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Autore: somochu    23/01/2012    10 recensioni
[Thadastian, Slash]
La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:
l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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La piacevole e imponente presenza di Sebastian Smythe presenta:

l'agenda più geniale e crudelmente ingegnosa che una mente umana potesse creare





22 Novembre



Potrei anche cominciare a farmi chiamare Nostradamus, se non fosse che il tipo era brutto, barbuto e anti-estetico; insomma, non adatto alla mia persona.
Comunque sia – adoro perdermi in sproloqui inutili – potrei, e specifico potrei perché basta guardare cosa ho scritto sopra, farmi chiamare Nostradamus: esatto, sì, io prevedo il futuro.
Sì, deve essere così, altrimenti non mi spiego come io faccia a sapere che tra esattamente quattro minuti il mio caro compagno di stanza entrerà qui a minacciarmi e a volermi far fuori una volta per tutte.
Anzi, diciamo tra tre secondi:
3... 2... 1...






La porta dell'Auditorium di musica si spalancò, lasciando spazio ad una zazzera rossa – non poteva essere che Thad – , un passo deciso e uno sguardo decisamente incazzato.

Sebastian sorrise immediatamente.

"TU!" gli puntò un dito contro Thad, maledicendolo con la forza del pensiero. "Perché hai fatto una cosa del genere? IO TI AMMAZZO!"

Si abbassò alla sua altezza, essendo Sebastian seduto su una sedia, e lo prese per il colletto.

"Sei un pezzo di merda, un coglione, un bastardo..."

"Un figo," lo interruppe Sebastian con un sorriso serafico.

"... Un despota e un idiota senza cuore," finì la sua filippica Thad, respirando forte per calmarsi.

Il faccino sorridente di Sebastian era a pochi centimentri dal suo, così derisorio che lo avrebbe volentieri preso a pugni.

"Quanti bei complimenti, Thadduccio."

Sapeva di farlo innervosire ancora di più con quel soprannome, il bastardo.

Ok, Thad si era aspettato un contrattacco da parte di Sebastian; non si era messo in mezzo tra lui e Blaine senza consapevolezza della sua fine. Ma... I suoi capelli!

Tutti sapevano dell'attenzione maniacale che porgeva loro; era talmente ossessionato da urlare anche solo ad una ciocca caduta – sembrando tanto Kurt, in quei momenti.

E Sebastian lo sapeva.

Una frase, tre parole: Sebastian. Lo. Sapeva.

Conosceva il suo punto debole e come al solito adorava sfruttarlo.

"Questa volta hai esagerato," gli disse, con tono minaccioso. "Te la farò pagare."

Sebastian si avvicinò ancor di più al suo viso, ammiccando visibilmente. "Non vedo l'ora, Piattola," sussurrò, con voce divertita.

Thad restò spaesato per qualche secondo, finché un discreto suono di tosse non lo avvertì della presenza di qualcun altro, nella stanza.

E quando voltò la testa quasi non gli prese una sincope.

Erano nel bel mezzo di una lezione, a quanto pareva, visto che la professoressa era in piedi – fissandolo con aria di rimprovero – e c'erano un'altra ventina di studenti intorno a loro.

"E... Emh..." balbettò, in cerca di una scusa.

"Spero che lei abbia un buon motivo per interrompere la nostra lezione e offendere un mio studente deliberatamente davanti ai miei occhi," gli disse la professoressa, guardandolo da oltre gli occhiali.

Thad si voltò un attimo e dal sorriso che Sebastian aveva – perennemente, in effetti – incollato sul viso, capì che lo aveva fatto apposta.

Allora gliel'avrebbe pagata doppiamente.

"Stronzo," gli sussurrò, cercando di non farsi sentire dalla professoressa – che in quel momento, probabilmente, stava ponderando sulla sua sanità mentale.

Non lo vide, ma poteva scommettere che il sorriso sul volto di Smythe si fosse allargato.

"Mi scusi professoressa..."

"Accetto le sue scuse, Harwood... Una volta che le avrà reperite al preside."

Ah, Thad odiava le vecchie zitelle acide.

E odiava Sebastian Smythe.





**






Decise di avviarsi da solo verso l'ufficio del preside, abbattuto come mai nella sua vita; era la prima volta che finiva dal preside in persona, nonostante avesse infranto le regole con gli altri Usignoli almeno un'ottantina di volte.

Tutto prima che Sebastian entrasse nella sua vita, ovviamente.

Con il suo sorriso ironico, l'espressione furba e la sua faccia da ninfomane sapeva farlo irritare come mai nella sua vita.

Spalancò la porta dell'ufficio e si guardò intorno con fare spaesato: era sicuramente la stanza più bella di tutto l'edificio, decorata finemente e di un colore azzurrino molto accogliente.

Un gigantesco lampadario – che probabilmente valeva quasi quanto un anno di paga di suo padre – faceva da decorazione a tutta la stanza, come se non sembrasse bellissima già di per sé.

Dopo un'attenta riflessione i suoi occhi caddero sulla scrivania – ovviamente in mogano – e sulle sedie di fronte su cui era seduto nientemeno che Nick.

