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Autore: silvia_arena    24/01/2012    0 recensioni
Cece Jones (niente a che fare con Shake it up, adoro semplicemente il nome) è la figlia del senatore di Alderaan. Dopo un viaggio di lavoro del padre su Tatooine, che lei ha passato con il suo migliore amico Luke Skywalker, è di ritorno per Alderaan, ma lei e suo padre avranno qualche "complicazione di carattere imperiale".
Ambientata nell'Episodio IV "Una nuova speranza", mi sono "inserita" nella storia, senza però rivoluzionare la trama.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai il paesaggio con occhi malinconici. Avevo sempre legato il meraviglioso ambiente sabbioso di Tatooine a ricordi felici, fatti che adesso dubito accadranno.
«Quindi Alderaan non esiste più e questo tale vorrebbe che io venissi sulla Morte Nera altrimenti non vedrai più tuo padre?» domandò Luke, seduto su una roccia vicino a me, dopo un minuto circa di silenzio. Gli avevo raccontato tutto senza fermarmi e lui non mi aveva interrotto, e alla fine ha impiegato il tempo necessario per elaborare le informazioni.
«Già. Il mio piano era di ritornare dicendo che non ti avevo trovato o che non ti avevo convinto a venire, ma poi ho pensato che Dart Fener... non so, è come se capisse quando sto mentendo. Te l'ho raccontato, no? Non so cosa sia successo, cosa lui abbia fatto, ma ho vuotato il sacco senza averne la minima intenzione.»
Ci fu un altro minuto di silenzio.
«Be', allora cosa stiamo aspettando?» disse Luke «Facciamo rotta per la Morte Nera.»
«Cosa? Stai scherzando?» esclamai «Vuoi consegnarti a Fener?»
«No, andiamo e combatteremo Fener» spiegò Luke.
«Ma come, Luke? Non puoi combatterlo. L'unico modo per sconfiggerlo è ucciderlo.»
«E allora lo uccideremo.»
«Non puoi ucciderlo, è come l'Imperatore! E poi è impossibile, Luke, non illuderti. Devi solo aiutarmi a trovare una scusa credibile che si avvicini il più possibile alla verità.»
«Ma io voglio venire con te...»
«Non se ne parla, Luke! Sarebbe un suicidio!» lo rimproverai. «Sei due anni più grande di me, dovresti essere tu quello ragionevole!»
«Anche per te sarebbe un suicidio tornare lì!» ribatté Luke «Se mi lasciassi venire, potrei proteggerti! Se non vuoi che io venga, non ti muoverai da Tatooine, al costo di trattenerti con la forza.»
Rimasi spiazzata e non sapevo proprio cosa rispondere. Avrei potuto dire tante cose: “Grazie, Luke, sei molto gentile, accetto volentieri”, “Grazie Luke, accetterei volentieri, ma che ne sarà di mio padre?”, “Oh no, Luke, hai perso la ragione? Non potrei mai importi la mia presenza qui”. Ma l'unica cosa che riuscii a dire fu «Sono venuta con una loro astronave, possono rintracciarmi.»
«Vado immediatamente a distruggerne i circuiti» rispose Luke alzandosi e correndo verso casa sua, dove avevo lasciato l'astronave.
«Luke!» Si voltò. «Grazie.» Mi sorrise e andò via. Mi alzai e lentamente lo seguii.

