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Autore: Vesa290    24/01/2012    4 recensioni
Un Uccellino è stato tradito dalle persone di cui si fidava...
L'Ordine è corrotto, i Templari sempre più potenti...
Tre Aquile del passato scenderanno dal cielo per aiutare l'Uccellino a librarsi in volo con loro...
Ma non sarà facile... Dovrà soffrire e combattere per poter divenire un giorno un'aquila lui stesso...!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XX

 

Desmond osservò con occhi pieni di rancore e frustrazione l'uomo che aveva davanti.
- Ciao, William. - Lo salutò con voce atona. L'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento era spaccargli la faccia. Spaccarla a lui e a tutti quei templari lì riuniti, ma con la semplice lama celata dalla sua parte non era sicuro di uscire vincitore da un eventuale scontro.
- Desmond. - Contraccambiò l'uomo con la stessa inespressività. - Ti va di condividere? - Chiese indicando con un gesto della mano il muro alle spalle di Uccellino, che sputò la controdomanda come fosse veleno.
- Cosa ti fa pensare che ne abbia voglia? -
- Non è una questione di voglia, figliolo. O con le buone o con le cattive. -
- Credo proprio che per questa volta passerò...! - Lo canzonò cinico, come suo solito, e, presa la Mela, decise di aprirsi la strada come aveva fatto più volte nel corpo di Ezio. Accumulò la propria energia vitale all'interno dell'oggetto, che risuonò avvertendolo della presenza di un suo simile nelle mani del capo degli assassini, ma questo poco gli importava, perchè con lui avrebbe, più che volentieri, preferito vedersela di persona.
- Desmond, che ingenuità. Pensi che non sappia difendermi? -
- Tu sì. - Disse guardandolo dritto negli occhi. - Ma loro no! - E rilasciò l'onda d'urto che scaraventò i tirapiedi avversari contro il muro del caveau, facendo perdere loro i sensi, mentre, in tutto questo, William rimaneva immobile e illeso, difeso da una bolla traslucida e dorata.
- E adesso a noi due. Sai ti devo ancora un trattamento speciale per l'ultima volta...! -
E subito il giovane americano partì all'attacco, sfoderando la propria arma e cercando subito di conficcarla nella gola dell'uomo, ma questo lo afferrò per il polso e, ritorcendogli contro la spinta dello slancio, lo proiettò a terra senza fatica; Desmond rotolò e si riportò sulle proprie gambe, appena in tempo per bloccare con la lama il manganello d'acciaio che l'altro assassino aveva raccolto da terra.
Si susseguirono una serie complessa di attacchi e parate, in cui ognuno dei due contendenti cercava di colpire i punti vitali dell'altro, ma invano. William era chiaramente più forte e con più esperienza, ma Desmond aveva dalla sua più resistenza e una maggior agilità, che gli permetteva di evitare i colpi minori e di attutire quelli maggiori. Il primo a cedere e a dover chiedere aiuto al Frutto dell'Eden fu il capo degli assassini, che accumulò energia nel pugno della mano prima di colpire il ragazzo e scaraventarlo fuori del caveau.
Uccellino atterrò di fianco e, sentendo uno schiocco e una fitta lancinante alla spalla sinistra, non potè trattenere un grido di dolore, che riecheggiò nel corridoio deserto.
- Cazzo...! - Imprecò mentre cercava di rimettersi in piedi, ma l'altro gli fu subito addosso con il potere della sua reliquia e lo paralizzò a terra.
Fu come avere un macigno di almeno una tonnellata addosso e l'articolazione dolente, schiacciata tra il pavimento e il corpo non lo ringraziò del crudele trattamento.
- Bastardo...! - Lo insultò a parole, non potendo umiliarlo con i fatti.
- Suvvia, Desmond. Io te lo avevo detto, in fin dei conti. O con le buone o con le cattive. - Ed aumentò il peso opprimente sul ragazzo. - Ora! Sei ancora dell'idea di non voler parlare o ti senti un po' più loquace? -
- Vai all'inferno, stronzo! - Furono le dolci parole di Desmond, che, ripreso parte del proprio autocontrollo, aveva a sua volta attivato la Mela, con cui si era liberato, scattando in avanti e caricando il nemico a testa bassa. Lo colpì all'addome, lasciandolo senza fiato, e lo afferrò stretto per i fianchi, continuando a correre. William perse l'equilibrio, cadde a terra di schiena e battè la testa sul marmo levigato, vedendo letteralmente le stelle.
Desmond si rialzò ansimante e contemplò per alcuni secondi l'uomo sotto di sè.