"Nick," disse, infatti, anche piuttosto stupidamente.

"Proprio io," rispose l'altro, abbattuto quasi quanto lui, se non di più. "Thad."

"Proprio io," rispose Thad a sua volta. "Che ci fai qui?"

"Potrei farti la stessa domanda. Comunque sia ho... Diciamo esagerato."

Thad lo guardò con un espressione confusa, mentre si chiedeva come facesse un tipo di solito piuttosto pacato come Nick a esagerare.

"Esagerato in che senso?"

Nick lo guardò per un attimo, indeciso sul cosa scegliere: confessare o non confessare.

Ponderò sulla seconda, visto che cambiò discorso in modo radicale.

"Aspetta! Ma tu sei rosso!"

Thad stava per rispondere – di nuovo piuttosto stupidamente – quando il preside fece la sua comparsa nella stanza.

Si zittirono immediatamente, sedendosi diritti sulla sedia.

"Allora, signori..." cominciò l'uomo, sedendosi sulla grande poltrona, e fissandoli in modo indecifrabile.

Non l'avevano mai visto dal vivo: aveva una barbetta bianca – così come i suoi capelli -, e anche piuttosto lunga.

Degli occhiali rotondi, grossi come tappi di bottiglia e sembrava avere anni di esperienza dietro di sé.

Bene, pensò Thad, avevano Silente in persona come preside della scuola; Jeff avrebbe riso fino allo svenimento appena glielo avrebbe raccontato.

"Ho sentito dei vostri comportamenti scorretti. Lei, Signor Harwood ha fatto irruzione in un'aula in pieno uso dalla Professoressa Johp. Inoltre ha usato un linguaggio piuttosto colorito contro un compagno della sua scuola, nonché compagno di stanza," fece una pausa significativa, fissandolo. "Cos'ha da dire in sua discolpa?"

Thad si sarebbe volentieri buttato da quella grossa vetrata.

"Non... Non sapevo ci fosse una lezione in corso, signore. Sono veramente mortificato."

Il suo tono sembrò abbastanza convincente, perché il preside voltò lo sguardo, spostandolo momentaneamente su Nick, il quale sembrava essere più a suo agio che mai.

Così lo riconosceva: pacato, tranquillo e sempre con quell'aria di serenità a circondarlo; si era sempre chiesto cos'è che lo legasse così tanto a quel pazzo sclerotico di Jeff, d'altronde erano l'uno il contrario dell'altro, ma non era riuscito a trovare una soluzione.

Qualsiasi cosa accadesse – brutta o bella che fosse – Jeff rimaneva il compagno inseparabile e intoccabile di Nick.

Tutti si chiedevano il perché, ma non era dato loro saperlo.

"E lei?" il Preside si rivolse a Nick. "Come mai anche lei ha usato un linguaggio colorito con un compagno?"

Linguaggio colorito? Nick? QUEL Nick? Il calmo e sempre tranquillo Nick?

Il mondo stava per finire.

"Mi scusi professore, io... Ho esagerato."

"Ok, per questa volta siete entrambi salvi, senza conseguenze. Ma alla prossima vi assicuro che non ve la caverete in modo così semplice. Una penalizzazione per voi c'è, comunque. E che non si ripeta mai più un episodio simile."

Annuirono entrambi, anche troppo contenti di quella soluzione. Insomma, poteva succedere di molto peggio, se l'erano cavata con poco.



Mentre attraversavano il corridoio, Thad non riuscì a resistere dal porgergli quella domanda.

"Che ti è successo?"

"E a te?"

Thad lo guardò sospettoso, ma decise di lasciar correre. "Niente, Sebastian che mi fa incazzare. Qualcosa di nuovo?"

Nick sospirò, poi aprì la bocca, ma poi la richiuse. Continuò a boccheggiare per qualche istante, finché non esplose.

"Jeff aveva messo gli asciugami rossi a destra, ma lo sa che vanno a sinistra. A SINISTRA."

Sembrava indemoniato. "E gliel'avrò ripetuto almeno un'ottantina di volte. E accidenti non mi dà mai retta. Sembra di parlare con un ragazzino di otto anni – e difatti è come se avesse quell'età per come si comporta."

Thad era a dir poco allibito.

Non aveva mai visto Nick in quello stato, non aveva mai visto nemmeno un'ombra di rabbia in quelle iridi – che ora invece sembravano esplodere.

Non credeva ai propri occhi: era come se un mito che dura anni si rivela tutto il contrario.

E per cosa, poi? Per degli asciugamani?

"Ah..."

Nick sbuffò, passandosi una mano tra i capelli, perfettamente pettinati: era sempre stato un ragazzo curato e piacente.

"Sì, lo so cosa ti stai chiedendo e sì, sono maniaco compulsivo dell'ordine e dalla pulizia. Cosa posso farci? Voglio solo che tutto vada come deve anda-"

Si stoppò all'improvviso perché si ritrovarono la faccia abbattuta di Jeff ad aspettarli. Era ansioso, si capiva dagli occhi.

"Scusami, Nick. Ho sbagliato."