Raggirare gli zii di Luke fu facile. Bastò dir loro che mio padre aveva un lungo lavoro da sbrigare su un altro pianeta e non voleva lasciarmi a casa da sola.
Luke era straordinario. Non mi abbandonava mai durante le mie crisi di pianto, anzi, mi consolava e continuava a ripetermi che avremmo trovato mio padre senza cedere al ricatto di Fener.
I suoi due droidi, D-3BO e C1-P8, erano sempre in giro. C1-P8 era un droide astro-meccanico, quindi non faceva altro che fare avanti e indietro emettendo suoni elettronici. Il problema era D-3BO. Lui era un droide protocollare, conosceva più di sei milioni di lingue e non faceva altro che parlare. Lei due frasi che pronunciavo più frequentemente a lui erano “Smettila di chiamarmi "signorina Jones". Io sono Cece” e “Non per essere scortese, 3BO, ma fai silenzio!”.
Una sera me ne stavo rannicchiata sul letto di Luke, pensierosa come sempre.
«Signorina Jones, c'è qualcosa che non va? Sembrate alquanto abbattuta.»
«No, 3BO, sto bene. E smettila di chiamarmi "signorina Jones". Io sono Cece.»
«Ma, signorina Jones, se c'è qualcosa, una qualsiasi cosa che io potrei fare per tirarvi su il morale, sappiate che la farò con estremo piacere.»
«C'è una cosa che potresti fare, 3BO. Non per essere scortese, ma, fa' silenzio!»
«Sì, signorina, vado via.» Il droide si avviò verso la porta. «Oh, salve, signorino Luke. State bene?»
«Sì, sì, 3BO. Va' via, per favore.»
«Subito, signore.»
Luke si avvicinò verso di me e si sedette sul letto.
«Stai bene?» La sua premura nei miei confronti mi commuoveva sempre. Luke era più di un amico per me. Ormai lo sentivo come un fratello. Il sentimento che provavo per lui era qualcosa di davvero forte, qualcosa che non ho mai provato con nessuno.
«Be', sto cercando di auto-convincermi che mio padre veramente non si trovava su Alderaan quando è esploso e che Lord Fener mi ha proposto veramente qualcosa che potrà mantenere.»
Luke si stese sul letto vicino a me e mi abbracciò forte.
«Io ti assicuro che faremo del nostro meglio per trovare tuo padre.»
«Ma non stiamo facendo del nostro meglio, Luke. Stiamo qui a divertirci.»
«Divertirci? Sarebbe più corretto “disperarci”.»
«Qualunque cosa stiamo facendo, non ci stiamo impegnando abbastanza.»
«Hai idea di dove possa essere?» domandò Luke, dopo un attimo di silenzio.
«Se segue un qualunque ordine datogli dall'Impero, non ne ho proprio la minima idea. Il fatto è che Tarkin gli aveva ordinato di rimanere su Alderaan, ecco perché credo che sia... Comunque, se non seguiva nessun ordine imperiale, gli ultimi due pianeti di cui doveva incontrare il Senato sono Coruscant e Naboo.»
«Be', mettiamoci in viaggio per uno dei due.»
«Con quale astronave, Luke?»
«Ne troveremo una.»
«Con quali soldi?»
«Tu sei ricca.»
«Mio padre è ricco. Io non ho niente in questo momento.»
Luke sospirò rumorosamente, e mi strinse più forte a sé. Avvertivo la sua disperazione.
«Ce la faremo, Cece, devi fidarti di me. Troveremo un modo.»
«Non mi sembra che ci siano molti modi.»
Luke mi prese il viso tra le mani e mi guardò negli occhi. «Abbi fiducia in me. Per favore.»
Abbassai lo sguardo. «Scusami. Davvero, sto diventando noiosa, non faccio altro che lamentarmi.»
Luke mi sollevò il mento con due dita.
«Ehi, tu non sei noiosa. Sei la persona migliore che io conosca. È normale che tu sia così, adesso. Stai attraversando un momento tremendo. Ed io non so proprio come aiutarti, davvero. Mi sento così inutile.»
Fu incredibile come la situazione si ribaltò. Fui io a consolare lui.
«Luke, tu non sei inutile! Se non fosse per te, io adesso starei vagando per Tatooine decidendo quale sarebbe stato il momento giusto per tornale alla Morte Nera. Sei tu la persona migliore che io conosca!»
Luke si avvicinò di più a me. «Ti ringrazio.»
«Grazie a te» risposi.
Avvicinò il suo viso al mio. Le nostre labbra quasi si sfioravano.
«Luke! Cece! La cena!» la zia di Luke ci chiamò dalla cucina.
Io e Luke ci guardammo negli occhi, ancora vicinissimi. Poi lui, lentamente, si allontanò da me e si alzò dal letto. Mi alzai anch'io e ci dirigemmo verso la cucina.

«Indovina.» Luke mi raggiunse mentre ammiravo il tramonto dei due Soli di Tatooine.
«Indovinare cosa?» gli domandai.
«Se te lo dico non potrai indovinare.»
«Luke.» Provai ad usare un tono serio da “Non ho tempo per i giochi di parole” ma quando lo guardai mi venne da ridere.
«Cece» rispose, tentando d'esser serio anche lui ma scoppiando a ridere.
Quando finimmo di ridere, gli chiesi «Sul serio, cosa dovrei indovinare? Non ne ho la minima idea.»
«So dove possiamo trovare una nave. Qua vicino c'è un locale pieno di piloti. Sono sicuro che potremmo trovarne uno che non voglia pagata una fortuna per un viaggio su Coruscant o Naboo.»
«Oh, Luke, grazie, grazie! Cosa stiamo aspettando, allora? Andiamo!» salii sullo sprinter di Luke aspettando che mi seguisse.

Fummo interrotti a metà strada. O almeno, Luke s'interruppe. Aveva visto dei Sabbipodi ed è voluto scendere necessariamente a controllare, nonostante i miei tentativi di fargli capire che fosse una cosa estremamente infantile.
«Fortuna che avevo questo binocolo nello sprinter» osservò felice Luke, appostato dietro una roccia.
«Oh sì, che gran fortuna» commentai, vicina a lui con le spalle poggiate alla roccia, completamente non interessata a ciò che cercava di vedere.
«Guarda! Sono proprio dei Sabbipodi!» esclamò Luke.
«Grandioso! Possiamo andare?»
«Andiamo a vederli da più vicino.»
«Oh, Luke!» mi lamentai.
«Dai, vieni con me.» Luke mi prese per mano, ma appena ci voltammo, ci ritrovammo di fronte un Sabbipode in tutta la sua enorme bruttezza.
Entrambi indietreggiamo ma ci dimenticammo della roccia alle nostre spalle, perciò inciampammo e cademmo all'indietro.
Luke fu più sveglio e si resse sui gomiti, mentre io battei la testa a terra e svenni.
   
 
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