva solo gridarli ‘ciao’ a pieni polmoni.

Poi si fermo`, pensando che mai lui avrebbe potuto riconoscerla, perche` era cambiato troppo orami, mentre lei per nulla, lei non aveva un vero passato, lei era un semplice oggetto in grado di pensare chiuso in un negozio di una cittadina sperduta; lei lo aveva riconosciuto a partire da un ricordo ma non aveva un passato, e nemmeno un futuro, mentre lui aveva vissuto nel presente e non era piu` lo stesso. Appoggio` una mano sullo stipite della porta, e poi la fronte contro il vetro, mentre lo guardava allontanarsi su un’auto scura, e ricordo` un servizio televisivo di qualche anno prima, cinque ragazzi, due con volti noti, un moro e un rosso, e la voce del giornalista che esaltava le neonate stelle del rock n’ roll, narrando brevemente delle origini di ciascuno di loro, due dell’Indiana –di Lafayette!- mentre altre immagini mostravano un concerto, un’enorme folla, ragazze in estasi.

“Izzy Stradlin”, mormoro` soltanto, “Il mio Jeff…”
  
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