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Autore: _diana87    24/01/2012    6 recensioni
[Possibile alzamento di rating per i temi trattati]
"Qualcuno dice che la guerra più grande da combattere è quella interiore, contro noi stessi."
Un pacco bomba esplode al 12esimo distretto. Un caso o un attentato? Fatto sta che quello stesso giorno Castle viene inviato dalla sua casa editrice in Israele per scrivere qualcosa di diverso, un racconto-reportage sulla primavera araba in corso; nel frattempo Beckett, Ryan ed Esposito vengono scelti per addestrarsi insieme ai marines in Iran. Separati dalla guerra che irrompe all'esterno, Castle e Beckett riusciranno a ritrovarsi? Ma sopratutto la battaglia più grande per Beckett sarà quella interiore: combattere contro i suoi demoni che le riportano alla mente quando rischiò di morire.
Storia narrata dal punto di vista di Kate Beckett.
Storia classificata all'11° Turno dei CSA al 1° posto nella categoria "Sad".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Il terrore è diventato un altro inverno

Okay si sono formate squadre pronte ad uccidermi perchè sto facendo morire dei personaggi XD

posso dirvi che è il contesto è di guerra, quindi non potevo fare altrimenti XD

spero che continuerete lo stesso a seguirmi perchè la storia avrà un lieto fine, quindi non abbandonatevi! XD

 

 

 

Il terrore è diventato un altro inverno, un evento meteorologico.

 

 

 

Quando si è in guerra, il tempo sembra non passare mai.

Poi improvvisamente, ti rendi conto che si è fatto sera solo perchè il sole non c'è più.

Siamo impegnati tutti i giorni, tra addestramenti e combattimenti. Il tempo sembra non passare mai.

Eppure, ti rendi conto che sei entrata a far parte di questo mondo militare.

E te ne accorgi perchè inizi a parlare come i marines... inizi ad adattarti a tutto quel sangue versato e quelle lacrime amare sui cadaveri che giacciono a terra... una terra quasi dimenticata da Dio, dove si combatte per qualche valore, per un'idea che è stata dimenticata.

Il terrore diventa parte di te.

Sono passati quattro giorni dalla morte di Tacker, e il reggimento ha già perso altri 2 uomini. Giovani anche loro. Altra carne da macello messa in pasto agli squali.

Oggi ci spingeremo verso la parte nord della città di Qom-Fordow dove si ritiene sia stato scoperto un giacimento di uranio. L'obbiettivo è fermare questo orrore. Per arrivarci, dobbiamo come al solito affrontare il fronte iraniano. Pronti coi loro mitra a spararci.

Siamo stanchi, non ne possiamo più. Se la guerra tra Oriente ed Occidente avrà mai un fine, spero arrivi subito...

"Kate... sono venuto appena ho potuto..."

 

Stavo lavandomi il viso quando il mio scrittore è qui, in carne e ossa, davanti a me.

Mi tremano le mani. Lascio andare l'asciugamano a terra. Col viso leggermente scosso, lui più di me, gli cammino come uno zombie per abbracciarlo.

Non credo sia vero. Forse sto sognando.

Mi avvicino e lo tocco. Devo toccarlo, tastarlo, per vedere se è reale. Come una non vedente, gli tocco i lineamenti del viso, passando dalla fronte alla bocca. Poi arrivo alle orecchie e infine mi perdo nei suo capelli.

"Kate, Kate, sono io!" mentre arrivo a toccargli il dorso, Rick cerca di togliermi le mani di dosso, ma io scoppio in lacrime.

Mi lascio andare, e lui mi abbraccia, coccolandomi tra le sue braccia. Rischio di bagnargli tutta la camicia blu cobalto.

"S-sei tu, Rick?"
"Sono proprio io. Non ti lascio più adesso." e mi bacia i capelli, odorandoli, cercando di realizzare anche lui che è davvero lì con me.

 

E mantiene la sua promessa. Restiamo insieme tutta la mattinata. Gli racconto degli ultimi avvenimenti e lui fa lo stesso. Iran ed Israele sono due mondi diversi. Due realtà che sembrano non incontrarsi mai, invece lo fanno di continuo.

"E' così diverso Gerusalemme. Gli abitanti sono pacifici, non sono proprio come noi newyorkesi, che siamo più frenetici. Vivono costantemente nel pericolo ma ormai ne sono consapevoli."

"Un po' come noi."

Lui mi guarda, scuote la testa, non capendo. Al che mordo il labbro e sorrido maliziosamente.