Avrebbe potuto ucciderlo e ripagare così con gli interessi ciò che gli era stato fatto, ciò che aveva dovuto passivamente subire per tutta una vita.
Ma non poteva.
Quell'uomo. Quel William. Era comunque una guida per tutti gli assassini della Confraternita e non poteva mandare allo sbaraglio i suoi compagni, per quanto ora fossero nemici, per l'errore di un solo misero uomo.
Strinse i pugni e si ripetè questo pensiero fino alla nausea, fino ad autoconvincersene, quindi si abbassò rapido e lo colpì alla tempia con la mano chiusa e con tutta la forza che aveva in corpo. Il colpo fu impressionante, tanto da risuonare nell'androne, e William perse i sensi senza proferire parola. A quel punto lo ispezionò con cura, finchè non trovò ciò che voleva: il Frutto dell'Eden. Questo aveva una forma strana. Non era sferico come il suo, ma cubico, intagliato in più punti, come fosse stato assemblato, una specie di cubo di Rubik contorto. Se lo rigirò tra le mani qualche secondo, prima che un mugugnio, proveniente dalla camera blindata, cogliesse la sua attenzione.
I templari e gli assassini che erano con William era di nuovo in piedi, barcollanti ma pur sempre svegli, tanto che uno di loro aveva già accesso la radiolina e aveva chiamato rinforzi.
Desmond si intascò il malloppo e corse via.
La Mela aveva richiesto molta energia in quel combattimento e, anche se in quel momento non ne avvertiva gli effetti collaterali, sapeva per esperienza personale che non avrebbe retto uno scontro lungo e logorante come quello che gli si prospettava.
Subito gli furono alle calcagna, ma ancora una volta la sua abilità nel Parkour gli venne cara, permettendogli di saltare tavoli e vetrine in mezzo alla strada, e di spinnare sul muro per schivare lateralmente gli avversari, che arrivavano in senso opposto al suo.
A: *Uccellino dove sei?*
La voce di Altair nell'orecchio destro lo distrasse, tanto da farlo fermare di botto in preda alla confusione, il che permise a un templare di agguantarlo, ma questo riportò Desmond alla realtà e, conficcando la lama nel petto nemico, riprese a correre.
D: *Sto uscendo!* Informò, buttando a terra un altro uomo e scavalcandolo senza troppi preamboli.
A: *Problemi?*
D: *Troppi. Come al solito!*
Ci furono alcuni attimi di silenzio, prima che l'arabo chiedesse nella sua lingua madre.
A: *Serve una mano?*
D: *No.* E giù morto un altro avversario d'intralcio. *Ci vediamo al punto di incontro prestabilito. Non ti preoccupare!*
Un grugnito e la chiamata venne chiusa.
A quel punto l'americano potè riconcentrarsi su ciò che stava facendo, evintando altri ostacoli, umani o oggetti d'antiquariato che fossero. Nonostante la confusione e l'agitazione del momento, riuscì a raggiungere la toilette del primo piano, dalla cui finestra uscì, ritrovandosi in un grande spiazzò in terra battuta. Si tirò su il cappuccio e corse verso il parcheggio, da lì si diresse in strada e poi nella pineta, dove aveva lasciato la sua Suzuki nera, che lo attendeva contenta.
- Ok. - Ansimò in preda al fiatone. - Andiamo...! - Si mise il casco e accese la sua piccola compagna rombante, che sfrecciò via senza lasciar tempo ai suoi inseguitori anche solo di accendere il motore dei loro veicoli.

 Giunto a Frascati, Desmond parcheggiò fra due grandi macchine, in modo tale da nascondere la moto a sguardi troppo curiosi, girò le chiavi nella toppa e fece per sfilarsi il casco, quando una scarica di dolore gli attraversò la spalla ed il braccio sinistro, ricordandogli inesorabilmente che necessitava di cure. Cercò di massaggiarla per placare le fitte, ma il semplice contatto della mano lo faceva soffrire, figurarsi cercare di muoverla!
- Devo essermela lussata davvero bene...! -
Cercando di fare tutto con una mano sola, posò il cascò dentro il sedile, si tirò su il cappuccio per l'ennesima volta, tolse le chiavi ed attivò l'allarme, allontanandosi; prese le vie interne meno traffiche per evitare così eventuali scossoni all'articolazione danneggiata, si perse un paio di volte, poichè non conosceva la zona proprio a menadito, ed alla fine giunse ad una caffetteria, ricolma di gente a tal punto da poterne sentire il gran vociare già a diversi metri di distanza, nonostante la porta d'ingresso fosse chiusa.
