Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: OceanMind    23/01/2012    7 recensioni
Do you really know what you're living for?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Lanie Parish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buongiorno, principessa! Stanotte t'ho sognata tutta la notte, andavamo al cinema, e avevi quel tailleur rosa che ti piace tanto, non penso che a te principessa, penso sempre a te!”

Una lacrima di felicità, una sola mi sguscia dagli occhi e si fa largo tra le mie guance.

“Sono già partito con i bambini, ci vediamo là. Ah, quasi dimenticavo di dirti una cosa.
Ti amo, oggi più che mai”

Ce l’ha fatta, ce l’ha fatta di nuovo, anche nel giorno più orribile e spaventoso dell’anno, mi è riuscito a strappare un sorriso sincero. Afferro il pane tostato accanto alla rosa rossa che ha lasciato per me. La marmellata d’arance è un toccasana per il mio umore.
Mi preparo velocemente e con un balzo raggiungo l’auto. Non vedo l’ora di riabbracciarlo, di riabbracciare i  miei figli. Metto in moto, la radio che chiacchiera di sottofondo mi accompagna da loro.

“Oggi è il cinque Giugno di nuovo e afoso giorno di sole, e mentre parlo Patrick va a nuotare con sua moglie a Malibù, John e il suo fidanzato si sposano finalmente, mentre Lisa e sua figlia vanno a trovare una persona importante… Voi, voi cosa fate oggi? Scrivetecelo al numero…”
Abbasso istintivamente il volume, sono arrivata finalmente.

Scendo precipitosamente dalla vettura, dirigendomi a grandi passi verso i grandi cipressi che si stagliano orgogliosi verso il cielo, in tutta la loro altezza.

Sono tutti lì, in silenzio.

Io cosa faccio? Io vado a trovare la mia migliore amica.

Rallento di colpo e mi avvicino senza far rumore, quasi per non interrompere quel silenzio surreale che si è creato. Guardo la mia amica, che mi sorride timidamente dalla cornice dorata. Ho una rosa in mano, e la abbandono sulla tomba, insieme a molte lacrime e ad un bacio appena accennato al vetro della foto.

Improvvisamente mi volto, prendo coscienza del piccolo gruppo radunato attorno alla tomba. Sposto lo sguardo su Alexis abbracciata alla nonna, il padre di Kate poco più in là, le dita che sfiorano timidamente la mano libera di Martha. Fissano il marmo lucido, ma in realtà sono rivolti ad molto più lontano, verso un mondo loro, persi nei meandri della loro mente. Ryan e Jenny si avvicinano alle tombe gemelle, osservano le due foto, la metà della stessa in realtà, che ritrae Kate e Richard abbracciati. Invece del solito fiore , un foglio plastificato con la medesima foto della tomba, riunita questa volta. Una sola scritta luccica a lato, una promessa ed una speranza.

Forever.

Finalmente riesco ad incrociare lo sguardo di mio marito, che accenna un sorriso in segno di saluto. Gli rispondo con un cenno del capo, per poi concentrarmi sulle due teste corvine che sono aggrappate ai suoi pantaloni, il volto sepolto nella stoffa scura dei jeans.
Mi avvicino e sento la mia voce sussurrare piano i loro nomi, e due paia di occhi corvini rispondono al richiamo. Le mie creature, i miei figli, mi abbracciano, mi balzano addosso e mi fanno precipitare nell’erba smeraldina, tagliata di fresco, e appoggiano teneramente le loro labbra alle mie guance.

Gli occhi del gruppo assistono stupiti alla scena, come se si fossero appena svegliati da un sogno, riportati  sulla Terra dalla loro realtà parallela.
Un sorriso appena accennato si trasforma in una risata collettiva, lacrime di tristezza che si mescolano con quelle di felicità, mani che si intrecciano, si stringono e si fanno forza a vicenda.

