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Autore: Martu89    06/09/2006    4 recensioni
James e Lily, come si sono innamorati? Uno dei quesiti che maggiormente i fan si domandano e questa è la mia piccola rivisitazione..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mini-premessa: Sono passati puù di cinque anni dall'ultima FanFic che ho scritto, e mi sono enormemente sorpresa quando mi è venuta l'ispirazione per questa. So di peccare di scarsa originalità, visto che ce ne sono mille di storie come questa, spero ad ogni modo che vi piaccia!
“Come? Ma, professoressa McGranitt! La prego, studierò sodo, glielo giuro, ma per favore non questo…”
“Non mi smuovo dalla mia posizione, signorina Evans! Dovrà prendere ripetizioni se vuole passare il suo M.A.G.O. nella mia materia! Ho già informato il signor Potter della questione, si metta d’accordo con lui per l’orario.”
Lily Evans sapeva che era una battaglia persa in partenza, nessuno riusciva mai a spuntarla con la professoressa McGranitt, rassegnata, si mise alla ricerca di quell’odioso Potter. In Sala Comune non c’era, nemmeno in Sala Grande, dove diavolo s’era cacciato? Lily si batté una mano sulla fronte, ma certo, dove sarebbe mai potuto essere?! Di fretta si mise il mantello e corse al campo da Quidditch, mentre camminava attraverso i prati della scuola alla flebile luce del tramonto, si crogiolò nei suoi pensieri; era decisamente infastidita, non era così scarsa in Trasfigurazione da dover prendere ripetizioni, si, certo, nell’ultimo anno il suo rendimento era diminuito spaventosamente, ma le capacità ce le aveva, non c’era certo bisogno di ripetizioni, o forse si? Ma questo non giustificava che proprio LUI, gliele dovesse impartire. Quello era il settimo anno che passava a Hogwarts, ed era anche il settimo che odiava James Potter, era quel suo tremendo atteggiamento presuntuoso che le dava suoi nervi, lei era l’unica a non sopportare lui, l’”idolo delle folle”. Non capiva perché nessuno riusciva a vederlo come era in realtà: un insulso bamboccio senza cervello; adesso, senza cervello proprio no, visto che la superava in tutte le materie, insomma, intelligenza a parte, era davvero arrogante, e che dire dell’atteggiamento da bullo che aveva?! Quel povero Piton… no, no, Piton non era povero, quando ogni due giorni la chiamava “Mezzosangue”… Vogliamo parlare del suo seguito di amici? Quel Sirius Black, scapestrato come lui, Remus Lupin, l’unico che aveva un po’ la testa a posto, e Peter Minus, lui le faceva davvero pena, idolatrava gli altri tre, e sicuramente Potter aveva bisogno di uno che ogni giorno gli ripetesse quanto era forte e fantastico. Ovviamente, quando si parla del diavolo ne spuntano subito le corna e, infatti, lì vicino al campo erano seduti tutti e quattro i ragazzi.
“Oh James, sta arrivando la donna dei tuoi sogni!” gli sibilò nell’orecchio Sirius. James si voltò subito a guardarla. Dio, quanto era bella, pensò subito, dopo averla vista camminare verso di loro. I suoi bellissimi capelli rossi, dondolanti ad ogni suo passo, brillavano alla luce del tramonto e anche nell’oscurità più profonda, i suoi meravigliosi occhi verde smeraldo avrebbero scintillato, più delle stelle che splendevano nel cielo; era davvero la più bella ragazza che James avesse mai visto, e ne era perfino innamorato alla follia, peccato però, che lei lo odiasse nel profondo e non ne avesse mai voluto saperne di uscire con lui, e mai il suo sorriso si era diretto verso di lui, e semmai fosse accaduto, era più che sicuro che si sarebbe sentito male. La ragazza finalmente si era avvicinata, James cancellò tutti i possibili pensieri romantici, e riacquistò il suo solito atteggiamento strafottente.
“Dalla tua faccia sembra che tu sia stata calpestata da Ippogrifo imbizzarrito. Saputa la bella notizia, Evans?” le disse James con un sorriso beffardo stampato in faccia, quando Lily fu abbastanza vicina da poter sentire le sue parole. Il volto della ragazza si contorse in una smorfia inacidita.
“Per tua informazione, Potter, piuttosto che prendere ripetizioni da te, preferirei uscire con Piton!” “Ci credo Evans, poi voglio vedere quando ti chiama tu-sai-come!” le rispose James, sapeva benissimo che anche Lily non sopportava Piton, aveva solo bisogno di un modo per offenderlo.
“Ad ogni modo, la McGranitt mi ha costretto, quindi dimmi un orario per queste dannatissime ripetizioni!” ribatté la ragazza incrociando le braccia e guardandolo fisso finché non si fosse deciso a darle una risposta. “Ti va bene domani sera alle nove? Prima ho l’allenamento di Quidd...”
“Ma certo il Quidditch! È sicuramente più importante del mio rendimento scolastico!” sbottò Lily.
