SAREBBE
STATO POI COSÌ TERRIBILE?
Il
cielo terso
cominciò pian piano a regalare qualche lacrima di pioggia
tiepida, era una
serata settembrina ancora leggermente calda, come se un ultimo sprazzo
d’estate
avesse voluto rimanere a bearsi di quei prati ancora per un
po’. Ginny spostò lo
sguardo su Harry, in platea, per controllare se stava coprendo i
bambini, ma fu
un secondo, impercettibile, e tornò a concentrarsi sul
gioco. I bambini erano
già coperti, ci aveva pensato Hermione non appena aveva
visto quelle nuvole
rossastre dividersi il cielo una con l’altra. Rose stava
seduta sulle ginocchia
di Ron ed Harry, che stava stringendo forte nella sua la manina della
piccola
Lily, era estremamente concentrato sul gioco. Stringeva le palpebre per
cogliere al meglio i dettagli della partita, seguiva fremente la
cercatrice
delle Holyhead, spostava appena il viso in avanti quasi come potesse
afferrare
il boccino con gli occhi. Aveva la fronte appena corrucciata in un
espressione
seria, Hermione lo stava osservando ormai da almeno un quarto
d’ora. Lo
guardava, ne studiava quelle rughette di espressione che si erano
formate sul
suo viso, la cicatrice,quasi sbiadita dal tempo, la pelle ruvida, la
barba
appena accennata sulle gote, sospirò, e
la
sua mente tornò a quella notte, di nuovo, e, di nuovo, fu
scossa da un brivido.
-Sì!
Vai così! –
Disse
Harry piano
portando in alto la manina di sua figlia. Pochi secondi ed esplose un
grido.
Angelina aveva preso il boccino con un’evoluzione
spettacolare.
-
-La
Jhonson ha finalmente conquistato il boccino!!! E con il punteggio
di 230 a 450 la partita è vinta dalle Holyhead Harpies! Che
passano quindi di
diritto alla semi finale della Coppa del mondo di Quidditch!!
–
Lily
saltava
entusiasta tutta imbacuccata in uno sciarpone rosso-oro, Ron
sollevò Rose che
poté così sbracciarsi per salutare la zia, Harry
stava dando il cinque a James
ed Albus mentre un Hugo poco convinto chiuse il libro che stava
leggendo e
chiese alla madre se la partita fosse finita.
Hermione scompigliò i capelli al suo bambino e
lo tranquillizzò
dicendogli di sì. C’era qualcosa di già
visto in quei momenti, un emozione
familiare ed elettrizzante legata ad un ricordo che andava ben oltre i
bambini,
oltre le loro famiglie,oltre i matrimoni, arrivando in un passato
lontano; si
leggeva negli occhi di Harry. Hermione lo notò subito e
subito le venne in
mente quando li aveva già visti così.
Quell’espressione eccitata, felice, era
la stessa di quella prima volta in cui avevano visto tutti insieme il
campionato, prima del loro quarto anno ad Hogwarts, quando ancora Ron
era
ancora un super tifoso di Krum, quando ancora il Quidditch poteva
occupare
quasi tutti i pensieri di Harry, quando ancora Voldemort era un eco
lontano,quando faceva paura solo in astratto, anche se lo starebbe
stato per poco,
ancora per pochissimo. Erano scesi per gli scaloni dello stadio tutti
insieme,discutendo con Arthur della partita, eccitati come bambini
lasciati
liberi a Mielandia, avevano riso come matti agli scherzi che i gemelli
facevano
a Ron di continuo, si erano presi a cuscinate nella tenda e si erano
divertiti,
divertiti da morire. Poi, il marchio nero, i mangiamorte, Crouch, la
paura,
quella vera. Hermione scosse la testa, non li aspettava niente di
brutto in
quella serata di tanti anni dopo. Li attendeva la stessa tenda di
allora, tutta
riammobiliata, i resoconti post-partita di Ginny e i giochi coi bambini.
-Adoro la squadra di Ginny! Tutte donne! Un connubio
perfetto! Belle
pupe e Quidditch! –
Ron
aveva
sentenziato, prendendosi in tutta risposta una botta sulla testa da
Rose, che
era a cavalcioni sulle sue spalle.
-Hei!
Una di quelle belle pupe è mia moglie!-
scherzò
Harry che diede a sua volta un buffetto sulla testa
dell’amico.
