Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: kumiko095    24/01/2012    7 recensioni
Ti amo, ti amo, futili parole al vento se sussurrate a nessuno.
Ti amo Lovino, ti amo, ma ti lascerò a lui, Antonio.
Ti amo Feliciano, ti amo, ma ti lascerò andare da lui, Ludwig (anche se crucco mangiapatate mi piace di più...)
E se un incomprensione separasse due persone che si amano?
E se la riflessione li ricongiungesse?
E sue due lettere, chiuse in un cassetto fossero viste solo all'ultimo momento?
Lovino e Feliciano, due corpi, un cuore.
Due Italie, ma una.
"Non è vero, non mi ami. Non puoi amare me e non amare lui" si voltò e sorrise "Siamo in due ma siamo la stessa persona"
"Tu lo ami?"
"Non puoi neanche immaginare quanto"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic




17 Capitolo-Il tempo giusto per dirsi "Ti amo!"
Image and video hosting by TinyPic
 
C’era un tempo in cui era facile dirsi “Ti amo!”, era un tempo che entrambi i fratelli ricordavano bene, era un tempo in cui le nazioni sofferenti e prigioniere avevano alzato gli stendardi di guerra e chiedevano indietro la libertà di cui erano stati privati.
In quel periodo Antonio era sempre assente, impegnato con le sue colonie oltreoceano che si ribellavano anche esse e Lovino soffriva di una solitudine senza fine, amplificata dal desiderio di tornare un’unica nazione con il suo amato fratellino.
Proprio quest’ultimo aveva iniziato a ribellarsi all’impero Austriaco che concedeva sempre meno diritti e lo usava come una marionetta.
Ormai non aveva più motivo di rimanere ancorato a quello stato che aveva ben poco a che fare con lui, il Sacro Romano Impero si era dissolto, il suo primo amore era morto.
La ribellione era partita dal Nord e pian piano si era estesa anche al Sud, anche se Lovino tentennava ancora sul fatto di tenersi ben stretto allo spagnolo o tornare finalmente ad essere Italia e non più una miriade di staterelli che dividevano (e massacravano) il suo corpo in un puzzle senza un pezzo.
Mancava metà cuore, metà anima, metà nazione.
Quindi, nonostante stesse andando contro il suo stesso popolo tese la mano a Feliciano che lo aiutò ad alzarsi e tornare insieme a lui.

