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Autore: meiousetsuna    23/01/2012    4 recensioni
Questa storia è stata modificata solo accorpando i capitoli due a due: nessuna parola è stata cambiata, nè alcuna recensione persa.
"Correre le dava sempre delle sensazioni nuove e piacevoli, come se da un momento all'altro, raccogliendo tutte le forze in uno scatto, avesse potuto librarsi nell'aria, libera come una creatura alata". Questa storia è un prequel della terza serie, e racconterà la vita personale di Haruka durante l'anno precedente, degli incontri che cambieranno la sua vita, della sua famiglia... la storia farà parte di una serie di tre! È stata la mia prima fiction, e probabilmente è un pò ingenua, ma spero che potrà comunque avere l'attenzione degli amanti di questa fantastica serie... se vi fa piacere, R&R!
Love, Setsuna
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles, Nuovo personaggio, Setsuna/Sidia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New wave Heroines'
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Documento senza titolo ex Capitolo 3)

Ad una prima osservazione le somiglianze erano evidenti; la linea delicata del naso e dell'ovale del viso, i capelli fini e sottili, la linea slanciata. Ma era pressochè impossibile indovinare che si trattasse di gemelli eterozigoti. Difatti, se Haruka aveva un sorriso aperto, il fratello rivelava invece una bocca di taglio sottile in tutto simile a quella del padre, capelli di un biondo pallido e degli occhi grigi e acquosi nei quali le emozioni erano raramente decifrabili.
Ma era proprio l'argento di quelle iridi che lei non poteva sopportare, lo stesso che splendeva nel volto intenso e triste di sua madre. Per uno scherzo del destino, guardandosi potevano leggere l'uno nell'altra l'anima di uno dei loro genitori intrappolata in un involucro che non le apparteneva.

"Bentornato Aki, mi hai spaventata - accennò un sorriso - e grazie, ma questo tipo di buone maniere non è nel mio stile".
"Ah, che bugiarda! Lo so bene che non hai avuto paura, ti ho solo irritata da morire". Lei mantenne un perfetto controllo; il primo che avesse dimostrato apertamente il suo nervosismo avrebbe perso.
"Non dire sciocchezze, sapevo che eri qui. Anzi ti dirò una volta per tutte che non ho voglia di ricominciare a litigare. Due anni fa eravamo bambini e dopo la morte di mamma... è stato quello che è stato. Adesso è passato. Possiamo essere amici, non pensi?"
"Oh, sì! Anch'io non avrei davvero motivo di avercela con te. Basta che sia chiara una cosa - la voce di Aki divenne un bisbiglio mentre si avvicinava all'orecchio della sorella - tu non invadi, come posso dire... il mio campo di competenza; i soldi che voglio chiedere al babbo e alla mamma, come voglio spenderli, anzi più precisamente con chi. Da parte mia non ho bisogno d'altro, m'importa solo che tu sia cieca muta e sorda. E naturalmente anch'io chiuderò un occhio su tutte le tue faccende, mia cara. Lo chiamerei un accordo onesto, Haruka-chan".

Come aveva potuto credere che fosse cambiato? Non era certo per affetto che la chiamava così: era il suo modo ipocrita di ricordarle che era stato lui a nascere venticinque minuti prima e tutto ciò che questo comportava in una famiglia conformista come la loro. Ma era troppo intelligente per cadere in una trappola così ingenua. In quanto all'altra faccenda non lo giudicava affatto, anzi il parallelo tra lo svanire dei suoi soldi e l'intensificarsi della frequentazione di casa da parte dei suoi amichetti, fin da quando avevano poco più di dieci anni, le aveva sempre fatto pena. Quel ragazzo non sapeva cosa fosse un sentimento vero.
"Per me va bene, Aki - oniisan". *
"Oh! Quanto rispetto! Sai, a volte provo una sincera ammirazione per la tua ironia, di solito le donne ne sono alquanto prive... ma tu sei speciale. Dopo tutto sei mia sorella".
"Toglimi solo una curiosità. Cosa hai raccontato per giustificare la tua espulsione?"