Entrò senza esitazioni e se ne pentì immediatamente, poichè finì per scontrarsi con un cliente che usciva, andando a ledere ovviamente la spalla sinistra. Vide le stelle, nel vero senso della parola. Macchie bianche e nere gli danzarono davanti agli occhi, offuscandogli la vista e un forte senso di nausea lo attanagliò fin nelle viscere, facendolo sbiancare di botto.
- Scusi...! - Disse l'energumeno in automatico, uscendo incurante dal locale.
Desmond, invece, dovette poggiarsi allo stipite della porta e respirare profondamente per riuscire a riprendersi dallo stato in cui versava. "Perchè l'adrenalina deve sempre scemare quando più ce ne è bisogno?" Si domandò, invidiando il sè stesso di pochi minuti prima, che correva e guidava quasi senza fatica, grazie all'epinefrina che bloccava i nervi sensoriali del dolore.
- Si sente bene? - Gli domandò preoccupata una cameriera che passava di lì.
Ma nonostante conoscesse l'italiano alla perfezione, in quel momento non riuscì proprio a focalizzare la sua attenzione su quelle parole e chiese - Cosa? - nella sua lingua natia.
La signorina allora, cortesemente, parlò in inglese per farsi capire. - Ha bisogno di aiuto? -
- No, grazie. Solo... Di un bagno. -
La tipa annuì e gli fece strada verso la toilette, assicurandosi che nessun altro lo urtasse durante il breve tragitto.
- E' sicuro che vada bene così? -
- Va benissimo, grazie. - E detto ciò sparì oltre la porta.
Nel bagno vi era una fila di tre lavandini con un grande specchio a muro e di fronte le cabine dei wc, era tutto tinto con stucco veneziano sul rosa antico, ben curato e profumato. Lo stomaco di Uccellino, però, tra la nausea e quella fraganza, non resse e si svuotò incerimoniosamente nel lavabo più vicino.
La gola si irritò immediatamente e l'aria si intrise di un odore forte e acre, che indispettì il suo naso peggio di prima. Ci vollero una buona forza di volontà e respiri profondi per evitare di vomitare una seconda volta e, solo quando fu sicuro di non dover dare ancora spettacolo, Desmond si avvicinò al rubinetto e bevve avidamente l'acqua fresca che vi scorreva. Si lavò e asciugò la faccia, fece quel che doveva fare, e rientrò nella confusione della caffetteria, richiamando con un gesto della mano, la cameriera di prima.
- Si sente meglio? -
- Molto, grazie. Sono per caso arrivati tre uomini, alti più o meno come me? Felpa e cappuccio alzato? -
- Non credo di aver visto nessuno che corrisponda alla sua descrizione, mi dispiace. -
- Non si preoccupi. Pensa di potermi rimediare un tavolo da quattro? -
- Le va bene un tavolino da due, apparecchiato per quattro? Siamo a corto di spazio in questo momento. -
- Noto... Andrà benissimo. -
La ragazza annuì e gli fece strada, lo fece accomodare alla postazione e domandò. - Le posso portare niente durante l'attesa? -
- Un espresso macchiato freddo. - E sorrise per cortesia.
Liberatosi della cameriera, accese l'auricolare ancora saldamente incollato al suo orecchio destro e parlò.
D: *Qui Uccellino. Dove siete?*
F: *A pulire la strada, che qualcuno ha lasciato piena di sporcizia...!*
Sembrava parecchio scocciato. Ops...!
D: *Ma li avevo seminati già alla villa!* Esclamò sussurrando allo stesso tempo.
F: *Peccato che mentre ti cercavano alla ceca, abbiamo beccano noi...!*
Oh, bè! Poco male! L'importante era che non avesse sbagliato lui in qualcosa.
D: *Io sono al punto d'incontro. Che faccio?*
F: *Hai con te quello che cercavamo?*
D: *Ho anche di più...!* Disse riferendosi al "cubo" sottratto a William.
Seguirono intensi minuti di silenzio, che Desmond non riuscì a non interpretare come stupore da parte dell'antenato e non potè trattenere un risolino soddisfatto e sfrontato.
F: *Se hai più bagaglio di quello programmato, spostiamoci. Ci vediamo alla casa del 14esimo Imperatore Latino.*
E la chiamata venne bruscamente interrotta.
Uccellino sospirò. A volte gli enigmi di Falco erano snervanti, soprattutto in questi momenti in cui l'unica cosa che agognava era un medico e un letto caldo! Iniziò ad elencare gli imperatori romani che ricordava, giusto perchè Ezio glieli aveva fatti ripetere un paio di volte, e cercò di capire di quale delle tante "case" stesse parlando il francese.
