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Autore: meiousetsuna    17/01/2012    2 recensioni
Questa storia è stata modificata solo accorpando i capitoli due a due: nessuna parola è stata cambiata, nè alcuna recensione persa.
"Correre le dava sempre delle sensazioni nuove e piacevoli, come se da un momento all'altro, raccogliendo tutte le forze in uno scatto, avesse potuto librarsi nell'aria, libera come una creatura alata". Questa storia è un prequel della terza serie, e racconterà la vita personale di Haruka durante l'anno precedente, degli incontri che cambieranno la sua vita, della sua famiglia... la storia farà parte di una serie di tre! È stata la mia prima fiction, e probabilmente è un pò ingenua, ma spero che potrà comunque avere l'attenzione degli amanti di questa fantastica serie... se vi fa piacere, R&R!
Love, Setsuna
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles, Nuovo personaggio, Setsuna/Sidia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New wave Heroines'
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Every star far away

EVERY STAR FAR AWAY

Capitolo 1)

"Forza, apriti stupidissimo armadio! Se non ti decidi con le buone ti apro io a calci!"
La pazienza non era mai stata in punto di forza di Haruka, che detto fatto mise in atto il suo proposito tempestando lo sportello di colpi sempre più forti, finchè con un gran fracasso l'armadietto si spalancò, riversando nel corridoio il suo eterogeneo contenuto; la vecchia tuta da ginnastica piena di strappi che non aveva riconsegnato, i libri di poesie, i quaderni degli appunti, la cuffietta da piscina che non trovava più da tempo e finalmente l'elegante busta azzurra con il suo sigillo di ceralacca fiammante.
"Haruka-chan! Forza, racconta, hai trovato anche oggi una lettera del tuo ammiratore? Ti prego, raccontaci!"
"Sì, Haru-chan, dì la verità, hai capito chi è che ti scrive tutti i giorni? Diccelo!"
Le compagne si stringevano intorno a lei, con le loro vivaci uniformi bianche e rosse e le loro voci cristalline echeggiavano nei severi corridoi dell'edificio scolastico creando un piacevole diversivo.

"Dai non essere così timida, vogliamo sapere!"
"Shhh! Ragazze, piano adesso ci guardano tutti!" Così dicendo Haruka nascose la lettera dietro la schiena, sorridendo piena di imbarazzo e nel contempo impaziente che le sue amiche la lasciassero in pace e capissero finalmente il suo carattere schivo, il desiderio di restare sola per assaporare pienamente quel meraviglioso momento che attendeva tutta la giornata da ormai più di un mese. Era così presa dai suoi pensieri da non sentire il suono della campanella che annunciava la fine del primo turno di lezioni.
"Tenou Haruka, cosa significa questo? Basta, oggi invece di pranzare verrete dal Preside a spiegare perchè ogni giorno provocate tutto questo baccano... e questa roba sparsa per terra? Non lo sai che voi delle medie dovete lasciare le aule e i corridoi in perfetto ordine visto che servono per alcune nostre lezioni? Non possiamo certo perdere tempo a sistemare i guai combinati da un mucchio di ragazzine!"

"Sì, scusi, senpai, lei ha ragione, però... - Haruka si volse in direzione delle studentesse del liceo con lo sguardo glaciale che riservava da sempre alle persone per le quali nutriva disprezzo - le mie compagne non hanno colpa, sono io che le ho chiamate, quindi ne risponderò io sola!"
"Basta Yumiko -kun, ora non ti sembra di esagerare?"
La voce che proveniva dalle spalle di Haruka era gentile e ferma nello stesso tempo, ma... malgrado la reazione più istintiva fosse voltarsi per vedere a chi appartenesse, la ragazza non riusciva a muoversi.
"Che mi succede? Provo una strana sensazione che non ho mai sentito prima... è... paura! Ma perchè? Questa persona mi sta difendendo, eppure è come se la sua presenza fosse un cattivo presagio, mi sembra di ricordare qualcosa... è assurdo!"

