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Autore: Bale    24/01/2012    0 recensioni
“Sono passati cinque anni, ma io sono ancora qui a piangere sulla tomba di Fred. Ci vengo tutti i giorni, al crepuscolo....
...non vivo più senza di lui, non vivo più da cinque anni.
A volte mi tocco l’orecchio, quello ferito e ripenso a lui, ripenso alla battaglia che abbiamo combattuto insieme e che ho vinto solo io."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sono passati cinque anni, ma io sono ancora qui a piangere sulla tomba di Fred.
Ci vengo tutti i giorni, al crepuscolo. Di solito c’è Ginny e Ron vengono con me, ma oggi sono solo.
Il cimitero è vuoto, ad eccezione di quella ragazza laggiù.
Ha gli occhi gonfi di lacrime. Forse anche lei ha perso qualcuno a causa di Voldemort.
Ha due enormi occhi verdi, i capelli rossicci e le gote piene di lentiggini.
Non è bellissima, ma ha qualcosa in quello sguardo triste che mi fa rizzare i peli dietro la nuca.
E’ inginocchiata davanti ad una semplice lapide bianca, ma da questa distanza non riesco proprio a leggere il nome inciso su di essa.
Chiudo gli occhi. Rivedo Fred, rivedo noi due insieme.
Che coppia eravamo! Quante ne abbiamo passate insieme.
All’improvviso un ricordo in particolare mi attraversa la mente.
Eravamo al terzo anno di scuola e stavamo per mettere in campo alcuni dei nostri migliori scherzi.
Ne abbiamo fatti di soldi nel nostro negozio di scherzi con le nostre famosissime Pasticche Vomitose!
Le prime Pasticche erano pronte, ci serviva soltanto qualcuno su cui provarle.
Fu Colin Canon il malcapitato. Vomitò ininterrottamente per tre giorni, dopodiché decidemmo di renderle meno ‘forti’ riducendo i giorni di vomito soltanto a uno.
Ridemmo come matti per ore, mentre il povero Colin vomitava ininterrottamente.
Ci volevamo bene. Eravamo inseparabili, una cosa sola.
Non vivo più senza di lui, non vivo più da cinque anni.
A volte mi tocco l’orecchio, quello ferito e ripenso a lui, ripenso alla battaglia che abbiamo combattuto insieme e che ho vinto solo io.
Eppure avrei preferito perderla, sarebbe stato meno doloroso.
Sarei morto al posto suo e avrei smesso di soffrire in questo modo terribile.
O forse sarebbe stato meglio se fossimo morti entrambi.
-Era tuo fratello, vero?-
Una voce calda e tranquilla mi riportò bruscamente alla realtà.
Aprii gli occhi ancora pieni di lacrime e la vidi.
Soltanto in quel momento compresi chi fosse.
Alicia Moore, la figlia del sarto del villaggio, il villaggio dove vivevo da quando avevo perso mio fratello.
Avevo abbandonato la Tana e mi ero rifugiato in quel piccolo villaggio poco lontano da Diagon Alley.
Avevo continuato a portare avanti il negozio di scherzi con l’aiuto dei miei fratelli e di Lee Jordan e quando tornavo a casa, tutte le sere, piangevo.
Piangevo per circa due ore ininterrottamente perché Fred non era più con me.
Nessuno conosceva questa mia piccola ‘abitudine’, nemmeno mia madre con la quale ormai non avevo più alcun segreto.

Alicia aveva un sorriso stampato sul viso candido e infreddolito, ma gli occhi la tradivano.
Una lacrima prepotente le carezzò il viso e sparì nella sua calda sciarpa verde come i suoi occhi.
Lei non se l’asciugò in alcun modo, la lasciò cadere senza smettere di sorridere.
-Quella era mia madre- continuò la ragazza accennando alla lapide che aveva appena lasciato.
Annuii senza riflettere, poi mi asciugai le lacrime e feci per sorridere anch’io. Senza successo.
-Era molto bella-
Annuii nuovamente, non perché non mi interessasse ciò che Alicia stesse dicendo.
Piuttosto ero come ipnotizzato da lei.
Ascoltavo la sua voce che risuonava dolce e delicata nelle mie orecchie e nel profondo del mio cuore speravo non cessasse mai di parlare.
Per la prima volta, dopo cinque anni, mi sentivo più leggero. Era come se il macigno che sentivo pesare sul cuore si stesse dissolvendo, come se Alicia ad ogni sua parola lo sollevasse di qualche centimetro, procurandomi solo sollievo.
Sollievo: ecco la parola giusta. Mi sentivo sollevato, libero da un peso che mi aveva schiacciato per troppi anni.
All’improvviso sentii crescere il timore di rivivere il dolore non appena Alicia se ne fosse andata, non appena avesse smesso di parlare.
-Lei era un Auror, lo sai? Ed era anche una bravissima sarta. Tutto quello che mio padre sa fare lo deve a lei. Mio padre ha semplicemente trasformato la passione di mia madre in un lavoro.-
Sorrisi finalmente. Un largo sorriso mi si stampò sul viso. Sentii quasi i muscoli della mia faccia cigolare: era passato troppo tempo dall’ultima volta che qualcuno era riuscito a farmi sorridere e quel qualcuno era Fred.
-E’ stata uccisa.- disse all’improvviso Alicia con tono grave.
Fissò la lapide di Fred per qualche istante, come per riprendersi, poi continuò:
-Lucius Malfoy, l’ha uccisa lui!-
Ora nel suo tono si poteva percepire rabbia, un mare di rabbia repressa per anni.
Era come se Alicia si nascondesse dietro quel suo splendido sorriso reprimendo la rabbia.
Forse lo faceva per suo padre, per non farlo soffrire più di quanto già non stesse facendo.

Le sue labbra si contrassero in una smorfia di dolore, poi ritornò serena.
Sorrise timidamente e poi sparì.
La vidi allontanarsi lentamente, diventava sempre più piccola ed io rimasi lì impotente, incapace di fermarla, di trattenerla lì con me.
   
 
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