"Viviamo costantemente nel pericolo di una relazione ma ormai siamo consapevoli dei nostri sentimenti, quindi... ci siamo abituati in qualche modo."

Appena capisce cosa sto dicendo, mi prende per la vita e mi stringe a sé.

"Katherine Beckett... immagino che quel muro che ti eri costruita dentro stia per essere abbattuto o sbaglio?"

Mi riempie di baci sul naso, poi passa alle guance.

"Castle, basta dai, mi fai il solletico!" cerco di togliermelo di dosso, ma non oppongo nessuna pressione, tanto è così piacevole averlo vicino a me... dopo queste settimane in cui siamo stati separati.

Dei colpi di tosse ci interrompono. Sono Bridget e Laura che ci salutano timidamente, riportandoci alla realtà. La dura realtà, purtroppo.

"Scusate se vi interrompiamo, ma c'è un prigioniero iraniano e vogliono che lo interroghiamo." dice Bridget, poi guarda Rick e si mette a fare un po' troppo l'oca.

"Oh ciiiiiao signor Castle!" le due lo salutano con una vocina un po' troppo stridula.

Storgo la bocca ingelosita e Rick sembra goderci nel vedermi così.

"Ragazze, per voi sono Richard o Rick, se preferite---" gli dò una gomitata così la smette di fare il gallo ogni volta, e lui fa finta di essersi fatto male.

Mi mancavano anche questi giochetti quotidiani. Ci liberiamo dalla presa e io raggiungo le altre due detective.

Prima però mi giro verso di lui. "Ci vediamo dopo, Rick?"
"Aspetta, voglio seguirti. Sai come mi piace vederti quando fai il culo ai cattivi ragazzi!" e mi rincorre come un cagnolino.

 

Arriviamo in una tenda, dentro c'è un tavolo e delle sedie. Dall'altra parte del tavolo c'è il nostro terrorista fatto prigioniero. E' giovane avrà la mia età, ma sembra dimostrare 50 anni per quanto abbia il volto sudato, trasandato anche negli abiti. E' stempiato. Ci guarda con disprezzo e odio. Accanto a lui c'è il nostro traduttore, Yahir. Dietro di loro, McNeil e Douglas, con le braccia incrociate e sguardo severo. Ci fanno segno di sederci sulle tre sedie posizionate apposta per noi. McNeil fa un passo avanti e ci mostra un file.

"Lui si chiama Yusuf, ha 32 anni e stamattina lo abbiamo sorpreso mentre innescava una bomba vicino alla nostra base... vedete cosa riuscite a scoprire, se fa parte di qualche cella terroristica e se può dirci qualcosa sulle centrali nucleari..."

Yusuf ringhia e i due sergenti lo fanno star zitto. Io, Bridget e Laura leggiamo qualche pagina di quel file. Poco dopo sento dei passi; è Rick, appena arrivato. Mi volto per guardarlo un attimo, ma non posso mostrare segni di simpatia. Ritorno su se stessa e c'è Yusuf che fa una strana risatina. Adesso mi innervosisco.

"Yusuf, che cosa stavi facendo con quella bomba stamattina?"

Il traduttore Yahir traduce per Yusuf, che ribatte nella sua lingua. Poi Yahir traduce di nuovo.

"Non vuole dirvelo. Altrimenti i suoi capi gli tagliano le mani."

"Digli che un terrorista può fare anche a meno delle sue mani!" interviene acida Laura, alzandosi dalla sedia. La riprendo.

"Laura, qui non siamo a Miami, stai tranquilla... Yusuf, cosa non ci stai dicendo?"

Quello ride di nuovo e parla. Yahir traduce.

"Dice che se parla, gli tagliano anche la lingua... e che... le bombe sono solo un diversivo... voi americani sapete cose che neanche noi sappiamo..." vedo Yahir confuso nel tradurre e impacciato.

Questa cosa confonde anche me. E se... Yusuf mi capisse? I suoi occhi parlano. Stanno dicendo cose che la sua lingua non può dire. O non vuole dire.

"Vi spiace se restiamo da sole con lui?"
"Ma Kate, sei sicura di capire cosa dica?" mi chiede Bridget preoccupata.

"Sì... credo che lui sappia parlare inglese più di noi." rispondo e il terrorista mi guarda con lo sguardo colpevole di chi è stato appena scoperto.

"Come volete... forza, usciamo."

McNeil e Douglas lasciano la tenda. Poi notano Rick sull'entrata.