La sera del 17 marzo 1861 la piazza era piena di gente esultante, tricolori sventolavano a destra e sinistra, urla di gioia riempivano le orecchie, mancavano ancora lo stato della Chiesa e il Lombardo-Veneto ma l’unità si poteva dire fatta.
Tra la folla che lo trascinava da una parte all’altra l’unico pensiero di un Lovino pieno di ferite e giunto quasi al limite era trovare suo fratello.
-FELICIANO!-
Urlava il suo nome a squarciagola, cercava di avanzare con spintoni, ma la folla lo spingeva sempre indietro.
-FELICIANO!MALEDIZIONE, DOVE SEI?!- continuava a gridare nel tentativo di trovarlo, ma sembrava tutto inutile.
Alla fine, tra un’imprecazione a mezza voce e uno spintone riuscì ad uscire dalla mischia.
Si ritrovò al centro della piazza, dolorante come non lo era mai stato e sentiva già gli occhi chiudersi per la spossatezza, ma cercò di resistere per trovarlo, guardarlo con i suoi occhi e poi riabbracciarlo.
Non desiderava altro che avere Feliciano tra le sue braccia in quel momento. Voleva accanto a se quel fratello che non vedeva ormai da secoli, quella presenza sempre vicina ma comunque lontana, quel pezzo che gli mancava, che lo avrebbe reso un puzzle finalmente completo facendo in modo che quel mosaico di pezzi diventasse un unico grande dipinto di felicità.
Sapeva che Feliciano era lì vicino e stava lottando per riuscire ad arrivare da lui, attraversando la folla gioiosa e fermandosi proprio davanti a lui, per poi scrutarlo e sorridere tra le lacrime.
Oh, aspetta un attimo, non era appena successo?!
Feliciano era veramente lì davanti a lui, con il volto rigato dalle lacrime e dalle ferite, ma con le labbra curve all’insù e una luce negli occhi che riconosceva.
Ora il suo fratellino piccolo e paffuto era diventato un uomo proprio come lui, il profilo era diventato più spigoloso ma sempre armonioso e delicato e i capelli erano cresciuti in modo buffo, sempre caratterizzati da quel rosso ramato che lo contraddistingueva.
Piangeva scosso dai singhiozzi Feliciano, cercando di asciugarsi le lacrime alla manica strappata della divisa da Garibaldino e Lovino si era incantato tanto ad osservarlo nella sua completezza, per imprimerselo bene nella memoria e non dimenticarlo mai più, che non si accorse di aver cominciato a piangere a sua volta come un vero fiume in piena.
-Feliciano…-sussurrò a mezza voce, tendendo la mano e avanzando di qualche passo – Sei….sei veramente tu?- chiese, cercando di capire se quella fosse la realtà o se stesse sognando.
Il più piccolo annuì, asciugandosi ancora una volta le lacrime – che tornarono a scorrere subito dopo- e sorridendo, avvicinandosi a sua volta.
Lovino prese le mani del fratello tra le sue e lo guardò negli occhi, specchiandosi e rendendosi conto che era uno il riflesso diverso dell’altro.
Sorrise per la prima volta dopo tanto tempo, un sorriso sincero e spontaneo, un sorriso dolce e pieno di tutto l'amore che provava per la persona che aveva di fronte.
Rimasero alcuni minuti così, senza muoversi di un passo, fino ad estraniarsi dal resto del mondo, fino a quando Feliciano si avvicinò un po’ e Lovino arrossì fino alla punta del ricciolo, che aveva preso ad agitarsi furioso.
- E di qualcosa, cazzo!- sbottò infine, per smorzare quel momento teso e rovinando anche un po’ l’atmosfera, diciamocelo.
-Cosa dovrei dire?- rise Feliciano, poggiando il capo sulla spalla di Lovino e stringendo le mani sul suo petto.
-E che ne so io!- esclamò infine l’altro, voltandosi dall’altra parte per non far notare il colorito particolarmente roseo che aveva assunto e avvolgendo le braccia attorno al bacino del fratello –Non hai davvero niente da dirmi?-
Feliciano sollevò la testa e  sorrise furbetto –Si, una cosa che vorrei dirti c’è!- disse, mentre vedeva Lovino voltarsi a guardarlo interessato, ma non meno rosso – Voglio mangiare taaaaaaanta pasta! Quella che mangiavo a casa di Austria faceva davvero pena!- e scoppiò a ridere per l’espressione di puro sgomento sul volto di Lovino.
Subito dopo sentì un leggero pugno colpirgli la testa e vide il fratello allontanarsi di qualche passo da lui.
-Idiota!Ci vediamo ora dopo…..dopo….quanti cazzo di secoli sono passati? Insomma, che diamine! L’unica minchia di cosa che ti viene in mente è la pasta? Ma sei scemo?- urlò, visibilmente irritato.
Feliciano si massaggiò il capo dolorante senza smettere di sorridere e si riavvicinò al fratello, avvolgendogli le braccia intorno al collo.
-Stavo solo scherzando- disse, mentre un ghigno malizioso  gli appariva sul volto mentre il profilo dello stesso iniziava a sfiorare quello di Lovino –Mi sei mancato- soffiò a pochi millimetri dalle sua labbra, facendolo rabbrividire e balbettare imbarazzato –Tantissimo- scandì bene l’ultima parola, quasi fosse carica di tutto l’erotismo che possedeva.
-F-Feli….cosa…?- allontanò il viso da quello del fratellino, che si imbronciò, senza staccarsi però da quell’abbraccio caloroso che desiderava da molti secoli.
-Io non ti sono mancato?- ricominciò allora l’altro, accennando una lacrimuccia capricciosa all’angolo degli occhi.
