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Autore: Woland in Moskau    23/01/2012    1 recensioni
Se le gocce di pioggia potessero frantumarsi al suolo come piccoli cristalli allora vedremmo la terra sanguinare mestamente dinnanzi alla loro triste morte.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It feels like hundred years

 


 



Schiava mia, temimi. Amami. Schiava mia!
Sono con te il tramonto più ampio del cielo,
e in esso la mia anima spunta come una stella fredda
quando da te si allontana i miei passi tornano a me.
La mia stessa frustata cade sulla mia vita
Sei ciò ch'è dentro di me ed è lontano
Fuggendo come un coro di nebbie inseguite.
Vicino a me, ma dove? Lontano, ciò ch'è lontano
e ciò che essendo lontano cammina sotto i miei piedi
L'eco della voce oltre il silenzio
E ciò che nella mia anima cresce come il muschio sulle rovine.


(Pablo Neruda – 1923)



 
Se le gocce di pioggia potessero frantumarsi al suolo come piccoli cristalli allora vedremmo la terra sanguinare mestamente dinnanzi alla loro triste morte.
Meredith alzò lo sguardo lasciando che i lapilli di lacrime la colpissero in pieno volto; lasciò che il viso si bagnasse e che la mente si confondesse ricercando una lenta canzone lontana nei ricordi. Amava crogiolarsi in quel malsano sentimento di amore per la tristezza, la malinconia.

La lapide davanti ai suoi occhi era più grigia che mai. Sarebbe potuta appartenere a una persona qualsiasi a giudicare dall’espressione vuota delineata sugli occhi scuri. Alzò titubante un palmo aperto in modo spastico e il tremore della mano sottolineò il sentimento inconsulto che la turbava. Respirò profondamente e appoggiò una mano sulla pietra fredda, ricordando che una volta morti non c’è né Inferno, né Paradiso.

-Signorina Crow, le mie condoglianze.-
Sul viso appena femmineo si delineò un triste e cupo sorriso di circostanza, che godeva ancora del sentimento funesto presente nell’animo della giovane donna. Meredith alzò le spalle con noncuranza e si girò fissando gli occhi di ossidiana in quelli candidi e velati da cataratte del vecchio che ingobbito stava giusto mezzo metro dietro di lei, come per concederle il rispetto dovuto. La donna lo capì e gliene fu silenziosamente riconoscente.
-Sa, signor Churchill, temo che ora io me ne debba andare.-
Il vecchio maggiordomo tossicchiò appena, coprendosi con l’elegante sciarpa in cachemire che indossava, rigorosamente nera in segno di lutto.
-Sa bene, signorina, che mi mancherà molto.-
Meredith abbassò lo sguardo e una miriade di pensieri la colpirono in contemporanea, forandole repentinamente il barlume di lucidità e fermezza che era riuscita a mantenere.
-Anche lei, signor Churchill, confido nel rivederla… Prima o poi.-
L’uomo sorrise distintamente, lasciando trapelare minimamente l’emozione provata, seppure alquanto forte. L’ombra di fronte a lui si comportò esattamente nello stesso modo, lasciando il capo ciondolante dal collo, con lo sguardo trapiantato sul suolo rosso sangue.
-Certamente, arrivederci Meredith.-
-Arrivederci signor Churchill.-

L’anziano fece un gesto elegante, sollevando leggermente la bombetta che indossava dal capo. Una sorta di starnuto attutito, come se avesse tirato su col naso, fece vibrare i suoi baffi bianchi prima di incamminarsi verso la grande residenza che dava imponente le spalle al piccolo ma suntuoso cimitero di famiglia.
Meredith giurò a sé stessa, mentre lacrime copiose le scendevano lungo le guance scarne, che il suo corpo esanime non sarebbe mai marcito in quella terra putrida e assassinata.

Scostò lo sguardo verso l’immensa e fredda villa che fino a qualche giorno prima era stata la sua residenza. Un odio profondo e viscerale deformò i suoi lineamenti, tirò su col naso e guardò la piccola folla rimasta vicino allontanarsi con noncuranza in un ammasso nero e scolorito. Solo una figura slanciata era rimasta al centro del piccolo perimetro recintato in modo caustico ed elegante.  Torva lo guardò, notando che il giovane uomo aveva rivolto l’attenzione in sua direzione, nonostante sembrasse alquanto riluttante a rivolgerle la parola. Infatti, dopo pochi secondi, si girò repentinamente e con passi veloci abbandonò quel luogo di morte, inghiottito dalla nebbia della campagna inglese.

 
[…]
 


Over and over
We die one after the other
Over and over
We die one after the other
One after the other
One after the other
One after the other
One after the other
 
(The Cure – One Hundred Years)
 
  
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