- E
soprattutto è tua sorella!-
rincarò ridendo Hermione
- Infatti
io parlavo solo di
estetica del gioco! - rispose
Ron
con tono fintamente
La
tenda era in
un vasto campo erboso riservato alle famiglie dei giocatori, quella
mattina
avevano anche intravisto Victor Krum, ma Ron già alla prima
occhiata aveva
emesso uno sbuffo talmente seccato che Hermione aveva deciso di evitare
qualsiasi contatto diretto, si limitò a salutare con la
mano. Era passato
parecchio tempo ma ancora suo marito si rifiutava persino di ricambiare
le
cartoline di natale che mandava sempre la sua ex
“fiamma”; puntualmente, però,
Hermione rispondeva di nascosto. Si sarebbe sentita troppo maleducata
se non
l’avesse fatto.
James
entrò
correndo e si fiondò verso l’angolo cucina della
tenda.
-GELATINEE!!
– gridò il bambino, e,
in men che non si dica,
fratelli e cuginetti gli
Il
cassetto dei
dolci però, piangeva.
-Mamma mamma!! sono finite le caramelle!
– la piccola comitiva si spostò dal tavolo
-
-Mi sa che qualcuno dovrà accompagnarvi
a comprarle, perché io ….ehm ….
Devo fare il the!-
disse Hermione
puntando lo sguardo verso Ron.
-
-E va bene
–
Ron alzò le spalle
–Chi vuole venire con
me ?? –
Ovviamente
la
comitiva di bambini si spostò di nuovo,compatta e urlante,
verso Ron.
-Non
esagerare coi dolci!
– Gridò Hermione
al marito che teneva aperta l’entrata della
Harry
guardò Hermione
di sottecchi, nel loro linguaggio segreto
fatto di sguardi silenziosi ma più efficaci di
qualsiasi discorso, l’apostrofava
in modo scherzoso.
-
-Però!
Qui dentro fa sempre un po’ freddo! Eh? –
le disse poi.
-
-allora
il the lo preparo davvero
–
Lui
si avvicinò e
le mise una mano tra i capelli, baciandole le nuca.
-
-Grazie!-
sussurrò.
Harry
andò a
prendere un maglione nel suo baule ed Hermione effettivamente
riempì il bollitore
con la bacchetta e lo adagiò sul fornello. Il suo sguardo
poi tornò ad indugiare
sull’amico seduto sul letto. Si stava sfilando
la felpona nera rivelando il suo bel fisico da Auror
allenato, senza
alcun pudore, come se avesse davanti una moglie o meglio, una sorella.
-Sì,
perché è questo che pensa di me, ed è
quello che dovrei pensare anche io!- Hermione
non riusciva a fare a meno di
guardarlo, specie dopo quella notte, di osservare ogni dettaglio quasi
ad auto
convincersi che non era vero quello che iniziava a pensare di lui, e,
invece,
sembrava esserlo sempre di più. Guardò il
maglione aderire al suo corpo, le
mani vigorose infilarsi nelle maniche, lo scorrere
del tessuto sulle braccia,gustando ogni
istante,assaporandolo in silenzio, sentendosi in colpa.
Continuò a guardarlo
finchè Harry non si sentì osservato e si
girò verso di lei. Fulminea Hermione
si voltò e in un gesto veloce fece levitare il bollitore e
riempì due tazze con
l’acqua calda. Con un colpo di bacchetta Harry accese la
radio e una musica
blues, malinconica e lenta risuonò nell’ambiente.
Quanti ricordi
avevano lì dentro, certo, ora l’interno era tanto
diverso da non lasciare quasi
niente di riconducibile alla Tenda che avevano usato allora, eppure le
pareti
in tessuto erano le stesse, così quell’odore forte
di erba bagnata che ti
riempiva le narici. Erano stati momenti pieni di angoscia, di paura,di
rabbia e
di incertezza, eppure Harry non si era mai sentito di lasciarli andare.
Come se
ci fosse qualcosa di assolutamente unico in quegli attimi passati da
solo con
lei in quelle terribili giornate, in quelle inquietanti notti in cui la
sentiva
piangere nel buio. Più di ogni altro serbava nel cuore il
ricordo di quando,
un po’ ridicolo e impacciato le aveva
chiesto di ballare per regalarle un minuto, almeno un minuto di svago.
-
-Meno
male che è tutto così diverso
-
Hermione sembrava avergli
letto nel pensiero. In
realtà voleva rompere quel silenzio che la faceva impazzire.
-
-Questa tenda voglio dire, le circostanze
–
-È
passato, come tutto … l’importante è
essere qui, ora … no?-
Harry parlava lento,
rassicurante come
se volesse darle ora, dopo anni, quella sicurezza che non aveva saputo
trasmetterle ai tempi.