Lovino non si rese conto dello stupido giochino che Feliciano aveva tirato su e rispose con la stessa serietà che avrebbe dato alle questioni di stato – Mi sei mancato tanto, tantissimo! Non so neanche io quanto! Stare senza te è come stare senza ossigeno, come non vedere il sole sorgere e tramontare, come vivere una vita a metà, senza la mia metà che sei tu Feliciano! Veramente, non so come ho fatto a resistere finora!- disse tutto d’un fiato,  con uno sguardo determinato e fiero, con la voce ferma e  sincera, ma tutto questo cambiò quando vide l’espressione sul viso del fratello e  concluse il tutto con un –Cazzo!- pieno di imbarazzo, che gli colorava le gote e gli stava facendo fondere il cervello.
Feliciano si era improvvisamente illuminato, gli occhi brillavano e le labbra erano rimaste aperte dallo stupore perchè, come è ben noto, Lovino non era solito perdersi in frasi sdolcinate, ancora meno se rappresentavano i suoi sentimenti veri e semplici.
-Lovi…-sussurrò, mentre una lacrimuccia scendeva lungo la guancia e sentiva  il peso che aveva sul suo cuore scomparire in un attimo.
-E non mi guardare così!Che cazzo!- sbottò Lovino, ormai rosso come un vero pomodoro maturo.
Feliciamo si aprì nel sorriso più grande che avesse mai fatto e con uno scatto veloce si avvicinò ancora di più a Lovino, stringendogli forte le braccia intorno al collo, facendogli perdere l’equilibrio ed entrambi si ritrovarono per terra.
Lovino osservò gli occhi grandi e sinceri del fratello sopra di lui, con il profilo illuminato dalla luna che lo rendeva qualcosa di meraviglioso perchè, secondo lui, Feliciano era l’ottova meraviglia del mondo, ma non l’avrebbe detto a nessuno, lo avrebbe custodito gelosamente tenendolo tutto per se, senza che il resto del mondo lo potesse guardare estasiato come lo guardava lui.
Gli prese il volto tra le mani, avvicinandolo e poggiando la fronte di Feliciano sulla sua, fino a potersi perdere negli occhi ambrati del fratello.
-Lovino…-sussurrò allora quello, e l’altro gli rispose con un –Sì?- attento a cosa stessero per pronunciare le labbra di Feliciano.
-Ti amo!-
Il cuore di Lovino perse un battito.
Feliciano -il suo Feliciano!- era stato sincero e dolce e lui voleva fargli sentire che quel sentimento era ricambiato e non sarebbe stato altrimenti, mai.
-Anche io- disse, ma quelle non erano le parole che il fratello voleva sentire, non voleva sapere che anche lui provava lo stesso, voleva una dichiarazione d’amore in prima regola –Ti amo!-
Le labbra di entrambi si aprirono in un sorriso sincero, poi si avvicinarono, si sfiorarono, si incontrarono, si assaggiarono e si gustarono fino in fondo.
Era il bacio più bello che si fossero mai dati, il bacio più romantico, pieno d’amore e felicità di tutta la storia dell’Italia.
Perchè, l’Unità d’Italia veniva sancita ufficialmente quel giorno, con quel bacio.
-Ti amo!Ti amo tantissimo!- sussurrò Lovino, staccandosi per primo da quei baci, guardando Feliciano negli occhi, dichiarandosi apertamente, per la prima volta senza imbarazzo.
Il fratello rideva, tra un bacio e l’altro, tra un –ti amo da morire!- e un –Ti amo, non puoi immaginare quanto!- da parte di entrambi, rideva per la gioia, per la felicità, per l’amore finalmente conquistato.
Lovino continuava a baciarlo con prepotenza, alcune volte senza neanche centrare le labbra, ma non importava, lo baciava con foga sulle guance, sugli occhi, sulla fronte, tra i capelli.
Feliciano non seppe neanche come fece a farlo desistere da tutte quelle attenzioni che gli dedicava solo in quel momento, quando avrebbe potuto farlo benissimo quando erano ancora una cosa sola, sotto il grande Impero Romano, fatto sta che Lovino si staccò, con molta riluttanza, ma almeno riuscì a farlo respirare e riprendere da quei baci che gli avevano tolto il fiato, quei baci che gli avevano fatto il solletico e di cui non avrebbe più fatto a meno.
Tornarono nella loro vecchia casa impolverata alla periferia di Roma, quella in cui un tempo vivevano insieme, loro e il nonno, senza mai lasciarsi la mano, senza che Feliciano spostasse le braccia dal busto di Lovino a cui si teneva ancorato per bene, sia per non cadere dalla stanchezza sia perchè quell’abbraccio era troppo bello per scioglierlo.
Aprirono la porta insieme e nello stesso attimo misero piede dentro casa, guardandosi intorno.
Era tutto come  lo avevano lasciato.
I quadri di Feliciano appesi alle pareti, i mobili al loro posto, l’angolino buio in cui si erano rifugiati prima di essere divisi ancora sporco del sangue di Lovino, che nel tentativo di riprendersi il fratello era stato ferito da Roderich, le “foto” loro e del nonno poggiate sui comodini levigati.
Il tutto era impregnato da un odore forte di chiuso e muffa, e forse anche dalla puzza del sangue putrefatto di quella chiazza rossa là in fondo che l’indomani avrebbero provveduto a pulire, ma ora avevano fretta per badare a quei dettagli.
Salirono di corsa al piano di sopra, nella loro vecchia camera, quella con il lettone a due piazze e mezzo, così grande per quei piccoli bambini di tanti secoli addietro, ma così adatto per la prima notte d’amore di due ragazzi che avevano perso tanto, ma che avevano un’immensità da recuperare.
Nonostante la stanchezza che portavano sulle spalle e le ferite profonde e bendate alla bene meglio non persero tempo e presero posto sul letto, continuando a baciarsi con foga, fino a spogliarsi a vicenda, desiderandosi l’un l’altro.
Quella notte fu più magica della loro vita, fu la prima del nuovo Regno d’Italia, la prima in cui si amarono fino in fondo senza che nessuno li potesse dividere e far soffrire, la prima in cui ci furono solo sospiri di goduria e non di tristezza, la prima delle tante notti che avrebbero passato insieme.
 