“Kate Beckett, Richard Castle, non avete idea di quanto ci manchiate” non mi rendo conto a chi appartenga la voce, la mia, di mio marito o di Ryan, perché siamo un tuttuno, un solo spirito.

“Spero che almeno là dove siete ora, abbiate trovato quello che cercavate, vi siate detti tutto ciò che dovevate dirvi ed anche di più. Non vi dimenticheremo mai, perché vi vogliamo bene. Sempre.”

E per un secondo, forse per la stanchezza, forse perché ho bisogno di vederlo, scorgo un bagliore, un riflesso diverso dagli altri, una flebile risposta da coloro che ho amato e che ora vivranno insieme, per sempre nel mio cuore.

Sento le labbra di mio marito che mi sfiorano la guancia, ed in men che non si dica le mie gambe mi trasportano di nuovo all’automobile.
“Devo tornare al distretto tesoro, ci vediamo stasera.” Mi bisbiglia piano nell’orecchio.

Prima che possa voltarsi lo bacio, con tutto l’amore che stamattina non sono riuscita a dimostrare.

Lego i bambini al seggiolino e metto in moto, indecisa sulla prossima meta. Non ho la minima voglia di tornare a casa, di pensare. Ho bisogno di distrarmi

“Allora ragazzi, vi va di andare al parco e mangiare un paio di hot dog per pranzo?” propongo.

La risposta affermativa non tarda ad arrivare, ed un’ora dopo ci ritroviamo seduti sulla panchina del parco a chiacchierare del più e del meno, con tre panini fumanti in mano.

“Allora mamma, chi sono quelli che ogni anno andiamo a trovare?” mi chiede mio figlio, mentre mi riempie di pezzettini di hot dog la maglia.
“Amore, non si parla con la bocca piena.” Lo rimprovero bonariamente. Prima che possa aggiungere altro mia figlia mi interrompe.

“Sono gli amici di mamma e papà, i loro colleghi, lo ripetono ogni anno!”

“Si, questo l’avevo capito, non sono stupido!” la rimbecca il fratello, deglutendo l’ultimo morso di hot dog.

“Ma perché sono morti? E come? E cosa hanno fatto di così speciale perché ogni anno ci ritroviamo tutti da loro?”

“Le persone non devono necessariamente fare qualcosa di speciale per essere ricordate. Lei era, è la mia migliore amica, e lui era la sua metà”

“Erano sposati?”

“No amore, non erano neppure fidanzati, ma si appartenevano l’un l’altra, solo che erano talmente testardi da non volere ammetterlo, da non voler fare il primo passo per paura di essere rifiutati, di perdersi. Eppure erano la coppia più affiatata, più legata che io abbia mai visto.”

“Anche più di te e papà?”

“In un certo senso sì amore.”

“Uau…” il suo sguardo vaga pensieroso per il parco.

“E come sono morti? Perché?” domanda a bruciapelo mia figlia, notando che avevo evitato di rispondere alla prima domanda.

Due paia di occhi corvini mi scrutano curiosi, ansiosi di conoscere la storia che ancora non voglio rivelare.

Li guardo e sorrido, mentre loro rassegnati capiscono che non è ancora tempo.

Alle spalle della mia bambina riconosco il segno che avevo tracciato molti anni fa, con un grosso indelebile nero, sullo schienale della panchina. La nostra panchina, mia e di Kate, il posto migliore del parco.

Beckett mi aveva rivelato che aveva baciato Castle durante un’operazione sotto copertura. Tra urletti, racconti dettagliati, e finte minacce, tutto condito da molto imbarazzo, ero riuscita ad estorcerle tutte le informazioni necessarie.

“Dovresti venire ad assistermi in qualche interrogatorio, mi renderesti la vita più facile.” Aveva sbuffato lei, le guance ancora un po’ imporporate.
“Non dire sciocchezze tesoro, io parlo meglio coi morti, loro non mentono almeno. E poi non oserei mai  rubare il posto al tuo partner…” avevo sottolineato platealmente l’ultima parola, cosa che mi costò un leggero scappellotto.