Yumiko era interdetta, poche persone mettevano in dubbio le sue affermazioni, però una come lei che viveva secondo le regole non poteva rifiutarsi di ascoltare qualcuno evidentemente più grande di lei.
"Io ho parlato nell'interesse della scuola, ma se ritieni di potertene occupare meglio tu..."
"Non ce ne sarà bisogno, ora le ragazze sistemeranno tutto e la prossima volta faranno più attenzione, vero?"
"Sì, sì, ora mettiamo tutto a posto, facciamo subito!" Solo Haruka non si unì alle altre restando paralizzata in un silenzio assente, finché finalmente tornò in sé, e ritrovato l'uso della parola si voltò in tempo per vedere la ragazza di spalle ormai lontana nel corridoio.
"Grazie senpai, io... sei un'amica".
L'altra si fermò un momento.
"Certo, Tenou Haruka. Non potrebbe essere altrimenti. Non dispiacerti per delle sciocchezze, cerca di essere felice e divertiti ora che ne hai tempo".
"Cosa? Non capisco..."
Ma la studentessa del liceo era già andata via, come scomparendo, lasciando solo una fugace visione di lunghi capelli verde scuro.

Haruka rimase incerta quei pochi secondi che furono sufficienti a decidere se seguire quella strana ragazza e chiederle come mai conoscesse il suo nome o lasciare perdere tutto; ma sì, in fondo se l'altra voleva andare via di fretta doveva avere i suoi motivi e lei non era certi tipo da impicciarsi e poi tutto sommato si era trattato davvero di una cosa di poco conto.
Però essendo abituata a essere onesta con se stessa, non poteva fare a meno di ammettere che le fosse rimasto un pò di nervoso addosso. Durante le due ore di lezione che restavano, questo pensiero continuò ad andare e venire a sprazzi, ma quando al suono della campanella uscì per prima sfrecciando nel viale e facendo turbinare al suo passaggio le ultime foglie rosse e brune con le quali il vento autunnale aveva giocato, disponendole poi in un instabile e delicato disegno, si sentì di nuovo bene e felice.

Correre le dava sempre delle sensazioni nuove e piacevoli come se da un momento all'altro, raccogliendo tutte le sue forze in uno scatto, avesse potuto sollevarsi in aria, libera come una creatura alata.
Ma anche così andava bene e quando giunse al centro di Shinjuku*, incurante dei capelli spettinati, del soprabito che aveva tolto e che strofinava per terra, pensando alla lettera che attendeva nella cartella aumentò ancora l'andatura fino a raggiungere il grattacielo dalle pareti cristalline dove la sua famiglia occupava, fin dalla sua costruzione, gli ultimi due piani.

Haruka entrò rapidamente facendo come al solito l'occhietto alla figlia dell'uscere. Era così graziosa quella ragazzina, tanto timida e si faceva in quattro per lei, arrivando a portarle su la posta per evitarle il disturbo di prendere l'ascensore. Già, l'ascensore... trenta piani a piedi erano troppi! Stava per premere il pulsante verde, quando la porta si spalancò di fronte a lei.
"Oh, buonasera, mamma".
La donna le passò lieve a fianco avvolta dal frusciare dei suoi vestiti e da un delicato e raffinato profumo.
"Buonasera a te Haruka".
Il tono di voce non tradiva nessuna emozione particolare, ma Haruka sogghignò soddisfatta tra sè e sè mentre le porte automatiche si richiudevano mettendo tra loro una barriera argentea. La sua matrigna odiava che lei la chiamasse mamma, ma non l'avrebbe mai ammesso rischiando di rivelare agli occhi di tutti la sua assoluta insensibilità

Certo non poteva neanche dire che quella donna le rovinasse la vita; malgrado la disapprovazione che poteva leggere nei suoi occhi, come un momento prima, quando l'aveva vista rinetrare sudata, scarmigliata e trascinandosi dietro il soprabito nuovo pieno di pestate, non le aveva mai mosso apertamente dei rimproveri.
La loro convivenza era più che accettabile, però restava il fatto che nessuna poteva prendere il posto di sua madre, e ogni tanto si sentiva in dovere di farle ricordare come stavano le cose.

AVVISO IMPORTANTE! Solo in questo capitolo, sono in dovere di fare un chiarimento: se siete fan di Sailor Moon, potreste aver già letto questa storia, che ho scritto più di 10 anni fa, (e mi scuso infatti dello stile acerbo!) su di un altro sito, dedicato solo agli shoujo manga: Siì, è la stessa, già pubblicata a mio nome, o meglio, mio nickname, Meiou Setsuna, col mio assoluto consenso, da due amiche autrici del sito. Hprovveduto ad avvisare l'amministrazione di EFP precedentemente, quindi tutto è regolare! Vorrei evitare il disturbo di rileggerla, se la state riconoscendo, è uguale! GRAZIE!