Ma niente è destinato a durare e neanche molto tempo era passato dall’Unità che iniziavano le prime lamentele da parte della gente del Sud.
Lovino non voleva andare contro il suo stesso fratello, contro la persona che amava, eppure doveva  farlo, era una nazione, anzi, metà nazione, e come tale doveva fare da portavoce al suo popolo che lamentava la fame e la povertà.
Cercava di chiudere gli occhi Lovino, ma proprio era impossibile non notare cosa stesse succedendo, poiché si vedeva anche nelle più piccole cose.
Mentre il fisico di Feliciano aveva ripreso vigore e forza, il suo era rimasto magro e scavato, mentre i vestiti di Feliciano -sebbene fossero semplici- erano ogni giorno diversi i suoi rimanevano sempre gli stessi stracci vecchi e sporchi.
La sua gente pativa la sofferenza e quelle erano le conseguenze, ma quando provava a parlarne con Feliciano lui faceva sempre una faccia a metà tra lo stupore e l’odio e non si occupava di nulla, così le cose andavano sempre peggio e nonostante ora fossero una sola cosa, una sola Italia, le distanze tra loro erano sempre più insuperabili.
Come se le cose non stessero già mandando male era arrivata la Prima Guerra Mondiale e poi anche la Seconda.
I due fratelli ormai erano lontani mille miglia pure abitando nella stessa casa, quasi non si parlavano più, pranzavano da soli e nonostante si ostinassero a dormire nello stesso letto, rimanevano sempre all’estremità, come se avessero paura di stare vicini.
Feliciano pan piano era rimasto affascinato dagli ideali fascisti, che si avvicinavano incredibilmente a quelli tedeschi e aveva stretto un’alleanza con la Germania senza chiedere il consenso al fratello.
Era sempre in compagnia di quel crucco alto, biondo, pompato, quello che il Führer chiamava l’ariano perfetto.
E a Feliciano sembrava piacere davvero tanto.
Non era mai riuscito a capire perchè, forse perchè trovava in lui qualcosa del suo primo amore di cui gli aveva raccontato innumerevoli volte, forse perchè….boh, non lo sapeva nemmeno lui!
Lovino aveva infatti fatto di tutto per convincerlo che quello che stava facendo era sbagliato, ma quante persone erano passate a miglior vita prima che Feliciano si arrendesse all’evidenza e lasciasse che Alfred e gli Alleati gli aiutassero?
Nonostante la Guerra fosse finita e che la Germania fosse messa anche peggio di loro, Feliciano non rimase per mano con il fratello- che cercava in tutti i modi di far riprendere la propria Nazione- ma andò da Ludwig, chiedendogli scusa in ginocchio, ritornando a casa pieno di lividi e ferite, piangente perchè il tedesco lo aveva bellamente mandato a quel paese.
Lovino avrebbe voluto abbracciarlo e consolarlo, ma proprio mentre stava per avvicinarlo per essergli di conforto, Feliciano gli aveva rivolto uno sguardo di puro odio e aveva alzato la voce come mai aveva fatto.
-SMETTILA DI STARMI TRA I PIEDI, MALEDIZIONE!- e il meridionale era rimasto interdetto, senza riuscire a rispondere –VUOI SAPERE UNA COSA? NON ME NE È MAI FREGATO UN CAZZO DI QUELLO CHE DICEVI TU, TI È CHIARO? IO VOGLIO TORNARE CON LUI E TU MI SEI SEMPRE D’INTRALCIO!- Feliciano aveva urlato forte ed era salito al piano di sopra, chiudendosi in camere e non uscendo più per giorni interi.
Lovino non aveva saputo far altro che abbassare la testa sconsolato, in parte sorpreso dalla reazione del fratello che non sembrava proprio poter mai avere visto il carattere sociale e sorridente, in parte arresosi all’evidenza che Feliciano non lo amava più e che quel piccolo posto che aveva conquistato nel suo cuore era stato occupato da un tedesco scorbutico e con manie di grandezza che lo aveva preso a calci e mandato via.
Nonostante queste premesse, il tempo continuava a passare e Ludwig iniziava a cambiare idea, riavvicinandosi con calma a Feliciano, finendoci per innamorarsene.
Il settentrionale, allora, aveva fatto le valigie in fretta e furia ed era partito subito per Berlino per rimanere con il suo “amato” Ludwig.
Lovino dal canto suo non sapeva come riconquistare Feliciano ed era partito per la Spagna per farsi dare un consiglio da Antonio, finendo poi per abitarci insieme.
Lo spagnolo era petulante e non finiva mai di dedicargli attenzioni – anche troppo “confidenziali”- ma ciò non bastava per fargli dimenticare l’amore per il suo fratellino.
Era così che era andata in pratica, era tornato tutto come prima e nonostante ora fossero ufficialmenteuna nazione unita nella realtà non lo erano.
Quanti sforzi avevano dovuto superare per riunirsi? Tanti.
Quante difficoltà avevano affrontato per essere Una Nazione industrializzata e avanti come le altre? Troppe.
Tutto era stato vanificato in un attimo, tutto era stato perduto.
Lovino amava ancora Feliciano.
Feliciano amava ancora Lovino.
Ma nessuno dei due sembrava essersene accorto in tempo.
 
