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Autore: RicksIlsa    24/01/2012    4 recensioni
L’ultima volta che aveva aperto il suo cuore a qualcuno era stato più di dieci anni prima. Era rimasta così scottata da ripromettersi di non farlo mai più. A guardarsi indietro oggi capiva che, per quanto avesse fatto male, ne era valsa la pena. Per Henry.
Ma perdere Graham era diverso. Lui non l’aveva abbandonata per qualcun altro. Lui era morto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Letting Go

 

 

 

 

Emma strascicava i piedi nell’arrancare verso casa. Casa. Forse avrebbe sorriso, se non le si fosse appena spezzato il cuore. In tutti i suoi ventotto anni di vita non aveva mai pensato al luogo in cui viveva come a ‘casa’. E, tecnicamente, era nell’appartamento di Mary Margaret che ora viveva, ma nella sua mente ‘casa’ sembrava la parola giusta.

Era piccola, vecchia e un po’ malandata. C’era sempre qualche problema che saltava fuori con le tubature e le crepe nelle pareti e nei soffitti. Anche da fuori poteva sentire chiaramente il ronzio troppo forte dello scaldabagno. Eppure era bella, e rispecchiava la personalità di Mary Margaret. Non era certo il miglior posto in cui Emma fosse mai stata, ma le dava un qualche conforto che non aveva mai trovato altrove.

In quel momento, tuttavia, la sua ‘casa’ aveva perso per lei ogni fascino. A ogni passo si sentiva più pesante. Come se qualcuno la spingesse verso il basso con sempre più forza man mano che camminava. La sua mente era avvolta da una nebbia di dolore. E l’incredulità la consumava.

Non era giusto. Graham non poteva essere morto.

L’ultima volta che aveva aperto il suo cuore a qualcuno era stato più di dieci anni prima. Era rimasta così scottata da ripromettersi di non farlo mai più. A guardarsi indietro oggi capiva che, per quanto avesse fatto male, ne era valsa la pena. Per Henry.

Ma perdere Graham era diverso. Lui non l’aveva abbandonata per qualcun altro. Lui era morto.

Aveva lottato contro la propria attrazione per lui fin dal momento in cui si era svegliata in prigione. Il suo fascino era disarmante e a Emma era piaciuto davvero, anche prima di lasciarsi coinvolgere.

Venire a sapere del suo ‘coinvolgimento’ con il sindaco l’aveva ferita più del dovuto. Avrebbe dovuto ritrarsi allora. Ma lui l’aveva guardata con quegli occhi tristi, disperati, e per Emma era stato facile capire che era solo un’altra delle vittime di Regina, che gridava aiuto, chiedendole di liberarlo. Non era il primo e certo non sarebbe stato l’ultimo. Era in momenti come quelli che Emma riusciva quasi a scorgere un po’ di verità nella teoria di Henry. Che Regina era davvero una strega malvagia che aveva intrappolato un’intera città. Una città che non sapeva neanche di essere imprigionata.

Emma posò la mano sul pomello della porta, cercando la forza di aprirla.

I suoi pensieri volavano in molte diverse direzioni. Si rifiutavano di soffermarsi su ciò che le causava tanto dolore. Un meccanismo di difesa che aveva imparato molto presto, nella sua vita. Ma sapeva che, non appena avesse posato gli occhi su Mary Margaret, si sarebbe concentrata su Graham, e sulla parte che la compagna aveva avuto nell’ultima tragedia dell’esistenza di Emma.

Prese fiato e spinse la porta.

Mary Margaret alzò lo sguardo dai compiti di ortografia che stava correggendo, con un sorriso di benvenuto.

« Ehi, sei tornata prima di quanto pensassi. Com’è andata? »

Emma non disse nulla; restò soltanto in piedi sulla soglia, ad accogliere l’ondata di rabbia che la travolse mentre guardava l’amica.

« Oddio, cos’è successo? Emma? Stai bene? »

Mary Margaret fu subito in piedi, lanciandosi al fianco di Emma e stringendole il braccio.

Emma si ritrasse e la incenerì con gli occhi.

« Non avrei dovuto ascoltarti! » sibilò, ribollendo d’ira.

Mary Margaret tacque, in paziente attesa. Questo le fece capire quanto meschinamente si stesse comportando, ma non le importava.

« L’ho fatto. Ho buttato giù il ‘muro’ e l’ho lasciato entrare... » Dovette interrompersi e buttar fuori un singhiozzo.

Cercò disperatamente di aggrapparsi alla rabbia. La rabbia era buona: teneva lontano il dolore.

Dopo qualche minuto di silenzio, Mary Margaret si fece più vicina.

« Emma... »

« No! » Emma alzò una mano per respingerla. Fu sorpresa di vederla tremare tanto, e poi si rese conto che era tutto il suo corpo a tremare.

« Dimmi cos’è successo. » La voce di Mary Margaret era ferma. Era un’imposizione, non una richiesta.

« Gli ho aperto il mio cuore. Mi ha baciata. Io l’ho baciato. E poi mi è morto tra le braccia! »

Gridò le ultime parole con un gemito di dolore e si lasciò cadere sul pavimento.

Lampi di passato le attraversarono la mente. Rivisse le molte volte in cui il suo mondo le era crollato intorno, e lei era rimasta sola a piangere su un pavimento duro e freddo. Si avvolse stretta tra le proprie braccia, nel disperato tentativo di tenersi intatta. Aveva paura che, se si fosse lasciata andare, sarebbe finita in mille pezzi.

Lei non era altro che una pozza di infelicità, e per un terrificante secondo non credette di poter sopravvivere. Non era neanche sicura di volerlo. Tutto ciò che aveva mai sentito era il dolore e il freddo...

E poi, all’improvviso, qualcosa cambiò.

Mary Margaret la raggiunse sul pavimento, e con forza sorprendente la trasse a sé. Una stretta calda la circondò. Una mano scivolò tra i capelli di Emma, gentile ma decisa, e le premette il capo contro una spalla morbida.

All’inizio la respinse, ma quando guardò negli occhi di Mary Margaret rabbrividì. La pena, le lacrime che vide non erano per Graham, ma per lei. Per Emma. Mary Margaret, la sua compagna, la sua amica... e, secondo Henry, sua madre...

Questa donna soffriva perché Emma soffriva. Piangeva perché Emma piangeva. Condivideva il suo dolore e voleva aiutarla a portarne il peso.

Il freddo lasciò il posto al caldo. Il dolore cambiò: faceva ancora male, ma era un male buono. La faceva sentire viva. Le sue dita si strinsero nella camicia di Mary Margaret, e Emma comprese la semplice gioia del potersi stringere a qualcuno mentre si crollava. Del sapere che, se anche fosse finita in un milione di pezzettini, esisteva qualcuno che l’avrebbe rimessa insieme.

Era una salvezza... una sicurezza che non aveva mai provato in tutta la vita.

« Va tutto bene, Emma, sono qui » sussurrò Mary Margaret, « puoi lasciarti andare. »

E lei lo fece.

   
 
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