Con quegli occhi dolci e quell'espressione da cucciolo abbandonato – che non fregava Thad, ormai lo conosceva troppo bene. Cercava solo il perdono con i suoi modi – sembrava davvero un ragazzino di otto anni.

Dall'espressione di Nick, Thad capì che non ci credeva neanche lui a quella falsa, ma a dispetto di quello che pensava, lui sorrise.

Sorrise a Jeff con un sorriso che non lasciava spazio a fraintendimenti: era la persona più importante per lui.

"Scusami tu,"gli disse, sempre con il sorriso. "Sono io che sono fissato con quella cosa."

"Effettivamente sì," eh, ma allora quell'idiota di Jeff se le cercava.

Nick ancora lo sorprese, allungando un braccio a circondare le spalle di Jeff, ridendo insieme a lui.

O era Jeff che gli passava la cretinaggine, o erano loro due che in realtà erano così... Compatibili; fatto sta che Thad scoprì molte cose nuove sugli Usignoli, quel giorno.

E, strano a dirsi, tutto grazie a Sebastian Smythe.





Di nuovo Nostradamus – diciamo il Nostradamus bello – entra in azione: so già cosa accadrà pochi minuti.

E posso anche scommeterci i miei bei gioielli di famiglia che accadrà.







Era qualche minuto che Sebastian stava lì seduto.

Il bar si riempiva e svuotava di persone, ma lui rimaneva sempre lì, a riflettere.

Secondo i suoi calcoli – dovuti al loro ultimo incontro - Blaine avrebbe dovuto chiamarlo quel giorno e a quell'ora, ma ancora non l'aveva fatto e lo cosa gli scocciava parecchio.

"Deve ordinare, Signore?" gli disse il cameriere, interrompendo le sue elucubrazioni mentali.

Sebastian lo adocchiò, notando che era un ragazzo molto carino.

E un suo 'carino' stava a 'di suo gradimento'.

"Non chiamarmi signore, ho la tua età. Piuttosto... Beh, potresti portarmi qualcosa di caldo, che dici? Mi affido ai tuoi gusti... Mi sembri molto bravo in quello che fai."

Il cameriere, che probabilmente aveva capito l'antifona, vista la voce bassa e da predatore di Sebastian, decise che era meglio sloggiare in fretta.

Quando tornò, cercò di non guardarlo in volto.

"Oh, grazie. Già che ci sei perché non mi lasci il tuo numero?"

Sebastian si appoggiò con i gomiti sul tavolino, poggiando poi il viso sulle mani unite. Lo fissò apertamente, sorridendo con malizia.

"Io sono etero, signore."

"Oh, per me non è mica un problema, tanto non dobbiamo mica metterci insieme," disse, sventolando la mano come a fargli capire che era fuori questione. "Poi potresti ripensarci. Sai, so essere molto convincente."

Il ragazzo deglutì, guardandolo sorpreso. Non sapeva cosa replicare, probabilmente.

"Io non..."

"Non preoccuparti, non ne farò parola con la tua ragazza, se è questo che ti preoccupa. Sai, sei molto carino: sei sprecato per una ragazzina qualunque."

E lo sguardo di Sebastian era talmente convincente – e sicuro di sé – che il ragazzo stava davvero per scrivere il suo numero sul foglietto che Smythe gli aveva passato – sempre con un sorriso furbo– quando il cellulare di Sebastian risuonò per tutta la sala.

Guardando il display il suo sorriso si amplificò.

Come volevasi dimostrare.

"Ciao, Blaine," disse, senza neanche farlo parlare.

"Sebastian,"disse la voce del ragazzo dall'altra parte. Sembrava agitato. "Senti, ho deciso che..."

"Vuoi partecipare, sì. L'offerta è ancora disponibile e Thad è ancora favorevole a cantare con te," a nominare il suo compagno di stanza non riuscì a trattenere un sorriso divertito, immaginandolo infuriato come una iena nei suoi confronti.

"Ok... Sappi che lo faccio solo perché amo ancora la Dalton, ma amo di più Kurt, quindi non mi convincerai a fare nulla di..."

"Inappropriato, sì. Sei prevedibile, ragazzo mio," continuò Sebastian, mentre si alzava per uscire dal locale, lasciando una piccola mancia al cameriere. Era carino, meritava qualche soldo in più.

"Ci vediamo venerdì in sala prove allora?" disse, chiudendosi la porta dietro sé.

"Aspetta... Ci? Io non devo provare con Thad?"

"E ti aspetti che io non sia presente, vero? Povero ingen..."

Sebastian non fece in tempo a finire di parlare, che dall'altra parte della strada vide una chioma rosso fin troppo familiare.

Era piegato verso qualcosa, e Sebastian non riuscì a capire cosa stesse facendo, così si avvicinò di più.

Blaine dall'altra parte del telefono lo stava richiamando, ma lui non stava prestando più attenzione: notò solo allora cosa stava facendo Thad e la sua espressione si dipinse di stupore.

Thad stava baciando una ragazza bionda, appiccicata a lui come una piovra.

   
 
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