“Ehi, non è colpa mia se non ti piace sentirti dire la pura verità! Scommetto che tra poco uscirete insieme e poi…”

“Lanie, sono fidanzata” la sua foce si era fatta più acuta.

“Ancora per poco…” avevo ghignato. “Ci scommetterei il gingillo di Esposito!” avevo aggiunto con una risata.

“Sarà… peggio per te quando ti ritroverai con una vita sessuale insoddisfacente!”

“Scommetto che accadrà, ti dico, e quando succederà mi dovrai offrire una cena, che dico, un week-end al centro benessere!”

“E se vincessi io?”

“Oltre ad ammettere la bruciante sconfitta? Sarei pronta a dare un appuntamento a Jonson, quello della Buoncostume!”

“Jonson con l’occhio di vetro, quello con gli aloni di sudore perenni sotto l’unica camicia che indossa e i capelli cosparsi di olio, Jonson che vive ancora con sua madre a cinquant’anni?”

“Proprio lui”

“Andata! Ma come facciamo a ricordarcelo? Voglio dire…”

Avevo sfilato dalla borsa il grosso indelebile con il quale di solito scrivevo il nome sulle etichette dei cadaveri
.
“Se fra tre anni non starete insieme, pagherò la mia promessa.” Detto questo, avevo tracciato un grosso cuore con le iniziali di Richard e Kate al suo interno.

“Noi veniamo qui da anni ormai, e continueremo a farlo! Questo ce lo ricorderà.”

Mi aveva abbracciato senza dire una parola, senza spiegazione.

“Ti è mai capitato… con Esposito intendo, di perderti completamente nei suoi occhi?” aveva bisbigliato avvampando, tanto flebilmente che avevo fatto fatica a cogliere l’intera frase.

“Io non capisco…”

“Ogni volta che lo guardo negli occhi, Lanie, è come se il resto del mondo non esistesse, come se venissi trasportata in una realtà parallela nella quale cis siamo io, lui, e nessun’altro. Dove non esistono parole, perché tutto è già stato detto, dove i nostri problemi non sono mai nati. Dove non ci sono Castle e Beckett, ma solamente Kate e Rick…”

“Se questo non è amore!” avevo replicato ironica.

Kate aveva subito tergiversato e deviato il discorso su argomenti meno importanti, e la storia era finita lì.

Un anno e otto mesi dopo, l’incidente, l’agonia, la morte, lo sparo, gli incubi, le speranze infrante, i sogni distrutti.

Non avevo più pensato al nostro discorso, fino a quando ho partorito due bellissimi gemelli, un maschio ed una femmina, quasi nove anni fa.

Nel medesimo istante in cui l’infermiera me li aveva portati, adagiandoli tra le mie braccia, avevo finalmente capito cosa potesse intendere Kate.

Loro erano il mio mondo, tutto ciò che avrei mai sostenuto, protetto, amato.

Nient’altro.

Nessun’altra cosa al mondo.

Io e Loro.

Quando la gracchiante voce dell’infermiera aveva fatto scoppiare la mia bolla personale, le avevo scoccato uno sguardo infastidito.

“Allora, i nomi?”

Esposito mi sorrise, gli occhi che luccicavano, una sola lacrima che solcava il viso.

“Kathrine Marie e Richard Juan”

“Sono insoliti.” aveva sibilato l’infermiera.

“Sono perfetti.” avevamo replicato all’unisono, consapevoli che nessuno sarebbe riuscito a rovinarci quella giornata, la più importante della nostra vita.



















---

La citazione iniziale è del film "La vita è bella"
Spero che questa Fanfiction vi sia piaciuta, in caso fatemelo sapere!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e recensito.
Un bacio e alla prossima :)
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: OceanMind