"Cesare... No, Augusto. Poi... Tiberio, Claudio e Nerone. Poi ci fu l'anno dei quattro imperatori e siamo a otto. Vespasiano, Tito e Domiziano. Poi... Cazzo non ricordo...!"
Già nella lista sapeva di essersene dimenticato qualcuno, ma il vuoto di memoria certo non lo aiutò ulteriormente.
- Il suo caffè, signore. -
Desmond interruppe la sua linea di pensieri quando il caldo aroma di caffè gli pervenne al naso, facendolo rilassare. - Grazie. - Disse, rivolgendo un mezzo sguardo alla cameriera e pagandola velocemente.
Sorseggiando la calda bevanda, potè schiarirsi le idee e ricominciare il ragionamento da dove lo aveva fermato. "Che si riferisca a Caracalla? No, quelle sono terme. E Traiano neanche. Sicuramente non è una casa dentro Roma... Villa D'Este?" A nominare la famosa villa cinquecentesca di Tivoli, gli si accese una lampadina, scattò in piedi e uscì dal locale senza neanche finire il suo Espresso; quindi a passo rapido tornò al parcheggiò, si infilò il casco e montò in sella, partendo per la sua nuova destinazione.

 Guidare fu, però, un vero inferno con la spalla ridotta in quelle condizioni. Mentre spegneva il motore e si sistemava, si guardò attorno, alla ricerca dei suoi compagni e vide poco lontano le loro Suzuki, incustodite. Corrugò perplesso la fronte, chiedendosi dove potessero essere, ma voltandosi verso il muro malconcio della Villa, si rispose da solo. Lì erano troppo allo scoperto, erano quindi entrati per cercare un posto più riparato.
"Si fa per dire...!"
Osservò sarcastico, poichè Villa Adriana era un sito archeologico completamente all'aperto, fatta eccezione per qualche pezzo di tetto che ancora reggieva dopo tutti quei secoli. A rendere il quadretto interessante, si aggiunse una pioggiarellina fine e fastidiosa che iniziò a scendere sempre più insistentemente.
- Che bello...! - Sbuffò Uccellino, ricordandosi che anche nel suo sogno aveva piovuto e che lui si era beccato una bella influenza per essere rimasto troppo a lungo sotto l'acqua scrosciante.
Si tirò dunque su il cappuccio, un gesto che un po' gli veniva in automatico un po' lo infastidiva, si chiuse il giubbotto da moto e iniziò a camminare, fiancheggiando il muro perimetrale alla ricerca di un punto logoranto dal tempo e facile da oltrepassare. Fortunatamente non ci volle molto e lo scavalcò con un poderoso slancio, nonostante le proteste della sua spalla.
A quel punto trovare Altair e gli altri non fu affatto difficile.
Cercò una mappa del posto, la studiò velocemente e localizzò il posto più in vista, ma allo stesso tempo pieno di vie di fuga, che vi fosse: il Canopo.
Giunto nel suddetto posto, costeggiò la lunga piscina rettangolare fino alla piazzola a semiluna, in cui cenava l'imperatore, come fosse a capotavola, e lì li vide: tre statue alte, ritte e fiere, maestose e antiche, più della villa stessa. Altair, Ezio e Falco, lo attendevano immobili, posizionati l'uno di schiena agli altri, ai tre vertici di un triangolo, a sorvegliare la zona circostante con occhi esperti e ineludibili.
- Fatto buon viaggio? - Domandò canzonatorio, rivolto al francese in particolar modo, che grugnì e gli diede di schiena, come un bambino imbronciato.
- Ti conviene non scherzare troppo, Des. Falco non è proprio dell'umore giusto per sopportarti. - Lo avvertì Ezio, senza nascondere una punta di divertimento nel tono della voce.
Desmond cercò di dare in una alzata di spalle, per mimare il suo disinteresse, ma l'ennesima fitta gli annebbiò la mente e lo fece gemere; afferrò l'articolazione con la mano sana, come se dovesse trattenerla dallo scappare via e parlò ai compagni con il solo sguardo.
Altair fu il primo a muoversi: indicò un grosso masso dalla superficie piana poco distante, vi si accostarono e vi ci fece accomodare il ragazzo, mentre con tocco leggero ma esperto esaminava il danno.
- E' lussata, ma non completamente. Cerca di non morderti la lingua. - E senza aggiungere altro, premette sull'epifisi dell'omero che sporgeva, forzandola di nuovo verso l'interno e riposizionandola con un schiocco a dir poco orrendo nell'articolazione.