“Dì quel che vuoi, ma ci sei anche tu durante le partire sugli spalti! E ci scommetto un calderone pieno di galeoni che anche tu vuoi che il Grifondoro vinca” rispose James leggermente infastidito da quel commento poco lusinghiero. Accettava tutte le critiche del mondo, ma se c’erano delle cose che nessuno doveva toccargli, erano: il Quidditch, Lily Evans e i suoi amici.
Lily strinse le labbra in modo stizzito, sapeva benissimo che aveva ragione, chiuse gli occhi in modo pensieroso. “Va bene. Domani alle nove allora. Ciao a tutti.” Concluse e si voltò per tornare di gran carriera al castello. Non aveva tempo da perdere, lei, da starsene seduta al campo da Quidditch a non fa niente, doveva finire il tema di Pozioni per il giorno seguente.
*
Mezzanotte era passata da un pezzo, ma James e Lily erano ancora seduti in Sala Comune a finire un lungo e difficile tema per la McGranitt (Trasfigurazione umana, rischi e conseguenze), com’era immaginabile i due ragazzi avevano passato più delle metà del tempo a battibeccare, Lily era ancora decisamente innervosita che proprio James Potter dovesse darle ripetizioni, finché lui sbottando aveva accennato qualcosa sul genere “se vuoi essere bocciata fai tu!” e, finalmente, Lily si cucì la bocca, acconsentendo a farsi aiutare. Ora Lily stava leggendo un grosso volume in cerca di qualcosa d’interessante da scrivere mentre s James era chino su un lungo foglio di pergamena, scrivendo freneticamente. Ad un certo punto, si voltò a guardarla, una mano candida ed esile giocava nervosamente con una ciocca di capelli rosso scuro, gli occhi verdi scorrevano le parole sul libro davanti a lei… In quel preciso momento avrebbe dato qualsiasi cosa per essere la pagina di quel libro e avere il suo sguardo fisso su di lui. Percorse con lo sguardo il profilo perfetto della sua fronte liscia, del naso sottile, delle labbra rosse che ora mordicchiava stancamente. Gli mancò il respiro, aveva voglia di correre via e poter così riprendere fiato, non era mai stato così tanto tempo vicino a lei, ma al contempo non avrebbe mosso un passo pur di rimanere in sua presenza.
Ma all’improvviso, non seppe cosa gli fosse preso, sfiorò leggermente la sua mano bianca appoggiata lievemente sul tavolo. Lily si girò di scatto, e incrociò gli occhi di James, nessuno dei due seppe per quanto tempo si fissarono, forse solo qualche secondo, un minuto, o un’ora, ma sapevano entrambi che se solo lo avessero voluto, sarebbero potuti rimanere lì per l’eternità.
Nella testa di Lily frullavano milioni di domande, non perché diavolo Potter aveva appoggiato la sua mano sulla sua, ma cos’era stato quel brivido che le aveva procurato quel gesto? E cos’era quella sensazione di completo smarrimento, di vuoto che le attanagliava lo stomaco? E perché sentiva che se James avesse smesso di guardarla, lei si sarebbe sentita sicuramente male? Perché?
Nella testa di James, invece, c’era solo una domanda: era per caso morto? Perché quello poteva essere solo il paradiso. Sentire la sua mano sotto la sua, quella pelle fresca e liscia… Era completamente perso nella profondità dei suoi occhi, e se qualcuno non fosse arrivato, era sicuro che ci si sarebbe potuto affogare. Non poteva che credere che quegli occhi, quegli stessi occhi nei quali ora si specchiava, in passato gli avessero mandato tanti sguardi di disprezzo e disgusto...
Quello era di certo un incantesimo, qualcosa di fragile ma durevole allo stesso tempo, ma proprio perché fragile, facile da spezzare.
“James?” La vocetta acuta e stridula di Peter Minus, apparso all’improvviso dalla scala del dormitorio maschile, ruppe in modo brusco quell’incantesimo. James alzò gli occhi al cielo, dannazione, proprio in quel momento doveva arrivare?!
“Che c’è Peter?” chiese James, cercando di far suonare la sua voce meno aspra di quanto fosse.
“E’ tardi, James, l’una e mezza passata, e ancora non eri venuto a letto, credevo fosse accaduto qualcosa…” rispose il ragazzo facendosi piccolo piccolo.
Lily non sapeva cosa dire, cosa fare, cosa pensare, fissava la scena con gli occhi sbarrati, guardando ora James, ora Peter, non capiva perché in quel preciso istante aveva una gran voglia di ucciderlo e fargliela pagare. James si girò a guardare Lily con uno sguardo pieno di rassegnazione.
“Arrivo Peter…” Raccolse le sue pergamene e libri sparsi sul tavolo sotto lo sguardo interrogativo di Lily. “Va bene se continuiamo domani alla stessa ora? - le chiese abbozzando un mezzo sorriso, la ragazza annuì – Allora, buonanotte, Lily.” Si voltò dirigendosi verso il suo dormitorio.