"Uhm... vedo che non posso imbrogliarti. Ma nostro padre non crederebbe mai a qualcosa di così tremendo sul suo figlio adorato - Aki calcò con compiacimento le ultime tre parole - quindi ha preso per oro colato la mia storia sul giovane professore che, avendo ricevuto da me un secco rifiuto, si è inventato per vendetta di avermi trovato con un ragazzino di una classe inferiore, che orribile menzogna! L'ho convinto nella mia bontà a non fare causa all'Istituto e tutto verrà insabbiato al più presto. Ho sempre avuto questo tipo di talento".
Haruka era profondamente indignata. Questo era ingiusto, non le importava della sua vita intima ma non potevano essere altre persone a pagare per lui.
"Sei solo un vile, Aki, forse lo sai già, e non ti dispiace affatto. Solo ricordati che non farai nulla del genere qui. Al primo accenno, il nostro patto è rotto e non risponderò delle mie azioni!"

"Calma, calma. Sempre pronta a prendere fuoco, paladina delle cause perse! Avevo già deciso di tenermi fuori dai guai; niente in contrario se frequento qualcuno della mia età, spero. E comunque - Aki serrò all'improvviso il polso di Haruka in una morsa provocandole una fitta acuta - non è una saggia idea sfidarmi. E ho la tua parola, so quanto ci tieni, poi conviene anche a te che..."
All'inizio non riusciva a capire cosa fosse successo. Come mai si ritrovava a guardare l'altro lato del corridoio e sentiva una specie di formicolio tramutarsi in un bruciore intenso? Ah, sì. Sua sorella l'aveva colpito con la mano libera con tutte le sue forze, così veloce che non aveva potuto intuire il movimento. Maledetta.
"Io non ho niente da nascondere, verme! Ho cercato di venirti incontro, ma con te è impossibile! Una verità però l'hai detta; ho promesso, finchè non farai nulla di nocivo ad altri, in caso contrario, non temo affatto le tue stupide minacce".
"Ricorda quello che ti dico adesso, Haruka. Tutti abbiamo un segreto. Scoprirò il tuo e quel giorno sarò io a farti piangere. Ma sono sportivo e per il resto anch'io rispetterò il nostro accordo".

La cena fu un vero supplizio, era così stanca di finti sorrisi che le dolevano i muscoli del viso. Finalmente potè chiudersi in camera sua, accendere lo stereo, e quando fu certa che nessuno potesse sentirla scoppiò in un breve pianto liberatore. Quella giornata cominciata così bene, era terminata nel peggiore dei modi. Si era fatto tardi, e nel giro di pochi minuti si addormentò profondamente, affranta dallo stress.
Che strano sogno... fluttuava nell'aria, sempre più in alto, fino a librarsi sopra la città, poi sulla terra, che diventava piccola piccola. Ed ecco nel buio dello spazio lontano accendersi le stelle e poi una luce azzurra, anzi blu elettrico e lei ne era avvolta strettamente, come se la proteggesse e la vestisse di qualcosa di impalpabile, sembrava polvere d'ali di farfalla. Era una sensazione di benessere, di liberazione.

Ma sentiva anche un vuoto in fondo al cuore, l'impressione di aver perso qualcosa di fondamentale. Poco dopo un'altra luce, che era semioscurata, aumentò d'intensità e ben presto, malgrado la distanza, quel chiarore di un pallido celeste si avvicinò sempre più velocemente, fino a che le particelle più esterne delle due sfere luminose presero a danzare insieme.
E lì, al centro di questo corpo astrale si stagliava una sagoma incerta. Man mano si fece più netta fino ad assumere una forma femminile, con i capelli che si confondevano col colore che li circondava. Un'inspiegabile nostalgia e desiderio la attraevano verso quella apparizione, ma per quanto si sforzasse non poteva uscire dalla sua zona. La disperazione stava per impadronirsi di lei quando, da una lontananza incalcolabile, più rapidamente di prima, una terza fonte di energia si approssimò alle precedenti. La figura che si trovava al suo interno era visibile in modo più limpido, però la sua presenza le comunicava solo un senso di familiarità.

La donna, che era attorniata da una luce di un verde molto più cupo, le voltava le spalle, ma si poteva udire la sua voce.
"Haruka, tu non dovresti fare questo sogno. È troppo presto e vedere cose che non sei ancora in grado di comprendere può farti soffrire inutilmente. Noi non ti abbiamo chiamata ma la tua forza è grande e ci stai trovando da sola nelle profondità della tua memoria. Non cercarci ora. Quando passato presente e futuro si condenseranno di nuovo in un solo attimo, allora ti accorgerai di conoscere già tutte le risposte. È il tuo destino che correrà incontro a te, non bruciare i tempi, non spezzare gli equilibri. E ora - la ragazza girò di scatto il viso verso di lei- svegliati, Haruka!"