* Shinjuku è il più elegante ed esclusivo distretto di Tokyo
Alcune regole scolastiche sembreranno assurde, ma la storia si svolge nel 1992, e ho avuto una consulenza riguardo le scuole di alto livello di quegli anni, c'erano ancora dei limiti che ora sono superati

Ex Capitolo 2)

Il numero 29 si accese per un breve istante e un attimo dopo Haruka fu a casa: si tolse le scarpe al volo e andò di filato in camera sua. La stanza era grande e confortevole con la sua tenda blu drappeggiata intorno all'ampia finestra.
"Allora! Apriamo la busta, ecco... Ah! - gli occhi le bruciavano come per la febbre - ma chi, chi può essere? Chissà se è un bastardo che se la ride alle mie spalle... no, non è possibile che sia così, sento che ho ragione ma perchè mi scrive delle lettere così meravigliose e non dice il suo nome, perchè?"
"Haruka, anche oggi mi sei passata vicino sorridente come un raggio di sole, trasparente come un alito di vento, tanto che ho pensato che se avessi avvicinato una mano per sfiorarti l'avresti attraversata prendendoti gioco di me..."
"Ahh!" Con un sospiro, Haruka si buttò sul letto stanca ed emozionata e preda di sentimenti forti e contraddittori.

'E dire che quando l'anno scorso ho iniziato le scuole medie mi prendevano tutte in giro perchè ero l'unica a non fare il filo a qualche ragazzo! I cioccolatini di San Valentino, gli urli isterici alle partite... uff! Stupidaggini, io non sarò mai così ridicola! E quella sciocca di Yuki che diceva che la fissavo quando ci spogliavamo in palestra, e... - un'ombra si dipinse nei suoi occhi profondi - sì, forse. La guardavo. Guardavo quella ragazza in un modo che non avrei dovuto. Ma che importa, a tredici anni capita di essere confuse e fare qualche strano pensiero, ma ora so che non è così; tanto meglio'.
Haruka era immersa nei suoi ricordi, la morte di sua madre avvenuta due anni prima e poco dopo il secondo matrimonio di suo padre con una donna ricchissima che potesse essere d'aiuto nel mantenere le tradizioni di famiglia; l'ingresso nella nuova scuola, visto che fare dispetto alla sua matrigna aveva voluto iscriversi per le medie nella scuola pubblica del suo quartiere; l'istituto era misto, ma le classi erano separate e il sospetto che le piacesse anche troppo osservare le sue compagne più carine ridere leggermente tra loro e muoversi in modo aggraziato con le loro uniformi nuove... certo che lei si sentiva poco a sua agio con quei fiocchetti e la gonna a pieghe.

E poi la sorpresa di quella prima lettera e quella doppia di trovarne un'altra il giorno successivo e ancora e poi ancora. Sorrise.
Adesso la gonna non le dava fastidio... forse solo per correre ma le faceva piacere sentirsi femminile, mettersi anche un pò di lucidalabbra rosa, pettinarsi bene, anche se gli sguardi eloquenti che i ragazzi le riservavano dopo il suo cambiamento la infastidivano molto spingendola a preferire comunque tenute sportive per uscire la sera e riservare la gonna per la scuola, dove era evidente che lui la vedeva ed era proprio lui l'unica persona della quale le importasse.
Aveva già provato almeno dieci volte a ripassare l'elenco di tutti quelli che conosceva almeno un pochino, ma non riusciva a trovare un minimo indizio per sospettare più uno che un altro. Le sue meditazioni furono interrotte da un lieve bussare.
"Avanti".
"Haruka-san, suo padre desidera parlarle nella sua biblioteca. Posso rispondere che andrà subito?"
"Non c'è bisogno Azusa, vado io".