–Feliciano mi vuoi sposare?!-
 

Come ho potuto dimenticare quel calore?
 

Come hai potuto dimenticare quel calore?








**********************************





Veh a tutti!
La Ku è tornata con un nuovo aggiornamento!Finalmente!
Allora, questo è un capitolo (che ho amato scrivere!) in cui mi sono persa a scrivere dolcezze senza fine e ho bastonato parecchio sul finale, beh perchè si, sono cattiva XD!
Per dirsi "Ti amo!" c'era stato il tempo giusto, ma purtroppo per Feli e Lovi questo tempo si è consumato piuttosto in fretta.
Le differenze tra il Nord e il Sud gli hanno resi sempre più tesi e Feliciano chiude entrambi gli occhi sui problemi che affliggono l'Italia.
Come se non bastasse arriva la Prima Guerra Mondiale e poi anche la Seconda e Feliciano si "innamora" di Ludwig.
In realtà per il nostro italianuccio è solo un'infatuazione e Lovino prova a distoglierlo provocando tutte le sue ire.
Lud poi decide di non vedere più Feli, perchè oltre ad essere un periodo difficile per entrambi, il suo alleato lo ha tradito ma vuole restare comunque con lui e così pian piano si scioglie come un ghiacciolo al sole e tornano insieme.

Lovino pensa che Antonio lo aiuterebbe a riconquistarlo, ma lo spagnolo non capisce il motivo dell'improvviso ritorno di Lovino e lo fa rimanere, con le buone o con le cattive.
Così siamo tornati all'inizio della storia, dove Feli è ancora a casa di Lud e Lovi deve ancora lasciare Antonio.
Perchè questo salto nel tempo?
allora i motivi sono almeno 3:
1: avevo in mente l'idea da troppo tempo e volevo scriverla!
2: aiuterà a capire meglio il prossimo capitolo e anche il motivo per cui anche se Feli e Lovi si amavano non erano più insieme.
E poi dai, non penserete mica che prima di quel bacio nel gioco delle differenze non se ne siano dati altri! Ma ce ne sono stati tanti di baci, e che baci!
3.Mette suspance perchè non avete scoperto ancora che risponderà Feliciano a Ludwig e beh, io non vi anticipo niente! XD

Comunque vi sarete accorti che le ultime due frasi del capitolo sono dei pensieri, in particolare quelli di Lovino:
nella prima frase si chiede come ha potuto fare in modo che tutto il calore e l'amore che provavano uno per l'altro finissero come dire....in discarica?
Nella seconda frase si chiede invece come ha fatto Feliciano a dimenticare tutto quello che provava per lui, come aveva fatto a cancellare in così poco tempo i sentimenti che aveva per lui e sostituirlo con Ludwig come se fosse un giocattolo.
Beh, cosa dire altro? Tutti gli sforzi alla fine non sono serviti a niente, perchè, anche nella realtà, l'Italia è purtroppo divisa.
I personaggi potrebbero risultare un tantino OOC, non so ditemi voi, ma va bene così, perchè serviva ai fini del capitolo.
Dedico questo capitolo a chi mi recensisce sempre: Mekoro-chan, Chiaki-chan e Nena-chan!!!!! Grazie mille, siete fantastiche!

Raggiungiamo e superiamo le 50 recensioni!!!!!!!
Grazie anche a chi legge e basta, sono felice di sapere che a qualcuno questa storia piace!
Continuate a seguirmi!
Kissuuuuuuuuuuuuuuuuuu
Kumiko095

 

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: kumiko095