* Oniisan, è il "signor fratello maggiore"

Angolino autrice&ringraziamenti:

Grazie a Julia98 per la tua recensione, a Skullrose per aver inserito la storia tra le preferite, ed a Fragile Guerriera (che bel nick!), Julia98, Plvssll2010, e Shadow84 per stare seguendo, e naturalmente a quei 54 lettori (direi sempre, lettrici!) che hanno letto sia il primo che il secondo capitolo!


ex Capitolo 4)

Obbedendo a quell'arcano ordine i suoi occhi si spalancarono e lei si ritrovò seduta nel letto. Fuori albeggiava. Che diavolo, non aveva mai fatto un sogno tanto realistico, se il termine non fosse stato così fuori luogo; aveva l'impressione che si sarebbe rivelato terribilmente importante.
Ma soprattutto era certa che contenesse un'informazione molto interessante. Certo! La voce! La voce che le echeggiava ancora nella testa apparteneva indiscutibilmente alla misteriosa compagna di scuola che l'aveva appoggiata il giorno precedente. Non poteva sbagliarsi, dimenticare questi dettagli. Pian piano richiamò alla mente il volto del sogno; era stato solo un secondo ma un particolare lo ricordava bene, degli intensi occhi fiammeggianti che sarebbe stato difficile credere appartenessero a un essere umano. Era il caso di controllare quella mattina stessa e se la sua supposizione si fosse rivelata esatta, avrebbe ottenuto una spiegazione a tutti i costi.

Il freddo era più pungente che nei giorni precedenti, il cielo maggiormente velato da nuvole grigie, ma Haruka, che stava provando il suo motorino nuovo, non notò tutte queste trasformazioni. Si sentiva meglio, dallo scoraggiamento era passata alla ricerca di una soluzione; per carattere affrontava al più presto ogni problema che si presentava. Giunta al cancello della scuola, non potè resistere alla tentazione di fare il suo ingresso su una ruota sola, sollevando polvere tutt'intorno.
"Hai una motocicletta!"
"Haru-chan sei bellissima su questo motorino blu, solo tu potevi osare di entrarci a scuola!"
"Mi fai fare un giro con te?"
"Certo ragazze, se volete nell'ora di ricreazione vi porto a turno a fare una corsetta, va bene?"

"Oooh, grazie, Haruka-chan!" Parcheggiò il suo amato mezzo di trasporto, assicurandolo bene con la catena e raggiunse l'aula giusto sul suono della campanella. Per tutta la mattina, cercò invano di concentrarsi sulle diverse materie, ma le parole degli insegnanti le giungevano in modo intermittente, frammezzate dal suono dei suoi pensieri. Le ore parevano secoli, ma alla fine fu annunciato l'intervallo del pranzo; pochi secondi dopo, l'armadietto venne aperto, questa volta al primo tentativo e l'agognata lettera passò nelle sue mani.
Haruka tirò un sospiro di sollievo; la sera prima si sentiva così depressa da temere superstiziosamente che da quel giorno tutte le cose che la rendevano felice potessero finire all'improvviso. E ora restava la seconda missione, rintracciare la ragazza del sogno. Cercando di non dare nell'occhio scivolò veloce verso la mensa riservata alle liceali. No, non si trovava li, l'avrebbe notata subito. In compenso c'era quella odiosa Yumiko, l'unica che potesse aiutarla; decise che il buon fine della sua indagine valeva una piccola umiliazione.
"Yumiko-san, scusi se la disturbo durante il pranzo". Il silenzio si sarebbe potuto tagliare col coltello. Nessuno in quasi due anni aveva visto Haruka Tenou fare un inchino, se si escludeva il breve cenno della testa all'entrata dei professori. La stessa Yumiko non si capacitava, tanto da perdere la ghiotta occasione di mettere a posto quella ragazzina.
"Co... cosa vuoi?"