“Buona notte, James”
*
James non fu l’unico quella notte a non prendere sonno, anche Lily tra le coperte del suo letto aveva gli occhi aperti, ora che aveva ritrovato la facoltà di pensare, non riusciva a far altro. Ed ecco che la domanda che prima non era riuscita a porsi perché sovrastata da altri milioni di domande, fece apparizione nella sua testa. Cosa diavolo era saltato in mente a Potter di toccarle la mano?! Fece mille congetture, ma l’unica soluzione che parve più sensata era quella di parlargli la sera dopo. Si doveva cavare tutti i pensieri possibili e immaginabili dalla testa, lei e lui non avevano alcun tipo di futuro insieme! Ma c’era parte di lei che già diceva l’esatto contrario.
James, invece, si sentiva felice come non mai, ciò che era accaduto quella sera gli fece sperare quanto prima non osava. Lily infondo non gli era completamente indifferente, aveva scorto nei suoi occhi qualcosa, non sapeva nemmeno lui cosa, ma aveva deciso che era ora di un’azione decisa. Avrebbe messo da parte la sua arroganza, il suo orgoglio, la sua presunzione e, perfino, il Quidditch, avrebbe tirato fuori il James più dolce e romantico per riuscire conquistarla. La sera dopo era deciso a parlarle.
*
Quella sera sia Lily che James, erano poco concentrati sui loro studi, entrambi pensavano ai discorsi che avrebbero dovuto dirsi, e stavano solo aspettando che la Sala Comune si svuotasse completamente per poter parlare da soli. Quando anche l’ultimo studente se ne fu andato a letto, un silenzio imbarazzato piombò tra loro, ambedue stavano cercando le parole giuste per cominciare.
“Ti devo parlare…” dissero all’unisono arrossendo furiosamente.
“Prima le signore…” disse James, cercando di sembrare più disinvolto possibile, Lily annuì e prese un bel respiro.
“Non voglio che tu ti faccia delle illusioni, Potter – disse guardandolo molto seriamente, ma senza fissarlo negli occhi – Quello che è successo ieri sera non era niente. Ero molto sorpresa e per questo non mi sono mossa. Ecco tutto.”
Ogni singola parola di quel discorso era come una pugnalata al cuore per James, non era possibile che si fosse immaginato tutto, lei stava mentendo, ne era certo, in quel momento in cui l’aveva guardata negli occhi, aveva contemplato la sua anima, ed era sicuro che quello che stava dicendo era solo una stupida bugia.
“Quindi – iniziò James, dalla sua voce si sentiva che era terribilmente deluso – tu non hai provato alcun tipo di emozione?”
Lily lo guardò scossa, c’era una parte di lei che voleva ammettere di essere confusa sulle forti emozioni che aveva provato, ma c’era l’altra, quella più forte, razionale e orgogliosa, che non voleva far accettare né a se stessa né tanto meno a lui che aveva provato effettivamente qualcosa.
“No. Te l’ho già detto, Potter. Niente. Ero completamente stupita…- rispose abbassando la testa per poi alzarla di scatto -… piuttosto, cosa diavolo di era saltato in…?“
James si alzò all’improvviso, dando le spalle a Lily e si mise una mano nei capelli.
“Perché devi mentire così, Lily?” disse in modo esasperato, lanciando una cartaccia nel fuoco con violenza.
“Io?! Io, cosa starei facendo, James?!” urlò Lily alzandosi e andando vicino al camino.
“Mi stai mentendo, Lily, dannazione spiegami il perché! Sono davvero una persona così orribile?” le chiese voltandosi a guardarla negli occhi.
“Io… Io… non è vero!” farfugliò abbassando subito il viso, James scosse la testa e prese un ampio respiro.
“Se davvero è così, guardami negli occhi e dimmi che mi sto sbagliando. Dimmi che mi odi e non provi assolutamente niente per me. Ti giuro, ti lascerò in pace per sempre.”
Lily boccheggiò, scosse ripetutamente la testa. “Non farmi questo, ti prego!”.
“Guardami negli occhi e dimmi che mi odi, Lily, per favore…” le disse risoluto ma la sua voce tremava.
Lily alzò il viso e guardò James negli occhi e, per la seconda volta, il suo cuore sembrava volesse uscire dal petto.
“Io… Io… Io ti…” ma la sua voce si spezzò e grosse calde lacrime presero il posto delle parole.
James le si avvicinò e l’abbracciò, una mano le accarezzava i capelli e l’altra le cingeva la vita. Lily si aggrappò con tutte e due le mani al petto di James e si lasciò andare in un pianto disperato.
“Perché, Lily? Perché non permetti al tuo cuore di amarmi?”
Lily pianse ancor di più, finalmente la parte di lei che voleva più di tutto venire fuori, ci riuscì.
“Non… Non lo so” mormorò tra le lacrime, James la strinse ancor di più.
Rimasero abbracciati tanto tempo, ma non seppero mai quanto effettivamente. Lily sembrava avesse accumulato lacrime per anni, quando i suoi singhiozzi si fecero più radi, James prese la parola.
“Lily?”
“Si?”
“Ti amo”
Lily si divincolò dall’abbraccio e lo guardò negli occhi, James per un istante credette che avesse cambiato idea, ma lei gli sorrise, di quel sorriso meraviglioso che solo lei sapeva fare e, alzandosi sulla punta dei piedi, lo baciò.
  
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