-
-Certo …. Sì, certo-
Harry
le tese una
mano.
-
-Balli
con me un’altra volta?
–
-
-Scherzi?
–
- -No, non scherzo! Dai, concedimi questo ballo -
- - Lo sai che non siamo capaci!-
-
Hermione
sorrise, accettò perplessa, si
avvicinò un po’ intimorita, e, di certo meno tesi
di un tempo e stavolta senza troppi pensieri i due
si misero a ballare insieme, vicino alla cucina. Aveva un po’
paura lei, ma si
lasciò guidare in quel ballo della memoria, della catarsi. I
suoi occhi erano fissi
in quelli di lui che la guardava come una bambina, con la tenerezza di
un
padre, anche da quello sguardo si lasciò guidare, dal
profumo della pelle di
Harry, così familiare. Appoggiò la testa al suo
petto e danzò al ritmo del suo
cuore.
-Perché
continui a guardarmi male oggi Hermione?
– le chiese mentre ballavano
-
-Io non continuo a guardarti Harry!-
l’aveva
scoperta.
-Hermione
!
– continuavano a ballare. Rimasero in silenzio, per
un po’, trascinati
-
-Sarà
che stanotte ho fatto un sogno … c’eravamo io e
te, sulla sponda
del Lago Nero … e ci baciavamo, come due ragazzini- disse lei
all’improvviso ed
Harry si fermò.
-
-Wow-
riuscì solo a dire – Ed
è stato così disgustoso? Mi fissi come fossi un
mostro!
Harry
scherzò, ma tornò subito serio
-
-Sarebbe
stato poi così terribile?-
I
loro volti si avvicinarono, arrivarono ad
una distanza tanto minima che quasi si sfioravano le punte del naso. Fu
un
secondo, un secondo lunghissimo. Passarono tra loro le immagini di
quegli
ultimi trent’anni, dal primo incontro sul treno, ai compiti
copiati ad
Hogwarts, ai rimproveri di lei, ai rischi corsi insieme, alle notti
alla
ricerca degli Horcrux, alla guerra,alla pace fuori e dentro di loro, ai
matrimoni dell’uno e dell’altra, alle nascite dei
bambini.
-Certo che sì signor Potter!
Assolutamente terribile!- Hermione
spezzò il silenzio
-Chiedo
scusa allora di essere stato
molesto in sogno questa notte- accarezzò il viso
Proprio
in quel momento Albus e James irruppero
all’improvviso nella tenda, pericolosamente in
sella alla scopa di Ginny.
-Guarda
papà! Guarda che faccio!-
il
secondogenito dodicenne di Harry improvvisò
Harry divertito gli corse subito incontro,
e la magia finì.
-
-Hei
ma sei bravissimo! Ci scommetto, quest’anno entrerai nella
squadra
di quidditch ad Hogwarts-
-
-È
bravo davvero!
– intervenne James sporgendosi da
dietro al fratello – Peccato che sia
una
serpe schifosa!-
-
-Hei
James! Non dire queste cose!-
Poco
dopo
Ginny e Ron con gli altri bambini al seguito si fecero
largo tra gli
svolazzi stretti di James e Albus. Di nuovo la realtà.
-Ecco la mia campionessa!- disse Harry andando
incontro alla moglie. Le
accarezzò il
Hermione li guardava da un lato mentre si scambiavano tenerezze, stava finendo di preparare il tè, versava l’acqua in altre tazze e faceva cadere in ognuna una bustina di Earl Grey. Ron si era offerto di darle una mano e stava poggiando i piattini sul tavolo. In realtà lo stava fissando di nuovo,Harry, anzi, LI stava fissando,lui e sua moglie e li guardava, li guardava. Quasi si perse quando al bacio di Ginny ed Harry che aveva davanti agli occhi si sovrappose l’immagine del bacio che quella notte gli aveva dato lei, in sogno, col venticello che gli batteva sulle gote mentre assaporava le sue labbra, mentre giocava con la sua lingua. Di nuovo quel dannato brivido, doveva smetterla. Si morse un labbro; no, no, di certo, non sarebbe stato affatto, proprio affatto terribile se fosse accaduto sul serio- ma aveva fatto bene a dirgli il contrario-
E dopo millenni torno a
pubblicare qualcosa, una One Shot così, un po'
piccina dal finale che lascia un po' a bocca asciutta forse. Non
saprei, sono molto insicura ultimamente e forse sono un po' in stallo
anche nella scrittura. Cosa che mi fa impazzire,ma va bè....
Come sempre accetto ogni tipo di opinione e critica! Così
magari mi aiutare a uscire dal fosso XD