"Mi chiedevo se poteva dirmi il nome di quella sua amica che è passata ieri durante, uhmm... l'incidente... ha lasciato cadere un orecchino e vorrei restituirglielo". "Non è mia amica, non ho la minima idea di come si chiami".
Una viva delusione si dipinse sul volto di Haruka, tanto che le altre, comprensivamente, la chiamarono a sedere con loro.
"Ci dispiace, non possiamo aiutarti, nessuno la conosce! L'abbiamo vista la prima volta ieri... forse è una nuova".
"No, io ho aiutato a trascrivere sui registri le iscrizioni del trimestre e c'erano solo tre del primo anno, si vede che è più grande".
"Non pratica nessuno sport, sarebbe passata a ritirare il tesserino, ho raccolto io le adesioni".
"Non l'ho rivista".
"Nell'intervallo non passeggia nel parco".
"Non l'ho mai vista". Assurdo.
Se glielo avessero raccontato avrebbe stentato a crederci.
Una perfetta estranea, che sapeva il suo nome e cognome, si era introdotta come niente fosse nell'Istituto, procurata un'uniforme e girando disinvolta nei corridoi era sopraggiunta al momento giusto per evitare che accompagnandola in presidenza scoprissero la lettera che teneva apertamente in mano e come se non bastasse si era eclissata con sicurezza nella direzione dell'uscita. Naturalmente c'era la possibilità che nel dormiveglia avesse rielaborato queste impressioni creando quella bizzarra visione, ma sentiva che le cose stavano diversamente. Non aveva mai creduto alle coincidenze ed il sogno continuava ad ossessionarla.

Di arrendersi non se ne parlava neppure, però decise di evitare di crearsi problemi supplementari alimentando le sue ansie. Prima o poi la verità sarebbe affiorata in modo spontaneo, era un processo inevitabile.
Ragionando tra sé e sé raggiunse casa, si precipitò all'interno dell'ascensore scordando per la prima volta di salutare la sua piccola amica e arrivata al 29° piano aprì la porta togliendosi le scarpe, quindi entrò senza far rumore per non segnalare la sua presenza. Cosa stava facendo? Una vampata le arrossò il volto. Si stava nascondendo, temeva di incontrare suo fratello. Mai! Si vergognò tantissimo di aver nutrito un sentimento così avvilente, e sbattendo la cartella per terra, salutò a gran voce.
"Sono tornata!"
Pochi istanti dopo, l'uscio di una saletta sembrò socchiudersi da solo.
"Vieni, pure, Haruka, stiamo prendendo il tè."
La voce solitamente incolore della matrigna aveva un'inflessione più dolce; d'altronde, non aveva mai fatto mistero della sua preferenza per il figliastro, che la blandiva con moine e false affettuosità. Tanto valeva cercare di prendere le cose per il verso buono e al limite, come in ogi farsa che si rispetti, mettere tutto al ridicolo. La invitavano al loro gioco? Avrebbe giocato.
"Bentrovata, mamma, e anche a te, Aki-san".

Un barlume di malizia attraversò lo sguardo del ragazzo e un sorrisetto crudele scoprì in un angolo della bocca i denti candidi. Aveva capito ancora prima che emettesse un suono, gli era bastato scorgere l'espressione composta di lei nell'affacciarsi sulla soglia. Poteva rivelarsi divertente.
"Figlia mia, devo dire che il ritorno di tuo fratello ha un buon effetto su di te. Mi sembra che col suo esempio diventi più calma e gentile, forse hai bisogno di avere intorno delle figure forti che sappiano indicarti come comportarti".
'Stupida!'
fu il muto commento.

In quanto a fornire una risposta menzognera, preferì tacere, guardando fissamente il basso tavolino da tè invece di incontrare il ghigno di Aki, che certamente se la stava spassando un mondo.
"Madre cara, posso versarti ancora da bere?"
"No, grazie, una tazza è sufficiente per me".
"Allora, Haruka-chan, permettimi di servirti, sarai stanca dopo una giornata a scuola, siediti, preparerò tutto io".
"Ti ringrazio".
Così non andava... Haruka era tesa e si stava pentendo di aver intrapreso quella recita per amore dell'armonia familiare, si sentiva già nauseata dopo soli cinque minuti, in particolar modo constatando il poco lume intellettuale di quella donna che osservava con evidente approvazione la loro, a dire il vero, poco convincente messa in scena. Fu il suo sangue freddo a impedirle di lanciare un terribile urlo di dolore, ma nel serrare i denti si ferì un labbro e il gusto dolciastro del sangue ben presto le riempì la bocca, mentre i suoni le giungevano attutiti dalle fitte lancinanti che le martellavano le tempie.

 

Vorrei ringraziare le carissime Julia 98 e Amearize, per aver recensito, e Sadow84, Fragile Guerriera, Plvssll2010 che seguono la storia, Skullrose per averla inserita tra le ricordate... e non di meno le 50 amiche che continuano a farmi l'onore di leggere...siete preziose!

 

  
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