-Ciao, tesoro!

Tesoro.

Quando dice tesoro è grave.

-Devo chiederti una cosa...

Molto grave.

-Cosa, cara?

Mi adeguo.

-Da quando sei quì, hai mai guardato attentamente la tua stanza?

Mi prende in contropiede: certo che l'ho guardata, ma... mi pare una risposta troppo semplice.

-S-sì?- balbetto incerto.

-NO!- urla lei, decisamente più sicura.

Strano: come può essere lei sicura di quel che ho visto io?

Eppure lo è.

Lo è fin troppo.

-P-perchè, cara?

-Non fare il leccapiedi! La tua stanza... la stanza tua e di quel... CANE!

Bryce interrompe la sua pulizia delle orecchie mattutina.

-Che c'è?- ci domanda ingenuamente, prima di pulirsi l'orecchio sinistro e posare il lindo asciugamano sulla scrivania.

-Guarda!- strilla Jill -Guarda quel... lui!

Bryce continua a guardarci attonito.

-Per te è normale comportarsi in questo modo?- incalza la mia dolce e gentile fidanz...

-EH? RISPONDI, VILE CANAGLIA!

-Non capisco cosa...

Jill afferra uno straccio e me lo ficca in una mano:

-Pulisci!- mi ordina.

E io obbedisco.

Bryce ci guarda ancora, attonito.

-Guarda questo letto, eh? Da quanto tempo non lo rifai in una maniera decente?

Sbatto le palpebre come un deficiente.

-E quella play!

-Non toccare la play!- grida una voce dal fondo del bagno: evidentemente Bryce ha trasferito il suo nobile sedere in un luogo più appartato.

-NO! LA TOCCHERÀ CHUCK! E LA SPOLVERERÀ!

La mia sentenza di morte.

-Ma... la farò cadere...- piagnucolo, conscio del fatto che se cadesse davvero farei meglio a buttarmi giù al suo seguito. 

-Non m'importa! Questa stanza deve tornare com'era quando siete arrivati!

Sorvolo sul fatto che quando siamo arrivati era vuota.

Una battuta sarebbe poco consona in questa situazione.

-Pulisci!

-Un momento!

-Ora!

-Mi prude il naso!

-Ti gratterai dopo!

-Ma Jill...

Passo una pezza umida sul comodino.

Jill ringhia.

Io pulisco.

-Ancora non ho capito cosa ho fatto di male...

Bryce è scemo.

P.S.: io odio la Stanford.