Fu al piano di sopra in un lampo e prima di annunciarsi si lisciò automaticamente le pieghe del vestito.
"Sono io."
"Entra pure". Takeshi* Tenou era ancora un bellissimo uomo, ma somigliava poco alla figlia se si escludevano gli occhi di quel particolare verde-azzurro, ma anche li la similitudine finiva col colore; i suoi erano avidi e maliziosi, tanto che Haruka finiva spesso per ascoltare i suoi discorsi tenendo le palpebre quasi chiuse, con lo sguardo diretto verso i complicati disegni del tappeto che suo nonno aveva riportato da un viaggio in India.
"Babbo, potresti spegnere la sigaretta?"
"Ah già, dimenticavo - Takeshi storse le labbra in un sorriso freddo, mentre schiacciava il mozzicone nel posacenere di marmo - la mia figlia salutista. Ascolta Haruka, è un pò che non mi chiedi del denaro, ora sei grande, avrai bisogno di varie cose, bei vestiti, andare a cena in un locale di classe con i tuoi amici. Tieni".

Staccò un vistoso assegno e lo depose con noncuranza davanti a lei, poi prese qualcosa da un cassetto.
"Per te. Le chiavi del tuo motorino".
"Oh grazie, babbo, grazie! - Haruka si era illuminata di gioia mentre stringeva forte tra le mani il suo preziosissimo regalo- credevo che non me lo avresti mai comprato visto che..."
"Haruka! Ti ricordo che guidare a dodici anni il motorino dei tuoi amici senza il patentino è stato estremamente stupido e quindi indegno di un appartenente alla nostra famiglia. Non credere che io ci sia passato su. Però voglio darti fiducia. E tu mi ripagherai, credo".
Oh no. Conosceva bene quel tono di voce. Ora stava per dirle qualcosa di estremamente sgradevole e quello era lo zuccherino per mandare giù un boccone molto amaro. Strinse le braccia per proteggersi in un gesto che le era caratteristico.
"Ti ascolto".

"Bene, perchè desidero che tu non mi interrompa. Oggi è tornato a casa tuo fratello - un lampo scintillò negli occhi di Haruka dando loro un riflesso duro - è stato cacciato dal college per motivi che non voglio discutere questa sera. Comunque è qui, sta con tua madre, ora".
"Tua moglie non è..."
"Silenzio! Mi sembra che la chiami così, o devo pensare che ci sia dell'ironia nelle tue parole? Molto bene, vedo che non hai niente da rispondere. Sai benissimo che Aki** ha un'indole particolare, insomma dei nervi molto fragili, però come mio unico figlio maschio deve imparare a ricoprire il mio ruolo; ma devo ammettere che hai più carattere di lui e proprio per questo mi aspetto che sia tu a mettere un freno a quei vostri litigi infantili e stupidi; niente scenate e soprattutto niente violenza, non so se sono stato chiaro. Questo è tutto".
Il corpo di Haruka tremava di collera repressa come se volesse spezzarsi da un momento all'altro e solo il suo grande orgoglio fece si che potesse trattenere le lacrime di rabbia. Il primo impulso fu di tirargli in faccia le chiavi e stracciare l'assegno in mille pezzetti, ma si controllò. Perchè dargli questa soddisfazione?
Suo fratello non sarebbe scomparso ugualmente, invece lei avrebbe potuto andare a correre col mototrino tutti i giorni dopo la scuola, e quindi incontrarlo il meno possibile. Sì, era l'unica soluzione ragionevole.

"Ho capito. Non sarò io a cercare nessuna lite".
"Siamo d'accordo allora. Vai adesso, devo completare dei documenti". Haruka uscì dalla stanza quasi senza fare rumore scomparendo il più velocemente possibile, infuriata, sì, anche con se stessa per non essere riuscita ancora una volta a prendere le cose più alla leggera. Mentre tornava al piano di sotto, verso la sua stanza, si asciugò il sudore che le aveva imperlato la fronte col dorso della mano.
"Vedo che non hai ancora impararto le buone maniere! Tieni - una mano curata ed un candido fazzoletto si pararono davanti agli occhi esterrefatti della ragazza - non mi dai il benvenuto?"

Note Autrice: Il nome Takeshi*, 剛志 significa "forte samurai". Il nome di Haruka,che non viene mai scritto in kanji, potrebbe essere Haru-Kaori, "profumo di Primavera", oppure Haru- Kaze, "vento di Primavera"... comunque la Primavera c'è! Quindi ho scelto di chiamare il fratello Aki**, cioè "Autunno", nome correntemente in uso. Questo personaggio è originale e come tale mi appartiene.

Vorrei ringraziare tantissimo Skullrose per aver preferito la storia, e Shadow_84 per averla inserita tra le seguite, e naturalmente i 62 lettori (credo lettrici!) silenziosi. A presto!

  
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