Desmond, seppur gemente per la pressione che l'antenato gli applicava, non riuscì ad emettere alcun suono quando avvertì l'osso incassarsi al suo posto d'origine. Aprì la bocca, ma l'urlo gli si smorzò in gola così come il fiato e per riflesso allontanò con il braccio sano Altair, per poi piegarsi in avanti e abbracciarsi la parte dolorante.
Ansimò pensatemente per diversi minuti, cercando di allontanare il male, che invece sembrava bussare sempre più forte nel suo cervello, contaminando anche il suo stomaco e il suo intestino, ma si rifiutò di vomitare una seconda volta; chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime che erano apparse prepotentemente, e iniziò a massaggiarsi la spalla, riuscendo così a lenire un poco la sensazione assai poco piacevole che lo attanagliava. Quando si fu calmato, prese coraggio e alzò lo sguardo verso i tre assassini davanti a lui, che silenziosamente avevano atteso che lui si ricomponesse.
- Come va? - Domandò Ezio, chinandosi per essere al suo stesso livello.
- Forse, e dico forse, stavo meglio prima. - Cercò di sdrammatizzare.
- Bè, te la sei cavata. Quando è successo a me ho urlato come un indemoniato e mi sono lamentato tutto il giorno! - Lo rincuorò il fiorentino con una pacca sulla spalla sana.
- Ce la fai a camminare? - Domandò a quel punto Altair, porgendogli la mano, che Uccelino afferrò per tirarsi di nuovo in piedi.
- Muoviamoci. Non mi piace stare fermo in un punto tanto scoperto. - Sentenziò Falco, in piena modalità "cattivo-umore".
Cominciarono a camminare, ma solo dopo che la spalla di Desmond si fu abbituata a quel movimento cadenzato, iniziarono a parlare nuovamente.
- Cos'è questa cosa in più che hai portato via con te, Uccellino? - Chiese Falco con occhi più curiosi del suo tono di voce.
Desmond sorrise, crogiolandosi nella sua piccola impresa, ed estrasse il Cubo. - Lo aveva William. Gliel'ho sottratto durante la breve collutazione che ho avuto con lui. -
Altair glielo prese dalle mani con garbo e se lo rigirò tra le sue, osservandolo da ogni angolazione possibile. - Ti ha risposto? -
- Non ho avuto ancora occasione di provarlo, quindi non saprei. William lo ha usato per incrementare la forza fisica e per schiacciarmi a terra. Ma non so di cosa altro sia capace o se abbia una funzione particolare. -
L'arabo passò il Cubo ad Ezio che lo analizò a sua volta e, trasferendolo a Falco, disse. - Non sembra ci sia qualcosa di particolare al suo interno, forse il messaggio è già stato estratto. -
- Molto probabile. Ma credo che lavorandoci potrei riuscire a riproiettarne il contenuto. - Esordì Falco con una leggera insicurezza.
- Intendi come mandare indietro un Dvd e rivedere una determinata scena? -
- Qualcosa del genere... - E detto ciò, il francese gli riconsegnò l'oggetto.
Ci furono diversi secondi di silenzio, in cui ogni antenato faceva una lista delle domande da fare ad Uccellino e dei rimproveri ed eventuali complimenti da porgergli, ma, prima che chiunque di loro potesse apri bocca, Desmond consogliò.
- Torniamo al nido? Ho davvero bisogno di prendere un analgesico e farmi una bella dormita! -
Altair annuì e questo bastò per dar ordini a tutti sulla prossima mossa.
 
°°°
Salve a tutti!
Ecco un piccolo chappo tutto su Des e la sua mini impresa.
Cavolo Falco sei inaccontentabile! Sempre lì a cambiare paranoicamente i punti di incontro! Fossi stato in Des ti avrei dato buca e me ne sarei andato a letto! U_U
Il Cubo... Eeeehhhh! Chissà cos'è! (canticchia) XD
Saluto con particolare affetto Chiby Rie_Chan, Evelyn 13, SkyDragon e Goddes of Water (Che è alla sua prima recensione nella mia fic, complimenti!^o^), Grazie a tutti voi dell'entusiasmo con cui mi avete scritto e delle idee che a vostra insaputa o saputa (O_o ?!?) mi avete dato! Spero che il prossimo capitolo sia un po' più lungo, ma non so se metterò dell'azione. Non credo che realisticamente parlando la Spalla di Desmond possa reggere!XD (La Spalla ringrazia di cuore l'autrice per il break nel copione!)
Saluti a tutti!
See you! ;)







 

  
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