"E lei cosa ci fa qui?"
Non sapendo che fare, Rick alza il suo tablet come un bambino innocente.

"Io... scrivo!"

 

"Ora che stiamo da soli, ci vuoi dire cosa sta succedendo?? Che vuol dire che le bombe sono un diversivo?"

Yusuf ride sarcasticamente e sempre più alto. Bridget e Laura non capiscono, io sono sempre più decisa però a scovare la verità. Se questo potrà servire a dare senso a questa guerra, io devo saperlo.

"Signorine..." lui si schiarisce la voce "...siete state mandate qui insieme agli altri poliziotti per salvare il mondo... così vi han detto... ma la verità è un'altra."

Mi stupisco del suo inglese così perfetto.

"Vai avanti."

"Vi lanciamo bombe perché non vogliamo che vi avviciniate alle nostre centrali... ma sopratutto perchè stiate lontani dai giacimenti di uranio... il vostro governo non vi ha mandato per distruggerli, ma per prenderli per sé..." ride soddisfatto e di nuovo amaramente "Non lo sapevate? Oh bene, questo non può che far piacere al nostro governo... dietro ogni guerra armata c'è sempre una guerra politica ed economica, dovreste saperlo meglio di me... io sono solo un uomo servitore di Allah e del suo paese."

Questa cosa ci lascia basite. Lasciamo la tenda, chiamando i sergenti e il capitano, che si occuperanno di sistemare il prigioniero.

Rick mi guarda strano, sa che qualcosa è successo lì dentro. Io non riesco né a guardarlo e né a sentirlo quando mi chiama per nome.

Yusuf continua a guardarci pericolosamente.

Poi Laura mi prende per il braccio, scusandosi con Rick e mi ritrovo in mezzo a lei e Bridget.

"E ora che facciamo? Dobbiamo dirlo a McNeil?"
"Io credo che lui lo sappia già, Laura. Non è vero Kate? Tu che pensi?"

Boccheggio prima di proferire parola. Loro mi guardano come se fossi pazza.

"Aspettiamo. Lui ce lo dirà, prima o poi."

Non voglio credere che Samuel McNeil mi abbia mentito. Non voglio credere che mi abbia tenuto tutto nascosto, dopo quello che ha fatto per me standomi vicino. No, non voglio che lui sia un altro Royce Montgomery.

 

Fa sempre più freddo qui la notte. Il terrore sembra diventare un altro tempo. Un evento meteorologico a cui ci stiamo abituando troppo. La notte diventa il momento del terrore più assurdo. Lampi e tuoni si trasformano in esplosioni. Ci svegliano e corriamo fuori dalle nostre tende mettendoci al riparo. Laura e Bridget stanno correndo, Esposito e Ryan aiutano altri soldati a mettersi al riparo.

Non vedo Rick fino a quando non mi prende per mano e mi conduce al sicuro. Dopo circa un'ora - un'ora dico, nel cuore della notte, sono pazzi? Non dormono mai? - McNeil e Douglas chiamano tutti a raccolta, ma manca qualcuno...

Laura compare all'orizzonte urlando e disperandosi. Poco dopo, arriva una barella: c'è Bridget su quel lettino, il viso metà ustionato.

"E' morta, Kate."

Attira la mia attenzione e cerco di scuoterla per farla riprendere. Ha il viso nel pallone. Rick mi aiuta, reggendola, per paura che possa cadere per l'emozione.

"C'era una bomba diretta verso di me, lei si è messa avanti, buttandomi dall'altro lato della strada, così è stata ferita al volto... ma le ferite erano multiple sul resto del corpo... e---" scoppia a piangere, coprendosi il volto con le mani "Dovevo essere io quella a morire, sono io quella debole... perchè è morta lei, invece???"

Mi pone una domanda alla quale sto ancora cercando una risposta. Ovvero: che senso ha tutto questo orrore?

Io e Rick ci guardiamo. Gentilmente mette la sua giacca sopra di me per coprirmi dal freddo della notte. Il terrore è diventato un altro inverno, un evento meteorologico. Noi tre ci avviciniamo al resto dello squadrone. In silenzio, con Laura che copre le sue lacrime.

Samuel McNeil si accorge di noi e quando vede Laura e poi me e Rick insieme, sempre inseparabili, qualcosa sul suo volto cambia. Qualcosa di inaspettato, che neanche io saprei descrivere. Forse neanche lui si aspettava tutto questo casino. La guerra e le sue conseguenze. Credo che Castle abbia trovato materiale a sufficienza per il suo reportage.

   
 
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